26.7.07

CLAUDIO (PECHINO - HANOI, 26/07/2007)

Ciao Gente, siamo fermi nella capitale vietnamita da qualche
giorno. Abbiamo riposato un po' e domani ripartiremo verso
sud, verso Saigon.

Gli ultimi quattro giorni in Cina sono stati un po' fatcosi,
sali e scendi, strade pessime e un caldo umido da sciogliere
anche le pietre.

Avevamo riposato una giornata ad Hepu, una piccola citta'
sulla strada per il confine. Il primo giorno abbiamo
percorso 80 chilometri di sali e scendi con il vento
contrario. Il vento soffia sempre forte da sud est, credo
sia normale che soffi cosi'. Quando ero in Vietnam nel 2004
il vento soffiava sempre da sud est... o e' sfiga o e'
normale!
La regione della cina diventava sempre piu' povera man mano
che ci avviacinavamo al confine. Il panorama era sempre lo
stesso, risaie e campi di granturco. Non abbiamo trovato
nessuna mangiatoia lungo la strada quindi ci siamo
accontentati di un pacco di biscotti che portavo nella
borsa. Bene o male avevamo qualcosa da mettere sotto ai
denti.
Alcuni contatini lavoravano nei campi aiutati dai bufali,
altri legavano i loro bufali agli alberi aspettando un
cliente che li volesse comprare.
Sono animali robusti e docili, ottimi per i lavori nei campi
o per trainare carri pesanti.
Il caldo si faceva sempre piu' intenso, nel primo pomeriggio
la temperatura si alza molto e si fatica davvero tanto.
Mentre pedalavamo abbiamo incrociato un contadino che andava
verso i suoi campi con la bicicletta. Si era costruito un
cappello di rami e foglie per non prendere un'insolazione.
Tra il fruscio dei rami e i ciglii della sua bicicletta non
passava innoservato!
La sera abbiamo raggiunto un citta' abbastanza grande e
trovato un alloggio a 3 euro e mezzo. La stanza era al
quarto piano e come al solito prima porto su la mia bici che
e' piu' pesante e poi scendo a prendere quella di Patrizia
che pesa meno... Che fortuna che hanno le donne con la scusa
che sono piu' deboli...
La notte e' stato un'inferno, in camera c'era un ventilatore
piccolino che serviva a ben poco. Abbiamo fatto un
dormiveglia tutta la notte per il caldo.

Il secondo giorno e' stato forse meglio, 120 km di sali e
scendi ma il vento era meno forte. All'ora di pranzo ci
siamo fermati in ristorantino lungo la strada. Era piuttosto
schifoso ma non avevamo molte opzioni. C'era solo quello.
Sono andato in cucina a scegliere cosa mangiare ma anche li
non c'era molta scelta. Riso, carne e verdura.
Il proprietario sapeva qualche parola di inglese ma non ci
azzeccava mai. Mischiava tutto quello che sapeva dire. Per
dirmi il prezzo mi faceva segno con le dita 17 e in inglese
mi diceva "twenty seven yuan"... non ci azzeccava neanche
coi numeri...
La sera abbiamo raggiunto Nanning, il capoluogo della
regione. Secondo i nostri calcoli doveva esserci un bivio a
80 km e non dovevamo arrivare a Nanning e invece avevamo
percorso 120 km ed eravamo nella citta'. Le cartine cinesi
non sono poi cosi' affidabili, sopratutto coi chilometri.
La sera stessa storia...scalinata per raggiungere la camera.
Prima la mia bici e poi la sua... mi uscira' un ernia prima
o poi!

Ci siamo fermati solo una notte nella grande citta',
mancavano solamente due giorni per raggiungere il confine.
Fuori dalla citta' il panorama non cambiava mai, bufali
d'acqua, motorette che trasportano mailai legati sul
portapacchi o decine di papere appese a testa in giu'. La
gente e' povera e non hanno molti mezzi di trasporto per
portare gli animali. E' impressionante vedere gente povera
che si sposta coi carri trainati dai bufali e magari in
tasca hanno dei cellulari appena usciti in commercio. I
cellulari sono un esigenza per tutti. Magari vivono in delle
baracche in mezzo ai ratti ma non si fanno mancare il
telefonino. Maledetti telefoni....quanto li odio!

Mentre attraversavamo un villaggio abbiamo incrociato un
camion e sentito un forto botto. Mi sono girato e il camion
aveva perso un foglio di compensato spesso 3 centrimetri e
una dimensione di 2 metri per uno. Per fortuna Patrizia era
passata da pochi secondi altrimenti se lo prendeva in testa.
Il camionista non si e' accorto di nulla e gli sciacalli del
viallaggio sono corsi per prendersi il foglio di compensato.
Il piu' veloce e' stato uno con un'ape taxi che lo ha
caricato veloce ed e' scappato dalla parte opposta.
Quel giorno sia a pranzo che a cena abbiamo mangiato pasta
chimica, fa schifo ma almeno in emergenza ci possiamo
nutrire.
Per la notte abbiamo raggiunto un villaggio dove c'era una
locanda. Era ormai buio quindi ci siamo fermati. Questa
volta costava un euro a testa. I letti erano di ferro con
una stuoia di legno posata sopra. C'era un ventilatore che
gigolava ma almeno faceva un po' di fresco. La notte e'
stata indimenticabile...un male alle ossa che non ci ha
fatto dormire, ogni venti minuti ero sveglio e cambiavo
posizione dal male. Alle otto di mattina eravamo in piedi
pronti a pedalare, male ovunque e un sonno tremendo. Che
notte di merda!

L'ultima distanza in Cina e' stata di 110 km, abbiamo
raggiunto Pingxiang in serata, l'ultima citta' a pochi
chilometri dal confine. Ci ha subito subito aclappiato un
tizio con l'ape taxi e accompagnato in un albergo economico.
Sapeva un po' di inglese e poi si aiutava con un
dizionarietto tascabile.
Cambiava i soldi e ci siamo dati appuntamento per il mattino
alle 10 e mezza davanti all'albergo.
La mattina siamo scesi verso le 9 per andare a fare la spesa
e lui era gia' li con la calcolatrice che ci aspettava...che
sciacallo d'uomo! Il cambio non e' stato troppo favorevole
ma per quel poco che avevamo andava bene cosi'.

In un ora abbiamo raggiunto il confine, timbro sul
passaporto, nessun controllo doganale e arrivederci Cina!

