17.11.07

PATRIZIA (INDIA, 5/11/2007 - 14/11/2007)

Ciao gente,

vi scrivo da Varanasi, sorge sulle rive del Gange e forse e'
la citta' piu' affascinante e caratteristica che abbia mai
visto. Sono in uno dei tanti internet cafe' che si
incontrano camminando in mezzo agli stretti vicoli della
parte vecchia di questa citta'...ma di Varanasi ve ne
raccontero' un'altra volta!

5 novembre. Partiti dalla guesthouse dove alloggiamo a
Calcutta impieghiamo due ore ad uscire dal caos della
citta'. Attraversiamo un ponte dove e' incredibile la
quantita' di gente che ci passa a piedi. Fuori dal centro
clacson e spazzatura iniziano a darmi il primo assaggio di
India. Qualche mucca mangia la spazzatura e qualcun'altra e'
sdraiata da qualche parte. Sono sacre e nessuno le tocca.
Dopo i primi chilometri fuori da Calcutta sento che la bici
e' come se saltellasse: il copertone davanti ha mollato un
po' ed in un punto, invece che la gomma dritta ho una specie
di "S". Speriamo arrivi fino a Kathmandu. Mi accorgo di aver
perso una borraccia, probabilmente l'ho persa nel caos o
qualcuno me l'ha presa. A pranzo ci fermiamo in una
baracchetta lungo la strada che ha riso, patate e una
salsina piccante con i ceci (dal). Loro bevono l'acqua delle
pompe ma noi non possiamo cosi' ne prendiamo una bottiglia.
Le posate non ci sono, cosi' come la maggior parte degli
indiani, ci laviamo le mani soto una delle numerose pompe a
mano che forniscono acqua e mangiamo con le mani. Mi sento
cosi' "impedita" a mangiare con le mani, per loro invece e'
cosi' naturale. Prima di andare via e pagare il conto il
padrone del ristorantino ci offre dello yogurt (un po'
diverso dal nostro) con lo zucchero. Il conto e' di 43 rupie
(meno di 1 euro, ma i nostri pancini non sono cosi' pieni!),
di cui 20 e' il prezzo dell'acqua. Indicando le borraccie ci
chiede a cosa servono, all'inizio rimaniamo un po' stupiti e
non capiamo la domanda ma poi rispondiamo che servono per
contenere l'acqua. Capiscono e dalla folla radunatasi
intorno a noi si sente un "aaaa..." generale. A volte le
cose piu' ovvie per noi non sono poi cosi' ovvie...e
viceversa! Viene buio presto, cosi' verso le 5 del
pomeriggio ci fermiamo in un hotel decente sulla strada.

6 novembre. Il mattino usciti dall'albergo abbastanza
presto, sia il figlio del proprietario che la guardia
dell'albergo ci chiedono dei soldi. Gentilmente gli diciamo
di no e ripartiamo. Tutti ti chiedono dei soldi se ti
accompagnano in un hotel, ti spiegano quacosa del posto o
per qualsiasi altra cosa, anche se chiaramente prima gli
dici che non gli dai un soldo! Lungo la strada non e'
semplice trovare acqua potabile confezionata, gli indiani
bevono quella delle pompe. Sembra assurdo ma a volte e' piu'
semplice trovare della pepsi o della sprite.

Le donne hanno vestiti molto colorati, spesso hanno la
pancia scoperta ma e' difficile vedere qualche ragazza in
jeans o con le gambe un po' scoperte. In tanti tratti la
strada e' piena di pezzetti di vetri, strano che non abbiamo
ancora bucato! Buoi, bufali e capre sono al pascolo a lato
della strada ed a volte in mezzoallo spartitraffico, dove
c'e' un pochino d'erba. Ci sono molti cani randagi, non sono
trattati male ma non vengono nemmeno considerati. Al
contrario le mucche sono sacre e non vengono toccate, a
volte gli viene dato da mangiare, ma per lo piu' rovistano e
dormono nella miriade di spazzatura che c'e' nei paesi e
nelle citta'.

