1.11.07

PATRIZIA (ARRIVO IN MYANMAR...MANDALAY - BAGAN, 4/10/2007 - 9/10/2007)

Ciao a tutti,

siamo a Calcutta, in India. Dal Myanmar era difficile
comunicare con internet. Gli interent cafe' erano per la
maggior parte chiusi. Siamo riusciti solamente dal lago Inle
per mezzora e con un collegamento molto lento e da Yangon
dove i computer negli internet cafe' funzionavano (a parte
qualche sito web non accessibile) ed erano abbastanza
veloci. Vi racconto un po' del Myanmar (ex
Birmania), della sua gente e di cio' che ho visto...

4 ottobre, ore 00.30. Non riesco a dormire. Abbiamo deciso
insieme di prendere il volo domani per il Myanmar (ex
Birmania). Ma non ne sono cosi' sicura. Tutto per le
notizie che i media riportano. Ore 1.00, usciamo per le
vie di Chiang Mai a fare una passeggiata. Mi tranquillizzo,
probabilmente non andiamo.

Il mattino al nostro risveglio, dopo aver dato un'occhiata
ad internet, prendiamo le bici ed andiamo all'ufficio
dell'Air Mandalay a Chiang Mai. Vogliamo provare a farci
rimborsare i biglietti. All'Air Mandalay ci mandano
all'agenzia dove sono stati emessi i biglietti. Da li'
veniamo mandati ad un'altra agenzia. Qui, il proprietario ci
dice che ci vuole un mese per avere il rimborso del 50%. Per
i biglietti dell'Indian Airlines da Yangon a Calcutta
possiamo spostare data ma non tratta aerea. Sono le 11. Ci
pensiamo ancora un po'. Spostiamo la data del volo da Yangon
a Calcutta dal 2 novembre al 26 ottobre. Decidiamo di
andare.

Pedaliamo fino in albergo, ci cambiamo, carichiamo i bagagli
sulle bici e andiamo in areoporto. Il nostro volo non e'
ancora segnato. Intanto mettiamo i bagagli in due sacche di
juta e teniamo le borse del manubrio come bagaglio a mano.
Alle bici dobbiamo solo sgonfiare le gomme. Viene aperto il
check-in. Ci sono due donne spagnole, un ragazzo australiano
e un gruppo di turisti russi che prendono il volo con noi.
Le bici le portano due addetti dell'areoporto direttamente
all'aereo. Ore 14.25 decolla l'aereo. In un'ora atterriamo
all'areoporto di Mandalay. Scesi dall'aereo ci controllano
i visti e ci timbrano il passaporto. L'areoporto e'
abbastanza inquietante, enorme, ma vuoto! Recuperati i
bagagli e
le bici, a cui per fortuna non hanno fatto nessun danno,
usciamo dall'areoporto. Sembra di essere stati catapultati
in un'altra epoca. Tutto molto piu' lasciato andare e
vecchio ripetto alla Thailandia da dove arriviamo. Macchine
degli anni '80 con il volante a destra (pero' si guida
tenendo la corsia di destra come in Italia). Quasi tutti gli
uomini indossano un telo che fa da gonna. Sono le 4 del
pomeriggio
e siamo a 50 km da Mandalay. Siccome fra un'ora e mezza e'
buio decidiamo di prendere un taxi.

Carichiamo bici e bagagli dietro ed io e Caludio ci sediamo
insieme sul sedile di sinistra. La strada per arrivare in
citta' e' asfaltata per i primi km fuori dall'areoporto e
poi un
po' a buchi, un po' dissestata ed un po' asfaltata. Ci
facciamo lasciare davanti ad una guesthouse. In 30 secondi
non vediamo piu' bagagli e bici. Ci hanno gia' portato tutto
dentro e sistemato le bici. Vediamo la stanza e decidiamo di
restare (anche se probabilmente non avevamo molta altra
scelta!). Hanno bisogno di turisti, ultimamente ce ne sono
pochi per le notizie tramesse dai mass-media internazionali
al di fuori del paese. Saliamo in stanza.

Dobbiamo cambiare dei dollari in moneta locale. Bancomat o
banche che accettano carte di credito internazionali non
esistono. E nemmeno casse di cambio ufficiali. Cosi' l'unico
modo per avere moneta locale e' cambiare i dollari in hotel,
guesthouse o negozi. Sono ben felici di cambiare la loro
debole moneta in cambio di dollari (guesthouse e hotel
preferiscono
essere pagati in dollari).