In frontiera abbiamo conosciuto un ragazzo canadese che era
di ritorno ad Hanoi. Era volato in Thailandia e girato per
il sud est asiatico in autobus, ad Hanoi aveva comprato una
bici e raggiunto la mongolia sui pedali. A Ulaanbaatar gli
hanno fregato la bici ed e' tornato indietro con l'autobus.
Ora raggiungera' nuovamente Bangkok per ritornare a casa con
l'aereo.

In frontiera vietnamita abbiamo fatto un po' piu' di coda ma
ottenuto il tembro senza problemi. Alla dogana abbiamo
dovuto pagare 2000 dong a testa di tassa, quasi 10 centesimi
di euro. Ho pagato con 10000 e l'ufficiale ha provato a
bidonarmi col resto. Gli ho detto che mi stava fregando, ha
sorriso e mi ha dato la cifra giusta. Mi stava fregando
quasi 5 centesimi...
I vietnamiti sono dei fenomeni, cercano sempre di fregare
qualcosina col resto e gonfiano sempre i prezzi.

Dopo la frontiera abbiamo raggiunto Long Son, la prima
citta' vietnamita.
C'erano alberghi ovunque e ci siamo alloggiati nel primo che
abbiamo visto. Subito ci ha sparato una cifra che abbiamo
abbassato subito. Dopo una piccola contrattazione abbiamo
raggiunto un'accordo. Sei euro in due, poteva andare bene
per la prima notte. La citta' era piuttosto squallida,
giusto un posto di passaggio. Abbiamo comprato ananas e
gelato da mangiare in camera perche' mangiatoie non si
trovavano. Con gli ananas abbiamo dovuto contrattare
un'altra volta. I vietnamiti sono fetenti, quando sorridono
vuol dire che ti stanno fregando... Lo fanno per gioco e
sinceramente ci divertiamo a contrattare.

Ci sono voluti due giorni per raggiungere Hanoi. Dista 170
km dal confine. Lungo la strada non sono mancati gli
Hello!!!!!!!!!!!!! Chiunque si sente in dovere di dire
qualcosa, un "hello" oppure un grido, un verso o un qualcosa
che sfoghi il proprio stupore a vedere due in bicicletta.

Abbiamo raggiunto hanoi domenica all'ora di pranzo. La
citta' e baccano di motorini che inadono le strade, gente
che vende frutta, moto taxi che ti chiamano, ragazzini che
ti aclappiano per proporti un albergo.... Ci sanno fare coi
turisti molto piu' che in Cina.

Dopo ore di ricerca abbiamo trovato un albergo. Andava bene,
bagno in camera, aria condizionata, tv, e acqua calda. La
stanza costava 8 euro e per essere in citta' non era male il
prezzo. La sera ci siamo accorti che dalla doccia usciva
solo acqua fredda perche' il rubinetto era scassato. Prima
di addormentarci ho visto un topo che passeggiava per la
stanza....forse non era poi cosi' un buon affare. Ho messo
tutti i bagagli sul letto per stanare il topo, aperto la
porta e con un attaccapanni cercavo di stanarlo. Patrizia
era in piedi sul letto a godersi lo spettacolo. Alla fine si
era intanato in cassetto e sono riuscito a farlo scappare.
E' entrato in bagno e l'ho inseguito, patrizia mi ha chiuso
dentro col topo e sentio che diceva " ma non e' tanto
grosso"...fan culo, in bagno pero' ci ha chiuso me col
ratto!
Si era staccata una grata antitopo dal bagno e quel bastardo
passava di la. Ho risistemato la grata e niente piu' topi in
camera.

Lunedi' abbiamo richiesto il visto cambogiano e ritirato nel
pomeriggio. E' costato 25 dollari. La sera mi sono lamentato
col padrone, l'acqua calda, il topo... Il giorno dopo gli ho
lasciato la chiave cosi' avrebbe riparato il rubinetto. La
sera non aveva riparato niente, anzi, la donna delle pulizie
vedendo la chiave aveva rifatto la stanza, spostato la grata
e dimenticato la porta del bagno aperta... Siamo saliti in
camera col padrone e il topo aveva festeggiato. Si era
ciucciato il latte dal cartoccio e allagato il tavolino,
cagato qua e la e rimesso nel suo cassetto. Abbiamo provato
a stanarlo ed e' scappato subito in bagno, sapeva gia' la
strada.

La mattina il padrone ci ha svegliati dicendo che la stanza
non andava bene, dovevamo cambiare albergo. Il motivo era il
topo.... Mi sono rifiutato di cercare un albergo ma non
avevamo opzioni, bisognava lasciare la stanza. Anche
un'altro viaggiatore e' stato sfollato con la scusa che la
stanza non era adatta a lui... Il motivo era assurdo. Quel
cesso di albergo, come tanti altri, organizza dei tour
quindi sarebbero rientrati dei turisti e doveva garantirgli
la stanza. Ho girato come una trottola tuatta la mattina e
barricato Patrizia in camera in modo che nessuno toccasse i
bagagli. Ho trovato l'unico albergo libero a 11 euro.
Nessun ratto, aria condizionata, internet gratis, bagno e
acqua calda.
Abbiamo caricato le bici e ci siamo spostati di poche
centinaia di metri.

Questi giorni non abbiamo fatto granche', girato un po' per
la citta', fatto un po' di spesa e riposato un po' le ossa.
Siamo stati dal barbiere e mi sono fatto rasare a zero.
Senza capelli patisco un po' meno il caldo e almeno per un
po' non li devo tagliare. Il barbiere sembrava un tosapecore
ma alla fine non ci voleva tanto talento a rasami.

Questa sera sistemeremo un po' il bagaglio e domani mattina
caricheremo le biciclette che si riparte verso sud.

Buon viaggio a tutti!!

Claudio
PATRIZIA (HANOI, 16/07/2007 - 26/07/2007)

Ciao gente!

Hanoi, 26 luglio 2007, ore 14.54 (ora locale). Sto usando
uno dei due computer dell'alberghetto dove alloggiamo in
centro ad Hanoi, capitale vietnamita.

Torniamo un po' indietro...
Il 16 luglio, ripartiti da Hepu abbiamo impiegato due giorni
ad arrivare al bivio con la strada per il Vietnam. Guardando
la cartina saremmo dovuti arrivare in un posto ma in relata'
abbiamo percorso 40 km in piu' e siamo arrivati a Nanning,
capitale della regione. Abbiamo mancato un bivio!

Da Nanning al confine ci sono piu' o meno 240 km. L'unica
citta' segnata e' a 20 km dal confine. Sulla strada ci sono
tanti villaggi ma in nessuna si vedono alberghetti.
Proseguiamo sperando di trovare un alloggio per la notte. E'
il 18 luglio. Sono le sette di sere ed il sole sta per
tramontare, fra non molto sara' buio, attraversiamo un
villaggio dove in mezzo al niente c'e' un locale con piu' di
20 computer con il monitor a schermo piatto. Ma nemmeno
l'ombra di un posto per dormire. Dopo un'altra decina di
chilometri, ormai e buio giungiamo in un paesino un po' piu'
grande. Chiediamo per dormire e ci indicano una casa fuori
dalla strada principale. L'ingresso e' simile ad un garage.
Una ragazza ci accompagna al piano di sopra dove ci fa
vedere una stanza, senza piastrelle, con quattro letti con
delle tavole di legno, delle stuoie, un ventilatore e
qulache lenzuolo e cuscino messo a caso nella stanza.
Qualche ragno e qualche "cucaracha" vagano liberamente nella
stanza. Il bagno e' dall'altra parte del corridoio, una
turca con un odore terribile ed un rubinetto in corridoio
con un buco nel pavimento come scolo dell'acqua. Vuole 10
yuan (1 euro) a testa. Almeno abbiamo un tetto sulla testa.
Per cena pasta "chimica", l'unica cosa che siamo riusciti a
recuperare in un negozietto insieme a del latte prima che
chiudesse. La notte la passiamo un po' cosi'. Al caldo,
sudando troppo (!!) e che dure le tavole di legno!

Il mattino ci alziamo presto e partiamo altrettanto presto.
Il paesaggio intorno a noi e' mozzafiato e la strada
altrettanto! Su e giu'! La sera dopo tanti chilometri
arriviamo a Pingxiang, 18 km dal confine. Un tizio con un
risho ci indica un albergo abbastanza economico e attende
con noi alla reception. Chissa' che vorra'. Prima che
saliamo in camera ci chiede se vogliamo dei Dong (soldi
vietnamiti). Ecco cosa voleva! Gli diciamo di ritornare il
mattino alle 10 e mezza.

Il mattino dopo, 20 luglio, scendiamo verso le 9 e mezza per
controllare il nostro indirizzo mail nell'internet cafe' di
fronte ed il tizio e' gia' li' che ci aspetta. Cambiamo 30
USDollars in Dong a un cambio non cosi' svavorevole. Intorno
all'una siamo in frontiera. Ci timbrano il passaporto
all'immigrazione cinese e alla dogana non ci controllano i
bagagli. Incontriamo un ragazzo canadese che sta andando ad
Hanoi anche lui. Parlando un po' scopriamo che ha pedalato
da Hanoi ad Ulaanbaatar (Mongolia), ma poi li' gli hanno
fregato la bicicletta. Cosi' e' ritornato qui con treni ed
autobus. Alla frontiera vietnamita impieghiamo un'altra
mezzora fra fogli da compilare e timbro sul passaporto.
Anche qui nessun controllo bagagli. Ore 14.00. Siamo in
Vietnam, dopo 3 mesi passati in Cina! Dopo una 20ina di km
ci fermiamo a Lang Son. Dobbiamo fare l'abitudine ai soldi
vietnamiti. In Cina il Cambio era 1 euro=10 yuan, qui 22.000
Dong= 1 euro. Non capendono una sola parola di vietnamita,
la sera in un ristorantino puntiamo il dito su due cose a
caso sul menu. Siamo troppo fortunati. Un piatto di riso
fritto con verdurine ed una di pasta. Non potevamo sperare
di meglio (Si mangia ancora con le bacchette!). Ci copiamo i
nomi su un foglietto. Dormiamo in un alberghetto. Finalmente
i materassi morbidi (in Cina erano tutti duri!).

21 luglio. Ci alziamo che fuori sta piovendo. Un diluvio
quasi. Per fortuna dopo due ore smette e partiamo senza
pioggia. Si pedala che e' una meraviglia ci sono un po' di
sali e scendi ma molto dolci. Teniamo una media di piu' di
20 km/h. Di solito e' un po' piu' bassa. E' un po' nuvoloso
e cosi' fa un po' meno caldo senza il sole che batte sulla
testa. A fianco della strada ci sono un sacco di campi di
riso e uomini e donne con i piedi a bagno nel acqua ed il
cappello tipico (quello fatto a cono che di solito si
associa ai cinesi) che raccolgono e piantano il riso. La
sera arriviamo a Bac Giang. Una 50ina di km da Hanoi. Ci
fermiamo per la notte.

22 luglio. Arriviamo ad Hanoi! Prima di cercare un posto per
dormire ci fermiamo in un ristorantino vietnamita che fa
anche cibo occidentale. Che bello mangiare la pastasciutta!
Nel pomeriggio cerchiamo un albergo. Tutti cercano di
accalappiarti e chiamarti nella loro guesthouse. Alla fine
troviamo una stanza per 10 dollari con il condizionatore.
Posiamo i bagagli in camera, ci laviamo e facciamo un giro
per la citta'. Finalmente un po' di riposo per il mio
sedere. Devo cambiare sella perche' mi duole un po'! La sera
rientrati in camera dopo cena troviamo un topo come nostro
compagno di stanza. Entra dallo scarico della doccia.

23 luglio. Ci svegliamo un po' tardi cosi' invece di andare
a piedi all'ambasciata cambogiana, prendiamo le "moto taxi".
Vanno come dei pazzi con le motorette in mezzo al traffico.
E ce ne sono un sacco. Tra cui molte vespe. Nel pomeriggio
ritiriamo il visto costato 25 dollari a testa.

In questi giorni passati ad Hanoi abbiamo fatto un po' le
"cozze" (vuol dire pigri per chi non lo sapesse!)e girato un
po' per la citta', dove in mezzo al vecchio quartiere c'e'
un laghetto. Molto suggestivo. Ho visto Harry Potter 5 su
dvd (pirata!...ci sono un sacco di dvd di film appena usciti
o non ancora usciti al cinema). Abbiamo trovato una sella
senza cuciture per me, un pochino piu' stretta dell'altra.
Speriamo sia piu' comoda dell'altra!

(Mentre scrivo c'e' qualche geo sulle pareti che ogni tanto
va dei versi strani, da noi sono muti!)

Poi l'altro ieri siamo entrati da un barbiere e....CLAUDIO
SI E' RASATO A ZERO. E' piu' bello coi capelli ma con il
caldo sta meglio cosi'. Non e' tanto pelato, ha ancora tanti
capelli in testa!

Domani ci rimettiamo in sella. Verso Saigon, a sud.
Pechino - Hanoi 5420 km.

A presto...

Patrizia

15.7.07

CLAUDIO (CINA DEL SUD, 15/07/2007)

Ciao a tutti, rientrare in Cina dopo essere stati a Hong
Kong e' un po' traumatico. Il traffico intenso e i clacson
continui alle volte sono snervanti.

Pensavamo di fare una scorciatoia dopo Hong Kong, evitare
almeno 100 chilometri attraversando una baia ma il ponte che
la oltrepassava era autostrada quindi un casello e un bel
divieto per le biciclette ci hanno sbarrato la strada e
costretto a raggiungere Guangzhou. Morale della favola due
giorni in piu' di pedalata.

Raggiungere Guangzhou e' stato uno stress continuo di
clacson e traffico. Abbiamo impiegato due giorni e raggiunto
la citta' col buio. Grosso modo erano 180 chilometri di
distanza da Hong Kong ed era una zona super affollata. Nella
citta' abbiamo trovato una sistemazione cara ma non c'erano
molte opzioni.

Lasciare Guangzhou e' stato ancora piu' drammatico, abbiamo
pedalato una giornata intera in mezzo alla citta'. La
periferia era estesa per almeno cento chilometri. Hai bordi
della strada era una sorta di centro commerciale dove ogni
negozio vendeva qualunque cosa all'ingrosso. Sembrava non
finire mai, semafori e un casino esagerato di motorette e
autobus fermi ovunque per caricare persone. Non esistono
fermate dei bus, fermano ovunque ci sia qualcuno che vuole
salire.
A pranzo abbiamo trovato un ristorantino in mezzo a delle
officine. Sembrava anche quella un'officina, sporco e un
casino di scatole e bottiglie vuote. Il proprietario sapeva
una decine di parole in inglese ed ognuna parola pronunciata
finiva con una mega risata. Era stordito ma davvero
simpatico.
Ha fatto il solito elenco di giocatori di calcio italiani
come fanno in tanti. Conoscono meglio loro i giocatori
italiani di me e Patrizia. Io so giusto tre o quattro nomi.

Il giorno dopo finalmente abbiamo finito la periferia della
mega citta' ed e' cominciato un po' di verde. I cartelli
stradali come al solito sono scarsi e chiedevamo sempre
informazioni a tutte le rotonde e incroci. Ad una rotonda
abbiamo chiesto informazioni ad un moto taxi e la risposta
era quella di tornare indietro... Non si capiva molto dai
gesti che faceva ed abbiamo proseguito. Ci siamo fermati
poco piu' avanti a guardare la cartina ed un'altro moto taxi
si e' fermato a vedere se avevamo bisogno di aiuto. Non era
mai successo prima che uno ci venisse ad aiutare senza
chiamarlo. E' stato un mito, non ha detto una parola, e'
sceso dalla moto e con un bastoncino ci ha disegnato per
terra la strada. Ci disegnava un ponte e un fiume grande
dove avremmo dovuto prendere una barca. Abbiamo proseguito
con lui che ci precedeva e ci aspettava piu' avanti.
Ad un certo punto la strada era sbarrata e ci ha
accompagnati attraverso una stradina fino a raggiungere il
fiume. Li abbiamo capito il problema.... Un mese prima al
telegiornale avevamo visto la notizia di un ponte crollato
su un fiume, era il nostro ponte. Per attraversare il fiume
avevano organizzato due chiatte trainate dai rimorchiatori
che trasportavano la gente e le motorette dall'altra sponda.
I camion e le macchine potevano usufruire dell'autostrada.
Era crollato un pezzo di ponte lungo una ventina di metri.
Sfiga vuole quel pezzo era crollato su un traghetto merci
che passava in quel momento. La barca era ancora li con la
poppa sollevata e la prua sott'aqua col ponte che la
schiaccaiava sul fondo.

Dopo il ponte la strada e' migliorata molto, meno case e
meno traffico. Abbiamo pedalato una giornata sotto un sole
cocente senza trovare nulla da mangiare. Cioe' avevamo
trovato una baracca dove vendevano della pasta chimica ma
l'abbiamo rifiutata per il prezzo. Eravamo stanchi e
affamati e la proprietaria ne ha approffitato chiedendoci il
doppio quindi abbiamo rifiutato il pranzo e mangiato un
pacchettino di biscotti che avevo nella borsa. Patrizia
ormai l'ho rovinata, trascorrere 24 ore su 24 con un
genovese e' rischioso! Si accorciano le braccia e si
digiuna...

La sera abbiamo raggiunto una citta' e mangiato al mercato
sulla strada. Di giorno molte vie sono deserte ma di sera
col fresco allestiscono delle baracchette dove cucinano
qualunque cosa. Con un euro mangiamo in due.

Passata una settimana abbiamo cambiato regione. E' l'ultima
regione prima del Vietnam. La regione sembra molto piu'
povera, non piu' fabbriche e molti campi coltivati. E' molto
meno popolata e i contadini vivono in casette molto povere.
Usano come sempre i bufali per arare i campi e i mezzi
agricoli sono inesistenti. Sono diminuiti molto i
ristorantini lungo la strada e la cucina e' meno varia.
Lungo la strada transitano molti camion carichi di cani che
trasportano dentro le gabbie. Molti muoiono nel trasporto
per il caldo o per soffocamento. Ne infilano due o tre per
gabbia. Alcuni ristoranti hanno delle gabbie con i cani
pronti per essere cucinati. In una citta' dove ci eravamo
fermati a dormire c'era un ristorantino dove sul banco aveva
la testa di un cane bollita e mezzo cane sul tagliere. A noi
fa effetto perche' siamo abituati a coccolarli e non a
mangiarli ma per loro e' una cosa normale. Del resto qui a
sud non hanno allevamenti di mucche o pecore quindi si
mangiano i cani. Fanno molti spiedini di carne di cane nei
mercati e raviolini ripieni.
Eravamo in un ristorantino e nel piatto ci hanno servito
pasta e carne di cane. C'era un cagnolino dei proprietari e
ogni tanto gli tiravo un pezzo di carne che divorava
volentieri. Probabilmente era sua mamma o suo cugino....

Il penultimo giorno di pedalata mi ha affiancato un ragazzo
con un motorino e ci ha invitati a casa sua. Parlava un po'
di inglese e gli faceva piacere parlare con noi. A casa
c'era la madre che non ha fatto una piega quando ci ha
visti. Ci aveva invitati a trascorrere la serata da lui ma a
noi sarebbe venuto troppo tardi per raggiungere la citta'
successiva. Non avrebbe potuto ospitarci per la notte quindi
abbiamo proseguito. Abbiamo raggiunto un paese squallido e
sporco. Ci siamo alloggiati in un alberghetto dove lo
gestiva l'unica persona gentile del villaggio. Dopo tre
tentativi per mangiare qualcosa e le reazioni dei proprietri
erano delle gran risate e prese per il culo abbiamo comprato
della pasta chimica e mangiato in camera. Era un paese di
balordi, fortunatamente l'unico che abbiamo incontrato in
tre mesi di Cina.

Ieri e' stata una pedalata tranquilla, 80 chilometri per
raggiungere Hepu, questa citta' dove ci siamo fermati un
giorno a riposare. Erano dieci giorni che non facevamo una
sosta e ora ci voleva. Siamo in un albergo non troppo
economico ma e' stato l'unico che abbiamo trovato. Siamo al
nono piano, e' il palazzo piu' alto della citta'. Sembriamo
dei signori ma alla sera rabbiniamo andando al mercato a
mangiare i raviolini al vapore!

Abbiamo calcolato quattro giorni di pedalata per raggiungere
il Vietnam, se il chilometraggio sulla cartina e' corretto
tra una settimana saremo ad Hanoi.

Ci sentiamo dal Vietnam!

Buon viaggio!

Claudio
PATRIZIA (SOUTH CHINA, 6/07/2007 - 15/07/2007)

Ciao ragazzi,

vi scrivo da Hepu. Cittadina a sud della Cina. 30 chilometri
a nord-est di Behai. Sono in un internet cafe' dove c'e' un
ventilatore marcio che pero' rinfresca un po'. Fa tanto
tanto caldo e il sole picchia forte. Andando in bici il
calore si sente meno, l'aria refrigera. Mentre camminando
sotto il sole ti sciogli.

Oggi e' il primo giorno di sosta dopo la partenza da
Shenzhen. Abbiamo pedalato tanto e per tre giorni di fila
abbiamo percorso piu' di 100 chilometri al giorno. E'
meravigliosa la sensazione di quando senti che la bicicletta
e' come se fosse parte di te. Quando in una discesa o in una
pianura pedali, prendi il ritmo e la bici fila come se fosse
sulle rotaie. E' fantastico.

I primi tre giorni dopo Shenzhen abbiamo pedalato in mezzo
al traffico. E la citta' sembrava no finisse mai, case,
costruzioni e lavori in corso (a volte per chilometri e
chilometri). Un pomeriggio fermi a comprare dell'acqua in un
negozietto c'era una bilancia nella farmacia vicina. Ci
siamo pesati e abbiamo pesato le biciclette ed il bagaglio.
Tralasciamo sul nostro peso. La mia bicicletta piu' il
bagaglio pesa 29 Kg mentre quella di Claudio piu' bagaglio
pesa 40 Kg.

Il 7 luglio, dopo esserci fermati a Humen la notte
precedente, ripartiamo in direzione sud. L'unica strada non
possiamo percorrerla e' un ponte che attraversa il Pacifico
non accessibile alle biciclette. Cosi' dobbiamo dirigerci
fino a Guangzhou (Capitale della regione Guandong) e poi
riscendere. Il giorno dopo, verso le 5 del pomeriggio un
altro ponte blocca il nostro passaggio. Le auto ed i camion
possono passare su un altro ponte che pero' e' autostrada.
Ovviamente le bici non possono passare. Un uomo su una
motoretta ci spiega la strada alternativa disegnandola sulla
sabbia, poi ci accompagna lui. Che gentile. Il ponte non si
puo' percorrere perche' e' crollato in parte. C'e' una
chiatta che carica bici e moto e le porta dall'altra parte
del fiume. 2 yuan a testa. Qualche giorno prima avevamo
visto al telegiornale la notizia di un pezzo di ponte
crollato che aveva travolto una barca ma non sapevamo in che
zona fosse.

La strada inizia ad essere meno trafficata. Non piove da
quando siamo partiti da Hong Kong e c'e' un soel bollente.
Arriviamo in una cittadina e troviamo un alberghetto pulito
ed economico. E' allucinante che anche in delle cittadine
nemmeno segnate sulla mappa ci siano Mc Donald e KFC. E che
in dei villaggetti con quattro case vendano la Coca-Cola. A
volte e' piu' facile trovare quella che dell'acqua.

10 luglio. La strada e' abbastanza pianeggiante. Si pedala
bene perche' a bordo della strada ci sono gli alberi che
fanno un po' d'ombra e la pista ciclabile. Non manca quasi
mai qui in Cina, pero' nelle citta' e cittadine spesso e'
troppo affollata. Ci sono banchetti, moto, motorini,
carretti, macchine e passarci in bici e' un'impresa. I
clacson danno in testa. Li suonano sempre. Poi a volte
quando c'e' solo un camion in mezzo ad una strada a tre
corsie e lo suona non ne capisci proprio il motivo. Io
qualche volta "salto ancora in aria" quando mi suonano il
clacson alle spalle ma i cinesi non fanno nemmeno una piega.
E' normale che tutti suonino sempre. Credo che il suonare il
clacson sia per dire:"Fatemi largo che sto passando
altrimenti vi stiro!" E' l'Asia!

Negli ultimi giorni e' difficile trovare delle cose non
troppo abominevoli da mangiare a pranzo. O pasta "chimica"
(quella precotta che devi buttarci su solo dell'acqua calda
per due minuti) o della carne che non sai da che animale
possa provenire. Quando e' cosi' ci mangiamo dei gran
gelati.

11 luglio. Facciamo un sacco di chilometri...132! Al
tramonto, mentre stiamo ancora pedalano vediamo al fianco
della strada per cinquecento metri delle ragnatele enormi
con ragni altrettanto enormi (almeno 6 centimetri). Brr.
Quelli che chiamo ristorantini, sono piu' simili a dei
garage con dei tavoli ed un fornello. Di solito le pareti
sono nere, anni di umidita' e vuncidume. Per terra
fazzoletti e avanzi della giornata. Si buttano le cose per
terra non nei cestini. Ossa di pollo, fazzoletti,
scatarrate. A volte qualche insospettabile ragazza ti fa una
scatarrata vicino al piede e pensi:"meno male che non mi ha
preso". Diciamo che questi "ristorantini" sono la salvezza
per mangiare qualcosa di cucinato a pranzo, a volte si trova
della buona pasta fritta con verdurine e carne.

12 luglio. Siamo a pranzo in un ristorantino lungo la
strada. Questa volta c'e' andata male: pasta "chimica"! Si
ferma un camion carico di cani in gabbia. Probabilmente lii
stanno portando al macello. Alcuni abbaiano, alcuni mordono
le griglie delle gabbie e altri invece sono tranquilli. C'e'
puzza di pipi. Poveri cani. In questa parte di Cina li
mangiano. I due tizi del camion si fermano a mangiare, noi
per fortuna abbiamo finito, saliamo in sella alle nostre
bici e ripartiamo.
Dopo un'oretta che pedaliamo superiamo tre ragazze in
bicicletta e con l'ombrellino per il sole. Claudio va avanti
ed io rimango un po' indietro. Una ragazza si mette a
pedalare forte e mi raggiunge. Mi chiede (in inglese) se
Claudio e' mio fratello o il mio ragazzo. E poi mi dice
com'e' romantico che viaggiamo in bicicletta. Mi chiede se
sono stanca e mi dice che fa caldo. Mi saluta e proseguo.
Dopo un po' sento delle grida dietro di me. S'e' dimenticata
di chiedermi da dove vengo!
La sera fermi in una citta' per la notte. Sul bannchetto di
una "mangiatoia" c'e' la testa di un cane squoiato e parti
del corpo. Questo me lo racconta Claudio. Per fortuna non
l'ho visto con i miei occhi.

13 luglio. Ore 9 del mattino. Accendiamo la tv (in ogni
alberghetto, bettola, anche quella piu' squincia, in Cina,
C'E' la TV). Al telgiornale parlano del Tour de France. La
telecronista sulle immagini del tour parla di Gianpaolo
Cheula che ha fatto una brutta caduta durante la tappa del
giorno prima. Che effetto sentir parlare di una persona piu'
o meno delle mie parti su un canale cinese.

Ieri siamo arrivati ad Hepu. La strada da tre corsie piu'
pista ciclabile per carreggiata che era e' diventata stretta
(ed in alcuni punti sterrata), dove due camion che si
incrociano ci passano a malapena. Magari migliora.

Siamo nella regione Guangxi. Quella al confine con il
Vietnam. Venerdi'20 luglio dovremmo passare la frontiera.
Piu' o meno mancano 400 km al confine.

4784 km...

a presto,

Patrizia

12.7.07

CLAUDIO (HONG KONG, 5/07/2007)

Ciao Gente, siamo rientrati in Cina dopo una settimana
trascorsa
ad Hong Kong.

Siamo stati bene nella grande citta' e saremmo stati meglio
se non ci fossimo alloggiati in quell'ostello di deportati.
La prima notte nel dormitorio Patrizia era senza coperta, ne
abbiamo chiesta una ma la donna delle pulizie e' riuscita
solo a recuperare un vecchio sacco a pelo perche' le coperte
erano finite. Il dormitorio in realta' era un corridoi che
portava sul terrazzo dove c'era la lavanderia. La mattina il
proprietario apriva la porta e accendeva le luci e non si
faceva il minimo problema se noi dormivamo ancora. Alcuni
viaggiatori dormivano coi tappi per le orecchie e la
mascherina sugli occhi. Che ostello miserabile! Il peggiore
che sia mai stato.

Il primo giorno nella mega citta' mi sono preso un bel
rafreddore e tosse per colpa dell'aria condizionata. Gli
hongonkini sono abituati ma per gli stranieri in visita e'
un gran casino! In qualunque locale l'aria condizionata e'
sparata a manetta. Dalla temperatura esterna a dentro i
locali c'erano almeno 10 gradi di differenza.

Il venerdi' mattina siamo andati sull'isola a richiedere il
visto cinese che abbiamo ottenuto nel primo pomeriggio. Lo
avevamo richiesto di due mesi ma lo abbiamo ottenuto solo
per 30 giorni. Sono comunque piu' che sufficienti per
raggiungere il Vietnam. Nel pomeriggio siamo andati a
richiedere il visto vietnamita che abbiamo ottenuto in soli
15 minuti. E' stato tutto perfetto, in un solo giorno
abbiamo ottenuto i visti che ci servivano. Prima di
rientrare all'ostello siamo stati in un negozio di
biciclette dove abbiamo comprato un copertone e dell'olio
per le catene.

Sabato siamo andati a girare un po' per la citta' come due
turisti, non avevamo piu' grandi cose da fare, ci siamo
rilassati un po'. A pranzo siamo andati a mangiare in un
ristorante indiano non lontano dal nostro ostello. Nella
citta' si trova davvero qualunque cosa, c'e' l'imbarazzo
della scelta.
Nel pomeriggio abbiamo raggiunto l'isola col traghetto e con
un tram abbiamo fatto un giro per la citta'. E' differente
dalle altre citta' cinesi viste fin'ora. Hong Kong e' in
stile inglese, le vecchie costruzioni, i tram e gli autobus
a due piani ricordano la colonizzazione inglese. Ora hanno
alzato altri grattacieli e molti centri commerciali.
La sera siamo saliti sull'ascensore piu' alto del mondo
anche se a dire il vero sono tapirulan e scale mobili
montate in sequenza che percorrono centinaia di metri. Al
ritorno pero' abbiamo dovuto camminare...prima o poi faranno
anche il viaggio di ritorno.
La sera siamo stati nel quartiere a Central dove in due vie
c'erano molti locali occidentali e dove gli alcolizzati
danno spettacolo di quanto sono ubriachi!

La domenica abbiamo ci siamo fatti una mega mangiata al
buffet di un ristorante italiano. Lo Zeffirino e' una catena
di ristoranti, uno a Genova, Las Vegas, Portofino e Hong
Kong. C'era un buffet delizioso e abbiamo fatto una gran
bella mangiata. abbiamo conosciuto lo chef italiano ed
abbiamo parlato un po'. Lui prima era a nel ristorante a Las
Vegas ed ora lo avevano appena trasferito ad Hong Kong. Mi
ha proposto a fine viaggio di contattarlo se volessi andare
a lavorare a Las Vegas nel ristorante. Ci pensero' tra un
annetto....
Il pomeriggio abbiamo fatto un po' di giri per negozi di
sport ed abbiamo comprato dei coprizaino per le borse e una
zanzariera da montare sul letto quando saremo in zone
malariche.
Hong Kong ovviamente e' molto piu' cara della Cina ma offre
uno standard di vita molto piu' elevato. Si trova davvero
l'impossibile e gli hongonkini sono molto gentili e
disponibili. Noi in questi giorni ci siamo trovati davvero
bene.
La sera siamo stati sul Peak col bus, la montagna dalla
quale si ha una vista spettacolare di tutta la citta'.
Incredibilmente domenica non e' piovuto. Gli altri giorni
abbiamo preso sempre della gran pioggia.
Sul Peak c'era molta gente che aspettava le otto di sera
quando sarebbero cominciati i fuochi d'artificio per il
decimo anniversario. E' stata una bella serata e molto
divertente. Molti hongonkini quando partivano i fuochi
d'artificio facevano ooohhhhhhhhhhhhh ooohhhhhhhhhhhhhh.
C'era da piegarsi dal ridere. A scendere abbiamo usatao il
tram che ci ha riportati al centro.

Il lunedi' mattina abbiamo preso il traghetto e siamo andati
a Macau, una ex colonia portoghese. C'e' voluta un oretta
col traghetto prima di raggiungere la citta'. A Hong Kong
parlano tre lingue mentre a Macau ne parlano quattro. era
bello vedere i cartelli stradali scritti in portoghese,
sembrava di essere vicino a casa. Il centro della citta'
ricorda molto le citta' latine con case colorate e persiane
alle finestre mentre tutto attorno hanno costruito una
piccola Las Vegas. Ci sono moltissimi casino' prima di poter
raggiungere il cuore della vecchia Macau. Come a Las Vegas
alcuni casino' rappresentano costruzioni storiche e famose.
C'era il colosseo che rappresentava l'italia, il potala e
molte altre costruzioni. Anche in questa citta' come ad Hong
Kong guidano sinistra ma qui ci sono molti motorini e
biciclette che circolano per le vie della citta'.
Saremmo stati qualche ora in piu' ma la sera ha cominciato a
diluviare e tirare un vento fortissimo. A quel punto per
l'ora di cena abbiamo raggiunto nuovamente Hong Kong.

Martedi' siamo stati a Sham Shui Po, un quartiere cinese
sulla penisola. In molte vie allestiscono un mercato dove
sulle bancarelle vendono qualunque cosa. Chi vendeva
motorini elettrici, dissipatori per computer, pile, attrezzi
usati, materiale fotografico e mille altre cose. Tra i
ristorantini in quella zona ce n'era uno dove in una gabbia
teneva dei serpenti e dei gechi enormi pronti per essere
cucinati.
Abbiamo mangiato in un centro commerciale, una pizza e non
dei gechi! Il pomeriggio siamo stati sull'isola in altro
grosso centro commerciale dove c'era un'esibizione di Hermes
Paris ed una mostra dove esponevano i foulard. L'esibizione
e' un'iniziativa del consolato francese ad Hong Kong. E'
stato ineressante vedere come disegnavano e colorovano i
foulard con un vecchio macchinario a mano.
La sera con la metro e l'autobus abbiamo raggiunto la
spiaggia. Un villaggio a pochi chilometri dal centro, una
vera oasi di pace. Nel mare a pochi metri dalla riva sono
montate delle reti anti-squalo. Negli anni passati sono
morte molte persone per via degli squali quindi hanno deciso
di montare delle reti per proteggere i bagnanti. L'ultima
cena l'abbiamo fatta in ristorante tailandese vicino alla
spiaggia. Cosi' abbiamo finito il nostro soggiorno ad Hong
Kong. Siamo stati davvero bene nella grande citta'.

Mercoledi' mattina abbiamo lascito Hong Kong con il treno.
Questa volta non ci siamo lasciati fregare come all'andata!!
In mezz'ora abbiamo raggiunto il confine e con poche menate
eravamo nuovamente in Cina.

Oggi siamo rimasti un giorno fermi qui a Shenzhen, la citta'
sul confine con Hong Kong. Oggi pomeriggio ho sostituito il
copertone comprato a Hong Kong alla mia bicicletta e
rifilato quello piu' vecchio a Patrizia. Comincia a
sospettare che gli rifilo la mia roba marcia tanto lei non
capisce un cazzo di biciclette...

Domani mattina ripartiremo verso sud e per raggiungere il
Vietnam ne avremo ancora 20 giorni. Buona pedalata!

Ciao a tutti!!

Claudio
PATRIZIA (HONG KONG, 29/06/2007 - 5/07/2007)

Buon pomeriggio (cioe' buon appetito...in Italia e' quasi
mezzogiorno!),

siamo a Shenzhen, citta' al confine con Hong Kong. In un
internet cafe' che avra' almeno 300 computer (e tutti gli
accessori vari: cuffie, web cam...). Ci siamo fermati un
giorno dopo essere arrivati qua ieri da Hong Kong per
sistemare un po' le bici, lavare i nostri indumenti e farci
una bella dormita!

29 giugno, venerdi' scorso. Dopo la prima giornata passata a
girovagare senza meta nei dintorni dell'ostello dove
alloggiavamo ad Hong Kong, di fronte ad Hong Kong Island, ci
alziamo presto per recarci al consolato cinese. Ma
prima...l'ostello "merita" una descrizione: il dormitorio
piu' economico che avremmo potuto trovare in centro, il
dormitorio piu' simile ad un corridoio che ad una stanza,
due bagni con lavandino, doccia, water, appendini e boiler
in un metro quadrato. I tizi della reception e le donne
delle pulizie che entravano in stanza ad ogni ora notturna e
diurna perche' in fondo al dormitorio c'e' una porta che da
sul terrazzo dove ci sono le lavatrici e gli stendini (e le
nostre bici). Abbiamo pagato subito sei notti perche' era
tutto pieno per l'anniversario dei dieci anni di Hong Kong
cinese, altrimenti avremmo cercato un'altra sistemazione.

Ritorniamo a venerdi' mattina. Sveglia ore 8. Ore 8.45 siamo
in metropolitana. Fermata Wan Chai su Hong Kong Island. Ore
9.15 colazione con brioche e latte seduti su una panchina
vicino al consolato. Ore 9.45 stiamo compilando il modulo
per la richiesta del visto. Ore 10.45 consegnamo i moduli
con due foto tessera allo sportello. Il visto sara' pronto
nel pomeriggio. Usciti dal consolato passeggiamo un po' per
l'isola e facciamo qualche spesa. Cartina e guida del
sud-est asiatico. Ci rechiamo nel business center dell'
exhibition center ed usiamo internet gratis. Nel pomeriggio
paghiamo la somma per il visto cinese (400 HongKongDollars a
testa) e lo ritiriamo. Subito dopo ci rechiamo al consolato
vietnamita, dove in 15 minuti e per 500 HongKongDollars (50
euro) a testa ci rilasciano il visto. Riprendiamo la metro e
scendiamo a Mong Kok. Cerchiamo un negozio di biciclette.
Trovato. Compriamo un copertone e dell'olio. Soddisfatti
della giornata produttiva torniamo in ostello.

Sabato...dopo aver pranzato in un ristorantino indiano ha
iniziato a piovere. Siamo andati in un centro commerciale
enorme, Harbour City con l'aria condizionata freddissima.
Nel pomeriggio abbiamo preso il traghetto, Star Ferry, per
l'isola. In una libreria abbiamo visto i libri di un ligure
che e' tornato a Lavagna (Italia) da Shanghai in moto.
Vediamo un superpercato di prodotti europei con tantissime
leccornie. Giriamo in
tram...piove ed e' una bella soluzione per non bagnarsi. I
tram e gli autobus sono a due piani e la guida e' sinistra
come in Inghilterra, e' stata sua colonia fino a dieci anni
fa. La sera siamo nel quartiere Central dell'isola. C'e'
l'"ascensore" fatto di scale mobili piu' lungo del
mondo...lo facciamo, peccato che al ritorno ce la dobbiamo
fare a piedi! Passiamo in due vie del quartiere dove e'
pieno di bar e pub e di occidentali che bevono. Tutte le
sere e' cosi'. C'e' un pub, si chiama Ice Bar, dove c'e' una
stanza alla temperatura di meno 20 gradi e ti forniscono le
pellicce per entrarci a bere. Ti viene un "coccolone".

E' la stagione delle pioggie. L'umidita' e' alle stelle. E
si passa dal sole alla pioggia rapidamente. Con l'aria
condizionata a temperature gelide in metropolitana, nei
centri commerciali ed in ogni posto in cui entri lo sbalzo
di temperatura fra dentro e' fuori e' notevole. Gli
Hongkonghini sono abituati ma noi no. Claudio prende il
raffreddore.

Domenica mangiamo ad un buffet in un ristorante italiano
(Zeffirino) nel quartiere Couse Way Bay dell'isola.
Prosciutto crudo, grana, pasta al pesto, salmone affumicato
e leccornie di ogni sorta. Da quanto non mangiavo cosi'.
Conosciamo lo chef...italiano di Pisa che e' appena arrivato
dallo stesso ristorante a Las Vegas. Nel pomeriggio facciamo
qualche acquisto. Copriborse impermeabili (per la stagione
delle pioggie possono essere utilissimi) e una zanzariera
(ci servira' per il sud est asiatico e l'India). nel tardo
pomeriggiop prendiamo un autobus diretti al "Peak". Da qui
si vede tutto il porto di Hong Kong. Che vista spettacolare.
Alle otto di sera incominciano i fuochi d'artificio e noi li
vediamo da una posizione d'onore. Prima partono dai tetti
dei grattacieli e poi dall'oceano. Ci fermiamo qui a
mangiare e poi scendiamo con il trenino che fa navetta da
qui al centro. E' tardi siamo un po' cotti e ritorniamo in
ostello.

E' lunedi' mattina. Prendiamo l'aliscafo per Macau. Prima di
salire stampano il timbro di uscita da Hong Kong sul nostro
passaporto. C'e' il sole ma mentre siamo sull'aliscafo inzia
a piovere...c'e' il temporale. Quante isolette ci sono
intorno ad Hong Kong. Tutte piene di vegetazione e
verdissime. Alcune sono abitate. Sull'aliscafo compiliano la
carta di arrivo da consegnare all'immigrazione. Arrivati a
Macau ci timbrano il passaporto. Ci accolgono le scritte in
portoghese. E' stata una colonia portoghese ma da circa 8
anni e' di nuovo territorio cinese. Una regione
amministrativa speciale (SAR) come Hong Kong. Usciti dallo
scalo vediamo dei casino',...uno e' il Potala tibetano
ricostruito. Un altro piu' avanti ricorda un'arena romana.
Piu' ci avviciniamo al centro piu' le case sono basse e
colorate. Ricorda un po' i centri storici delle citta'
europee. Guidano a sinistra anche qui ma al contrario di
Hong Kong non c'e' la metropolitana e ci sono un sacco di
motorini. Qui la moneta e' la Pataca ma si puo' pagare quasi
ogni dove con gli HK Dollars. Il valore e' praticamente lo
stesso. Nel tardo pomeriggio inizia a diluviare e ad esserci
un vento fortissimo. Torniamo ad Hong Kong.

Martedi' mattina visitiamo il quartiere cinese Sham Shui
Po'. Ci sono un sacco di bancarelle che vendono cose di ogni
tipo. Vediamo una macchina da scrivere Olivetti. Motorini
elettrici, dissipatori per computer, fischietti e tantissimo
altro. Nel pomeriggio ci rechiamo sull'isola ed in un centro
commerciale vediamo una dimostrazione dell'Hermes Paris del
disegno-colore di un foulard. E' un'iniziativa del consolato
francese. Prima di cena prendiamo la metro e poi un autobus
che ci porta a Shek O, una spiaggia a sud di Hong Kong
Island. Sembra completamente un altro posto. Un piccolo
villaggio con case alte non piu' di tre piani. Nell'oceano
di fronte alla spiaggia c'e' una rete anti-squalo. Giriamo
un po' per il paesino e poi ceniamo ad un piccolo ristorante
thailandese vicino alla spiaggia. Che bellisimo posto!

Mercoledi' 4 mattina. Facciamo i bagagli. Carichiamo le
biciclette e prendiamo il treno che ci portera' alla
frontiera. E' l'una e mezza e ripartiamo da Hong Kong.
Uscire pedalando e' impossibile. Paghiamo il nostro
biglietto e 20 HK Dolars per ogni bicicletta. Dobbiamo
togliere la ruota anteriore prima di salire sul treno (che
regola assurda!). Arrivati in frontiera sbrighiamo tutto in
un attimo. Timbro di uscita da Hong Kong. Nessun controllo
bagagli. Timbro d'entrata cinese e siamo nella stazione di
Shenzhen. Saliamo in sella alle bici. Alle quattro e mezza
siamo in albergo. Rispetto all'andata e' stata una
passeggiata.

Oggi siamo qui a Shenzhen e domattina ripartiamo...fra una
quindicina di giorni dovremmo essere in Vietnam.

Ciao ragazzi, a presto...

Patrizia