Nel primo pomeriggio arriviamo ad Asansol...che caos!
Autobus, bici, motorini, camion, api (piaggio), rickshaw e
persone a piedi si buttano in mezzo alla strada senza
rendere conto a nessun altro. Qualche mucca passeggia
tranquillamente in mezzo al traffico e motorini e biciclette
"rischiano la vita" per evitarle. Ne vediamo una enorme che
riposa tranquillamente in mezzo al caos sullo spartitraffico
in centro. Un poliziotto che cerca, senza troppi risultati,
di coordinare il traffico mi fa tenerezza. Usciti un po' dal
casino troviamo un alberghetto abbastanza pulito ed il
proprietario molte gentile.

7 novembre. Ripartiti su una strada non piu' tanto
pianeggiante ma con qualche sali e scendi ci fermiamo a
pranzo in una baracchetta all'aperto che fa dei dolci e
delle somosa (panzerotti ripieni di patate e ceci e
peperoncino). Prendiamo qualche somosa (peccato che sono
tanto piccanti) e due frittelle dolci. E' incredibile quanto
costa poco il cibo indiano lungo la strada: il conto e' di
18 rupie (meno di 50 centesimi di euro). Vedo dei bimbi che
si fanno dondolare per gioco: due appesi ad un cancello ed
un altro che li fa girare spingendoli. Vediamo anche qualche
partita di Cricket dei ragazzi a scuola.

Mentre pedaliamo tanti ci superano e fanno le gare con noi.
I ragazzi li capisco, ma degli adulti di 60 anni che si
mettono a pedalare come dei forsennati (come se quello fosse
il loro ritmo normale di pedalata) per superarti e poi
girano alla prima stradina dopo 100 metri, facendoti frenare
perche' altrimenti li investiresti mentre girano, "mi fanno
piegare"! A volte Claudio si mette a gareggiare facendoli
scoppiare ed io da dietro mi godo la scena. Un uomo l'altro
giorno ci ha superato e poi si e' messo a pedalare con le
mani dietro il collo (come se fosse seduto sul divano). Un
altro che portava la figlia dietro sul portapacchi si e'
messo a pedalare forte, ci ha superato e la figlia dietro si
teneva aggrappata per non cadere!

Ci fermiamo in un paesino nemmeno segnato sulla mappa, dove
troviamo un hotel con le stanze (dico con le stanze perche'
lungo la strada ci sono dei "cubi di cemento" che fanno da
hotel, ristorante, bar ma alla fine ti offrono una brande di
corda e del riso e dal per cena). Il bagno e' inquietante ma
le lenzuola sono pulite.

8 novembre. Alzati di buon'ora, dopo un 80ina di chilometri
ci fermiamo in una citta' a pranzo dove troviamo delle
somosa (1 rupia l'una) non troppo piccanti, ce ne facciamo
una scorpacciata. Gli indiani seduti di fianco a noi bevono
te' e masala con qualche biscottino. Un ragazzo ci fa di
nascosto le foto con il cellulare (magari dormono e mangiano
in posti poverissimi ma alcuni hanno il cellulare che fa le
foto), ci giriamo e gli sorridiamo. Accortosi che l'abbiamo
visto viene davanti a noi e ci scatta almeno cinque foto!
Dopo 160 chilometri, con il buio, arriviamo a Bodhgaya. Il
piu' grande centro al mondo di pellegrinaggio buddista. E'
un paese molto tranquillo, non troppo caotico. Caprette,
cani e buoi sono in giro per il paese. Tutti si avvicinano
per portarci in una guesthouse. Dopo avergli detto di no una
decina di volte si allontanano. Troviamo una stanza con
bagno in una guesthouse vicino alla residenza del Dalai Lama
per 200 rupie (4 euro).

9 novembre. Bodhgaya. Scoppiano sempre fuochi e petardi. E'
festa ed i bambini si divertono a scoppiare i petardi vicino
ai turisti per vederli "saltare in aria" per il botto!
Giriamo per Bodhgaya...ci sono monasteri buddisti di tutte
le "scuole": tibetano, cinese, thailandese, buthanese,
birmano, vietnamita, giapponese e molti altri. Un buddha
all'aperto alto 25 metri. Intorno al tempio Mahabodhi, il
piu' spettacolare, monaci e monache buddisti pregano verso
il tempio. Alcuni occidentali fanno meditazione ed altri
passeggiano intorno. Per entrare nel tempio bisogna pagare
20 rupie per utilizzare la macchina fotografica oppure 500
rupie (quasi 10 euro!!!) per fare dell riprese. Non e'
permesso entrare con le scarpe (solo a piedi nudi) ma fa
ridere che c'e' un cartello con scritto: "PROIBITO ENTRARE
CON LE SCARPE MA SE PAGHI 100 RUPIE LE PUOI TENERE". In
guesthouse conosciamo un ragazzo italiano che e' da qualche
anno che viene in India per un po' di mesi. Ci racconta un
po' di Bodhgaya, dei maestri indiani e di alcuni corsi di
meditazione. Ci sono corsi di 10/15 giorni per diversi tipi
di meditazione. E' molto interessante parlare con lui.

10 novembre. Ripartiamo da Bodhgaya e seguiamo la strada
lungo il fiume. 10 chilometri piu' a nord ci fermiamo a
Gaya. Rispetto a Bodhgaya e' molto piu' caotica e sporca.
Veniamo ricatapultati in India! Le mucche ed i tori
indisturbati mangiano la spazzatura e camminano per la
strada. Qui (come in molte altre parti dell'India) la
corrente va via molto spesso durante il giorno e la notte.
Tanti hanno un generatore a benzina per sostituire la
mancanza di corrente.

11 novembre. Saliamo su un rickshaw e ci facciamo
accompagnare al tempio Vishnu. I turisti non sono permessi
all'interno, cosi' lo apprezziamo da fuori. Sotto il tempio,
sulle rive del fiume ci sono le cerimonie funebri. I parenti
arrivano con il corpo del morto su una barella di bambu e
fasciato in dei teli bianchi o colorati. Lo appoggiano per
terra ed intanto le persone addette preparano della legna,
su cui poi verra' appoggiato il corpo e dopo altri riti
coperto con dell'altra legna. Intanto i parenti si lavano
nel fiume, pieno di spazzatura e muchhe, bufali e cani che
se la mangiano. Ai parenti stretti di sesso maschile vengono
rasati capelli e barba (non i baffi) escluso un ciuffetto
sulla nuca che viene lasciato. Poi viene acceso il fuoco sul
corpo avvolto dalla legna finche' non ne resta solo cenere.
Non e' permeso fare foto o filmati ai corpi. E' un po' come
se uno straniero si mettesse a filmare una cerimonia funebre
da noi.

12 novembre. Ripartiamo da Gaya. A pranzo mangiamo il solito
riso con le mani accompagnato da delle patate, stranamente
non piccanti. Vediamo delle carovane di dromedari camminare
lungo la strada. Camminano cosi' pacati, come mettono
tranquillita'. Gli faccio una foto ed arriva subito un
mandriano che mi chiede dei soldi. Insiste un po' e poi
visto che non c'e' 'trippa per gatti" se ne va.
Prima di arrivare a Derhi, dove ci fermeremo a dormire,
rimasti a secco, compriamo dell'acqua in uno di quei
hotel/ristorante/bar sulla strada. Le bottiglie d'acqua,
come qualsiasi altra cosa cnfezionata ha il prezzo stampato
sulla confezione. 1 litro d'acqua costa 12 rupie (a parte a
volte in posti turistici che te la possono vendere a 10
rupie), l'uomo nel hotel ci chiede 15 rupie. Dopo un po' di
proteste accettiamo comunque di prenderla, non abbiamo piu'
acqua. Alla cassa per pagare diamo 15 rupie ed il cassiere
con nostra sorpresa e quella dell'uomo ci da 3 rupie di
resto. Si era dimenticato di mettersi d'accordo con il
cassiere per fregarci! Prima di arrivare a Derhi,
percorriamo il ponte piu' lungo in India, 3,5 km. Sara'
anche il piu' lungo ma credo il piu' basso e con il fiume
quasi in secca! A Derhi troviamo un hotel, dove l'uomo alla
reception, prima di accettarci, ci manda alla polizia a
registrarci (probabilmente non aveva voglia di andarci
lui!). Alla stazione di polizia ci fanno sedere, ci chedono
i passaporti, ci fanno un po' di domande e ci offrono il te'
in dei bicchierini di terracotta che poi lanciano per terra.
Ritorniamo in hotel e c'e' un altro uomo alla reception che
ci chiede tutti i nostri dati possibili ed e' simpatico
come....!

13 novembre. ore 7.50: ci bussano alla porta. Claudio va ad
aprire. E' un tizio dell'albergo con una scopa in ano che
vuole pulire la stanza. Dopo avergli detto di passare dopo
un po' di volte se ne va. Qui si alzano tutti molto piu'
presto (alle 5 c'e' la luce). Dopo un'oretta ci bussano di
nuovo alla porta. E' un altro tizio che ci chiede se abbiamo
monete italiane, ne fa la collezione. Usciti dalla stanza
andiamo alla reception per pagare. C'e' un altro signore che
ci fa pagare meno la stanza e fa una foto con noi con il suo
cellulare. In ogni albergo o ristorantino e' impressionante
quanta gente spunta fuori che lavora o da una mano in quel
posto. A pranzo ci fermiamo in una citta'. In una specie di
pasticceria ci sono delle somosa, ne mangiamo solo due sono
troppo piccanti. Mentre mangiamo su una panca all'aperto in
5 minuti siamo circondati da almeno 20 persone. Dobbiamo
spostare le bici attaccate a noi altrimenti non le vediamo.
Un ragazzo tocca il cambio. Claudio gli da una manata. Gli
altri ridono.

Non ci sono bici con il cambio in India ed e' irresistibile
per loro il cambio. Non riescono a non toccarlo. Ogni volta
che lasciamo legate ed incustodite le biciclette qualcuno ci
ha toccato il cambio. E se lo chiedi ovviamente non sono
stati loro. Non capiscono che toccando il cambio senza far
girare i pedali si rovina. Cosi' ora quando le lasciamo da
qualche parte copriamo il cambio con deisacchettini di
plastica. SE NON VEDONO NON TOCCANO.

Pensiamo di fermarci a dormire in una citta' segnata sulla
mappa a venti chilometri da Varanasi. Non la vediamo,
probabilmente la passiamo, passiamo di 5 chilometri anche
Varanasi. Non ci sono cartelli! Ci feriamo a mangiare dei
biscottini, e' buio, Claudio ha la fronte calda come una
stufa. Verso le 8 e mezza di sera siamo nella periferia di
varanasi. Non abbiamo punti di riferimento. Finalmente
capiamo dove siamo sulla mappa, vicino alla stazione.
Chiediamo per un hotel segnato sulla guida e un poliziotto
ci da le indicazioni. Non lo troviamo. Si ferma un signore
in vespa che ci dice che non e' lontano e si offre di
accompagnarci. Non l'avremmo mai trovato da soli. Grazie! La
stanza e' confortevole, non troppo economica ma Claudio ha
la febbre, io sono cotta e staremo qui solo per una o due
notti, poi ci sposteremo nella citta' vecchia. Scendiamo per
mangiare, io ordino della pasta cinese e alla richiesta di
Claudio di latte e cornflex, il cameriere rimane un po'
stupito ma poi spiegatogli che sta male va in cucina
sorridendo!

14 novembre. Claudio sta meglio, ci riposiamo. Doani ci
sposteremo nella vera Varanasi.

Passeremo probabilmente ancora una settimana qui a Varanasi,
si sta bene, non viene la voglia i andare via da qui...

vi abbraccio,

Patrizia

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