Prendiamo 100 dollari e chiediamo in reception a quanto
cambiano il dollaro in Kyat (moneta locale). Ci viene detto
1250. Noi sappiamo 1300. Cosi' decidiamo di andare a fare un
giro. Gli internet cafe' sono KO. Sono stati chiusi dal
governo piu' di un mese fa. Veniamo fermati da un uomo
birmano, Moris, che cammina accompagnando a mano la sua
bicicletta. Ci chiede se vogliamo cambiare dollari o
comprare gioielli. Ci porta in una gioielleria dove ci
chiedono quanto vogliamo cambiare. Alla nostra risposta di
un
pezzo da 100 dollari ci viene proposto il cambio di 1
dollaro per 1340 Kyat. Ci pensiamo un po' e poi accettiamo.
Ci danno prima a noi i Kyat e dopo averli contati uno per
uno, gli diamo i 100 dollari che controllano accuratamente
non siano sgualciti o piu' vecchi dell'anno 2000.
La banconota piu' alta del Kyat e' 1000. Cosi' usciamo con
una mazzetta da 134 banconote infilate dove possibile.

Mandalay come prima impressione sembra abbastanza lasciata a
se stessa. E di ritornare indietro di cinquant'anni. Ci
sono carretti trainati da cavalli, biciclette, macchine
tutte abbastanza datate e la maggior parte con il volante a
destra. I ristorantini sono arredati con tavoli comprati
quando e'
stato aperto il locale e mai piu' cambiati, pavimento di
cemento,
pareti scrostate, o piastrellate con quello che avevano a
disposizione. Pero' puliti e il cibo buono. Qualche
ristorantino all'aperto con tavolini e sedie mignon sui
marciapiedi servono chapati, riso saltato e speziato o pollo
al curry. C'e' poi una gelateria (il gioiello di Mandalay!)
che fa milk-shake (scusate...frappe'), oppure ti serve UNA
pallina di gelato, in una ciotolina di alluminio, al gusto
che vuoi.

Alcune volte al giorno va via la corrente per qualche minuto
o per qualche ora e poi ritorna. A Mandalay ed in tutto il
paese.
Sono molto piu' tranquilla di ieri o stamattina. La gente e'
molto gentile e cordiale. Si vedono pochissimi turisti. Si
va a letto presto..e' stata una giornata lunga!


5 ottobre. Ci alziamo prima delle 9 per fare colazione. Al
contrario della Cina e del resto del sud est asiatico dove
le guesthouse non servivano mai la colazione, qui
praticamente tutte includono nel prezzo la colazione. A
parte le uova (che costantemente ti danno per colazione!!)
che restano un po' sullo stomaco, pane, marmellata, frutta,
te e caffe' li apprezziamo molto!

Usciamo per pranzo, dove nel percorre non piu' di 500 metri
prima di fermarci in un ristorantino, ci viene chiesto tre
volte di cambiare dei dollari e due di prendere un taxi. Un
uomo ci accompagna nel ristorantino e ci chiede se vogliamo
fare un giro per la citta' o nei dintorni e che ci parla
della situazione del paese. Dopo qualche contrattazione
accettiamo. Ci viene detto che a loro non piace il governo e
che non hanno molte liberta'. Ma chi ha famiglia e bambini
piccoli ci pensa prima di andare nei cortei a protestare.
"SE NON TORNASSIMO A CASA LA SERA COME FAREBBERO I NOSTRI
FIGLI?". Lui, dopo l'aumento del carburante di agosto, ha
dovuto dare via il suo taxi perche' non si puo' permettere
il costo della benzina. Cosi' ora lavora con il figlio su un
solo taxi. Il figlio guida e lui parla inglese con i
turisti. Ci racconta che dopo essersi laureato in matematica
ed aver insegnato per cinque anni, ha lasciato il lavoro per
fare il tassista. Prendeva troppo poco e non riusciva a
mantenere la sua famiglia.
Ci porta a visitare dei market dove lavorano i gioielli e la
pietra. Sono areee dove ci sono tante baracche tutte assieme
e tanta gente che ci lavora o passeggia. Due negozi di
artigianato locale, in uno ci sono tutte delle marionette in
legno (purtroppo impolverate) e statue scolpite nel legno.
In un altro alcuni oggetti fatti con il cuoio battuto a
mano. Mette un po' di tristezza vedere negli occhi di alcuni
la tristezza e l'impotenza. Finito il giro ringraziamo la
nostra guida e ritorniamo in albergo.

Dobbiamo cambiare ancora 300 dollari per la nostra
permanenza in Birmania, ed il cambio migliore e' qui a
Mandalay, oltre che a Yangon (dove pero' arriveremo solo
appena prima di lasciare il paese). Cerchiamo Moris che ci
accompagna in un altro negozio, che esporta tubi in Malesia,
dove ci viene fatto il cambio di 1 dollaro a 1340 Kyat.
Siamo seduti nel negozio. Dopo un po' arriva una donna che
consegna delle mazzette di Kyat al proprietario del negozio.
Le contiamo una per una e alla fine consegnamo i trecento
dollari al proprietario.

6 ottobre. Decidiamo di cominciare la nostra avventura in
Birmania. Saliamo di mattina presto in sella alle nostre
bici. Dopo 50 km arriviamo a Kyaukse (a sud di Mandalay). Ci
fermiamo a pranzare e poi decidiamo di fermarci qui per la
notte. Il prossimo paese di una certa dimensione e' troppo
lontano. Cerchiamo da dormire ma in tre specie di guesthouse
ci dicono di no. Decidiamo di andare a chiedere alla
polizia. Un tizio nella stazione di polizia ci accompagna in
un altra specie di hotel dove pero' il padrone ci dice molto
gentilmente in inlgese che non puo' accettarci. Ritorniamo
alla polizia dove dopo qualche minuto di attesa ci dicono
che in quel paese non possono accettare stranieri per la
notte. Un ufficiale ci dice che e' un ordine e non possono
farci niente. Dietro front di 50 km fino a Mandalay. E'
troopo tardi per proseguire. Che brutto pedalatre per 50 km
indietro. Al calare del buio siamo di nuovo a Mandalay. E va
beh. Decidiamo di alzarci presto la mattina dopo per
riuscire ad arrivare a Myngyan (cittadina dove dovremmo
essere accettati per la notte) prima del buio.

7 ottobre. Partiamo prima delle 8 da Mandalay. Alle 10 e
mezza simao a Kyaukse dove compriamo i rifornimenti d'acqua.
Dopo un'altra 20ina di km, svoltato verso ovest, un vento
forte da sud rallenta un po' la marcia. La strada e'
asfaltata ma stretta e con qualche buco. Lungo la strada
solo qualche piccolo villaggio e pastori con buoi e capre.
Alle 6 di sera inizia a calare il buio e mancano ancora una
decina di km. Accendiamo la pila ma evitare i buchi e le
biciclette che passano senza pila (praticamente tutte) non
e' semplice. Arriviamo a Myngyan, io molto scoppiata e
stanca dopo 168 km. Troviamo una guesthouse, ma e' al
completo. un ragazzo in bicicletta a cui chiediamo ci
accompagna in un'altra gursthouse. Vuole 10 dollari per una
stanza che non li vale ma siamo scoppiati e non c'e' altro
posto per dormire! In paese compriamo dell'acqua e del latte
e biscotti per colazione. Per cena mangiamo del riso bollito
e della carne (per fortuna non piccante o speziata). Cena un
po' povera per due che hanno appena fatto tutti quei km, ma
di meglio non riusciamo a trovare. Dormiamo come due ghiri.

8 ottobre. In mattinata, non troppo presto ripartiamo da
Myngyan. La strada incomincia dopo qualche chilometro
sterrata. Alcuni tratti sono sabbiosi ed altri pieni di
buchi e sassi. Intorno a noi e' tranquillo e silenzioso, a
parte il rumore di qualche bicicletta o motorino che passa.
Incontriamo qualche villaggio lungo la strada e dei carretti
di legno trainati da buoi. Per pranzo riusciamo a trovare
delle banane. Che ci riempiono un po' lo stomaco fino al
nostro arruvo a Nyang U, cittadina a pochi chilometri dalla
vecchia Bagan e dai suoi templi. Ci sono molte guesthouse e
ristorantini. Carini ma poveri, a volte il pavimento e' di
terra battuta. Bagan una volta era chiamato Pagan, ma come
altri nomi di citta' (la citta' principale del paese Rangoon
ora e' Yangon), fiumi o lo stesso paese (una volta Birmania,
ora Myanmar), e' stato cambiato dal governo al potere.

9 ottobre. Dopo una bella colazione a base di frutta locale
scendiamo in reception per chiedere un po' di informazioni
su Bagan. La gentile signora alla reception ci da una mappa
e ci segna i templi piu' interessanti da visitare. Paghiamo
una tassa di 10 dollari a testa per la zona archeologica di
Bagan (sia se si visitino o meno i templi, chi dorme in
hotel o guesthouse nei paesini limitrofi a Bagan deve pagare
la tassa per la zona archeologica). Sleghiamo le bici e
scopriamo che la mia ruota e' bucata. Cosi' prima di partire
Claudio la pezza. Pedaliamo in mezzo all'infinita' del
complesso dei templi di Bagan. Ce ne sono piu' di 4.000. Di
tutte le dimensioni. Dall'alto e' fantastico. Si vedono
templi fino che l'occhio puo' vedere. In alcuni ci sono
budda giganti, su altri si puo' salire fino alla cima. Pochi
turisti e buoi e pecore che pascolano in mezzo ai templi.
Torniamo in albergo che e' gia' calato il buio. Per loro e'
mormalissimo pedalare al buio senza l'ausilio di luce
artificiale. Per noi e' un po' piu' faticoso evitare i buchi
nell'asfalto ma poi l'occhio si abitua al buio...

Patrizia

No comments: