30.6.08

CLAUDIO (LIBANO, 30/06/2008)
Ciao a tutti, siamo arrivati a Beirut ieri pomeriggio. Ci
siamo alloggiati in un albergo (se cosi' si puo' chiamare)
decadente ma e' la sistemazione piu' economica che abbiamo
trovato. Resteremo fermi solo oggi e domani andremo in una
localita' sulle montagne a cercare un po' piu' di fresco e
toglierci da qui.

Eravamo partiti il 25 giugno da Aleppo con un caldo
micidiale, caricato le biciclette di bottiglie d'acqua e via
verso sud. Pochi chilometri dopo la citta' abbiamo
incontrato due ragazzi siriani con le bici da corsa. Abbiamo
pedalato qualche chilometro assieme scambiando quattro
chiacchiere.

I siriani sono molto conservatori, diciamo che e' un po' un
misto tra Iran e Pakistan. Molti di loro indossano vestiti
tradizionali e le donne sono per la maggior parte coperte.
Per questo motivo Patrizia ha pedalato sempre coi pantaloni
lunghi per non offendere nessuno. Io invece da UOMO LIBERO
ero in pantaloncini e canotta (stesso abbigliamento da
Pechino a Beirut).

La gente si e' spesso dimostrata ospitale e gentile con noi.
Mentre pedalavamo mi si era affiancato un
tizio su una motoretta e voleva portarci a casa sua per un
chay e se non fosse stato per il caldo assurdo avremmo
accettato. Il pensiero di un the bollente ci ha fatto paura!

All'ora di pranzo ci siamo fermati dentro una baracca alla
fermata del bus per mangiarci i nostri panini. Un signore
che viaggiava con un furgone si e' fermato per invitarci a
casa sua a pranzare dicendo che era molto piu' fresca e
pulita casa sua di quella baracca!

Il primo giorno di pedalata ho bucato ben due volte, prima
la gomma dietro e poi quella davanti. Mentre eravamo fermi
che pezzavo le gomme molta gente si fermava a chiedere se
avevamo bisogno di aiuto, di un passaggio o semplicemente
per darci il benvenuto in Syria.

Tanto gentili gli aduldi quanto infami i bambini! La nuova
generazione? Speriamo di NO! Mentre passavamo ci gridavano a
voce alta per farci forse paura(?), facevano dei gesti per
colpirci, per toccare le bici e per darci fastidio. Un
gruppetto di ragazzini ci ha pure tirato dei sassi mentre
pedalavamo in salita. La maggior parte dei ragazzini e'
stata davvero odiosa, tanto che a uno di loro ho dato
(piano) un mezzo ceffone.

Il paesaggio in Syria e' monotono e interessante allo stesso
tempo come lo era in Iran. Deserto e caldo... Le citta' e i
villaggi lungo la strada sono tutti color sabbia, le case di
pietra e le moschee che invocano Allah molte volte al
giorno.

Il primo giorno abbiamo raggiunto a fatica, dopo 141 km,
Hama. In citta' ci siamo fermati un paio di giorni dove ho
approfittato della manichetta dell'acqua per lavare le
biciclette (e' stata l'unica occasione da quando siamo
partiti!!).

Il 27 siamo partiti in salita, ero gia' scoppiato per aver
fatto tutti i piani di scale avanti e indietro, prima con la
mia bici e poi con quella di Patrizia!

Lungo la strada, fortunatamente, ci sono delle baracche dove
vendono bibite fresche e l'acqua! Durante il giorno beviamo
circa 6/8 litri d'acqua per non morire disidratati! In
quelle baracche (alle volte vecchi furgoni o container)
hanno delle batterie per alimentare i frigoriferi e
manternere l'acqua fresca.
Dentro una di quelle baracche abbiamo conosciute tre donne
zingare coi loro bellissimi vestiti colorati, lunghe trecce
e una di loro tutta tatuata malamente. Cercavano di parlare
con noi ma con l'arabo e' impossibile comunicare! Non si
capisce una mazza!

Quel giorno abbiamo attraversato un campo di zingari, una
tendopoli dove spiccavano i colori dei vestiti delle donne e
gli schiamazzi dei bambini che giocavano nella spazzatura.

A pranzo i soliti panini sotto degli arbusti per cercare di
tenere, almeno a pranzo, la testa all'ombra! Eravamo vicini
ad una baracca dove c'erano due bambini che a turno sono
venuti a darmi la mano (a Ptrizia no, e' una donna!) piu'
volte e poi uno di loro e' arrivato a farci vedere la sua
biciclettina. Passava avanti e indietro sfoggiando il suo
bolide!
E' impressionante il numero della gente con gli occhi
azzurri, il segno dell'occupazione francese durata molti
anni in Syraia e Libano.

Quel giorno abbiamo deciso di fare tappa a Crac Des
Chavallier, un castello sulla cima di un monte. La
deviazione dalla strada principale era solamente di 15 km ma
una scorciatoia ci ha spezzato non poco le gambe. Un bivio
con due cartelli che indicavano il castello, uno con scritto
7 km e l'altro 13. Nenche da pensarci su... prendiamo quello
da 7, e' ovvio! Un culo allucinante e dopo un'ora o forse
piu' abbiamo raggiunto il castello. Considerato il castello
dei sogni d'infanzia ed in effetti era molto bello. Un
castello bianco, enorme sulla cima del monte.

Il 28 siamo partiti verso il Libano, un'indicazione
sbagliata ci ha portato sulla strada vecchia per raggiungere
la frontiera dove dei militari armati ci hanno fermato e
spediti indietro. Un tizio che parlava inglese ci ha
accompagnati sulla strada giusta e consigliato di
ripensarci... In Libano sparano!

A furia di zig zag abbiamo raggiunto la frontiera e per
ottenere il timbro d'uscita siriano non c'e' voluto un
attimo. Patrizia faceva la guardia alle bici e io dentro con
gli ufficiali che di lavorare non ne avevano proprio voglia.
Non sapevano usare i computer e per ogni minima cosa era una
catastrofe! Forse in mezz'ora sono riusciti a timbrare i
passaporti.

Lo spazio fronterizo era un caos totale di lavori in corso
da decenni, mercato nero dei cambia soldi che gridavano,
camion bloccati in coda e nessuna regola, nessun codice
della strada, passa chi e' violento!
All'immigrazione libanese c'era una gran coda e in una
mezz'ora abbiamo avuto il timbro, visto gratis per un mese!
I militari, prima di lasciare l'immigrazione, ci hanno
augurato buona fortuna e invitato a fare molta attenzione!
Ma dove andiamo?!

Alla dogana sono stati molto piu' onesti e chiari dicendo di
fare molta attenzione che il Libano non e' un paese
tranquillo. Ci hanno consigliato di passare veloce il nord
del paese e di evitare Tripoli perche' sparano.
Patrizia si e' spaventata molto e io sinceramante avrei
proseguito senza badare troppo a quello che gli ufficiali ci
dicevano.
Per evitare rimorsi e rimpianti abbiamo cercato un passaggio
per i primi chilometri ed evitare Tripoli. L'unico mezzo e'
stato un furgone che ci ha portato in centro a Tripoli, da
li avremmo potuto prendere un bus per levarci dal pericolo.
Cosi' e' stato, abbiamo precorso 30 km sul furgone e
raggiunto la citta'. In periferia c'erano le barricate dei
militari, posti di blocco, truppe d'assalto negli angoli
della citta' e carroarmati lungo le vie di Tripoli. Ci hanno
scaricato in centro e dopo una contrattazione andata a male
con un tassista abbiamo deciso di dormire in citta'. Mentre
cercavamo un alloggio abbiamo sentito due colpi di pistola
ma la gente era tranquilla, nessuno si era scomposto.

In citta' non c'era molta tensione, sembrava che i
carroarmati fossero una abitudine per loro.
I mezzi che circolavano a Tripoli erano sopratutto mercedes
degli anni '80, alcuni cimeli come Fiat Ritmo 105
cavalli, delle 112, Renault 12 e altri mezzi che in Italia
non si vedono piu' da anni.

Ieri siamo partiti da Tripoli, attraversato diversi
checkpoints dei militari e rivisto, dopo quasi 2 anni il
Mediterraneo. Segno che il viaggio sta finendo, per me una
tragedia e per Patrizia un po' di gioia di rivedere la
penisola...

In periferia di Tripoli abbiamo attraversato alcuni campi di
rifugiati palestinesi che avevano costruito una tendopoli
sulle rive del mare. Sono oltre 400000 i profughi
palestinesi in Libano, ben il 10 per cento della
popolazione.

Abbiamo percorso 80 chilometri per raggiungere Beirut
attraversando alcune localita' turistiche (solo turisti
libanesi). Le citta' sono inquietanti, palazzoni senza
gusto, residence nuovi, alcuni abbandonati, altri mai finiti
e alcuni in costruzione. Tutta la costa e' coperta da quei
palazzoni in mezzo agli uliveti. Hanno costruito tutto senza
il minimo gusto e senza pensare di finirli! Gli edifici mai
finiti di cistruire sono un numero pauroso.

Il Libano e' il paese piu' democratico nel Medio Oriente, la
maggioranza e' mussulmana ma il 40 per cento della
popolazione e' cristiana. La gente si veste in maniera molto
occidentale, le donne sono molto libere e possono andare a
spiggia e camminare tranquille scosciate.

Il traffico in Libano e' impressionante, non sanno guidare e
per le strade giocano a fare le gare, sgommate, frenate e
rischiano di ammazzarci ogni momento. Il traffico, dopo gli
israeliani, e' il pericolo piu' grosso in Libano.

Abbiamo raggiunto Beirut nel primo pomeriggio, alcuni
palazzi sono trivellati dai colpi degli israeliani nel 2006,
altri completamente distrutti, abbandonati e pericolanti in
centro citta'. Hanno costruito nuovi grattacieli, ancora
piu' alti dei vecchi e stanno cercando di demolire quelli
distrutti dagli attacchi israeliani.

Il Libano ha una storia di guerre che duara da un secolo.
Dopo la sua indipendenza nel '46 ha avuto delle brutte
guerre civili e poi, dal '78, le continue guerre con Israele
con l'ultima solamente nel 2006.

Beriut e' una citta' caotica e poco accogliente, tanto
traffico e nulla da vedere. Ieri sera abbiamo camminato in
riva al mare, sulla passeggiata c'erano i bambini che
giorcavano e a pochi metri i carroarmati, filo spinato e
militari che pattugliavano la citta'.

In capitale circolano mezzi meno improvvsati, molte auto
sono nuove e i cimeli sono rari. Sulle targhe delle
macchine, come sulle bandiere, e' disegnato un albero di
cedro. In Libano c'era una delle piu' belle foreste di cedro
ma con una politica di deforestazione hanno distrutto il
loro patrimonio riducendolo a piccole chiazze.

Abbiamo deciso di ripartire domani verso Baalbek, una citta'
delle piu' antiche in Libano. Sarebbe assurdo rimanere
ancora fermi in capitale, il nostro albergo e' una topaia e
la citta' non offre nulla. Il Libano e' molto caro (per noi
viaggiatori) e le cose economiche (come il nostro albergo)
sono dei pollai e non costano neppure poco.

Resteremo in Libano ancora qualche giorno per poi rientrare
in Syria e raggiungere Damasco.

Ci sentiremo dalla Syria tra qualche giorno, ora andiamo al
supermercato a fare le provviste per i prossimi giorni!

Ciao a tutti!!

Claudio
PATRIZIA (ALEPPO-BEIRUT, 25/06/2008 - 30/06/2008)
Ciao a tutti,

siamo a Beirut, in Libano. Fa molto caldo fuori ma qui,
nell'internet cafe'' c'e' l'aria condizionata.

25 giugno. Aleppo-Hama. Riaprtiamo da Aleppo e appena usciti
dalla citta' incrociamo due ciclisti syriani che si stanno
allenando. Le loro bici non sono spettacolari ma meglio di
quelle che abbiamo visto in giro. Fa molto caldo e durante
la giornata beviamo piu' di 6 litri di acqua a testa.
Durante la giornata tre volte ci invitano a casa per
mangiare e riposarci. Claudio buca tre volte e mentre siamo
fermi a riparare la camera d'aria ragazzi o uomini con le
loro motorette si fermano per vedere se abbiamo bisogno di
aiuto. Intorno a noi tanti ulivi! Gli uomini sono per lo
piu' vestiti tradizionali con le loro tunicone. Le done per
la maggior parte con il capo coperto. I piu' ospitali sono
gli adulti e gli anziani, i ragazzi spesso sono un po'
stupidi con le loro grida disumane e le risate. Le case sono
per lo piu' del colore della terra: color sabbia. Arriviamo
ad Hama alle 8 di sera dopo 140 km e abbastanza cotti.
Troviamo alloggio in un hotel carino e con lo staff davvero
amichevole. c'e' qualche altro turista e la sera guardiamo
tutti insieme Turchia-Germania. Finita la partita siamo
tutti dispiaciuti. Di piu' i siriani che tenevano molto in
una vittoria della Turchia.

26 giugno. Decidiamo di sostare un giorno ad Hama. Fa molto
caldo e ci si sente un po' "fiacchi". Ne approfittiamo della
terrazza con la manichetta dell'acqua per lavare le bici.

27 giugno. Hama - Crac Des Chevalliers. Facciamo colazione a
base di formaggio, olive, uova e pane e marmellata. Il tutto
accompagnato da una tazza di te'. Non e' un toccasana per la
salute ma e' cio' che offre la Syria! E' venerdi' e la
maggior parte dei negozi sono chiusi. Ripartiamo e per le
strade c'e' poca gente in giro. Qualche famiglia fa pic-nic
sotto gli alberi lungo la strada. Arrivati ad Homs giriamo
verso ovest, verso il mar Mediterraneo. Il vento ora soffia
contro. Ci fermiamo a pranzo sotto dei pini. Due bimbi
vengono a salutarci e danno la mano a Claudio. Dopo poco uno
ritorna orgoglioso con la sua biciclettina e da nuovamente
la mano a Claudio. mentre mangiamo i nostri panini pedala
avanti e indietro con la sua bici. Un bilico passa nella
stradina sterrata vicino a cui ci siamo seduti a mangiare e
dopo poco BOOM...e' scoppiato un copertone al bilico!
Scendiamo in una vallle e dal basso della pianura vediamo la
nostra destinazione in cima sulla collina: Il castello Crac
Des Chevalliers. Usciamo dalla strada principale e dopo poco
iniziamo a salire. Decidiamo di fare la strada piu' breve
per raggiungere il castello. Non so se e' stata una bella
scelta. La strada segue il crinale della collina senza
troppe curve. Una pendenza assurda. Non si riescono a
lasciare le mani dal manubrio per bere. E' troppo dura la
salita. Impiegiamo qualcosa tipo tre quarti d'ora per
percorrere meno di tre km. Per arrivare al castello ci sono
altri 5 km! Arrivati in cima veniamo ripagati dalla vista e
dal castello. Molto fiabesco! troviamo una stanza per la
notte ad un ristorante attaccato al castello. La
stanza...beh non fiabesca come il castello...! E' molto
silenzioso e piu' fresco quassu' e dormiamo come ghiri.

28 giugno. Crac Des Chevalliers - Tripoli. Scendiamo dal
castello di nuovo nella valle ma percorrendo un'altra strada
e raggiungiamo la strada principale. Dopo pochi km leggiamo
un cartello che indica la strada per la frontiera con il
Libano. Cosi' imbocchiamo quella strada. Dopo due km
arriviamo ad un bivio. Ci sono dei militari che ci fermano e
ci chiedono dove stiamo andando. Siamo si al confine con il
Libano ma su una strada su cui non c'e' frontiera cosi'
torniamo di nuovo indietro per la stessa strada di nuovo
fino alla principale. Dopo un'altra decina di km prendiamo
un'altra strada che dovrebbe portare alla frontiera. In
mezzoretta giungiamo alla fine della Syria. Molto caotica la
frontiera siriana ed ancor di piu' quella libanese con un
sacco di camion in fila, tanti lavori in corso e persone
ovunque. All'imigrazione libanese ci fanno il visto
turistico per un mese senza pagare nulla (ovviamente ci
chiedono se abbiamo visitato o visiteremo
Israele...risposta:no!). I militari in
frontiera sono gntili ma ci dicono di fare attenzione in
Libano. I cartelli, le insegne dei negozi, ecc sono sia in
arabo che in francese. Ma non in inglese. Dopo qualche altro
km c'e' la dogana dove un ufficiale ci dice che non e' un
bel momento per andare a Tripoli. Ci dice che ci sono
sparatorie nel area a nord di Tripoli. Chiediamo se ci sono
problemi per pedalare. Ma non e' molto chiaro. Gli chiediamo
se possiamo stare a dormire a Tripoli e ci dice di no.
Inziamo a pedalare in Libano. Non sono sicura di pedalare,
sono ansiosa e l'ufficiale non m'ha messo certo
tranquillita'. Torniamo indietro alla dogana e chiadiamo
all'ufficiale se c'e' un mezzo che ci possa portare fino a
Tripoli o oltre. Ferma un furgoncino che ci porta
('ovviamente' pagandolo) fino a Tripoli. Lungo i 30 km che
ci separano da Tripoli vediamo molti accampamenti e tendoni.
Probabilmente di rifugiati (i palestinesi in Libano sono
400.000...il 10% della popolazione totale). Arriviamo sulle
coste del Mar Mediterraneo...e' molto bello. Prima di
raggiungere Tripoli passiamo qualche posto di controllo
militare e una decina di carroarmati con tanto di militare
seduto sopra di fronte alla mitragliatrice. Giungiamo in
centro a Tripoli dove il nostro autista ci scarica.
Decidiamo di fermarci a Tripoli a dormire. Sembra abbastanza
tranquilla e le persone girano tranquillamente. In citta' la
maggior parte delle auto sono mercedes degli anni '80. poi
bmw o renault degli stessi anni molto scassate. Alloggiamo
in una pensione. Il palazzo molto squincio ma la casa
pulita. La signora che ci ospita ci offre da bere e da
mangiare appena entrati in casa. In Libano la maggior parte
delle persone sono musulmane ma esiste un 30/40% di
cristiani (cattolici e ortodossi). Usciamo giusto per cenare
e comprare dell'acqua e poi ritornaimo alla pensione.

Il Libano e' il paese piu' verde del Medio Oriente. Il
simbolo (che e' anche sulla bandiera libanese) e' l'albero
di cedro. Sfortunatamente da una delle piu' belle foreste
che era si e' ridottta a solo qualche macchia sulle
montagne. Qualche progetto di reforestazione e' in atto ma
potrebbero volerci secoli.

29 giugno. Tripoli-Beirut. Ripartiamo da Tripoli. Passiamo
ancora qualche posto di blocco e poi imbocchiao la
superstrada per Beirut che costeggia il mare. Il vento
soffia contro ma il cielo e' azzurro e il mare splendido.
Dopo una 20ina di km scendiamo sulla strada costiera dove
passano alcuni bilici (hanno il divieto di circolare sulla
superstrada). La strada e' stretta ma con una vista
spettacolare sul mare. Intorno a noi e' abbastanza deserto a
parte qualche piccolo hotel con la spiaggia. Dopo altri 15
km veniamo "inghiottiti" da un'estate "ligure" di auto
parcheggiate ogni dove lungo la costa e centiania di persone
sulle spiaggie e in acqua. E' uno dei paesi piu' liberali
del Medio Oriente. Le donne sono per la prima volta dopo
mesi in bikini e calzoni corti. Gli uomini vestiti "molto
europei". Probabilmente dovuto anche al fatto che la
popolazione non e' solo musulmana. Il Libano e' come dicevo
molto verde e la costa assomiglia a quella ligure pero' ci
sono molte costruzioni 'obrobriose' e altre (tate) mai
finite. Siamo fermi a pranzare in uno dei pochissimi posti
liberi che abbiamo trovato e due ragazzi in motorino vengono
a fare la nostra conoscenza. uno parla molto bene inglese ed
e' fidanzato con una ragazza italiana. Ci scambiamo le email
e ricominciamo a pedalare. Le auto sono meno scassate che a
nord, c'e' sempre qualche posto di controllo militare (per
lo piu' ragazzotti in divisa sotto il sole cocente con in
mano un fucile mentre tutti gli altri ragazzi sono in
costume a fare il bagno). Prima di arrivare a Beirut Claudio
buca dietro e pedaliamo un po' in autostrada, un po' sul
lungo mare e un po' sulle strade secondarie. In autostrada
ci sono alcuni ragazzotti in moto che fanno le impennate e
rischiano di spaccarsi la testa loro e a qualcun'altro. Ci
sono i poliziotti ma sembrano non importarsene. Generalmente
a chi guida le auto sembra piaccia "fare il pilota" (in
strada!).

Arriviamo a Beirut e in centro su alcuni palazzi (ormai
deserti, a esclusione forse di qualche "abusivo" che ci vive
ancora) vediamo i segni dei bombardamenti da parte di
Israele avvenuti nel 2006. Altri palazzi sono stati
ricostruiti da poco tempo. Alloggiamo in un albergo davvero
"squincio" e nemmeno economico. Almeno le lenzuola sembrano
profumare di bucato. Qui e' piu' caro della Syria e lo
standard che offre allo stesso prezzo e' piu' basso sia nel
cibo che negli alloggi. Beirut e' una grande citta', offre
molte cose. Forse riusciresti a trovare tutto cio' che ti
serve e offre alcune strutture fra le piu' valide del Medio
Oriente. Pero' boh ha qualcosa per cui non ti senti troppo a
tuo agio. Sul lungo mare (la sera) ci sono bambini in
biciclette, signore che fumano il narghile', uomini che
pescano, signori che passeggiano, ragazzi che flirtano,
bambini che guidano macchinine a pedali o motociclettine e
qualche militare e due carroarmati (la gente sembra non
farci caso, sono come parte della citta' tanto uguali ad un
palazzo o ad un albero). Ci sono molte catene internazionali
come Hard Rock cafe', MC Donald, KFC e Starbucks. Del gelato
spettacolare e kebab. Stasera in onda Spagna-Germania.
Sembrano tifare tutti per la Germania, bandiere sulle auto,
sulle case e qualcuno con il motorino. Vince la Spagna e
c'e' casino lo stesso fino a tardi.

30 giugno. Oggi fa molto caldo. E' andata via la corrente e
'ovviamente' la pnsione dove alloggiamo non ha il
generatore...cosi' il ventilatore e' 'morto'! Saremo qui
oggi e domani credo ripartiamo. Andremo a Baalbek, in
centro-est Libano e poi raggiungeremo Damasco in Syria.

Ciao gente, ci sentiamo nuovamente dalla Syria.

Patrizia

23.6.08

CLAUDIO (PIANO A, WELCOME TO SYRIA, 23/06/2008)
Ciao Gente, il piano A ha funzionato a meraviglia e vi posso
scrivere dalla Syria. Fortunatamente alla frontiera non ci
hanno rimandato indietro ma fatto un visto per 15 giorni.
Ufficialmente non si poteva ottenere in frontiera ma qualche
viaggiatore aveva smentito la cosa e noi ci abbiamo prvato
come loro. Tutto e' andato a meraviglia, sarebbe stato
proprio un peccato non poter proseguire verso sud.

La Turchia, come nello scorso viaggio, mi ha lasciato un
gran bel ricordo. Prima o poi ci ritiorno, col prossimo
viaggio probabilmente.

Il 17 giugno siamo ripartiti da Elazig dopo due giorni sosta
per recuperare un po' le energie. Sfortunatamente il vento
soffiava forte e contrario e per percorrere 100 km e'
servita una intera giornata. Una foratura di Patrizia aveva
rallentato ancora di piu' la nostra marcia. Il problema piu'
grosso non era la foratura ma riuscire a trovare un albero
dove pezzare la camera d'aria. Il paesaggio a sud est della
Turchia cambia, tutto e' piu' arido e gli alberi scompaiono.
E' stata fortunatamente una giornata senza passi da
scavalcare, solo colline coperte da campi di grano e qualche
albero di albicocche troppo acerbe per essere rubate.
Peccato!

In serata abbiamo raggiunto Malatya e ci siamo alloggiati in
un albergo, faceva troppo caldo ed era troppo tardi per
cercare un posto dove accamparci con la tenda.

La mattina del 18 ho trovato la mia gomma davanti sgonfia ma
non riuscendo a trovare il buco l'ho rigonfiata e rimontata
sulla bici. Ci siamo fatti accompagnare dal ragazzo
dell'albergo in un negozio di bici per comprare una camera
d'aria nuova perche' quella di scorta l'avevamo gia' usata
qualche giorno prima. Al negozio erano tutti felici di avere
due turisti italiani, facevano un baccano allucinante,
ognuno doveva provare a dire qualcosa in inglese o in
italiano. Non abbiamo capito una sega di quello che
dicevano!

In tarda mattinata siamo potuti ripartire e dopo pochi
chilometri un poliziotto ci ha fatto accostare in una
piazzola. Una stretta di mano, un paio di domande e un
invito a seguirlo per offrirci un chay. Ci siamo fermati in
un container dove c'era un altro suo collega e abbiamo
bevuto della coca cola... forse sarebbe stato meglio un chay
ma va bene cosi'.

Mentre salivamo verso il passo una macchina della polizia ci
ha sorpassato e dall'autoparlante un ufficiale gridava
"welcome, welcome!". Sono sempre stati tutti davvero molto
gentili con noi, e' proprio bello viaggiare cosi'! Con la
bici e' un po' faticoso per i continui sali e scendi ma con
un mezzo a motore sarebbe troppo costoso. E' incredibile
quanto costa la benzina in Turchia, varia da 1.40 a 1.80
euro!

Per pranzo ci siamo seduti sotto un albero (non e' stato
facile trovarlo!) a mangiare dei panini. Poco dopo ci ha
raggiunto un signore in moto, si e' fermato, e' andato in
mezzo ai cespugli (pensavamo che andasse a cagare) dove ha
recuoperato due pezzi di cartone e ci ha fatto sedere sopra!
Ha insistito per andarci a comprare una bibita ma ci siamo
rifiutati, dai, non possiamo approfittare sempre di tutto!

Nel pomeriggio, dopo tanti sali e scendi, abbiamo raggiunto
senza la minima fatica (forse perche' eravamo gia' alti) il
passo a 1510 metri. La discesa e' stata spettacolare,
seguivamo un canyon in mezzo alla pineta e siamo scesi quasi
20 km. Durante la discesa Patrizia ha schivato per un pelo
un serpente e non se ne e' neppure accorta! Non era nemmeno
piccolo!

La felicita' per la discesa e' finita con un altro passo
davanti a noi. Oltre alla salita c'era pure un caldo
infernale a peggiorare la situazione. In serata abbiamo
raggiunto una piccola citta' lungo la strada dove abbiamo
trovato un alloggio non troppo pulito ma buono per la notte.

Il 19 siamo partiti in pianura e lungo la strada, davanti ad
una stazione di servizio, c'era un uomo che ci ha fermato e
invitato a bere un chay nel ristornate. Il proprietrio
parlava tedesco (come molti turchi che abbiamo conosciuto) e
in qualche modo siamo riusciti a dialogare un pochino.

Man a mano che scendevamo verso sud le giornate si sono
fatte sempre piu' calde e nonostante bevissimo litri e litri
d'acqua eravamo perenemmente disidratati. L'acqua nelle
boracce era spesso imbevibile da tanto era calda. Le abbiamo
infilate dentro a due calzini e li baganmo spesso ma e'
difficile mantenerla bevibile! Fortunatamente la Turchia e'
ricca di sorgenti e abbiamo potuto cambiare l'acqua spesso e
baganrci la testa.

Prima di raggiungere Gaziantep la strada si divideva in
autostrada (vietata alle bici) e in stradina in salita verso
un passo... ma che sfiga!
E' stata un po' una tortura, salita secca e violenta e un
sole cocente sulla testa. Dall'alto si vedeva l'autostrada
scorrere in pianura... e no, cosi' e' una presa per il
culo!! In serata abbiamo raggiunto Gaziantep dopo 128 km e
per completare la giornata ho aggiustato la doccia in
albergo. Abbiamo trovato una sistemazione economica (forse
troppo) dove il proprietrio mi ha spiegato che la doccia non
funzionava ma bisognava usare i secchi. Che branco di
impediti! Mi sono messo li e ho smontato i tubi, cambiato
due raccordi e riparato la doccia. Ho perso il conto dei
gabinetti aggiustati in viaggio!

Il 20 giugno una pedalata tranquilla verso il confine di 63
km. Pochi sali e scendi verso la pianura della Syria. Per
pranzo ci siamo fermati in un area di servizio dove i
gestori ci hanno offerto alcuni chay e bottiglie d'acqua
fresca. Siamo rimasti un paio d'ore fermi seduti sotto l'
albero a goderci l'ultima ospitalita' turca.
Abbiamo dormito a Kilis, l'ultima citta' turca sul confine.
La sera e' stato spettacolare vedere la partita di calcio
Turchia Croazia. Dopo la vittoria ai rigori e' scoppiato un
boato in tutta la citta', clacson e petardi che hanno pure
svegliato Patrizia che dormiva gia' da un paio d'ore.

21 giugno, e' iniziata l'estate e siamo usciti col
batticuore dalla Turchia sperando di non doverci rientrare
dopo poche ore! Un timbro d'uscita sul passaporto e via
verso la Syria attraversando lo spazio fronterizo con
cartelli di Pericolo Mine.

All'immigrazione siriana l'ufficiale ha guardato i
passaporti e stupito ha detto: "Why don't you have the
Visa?". Un po' agitati abbiamo risposto che molti
viaggiatori lo hanno ottenuto in frontiera senza probelma.
La seconda domanda era scontata: " Are you going to
Israel?". No, no, no! Ogni ufficiale che era in
quell'ufficio ha fatto la stessa domanda.

Ci hanno fatto accomodare in sala d'attesa e chiamato il
Ministero degli affari Esteri a Damasco e verificare chi
fossimo. Dopo un'oretta di attesa ci hanno chiamato in
ufficio dove un ufficiale ciccione ha leccato e appicicato
il visto sui nostri passaporti! Welcome in Syria!

E' bastato oltrepassare la frontiera per essere di nuovo
catapultati in Asia. Mezzi scassati e rumorosi, camion
sovracaricati e clacson a tutto spiano!
Abbiamo raggiunto Aleppo dove ci siamo sistemati in un
alberghetto carino ed economico. La citta' e' la piu'
conservatrice in Syria col maggior numero di donne che
indossano lo chador e molti uomini con tuniche bianche. E'
raro vedere donne senza velo camminare per la strada.
Le vie di Aleppo sono un esplosione di negozietti e insegne
pubblicitarie, collegamenti elettrici abusivi con matasse di
cavi attorcigliate attorno ai lampioni.

Nel nostro albergo c'era un iraniano che viaggiava in
bicicletta. Appena lo abbiamo conosciuto mi ha fatto piegare
dal ridere. Era stupito dalle nostre biciclette, diceva che
siamo i migliori costruttori di bici come Bianchi e Colnago,
cosa cazzo ci facciamo noi due con due bici cosi' brutte!
Come dargli torto, sono davvero brutte le nostre bici!

Ieri abbiamo riposato tutto il giorno e oggi ci siamo
"sbattuti" un po' di piu' cercando due copertoni per
Patrizia. In un negozietto abbiamo comprato due gomme per 6
euro (minchia che gomme) che peseranno 5 kg ma non c'e'
molta scelta qui! Abbiamo preso una mappa della Syria
(gratis all'ufficio turistico) e una canottiera per me
perche' la vecchia ormai era troppo marcia e bucata. Abbiamo
girato per il bazar, tra tessuti colorati, argento, vestiti
e mille altre cose. Nei vicoli stretti la gente trainava
carettini con la merce destinata al loro negozietto, bambini
che schivavno la folla trasportando vassoi con il chay,
altri che vendevano succhi di frutta, spezie e nocciole. I
tutto quel caos furioso di gente e schiamazzi pretendevano
di passare dei furgoncini col clacson a tutto spiano carichi
di tappeti. La vita nel bazar e' cosi' dall'alba al
tramonto, c'e' da chiedersi come fanno a sopravvivere
centinaia di negozietti tutti attaccati che vendono le
stesse cose.
Abbiamo resistito un paio d'ore ma poi tra il caldo
soffocante e la confusione di gente abbiamo preferito venire
a internet dove c'e' l'aria condizionata!!

Riposeremo ancora domani e poi partiremo verso il Libano,
tra una settimana dovremmo essere a Beirut.

Ciao a tutti, ci sentiamo tra qualche giorno!

Claudio
PATRIZIA (ARRIVEDERCI TURCHIA, 17/06/2008 - 23/06/2008)
Ciao a tutti,
gli ultimi giorni in Turchia (paese che mi e' rimasto nel
cuore...ci faro' un salto nuovamente prima o poi...magari
nella parte ovest)...

17 giugno. Elazig-Malatya, 104 km. Ripartiamo da Elazig dopo
due giorni di sosta. Il vento oggi e' un po' contro! Ma
stranamente nessun passo di 200 metri o cosi' sulla nostra
strada! Per pranzo ci fermiamo a pranzare sulle rive di un
lago (in seguito scopriamo che e' un "pezzo" del fiume
Eufrate che va in Syria e poi in Iraq). Ripartiamo con un
solleone dopo mangiato...neache 1 km e ci fermiamo per
riparare la mia camera d'aria forata. E' troppo provata
cosi' Claudio la butta e la sostituisce con una nuova.
Arriviamo a Malatya abbastanza tardi. In tv Italia-Francia.

18 giugno. Malatya-Golbasi, 125 km. A pochi chilometri da
Malatya due poliziotti ci invitano nel loro"gabbiotto" a
bere del te'. Peccato che invece del te' ci offrono poi due
bicchieri enormi pieni di Coca-cola. E va beh...non sono il
massimo per pedalare ma almeno e' fresca! Il paesaggio e'
molto desertico e roccioso...a parte i campi coltivati nelle
valli. Arriviamo in cima ad un passo di 1510 metri senza
quasi nemmeno accorgercene. E poi scendiamo per 25 km
seguendo un fiume. Prima la valle e' un canyon stretto e poi
piu' scendiamo piu' si allarga e la discesa diventa dolce.
Mentre saluto uno dei tanti camionisti che ci saluta lungo
la STRADA passo a mezzo centimetro da un serpente a tutta
velocita'. Meno male che non gli sono passata sopra e che
Claudio me l'ha detto solo dopo! Lasciamo il fiume e ne
seguiamo un altro (in salita) fino a Golbasi. Si trova sulle
rive di un piccolo lago circondato dalle colline. L'unico
albergo della citta' ha delle stanze super-bollenti e senza
ventilatore. Incomincia il caldo...

19 giugno. Golbasi-Gaziantep, 128 km. Ripartiamo di
buon'ora..il vento e' abbastanza a favore...arriva da
nord-ovest e noi andiamo a sud. Il primo tratto di strada e
per lo piu' pianeggiante ed in discesa. Lungo una discesa un
ragazzo ci ferma e ci invita a bere il te'. E' stato mandato
dal suo capo (il padrone del ristorante in un'area di
servizio) che parla tedesco. Lui parla in tedesco e noi in
inglese e in qualche modo ci si capisce. Mi ricordo
veramente poco di tedesco. Tanti turchi ci hanno
chiesto:"Sprechen Sie Deutsch?" (e alcuni "Parlais vous
francais?"). Molti lo sanno veramtne e alcuni lo chiedono
tanto per dire qualciosa. Sul tabellone della stazione di
servizio notiamo i prezzi allucinanti della benzina:
oscillano tra 1,65 e 1,90 per litro. Il prezzo del gpl si
aggira intorno ad 1 euro. In tutta la Turchia, lungo la
strada ci sono molto fontanelle cosi' possiamo riempire le
borraccie senza dover comprare l'acqua in bottiglia. 50 km
prima di Gaziantep arriviamo ad un bivio...dritto
autostrada, sinistra vecchia strada. Chiediamo ad un
benzinaio e ci risponde (ovviamente) che l'autostrada e'
pericolosa e c'e' la polizia. Deviamo a sinistra ed inziamo
a salire, salire e salire. Noi facciamo un passo mentre
vediamo la strada molto piu' pianegginate di sotto che sale
dolcemente! Alcuni camion e bilici fanno la nostra stessa
strada e su alcuni tratti di salita faticano piu' di noi a
portare su il camion. Quasi arrivati a c'e' un'altra
salitina (non prevista!) che mi scoppia del
tutto...rinvigorita un po' dalla discesa prima di Gaziantep
arriviamo in centro. Troviamo un albergo dove il
proprietario ci dice che la doccia non funziona, l'acqua e'
solo fredda e bisogna lavarsi coi secchi. Saliti in stanza
in 5 minuti Claudio ripara la doccia e l'acqua e' pure
calda. Avevano "imbelinato" qualcosa di sbagliato con i tubi
della doccia e probabilmente li lasciavano cosi' in attesa
che qualche turista le riparasse (Quante vaschette del water
ha aggiustato Claudio negli alberghi in cui siamo passati in
Asia!). Buonanotte...siamo un po' cotti...ad Aleppo ci
riposeremo un po'.

20 giugno. Gaziantep-Kilis, 63 km. La strada e' abbstanza
pianeggiante. Il paesaggio piu' deserico e piatto...anche se
ci sono molti campi coltivati e alberi (tanti ulivi)
piantati. Ci fermiamo vicino ad una stazione di servizio
dove c'e' un tavolo con le panche. Ci prepariamo i nostri
panini e nel mentre il benzianio ci porta prima dell'acqua,
poi un'altra bottiglia, piu' tardi del caffe' latte (nei
bicchierini da te') e poi due te'. Grazie! Ripartiamo dopo
una lunga sosta sotto il sole bollente ma Kilis e' poco
distante: meno di 10 km. Arrivati a Kilis cerchiamo un
hotel, controlliamo la posta, facciamo un ultimo bancomat
(prima della Syria) e un po' di spesa. La sera ci mettiamo
in letto ed in tv: Croazia-Turchia. Claudio guarda la
partita, io mi addormento. A mezzanotte passata mi svegliano
le urla del cronista in tv ed i clacson e di botti per
strada...Metto gli occhiali...do' un'occhiata alla tv:
Fatiterim (l'allenatore della nazioonale turca) e' impazzito
(!!)...la Turchia passa in semifinale.

21 giugno. Pedaliamo 10 km fino al confine turco-siriano a
Kilis. In 10 minuti passiamo la frontiera turca, giusto il
tempo di registrare i nostri dati e mettere il rimbro
d'uscita sul passaporto. Nello spazio fronterizo sono stati
minati i campi attorno (almeno cosi' e' scritto sui cartelli
circostanti la zona) alla strada. Arriviamo all'ingresso
della frontiera syriana. Un ufficiale ci chiede se abbiamo
il visto. Rispondiamo di no. L'ufficiale: "Perche' no?".
Noi: "abbiamo conosciuto molti altri viaggiatori che hanno
fatto il visto al confine". L'ufficiale: "dove andate dopo
la Syria". Noi: "Giordania, Egitto...Sud Africa".
L'ufficiale: "Andate in Israele?". Noi: "No (of course
not)". Ci rida' i passaporti e ci indica l'ufficio
immigrazione. Entriamo nell'ufficio. Parliamo con
l'ufficiale allo sportello. Ci da' due carte d'immigrazione
da compilare. Compilate! Ritorniamo allo sportello.
Un'ufficiale che parla inglese chiede a Claudio che lavoro
fa e poi indica me con il dito e gli chiede che lavoro
faccio. Domanda successiva: "Andate in Israele?". Noi: "No".
Ci dice di sederci che deve telefonare (probabilmente a
Damasco o boh) per sapere se puo' farci il visto o meno.
Incrociamo le dita. Dopo un'ora e mezza un ufficiale allo
sportello ci chiama. Ci da un foglietto con su scritto
qualcosa in arabo e la cifra da pagare per il visto da
consegnare alla banca di fronte. E vaiiiiii...ci fanno il
visto! Andiamo nella banca di fronte (Banca...mmm...sempra
piu' un pollaio riassettato!) consegnamo il foglietto e
paghiamo 20 US dollari a testa. Ritornaimo dall'ufficilae
con dei fogli timbrati ed un'altro ufficiale grassisimo ci
mette un sacco di francobollini sul passaporto e dei timbri.
Abbiamo il visto! Welcome to Syria. inziamo a pedalare in
Syria. il paesaggio e' pressoche' lo stesso ma ancora piu'
piatto. I mezzi che circolano forse un po' piu' scassati che
in Turchia e le citta' un po' piu' caotiche e sporche.
Arriviamo ad Aleppo nel tardo pomeriggio. Alloggiamo in un
hotel in centro (ce n'e' pieno!). E' pulito, ci sono altri
tre viaggiatori in bici (un iraniano affascianto dalle bici
italiani (bianchi, colnago, ecc...) e due neozelandesi), il
proprietario simpatico e abbiamo un balcone enorme. A pochi
passi da noi lo Sheraton che ha occupato piu' di mezzo
quartiere. Troviamo solo bancomat che accetano Visa e
MasterCard ma non Cirrus o Maestro, cosi' entriamo allo
Sheraton per vedere se ci fosse un bancomat che li accetta.
Ci sono molti vestiti con il vestito tradizionale
arabo..tunicona bianca e telo rosso a quadri in testa con
"aureola" nera e l'aria condizonata a manetta (da
coccolone!). Va beh il bancomat lo troviamo ma accetta solo
Visa. Riusciamo al caldo e tra i comuni mortali!

22/23 giugno. Aleppo. Molte finestre degli edifici hanno le
persiane...da quanto non vedevo le persiane! Le donne sono
molto, molto coperte. Tante vestite di nero, indossano lo
chador e senza nemmeno il viso (alcune nemmeno gli occhi)
scoperto. Alcune hanno anche i guanti neri o bianchi. Ci
sono altre donne con la testa scoperta e maglie a maniche
corte ma sono la minoranza. Da quanto ho letto Aleppo e' una
delle citta' syriane dove si vedono la maggioranza di donne
con lo Chador. Vedremo il resto della Syria. Gli uomini
vestiti occidentali ma una buona parta indossa vestiti
tradizionali. Il bazar di Aleppo e' spettacolare...ci si
perde nei vicoli fra venditori di oro, argento, spezie,
datteri, frutta secca, vestiti, stoffe e molto altro. Non
mancano anche biciclette, motorette e qualche camioncino che
dove riescono si infilano! C'e' poi la Citadella a dominare
il cielo della citta'...dobbiamo ancora farci un salto
pero'!
I copertoni della mia bici sono veramente marci...cosi' oggi
ne abbiamo comprati altri due da un meccanico di bici in una
viuzza in centro dove ci sono alcuni negozi di bici (che
vendono cose scadentissime!). Non sono buoni copertoni ma
fino a casa dovrebbero reggere...speriamo! Poi Cla ha
comprato una canotta davvero "bella"! La sua era troppo
distrutta.
Siamo nel forse unico internet cafe' nel centro di Aleppo.
C'e' l'aria condizionata che con questo caldo fa molto
piacere. L'arrivo in Syria e' stato un po' come un ritorno
nella "vera" Asia...caos, sporcizia, bazar, venditori che ti
chiamano e ognuno che si sente in dovere di dirti
qualcosa..."welcome" o "hello". Bisogna riabituarsi ma mi
trovo bene.

Domani staremo ancora qui e poi probabilmente pedaleremo
nell'entroterra della Syria per poi entrare in Libano e
costeggiare la costa mediterranea fino a Beirut.

Beijing-Halep: 20.460 km.

Ciao cari,

Patrizia

15.6.08

CLAUDIO (TURCHIA, 15/06/2008)
Ciao Gente, siamo a Elazig, una citta' nel mezzo della
Turchia. Oggi ci siamo presi un giorno di riposo, la Turchia
e' davvero troppo faticosa in bicicletta!

Avevamo riposato un paio di giorni a Trabzon ma come tutti i
riposi che facciamo sono sempre stancanti!
Il 9 giugno avevo fatto una bella manutenzione alle
biciclette. Alla mia ho cambiato tutto, cassetta, corona
centrale, catena e gomma davanti mentre a quella di Patrizia
ho cambiato le corone e pulito la catena e cassetta. Tra una
cosa e l'altra ho impiegato una giornata a sistemarle.

Il 10 giugno siamo partiti verso sud. Dal Mar Nero verso il
primo passo di 2030 metri. Ovviamente la partenza e' stata
in salita e non ha mai mollato fino al passo. Dopo poche ore
di pedalata ha cominciato pure a piovere e abbiamo trovato
riparo sotto una pensilina. Un camionista vedendoci fermi si
e' accostato e ci ha portato un termos pieno di caffe e
latte. I turchi sono sempre stati davvero gentili con noi!

Man a mano che salivamo la pioggia aumentava e la nebbia
diventava sempre piu' fitta. Ovviamente quando le cose vanno
gia' male ci si mette la sfiga a peggiorarle... ma belin...
ho bucato la gomma dietro!
Che balle, ero gia' fradicio con quella giacca in gore tex
che sembra una spugna e in piu' una gomma da riparare. Nella
sfiga pero' eravamo ormai in cima al passo e per ogni passo
che si rispetti c'e' sempre un ristornatino!
Ci siamo messi al riparo sotto la tettoia e ho pezzato la
gomma. Il proprietario ci ha fatto poi entrare e offerto due
chay per scaldarci le ossa.

Ovviamente le domande sono sempre le piu' azzeccate... "ma
perche' non andate in macchina?". Nel ristorantino abbiamo
conosciuto anche un giapponese che viaggiava in autostop per
raggiungere l'Iran.

60 km di salita finiti con un tunnel a 2030 metri. Siamo
scesi fino a Turul dove ci siamo fermati per la notte.
Eravamo troppo bagnati e congelati per accamparci quindi
abbiamo cercato una sistemazione per la notte in citta'. Dei
ragazzi vedendoci sotto la pioggia ci hanno offerto un chay
e aiutato a cercare un albergo. Il Chay e' un gesto di
ospitalita' che non manca mai in Turchia, un po' come la
vodka in Russia.

11 giugno, partenza in salita ma fortunatamente senza
pioggia. Abbiamo costeggiato un fiume per poi deviare verso
sud. Sapevamo di avere un altro passo di 2020 metri ed
eravamo convinti che fosse l'ultimo cosi' alto. Abbiamo
cominciato a salire ed e' arrivata anche una forte pioggia
che non ha mai smesso per un po' di giorni... In serata
abbiamo raggiunto Kelkit, ovviamente fradici e con un freddo
boia. Abbiamo trovato un alberghetto economico e ho dovuto
svegliare il proprietrio per farmi dare una stanza.
Ovviamente prima di salire in camera ci e' stato offerto un
chay.

E' tempo di europei, in ogni sala da the e nei ristorantini
c'e' sempre la tv con le partite. Ormai io e Patrizia siamo
degli esperti... sappiamo tutti i gironi!

12 giugno, partenza sotto la pioggia e in salita... "ma dai,
e' solo una salitina..."

Sali e sali ma non si scende... minchia di salitina... ma
finisce?
Niente da fare, sali e sali e la consapevolezza che la
nostra mappa e' un pacco! Ha segnato solo 2 passi!
Prima di arrivare in cima abbiamo rischiato di essere
caricati da due tori scatenati. Muggivano e correvano giu'
dalla montagna, quando ci hanno visto si sono bloccatti a
guardarci e a muggire verso di noi. Siamo rimasti fermi e
fortunatamente se ne sono andati.
Via, riparti in salita e oltre la pioggia si e' messo pure a
grandinare forte! Non forte come le mie parolacce verso
quella cazzo di giacca che si inzuppa!

2120 metri, speriamo che non ci siano altri passi cosi' alti
fino in Syria!

Con 22 km di discesa siamo arrivati a Erzican dove ci siamo
alloggiati in uno dei tanti alberghetti sulla strada.

Il 13 giugno finalmente la sveglia con un po' di sole! Siamo
partiti in salita costeggiando il fiume ma dopo una trentina
di chilometri siamo rimasti bloccati da una frana. C'era una
bella colonna di macchine e bilici che attendevano che le
ruspe risolvessero il problema.
Una mezz'ora di pausa e abbiamo potuto proseguire.
Abbiamo lasciato il fiume e girato verso Tunceli su una
strada secondaria.
In una caserma dei militari ci hanno fermato e chiesto i
documenti. Registravano tutti quelli che passavano su quella
strada. Ci hanno fatto attendere una decina di minuti e
offerto un chay per ammazzare il tempo. Il militare vedendo
che noi accarezzavamo uno dei loro cani e' andato in una
stalla a prendere un cucciolo da farci vedere. Che
spettacolo, un batuffolo nero, uno dei 10 cuccioli! Sono
tutti cani pastori molto grossi e robusti. Era bello vedere
quei ragazzi come volevano bene ai loro cani e come li
trattassero bene.

La mattina prima di partire dall'albergo invece, alla tv,
facevano vedere un video degli americani in Iraq che
giocavano con un cagnolino per poi farlo volare giu' da un
burrone per puro divertimento. La cosa che mi consola e' che
un po' di americani li hanno seccati in Iraq e spero che ne
secchino ancora tanti!
(parentesi violenta... scusate lo sfogo!)

Un saluto coi militari e via su da quella salita che presto
e' diventata sterrata fino a raggiungere il passo dopo 20
km.

Un sole splendente e una bella discesa frenata solo da una
mia foratura. Ci siamo fermati a pezzare la gomma vicino ad
una delle tante sorgenti lungo la strada. Riempito le
borracce e via di nuovo in discesa costeggiando il fiume e
alcune casette di pastori e apicultori. Sembravano dei
piccoli angoli di paradiso anche se inspiegabile come della
gente si sia fermata in quei posti. In mezzo al niente
magari c'era una piccola casetta e un vecchietto seduto
davanti alla porta, una tenda e della arnie in riva al fiume
e poi niente... una valle e un fiume.

In serata siamo arrivati a Tunceli e abbiamo visto i
campioni del mondo pareggiare contro la Romania. Vi ho detto
che e' tempo di Europei!

14 giugno, partiti da Tunceli costeggiando il fiume. Sono
bastati pochi chilometri per spezzarci le gambe coi continui
sali e scendi. Patrizia ultimamente ha sofferto un po' le
numerose salite. E' da Baku che continuano i sali e scendi e
pur allenati che siamo sono comunque stancanti!

Credevamo di dover fare 130 km (che probabilmente non
saremmo riusciti a fare) e invece (come speravamo) c'era una
scorciatoia di 83 km! Come tutte le scorciatoie che si
rispettano sono dei culi allucinanti e cosi' e' stato! Un
passo violento prima di raggiungere Pertek, una piccola
citta' sul lago. Per proseguire c'era un traghetto (una
piattaforma galeggiante) che portava i mezzi sull'altra
sponda. Prima di imbarcarci ci hanno fermato in un posto di
controllo i militari. Molto gentilmente ci hanno fatto
sedere all'ombra, preso i nostri dati e chiesto se lungo la
strada avessimo avuto problemi con la gente. Anche la sera
prima a Tunceli la polizia aveva voluto i nostri dati e
chiesto la stessa cosa. Dicevano che stavamo attraversando
una zona poco sicura. Forse per il fatto che ci stiamo
avvicinando a quallo che una volta era il Curdistan.

Pochi minuti sul traghetto ed eravamo nuovamente sulla
strada per Elazig. Non sono serviti molti chilometri per
capire che ci sarebbe stato un'altro passo!!
La strada in condizioni poco piacevoli ha reso ancora piu'
faticoso quell'ultimo passo. In discesa verso Elazig la
gomma davanti di Patrizia ha sbugnato e ora sembra un
cavallino al galoppo! Ma ci mancava anche quella! Dove mai
la trovewremo una gomma decente! Oggi andremo a cercarne una
e se non si trovasse speriamo che regga fino in Syria!

Ora siamo in citta' a riposare, quasta mattina abbiamo fatto
una bella dormita e domani ripartiremo verso Sud. Tra
qualche giorno (4 o 5) saremo al confine con la Syria e se
mai mai non ci facessero il visto in frontiera.... Meglio
non parlarne!!!

Ciao a tutti, ci sentiamo tra qualche giorno!

Claudio
PATRIZIA (TURCHIA, 9/06/200/ - 15/06/2008)
Ciao cari,

siamo arrivati ad Elazig dopo cinque giorni di salite,
pioggia, un pò di sole e discese. La Turchia ed i turchi
mi piacciono molto, per pedalare forse non e` il posto
ideale (un passo al giorno non lo si evita!) ma si sta bene.
Anche la cucina è buona.

9 giugno. prima di ripartire da Trabzon, Claudio pulisce e
da una sistemata alle bici. Nell`unico negozio (un pò
accetabile di bici) a Trabzon compriamo una cassetta dietro
ed un copertone per la bici di Cla. Per me sarebbe
necessaria solo una corona centrale ma e` impossibile
trovarla singola. Cosi compriamo tutto il set! Mi slitta la
catena. Tutta colpa della catena precedente (comprata in
Nepal) IG 51. Molto probabilmente taroccata dai nepalesi o
dai cinesi. Non e` possibile sono riusciti a fare una copia
anche delle catene!

10 giugno. Trabzon - Torul. 0 metri - 2030 metri - 1000
metri. 82 km.
Ripartiamo da Trabzon. La strada inizia a salire dolcemente
costeggiando un fiume. Piano piano diventa sempre più dura
per poi rimanere cosi fino in cima al passo. In una sosta
vicino ad una fontanella per prendere dell`acqua un
camionista si ferma e ci offre del caffe` caldo dal suo
termos. Veramente apprezzato dato il tempo umido e freddo.
Grazie! Saliamo saliamo e saliamo ed inizia a piovere.
Giacca antipioggia ed arriviamo in cima...200 metri prima
Claudio fora la camera d`aria posteriore. La provvidenza
vuole che in cima la passo c`è...un ristorantino con la
tettoia! Cosi Cla ripara la camera d`aria e poi il
proprietario ci offre due te`. Incontriamo un ragazzo
giapponese che sta andando verso l`Iran facendo autostop ai
camionisti. Iniziamo a scendere. Fa freddo e la giacca
umidiccia addoso non e` un piacere! Scendiamo e per fortuna
non piove. Mmm...scendiamo di quota ed inizia a diluviare!
Arriviamo fradici a Torul mentre continua a piovere. per
fortuna c`è un hotel...chiuso...ma dei ragazzi telefonano
alla proprietaria che dopo pochi minuti arriva. Nel mentre i
ragazzi ci offrono due te`. Entriamo in stanza ma manca la
luce...tornera` alle 9. Manca anche l`acqua. Probabilmente
tornera` con la luce. Andiamo a cenare, insalata, kebab e
ovviamente cay (te`)!. Tornata la luce l`acqua non accenna a
scendere...chiediamo alla proprietaria e la risposta e`
un`alzata di spalle! Alle 10 passate arriva l`acqua. Cla si
fa una bella doccia calda..con risciaquo gelido! Mi lavero`
domani...dopo tant`acqua non me la sento di fare una doccia
fredda! Buonanotte!

11 giugno. Torul - Kelkit. 1000 metri - 2020 metri - 1420
metri. 84 km.
ripartiamo con tempo brutto ma per fortuna senza pioggia.
Come non detto dopo pochi km inizia a piovere. Seguiamo un
fiume per un po` e poi deviamo in un`altra valle seguendo un
altro fiume. La strada comincia a salire seriamente e la
pioggia aumenta! Ci fermiamo a pranzare sotto una tettoia al
riparo. Finito di mangiare smette anche di piovere.
Arriviamo in cima al passo e si alternano, pioggia, sole,
caldo e freddo. Scendiamo per 17 km fino a Kelkit. Troviamo
un hotel con i bagni in comune. Il proprietario lavora
all`internet cafe` appena sotto. Speriamo che domani ci sia
il sole..anche se i nuovoloni non promettono bene!

12 giugno. Oggi dovrebbe essere una giornata tranquilla
senza passi. (Cosi` pensavamo!). Kelkit - Erzican. 1420
metri - 2120 metri - 1185 metri. 73 km. Ci svegliamo
e...piove! Saliamo dolcemente fino all`ora di pranzo dove il
sole si fa vedere e ci asciuga un po` le ossa. Dopo pranzo
inizia la salita "violenta". 3 km in 45 minuti...una
pendenza assurda, i bilici fanno fatica ad arrivare in cima.
Dopo un chilometro inizia piovere per poi sostituirsi alla
grandine fino alla fine dei 3 km. Arriviamo poi in cima la
passo dopo qualche altro chilometro fradici come
pulcini...la giacca antipioggia fa quel che puo` e poi cede
(soprattuto quella di Claudio un po` pýù "squincia")! Si
scende! Una bella discesa di una 15ina di km. Le nuvole ed
il freddo riducono un po` il piacere della discesa.
Arriviamo in una larga valle dove prendiamo la strada
pricipale che va ad Erzurum e poi in Turchia. 10 km di
(finalmente!) pianura e arriviamo ad Erzican. Il sole esce
per un`oretta e poi se ne va nuovamente prima del buio.
Prima delle tenbre si fa vedere anche un meravigliso
arcobaleno in forte contrasto con il cielo nero.

13 giugno. Erzican - Tunceli. 1185 metri - quasi 2000 metri
- 910 metri. 129 km.Finalmente il sole!
Ci svegliamo ed in tv, un telgiornale turco, manda in onda
le immagini di alcuni militari statunitensi che lanciano un
cagnolino indifeso in acqua come se fosse un sasso. Nel
servizio dopo le immagini di Bush che attera a Roma con la
voce del giornalista turco che dice: "...il criminale di
guerra George W. Bush attera a Roma...".
pedaliamo per una 30ina di km in pianura e poi il passaggio
viene bloccato da una frana lungo la strada. le rupse e gli
scavatori sono gia` all`opera ed in mezzoretta riusciamo a
passare. La strada rposegue per Erzurum e noi deviamo verso
sud. Le condizioni della strada peggiorano e veniamo fermati
da un posto di blocco militare per controllo passaporti.
veniamo fatti sedere e ci viene offerto del te` mentre un
militare registra i nostri dati. Hanno un sacco di cani.
tutti molto dolci e giocherelloni. Come sono gentili i
turchi! Ripartiamo e la strada sterrata sale costeggiando un
fiume per poi diventare asfaltata ed a tornanti. arriviamo
in cima al passo molto prima di quanto ci aspettassimo e poi
la strada scende a tornanti e poi costeggiando un fiume sino
a Tunceli (anche se le strade che costeggiano i fiumi in
discesa non sono mai poi cosi piacevoli! Sali un sacco in
alcuni tratti senza capire perche`...vedi il fiume che
scende, tu dovresti scendere con lui...ed invece no! Però
se vai nell`altro senso ti danno un po` di tregua!).
Arrivati a Tunceli c`è un km di salita per arrivare in
centro...che dopo quasi 130 km e la stanchezza di giorni di
pioggia può essere distruttivo! :-). In città dei
poliziotti ci chiedono i documenti. Ci sono due alberghi in
città. Uno e pieno e l`altro ha due stanze libere. Motivo
per cui paghiamo la stanza pýù di quanto costerebbe da
un`altra parte. In tv sta giocando il secondo tempo
Italia-Romania. Claudio e` in doccia e io mentre sistemo un
po` di cose mi vedo giusto i due gol della partita.

14 giugno. Tunceli - Elazig (via Pertek). 910 metri - due
passi (non so le altitudini, ne sui passi, ne sulla mappa
erano segnate) - 1069 metri. 83 km.
Costeggiamo il fiume di ieri (anche se non ce ne si
accorge!) per 17 km e poi deviamo per Pertek. Elazig lo
segna sull`altra strada ma da Pertek dovrebbe esserci un
traghetto che attraversa il lago e portarci su una strada
più corta (e probabilmente più impegnativa!) per Elazig.
Saliamo (strano!) per 20 km e poi iniziamo a scendere verso
il lago che vediamo già dall`alto. Blu meraviglioso in
mezzo al paesaggio circostante che da molto verde che era i
primi giorni e` diventato color sabbia (tanti campi di grano
e pochissimi alberi...giusto intorno ai centri abitati).
Arriviamo a Pertek (io abbastanza scoppiata) e poi scendiamo
altri 7 km fino al lago. Il traghetto c`è! Prima
dell`attracco c`è una stazione dei militari. Un ragazzo
che parla bene inglese e molto gentile tra l`altro, registra
i nostri dati e ci fa un pò di domande. Fa caldo
finalmente (forse ora troppo!). Aspettiamo il traghetto
insieme ad un`ambulanza e due camioncini. In una decina di
minuti siamo dall`altra parte. Dopo pochi km, all`"alba"
delle 4 ci fermiamo a pranzare sotto un albero. Ripartiti
sotto il sole saliamo per 20 km sino a pochi km prima di
Elazig, dove la strada e` un vero "attentato" per i poveri
ciclisti! Vorrei conoscere l`ingegnere o l`architetto che ha
avuto la "brillante" idea di fare l`asfalto così.
Praticamente hanno buttato il catrame sulla strada e poi
sopra la ghiaia senza prima impastarla col catrame. Cosi
quando le macchine passano schizzano i sassolini ovunque. Si
bollano le auto e noi! In discesa poi e` ancor peggio...con
i mucchi di ghiaietta che si creano se freni rischi di darci
una facciata. Ieri poi il vento forte laterale ha favorito
ancor meno! Comunque...siamo arrivati in città (dove la
strada e` migliorata) senza darci una capocciata. Arrivati
in centro due poliziotti scesi dalla loro moto si sono
presentati, ci hanno dato la mano e ci hanno chiesto se
avevamo bisogno di aiuto. Trovata la zona degli hotel sono
andata a chiedere ad un paio. In uno mi ha detto che non
avevano stanze e in un altro hanno invece riso un pochino
quando sono entrata. Poi alla fine sono stati gentili e la
stanza costa poco. Dato il mio abbigliamento da ciclista
(qui e` raro vedere una donna in calzoncini corti e una
buona parte indossa il velo) forse un po` troppo succinto
(da queste parti!), tutti si girano per capire mai perche,
sono vestita cosi e vedere dove vado e probabilmente nel
primo hotel mi ha detto che non aveva stanze per il mio
abbigliamento. Arrivati in città la mia bici saltella come
essere a cavallo! Si è "sbugnato" il copertone anteriore!

15 giugno. Oggi ci fermiamo a riposare, ne abbiamo bisogno!
Probabilmente i prossimi giorni la strada non sara` meno
dura! Almeno fino in Syria...poì dovrebbe darci un po` di
tregua!

Ciao cari...a presto...probabilmente da Aleppo (se ci fanno
il visto syriano!). Ma si dai che ce lo fanno!

Patrizia

8.6.08

CLAUDIO (MAR NERO, 8/06/2008)
Ciao Gente, vi scrivo da un internet cafe di Trabzon in
Turchia.

Il 6 giugno siamo partiti da Batumi con un forte
vento contrario! Mai una volta che sia a favore! Dopo
20 chilometri, costeggiando il Mar Nero, siamo
arrivati al confine. Abbiamo schivato la coda
dei camion e siamo andati diretti
all'immigrazione dove in un attimo ci hanno
timbrato il passaporto.
Per raggiungere l'immigrazione turca c'era una coda
di gente da paura! Facendo gli indiani (grazie
all'esperienza in India siamo ormai dei
professionisti!) abbiamo ingenuamente pedalato
davanti a tutti e raggiunto l'immigrazione.
Timbro sul passaporto (ormai non serve piu' il
visto che era un semplice francobollo) e via verso
l'uscita. Prima di lasciare la frontiera degli
ufficiali ci hanno chiesto scherzosamente un
documento delle biciclette.

Benvenuti in Turchia!

La strada e' stato il benvenuto migliore! La nuova
Highway che arriva fino a Istanbul costeggiando il
Mar Nero. Una strada a due careggiate perfetta, curata
neı minmi particolari e in continua
manutenzione. E' ridicolo pensare che in Liguria
parlano di un'Aurelia Bis da quando ero bambino! I
Turchi in un attimo hanno costruito una strada che
costeggia il mare in maniera impeccabile. 180 km
di pianura nonostante la costa sia un disastro come
quella ligure.

Dopo pochi chilometri di pedalata un camionista
si era fermato per caricarci sul suo camion.
Vedendoci pedalare con quel vento contrario si era
fermato per aiutarci! No grazie amico, pedaliamo!
Perplesso e sorridente ci ha salutati ed e'
ripartito.

In ogni citta' e paese che abbiamo attraversato c'era
almeno una moschea, cominciavamo a sentirne la
mancanza! Qualche donna usa ancora il velo ma e' una
scelta libera. Fortunatamente molte ragazze non lo
indossano. Dipende tanto dalla famiglia che una
ragazza si ritrova!

E' stato bello costeggiare il mare, se avesse fatto
piu' caldo avremmo fatto il bagno. Alcuni sguazzavano
ma per noi era ancora un po' troppo freschino.

134 km e abbiamo raggiunto Rise. Nella piazza
principale, mentre cercavamo di capire come eravamo
girati abbiamo incontrato un bimbo in
bicicletta. 'Turist?', non sapeva dire molte altre
parole in inglese. Mentre giaravamo a cercare un
alloggio per la notte lui ci seguiva con la sua
biciclettina. Gli avevo chiesto l'hotel Milano
(Hotel segnato sulla nostra vecchia guida) ed e' stata
la nostra rovina. Ogni hotel che vedeva gridava 'Hotel
Milano!!'. Faceva segno di seguýrlo e ci portava a
perdere, ripartivamo per i cazzi nostri e lui
ci seguiva. Gira gira e lui sempre dietro.
Abbiamo trovato l'hotel e mentre io ero salito a
chiedere il prezzo il bimbo chiedeva da mangiare
a Patrizia. Non era uno zingaro eh! Era un bimbo che
stava bene, pulito ma un gran accattone!

Ho girato un po' di vie a piedi cercando qualcosa
di piu' economico lasciando Patrizia in
balia del bambino malefico. Torno contento di aver
trovato una sistemazione economica e trovo
Patrizia col bambino accanto triste per aver bucato
la gomma. Gli era esplosa la camera d'aria marcia. Ho
provato a gonfiarla ma lo squarcio troppo grande non me
lo permetteva. 'Mi spiace bimbo, non e' colpa nostra'.
Ci siamo sistemati in camera e quando sono sceso a
pagare la stanza ho trovato il bimbo alla reception!
Un incubo! Qual bastardo stava raccontando al
proprietrio che aveva bucato per colpa nostra! Voleva
i soldi della camera d'aria, 5 lire turche! Ma sei
scemo? 3 euro!
Il prorpietario per levarselo dalle palle lo ha mandato
al negozio di bici e poi lui sarebbe passato a
pagare! Quel bastardo ci ha fatto passare per degli
infami in tutta la via. Diceva a tutti che era
colpa nostra!

Va beh... andiamo a dormire che e' meglio!
Alle 3 di notte, nel pieno del nostro sonno, i
megafoni della moschea hanno gridato il nome di
Allah per una mezz'ora prima di lasciarci riposare
in pace. Patrizia dalla disperazione voleva
mettersi i tappi nelle orecchie ma fortunatamente
i megafoni hanno smesso di gridare! Buona notte!

Il 7 siamo partiti sotto una piogerellina
fastidiosa. E' stato un po' un metti e leva la
giacca antipioggia per 40 km. Abbiamo raggiunto
Trabzon nel primo pomeriggio e ci siamo
alloggiati nel primo albergo che abbiamo trovato.
Economico (si fa per dire!) e pulito. Ci siamo
fatti una bella cena (finalmente posso mangiarmi
il mio adorato Iskender kebab) e via in camera.
Lavato i vestiti sotto il lavandino, stesi in
camera e buonanotte.

Oggi siamo fermi qui in citta', abbiamo
recuperato una mappa al Tourist Office e comprato dei
pezzi per la mia bici. Domani resteremo ancora
fermi a sistemare le biciclette, alla mia devo
cambiare tutto, copertone davanti, cassetta, catena e
corona centrale. La bici di Patrizia la
sistemero' a Damasco.

E' bello essere tornati in Turchia. E' diventata
molto piu' cara ma i turchi sembrano sempre gli
stessi, gentili e ospitali. Finalmente ci
facciamo delle buonissime mangiate, in turchia
la cucina e' davvero molto buona.
Ora la strada non sara' piu' in pianura purtroppo!
Ci dirigeremo verso la Syra e partiti da qui
ci saranno dei bei passi prima di raggiungerla!

Ciao a Tutti, ci sentiamo da piu' a Sud!

Claudio
PATRIZIA (MAR NERO HIGHWAY, 6/06/2008 - 8/06/2008)
Ciao gente!

Eccoci di nuovo! Siamo giunti a Trabzon, in Turchia. Siamo
in un internet cafe´ pieno dý ragazzi che chattano e
giocano ai videogames. É una cittá piacevole sulle rive
del Mar Nero. É strano avere il mare a nord invece che a
sud!

6 giugno. Ripartiamo da Batumi. Ripartiamo ed il vento
spinge forte contro di noi! E va beh! Dopo due giorni senza
vento fermi non poteva mancare il giorno della partenza!
Dopo qualche km iniziamo a costeggiare il mare. Ariviamo al
confine e passiamo la frontriera ýn mezzoretta. É molto
trafficata ma con le bici sorpassiamo tutti! Giunti su suolo
turco le condizioni della strada sono splendide (e non solo
vicino al confine!). Hanno costruito una strada lungo le
coste del Mar Nero che collega l´estremo est della Turchia
ad Istanbul. Malgrado il vento contrario si pedala proprio
bene. É per lo piú pianeggiante senza sali e scendi
allucinanti! Nel mare, a fianco a noi, tanti ragazzi fanno
ýl bagno. Si vedono alcune donne con il velo ed in molti
negozi la divisa delle donne resta con il velo. Arriviamo a
Rize dopo 134 km. Spostiamo l´orologio indietro di
un´ora (siamo ad un´ora dall´Italia). A Rize un
bambino con la sua biciclettina sperimenta le due frasi
d´inglese che sa con noi e ci segue per tutta la cittá
mentre cerchiamo un hotel. Buca la camera d´aria della sua
biciclettina, Claudio prova a riparargliela ma é davvero
troppo marcia. Saliamo in albergo e dopo un pó sentiamo la
voce del bimbo. É venuto a lamentarsi che per colpa nostra
a bucato la camera d´aria. Risolto l´equivoco, il
proprietario dice al bimbo di andare in un negozio di bici a
farsela riparare che poi passerá a pagare!

7 giugno. Ripartiamo con, sopra la nostra testa, dei grossi
nuovoloni e la pioggia! Lungo la strada appena rifatta ci
sono delle gallerie (alcune in cotruzione) per far evitare
ai mezzi i sali e scendi. Prima o poi le vieteranno alle
bici!! Ci sono molte costruzioni nuove. Alcune giá nate
storte! Arriviamo a Trabzon nel primo pomeriggio. Ci sono
molti hotel ed il centro pieno dý negozi, ristorantini
(per lo piú che fanno kebaba ma anche altro) e gente.

8 giugno. Un salto all´ufficio turistico dove chiediamo
per un negozio dý bici ed una cartina della Turchia.
L´uomo dell´ufficio turistico, molto gentile, ci indica
il negozio di bici e ci da una mappa della Turchia (non e´
la fine del mondo ma puó andare!). Il negozio di bici non
ha tante cose di buona qualýtá ma compriamo una camera
d´aria, un copertone, del mastice e la cassetta dýetro
per la bici di cla. Servýrebbe anche una crona centrale
per la mia ma non siamo riusciti a trovarla! Oggi e domani
sistemeremo le bici e poi ripartiamo verso sud. In una
decina di giorni dovremmo raggiungere la Syria. La strada
sará abbastanza (molto!) su e giú!

Ciao cari, andiamo a mangiare che sono le due passate!'

Un abbraccio,

Patrizia

4.6.08

CLAUDIO (COAST TO COAST, 4/06/2008)
Ciao Gente, siamo arrivati a Batumi, citta' sul Mar Nero. Il
"coast to coast" Caspio - Nero e' finito ieri pomeriggio
verso le 4. Ci siamo alloggiati in un alberghetto economico
vicino alle rive del mare, si sta bene e resteremo fermi
anche domani.

Il 29 maggio abbiamo lasciato Yerevan. Partiti dalla
capitale la strada ha cominciato a salire dolcemente
costeggiando il confine turco a soli 20 km di distanza.
Sulla sinistra avevamo il monte Ararat (5100 m) dove l'arca
di Noe' si era incagliata, e sulla destra il monte Arangat
di 4100 m. L'Arangat e' il monte piu' alto in Armenia e le
strade lo evitano passando a destra o a sinistra. Ovviamente
e' inevitabile salire!! La continua salita e il freddo
avevano messo un po' K.O. Patrizia. Il ginocchio sinistro le
faceva male e procedevamo molto lenti.
Nel pomeriggio un temporale ci ha bloccati in un
distributore del gas. Avevamo sfruttato le tettoie per
ripararci dalla pioggia ma il proprietrio vedendoci ci ha
invitati in ufficio a scaldarci. Finita la pioggia abbiamo
ripreso la lenta marcia in salita. Aumentava il freddo e i
nuvoloni in cielo. In serata un'altro temporale e' stato
inevitabile! Abbiamo trovato riparo in una fermata del bus
in un villaggio e atteso invano сhe smettesse di piovere.
Abbiamo usato tutti i vestiti a disposizione (davvero ben
pochi!) per scaldarci. Eravamo oltre i 2500 metri di
altitudine. Con il fornello abbiamo cucinato la pasta e
siamo rimasti li a guardare il cielo e sperare che il tempo
migliorasse. Cessato di piovere abbiamo fatto un giro per il
villaggio. Cercavamo ospitalita' ma ormai era quasi buio e
la gente era in casa a scaldarsi le ossa. Tentativo fallito,
abbiamo montato la tenda non lontano dalle case e abbiamo
trascorso la notte.

Al mattino, mentre aspettavamo che asciugasse la tenda, un
contadino e' venuto a darci il buongiorno. Era dispiaciuto
di non averci visti la sera per poterci invitare a casa sua.
Vedendo Patrizia infreddolita insisteva perche' andassimo a
casa sua a bere (lei) un chay e (io) un bichiere di vodka!!
Al mattino prima di pedalare?! No grazie!

Il 30 maggio e' stata una giornata tranquilla. Dopo un'
oretta di pedalata ci siamo fermati a prendere un chay e il
proprietrio ha voluto offricerlo. Dovevamo fare davvero
tanta pena!
Nel primo pomeriggio abbiamo raggiunto Gimuri, una citta' a
1500 metri. Visto i nuvoloni in cielo e i tuoni che si
avvicinavano abbiamo optato per una sosta anticipata!! Ci
siamo alloggiati in una homestay per la notte. La citta' era
molto sovietica, coi suoi palazzoni grigi che non centravano
niente con il paesaggio montano.

31 maggio, il confine georgiano non era molto lontano ma ci
sono volute alcune ore per raggiungere un passo oltre i 2500
metri. Lungo la strada c'erano molte mandrie di mucche e
branchi di cavalli che pascolavano liberamente. I rari
villaggi erano di casette di legno dove abitavano contadini
e pastori. In molti erano perplessi a vederci passare con le
bici. Perche' tanta fatica?! Ma non avete i soldi per una
macchina?!

Raggiunto il confine abbiamo impiegato pochi minuti ad
ottenere i timbri sui passaporti. Raggiunta la frontiera
georgiana e' peggiorata drasticamente la strada! Basta
asfalto! Quella discesa tanto attesa era solo una leggera
discesina sterrata! Ma che pacco! Dopo 30 km ci siamo
fermati in un negozietto a comprare dell'acqua. Sfoggiando
il nostro russo abbiamo chiesto per quanti chilometri la
strada sarebbe continuata cosi', sterrata. Il proprietrio
non capiva la domanda... Ci siamo resi conto dopo сhe la
domanda era insensata... A pochi metri dal suo negozietto
cominciava l'asfalto ma eravamo troppo cotti per vederlo!!
Nei villaggi vicino alla frontiera molte cicogne avevano
nidificato sui pali della luce. In ogni nido c'era la madre
con i piccoli. Con la primavera e' tempo di cuccioli,
vitellini, cavallini e non potevano mancare le cicogne!

Per la notte ci siamo alloggiati in una gastiniza (albergo)
super sovietica! Quell'albergo ci era stato consigliato da
due alcolizzati seduti sul marciapiede. Con 10 Lari (4 euro)
avevamo una stanza enorme. L'unica paura era girarsi nel
letto. Cigolava il pavimento e le crepe sul soffitto non
erano molto rassicuranti! Il balcone della nostra stanza era
gia' crollato anni prima. Il propietario aveva giustamente
bloccato la porta con dei chiodi per evitare сhe i clienti
volassero di sotto! Per cena ci siamo comprati un bel pollo
allo spiedo e mangiato in camera.

Il primo giugno abbiamo cominciato con una bella discesa!
Finalmente! Costeggiando il fiume abbiamo incrociato molte
mandrie di mucche che camminavano liberamente in mezzo alla
strada. Non come in India eh! Erano delle belle mucche!
Quando ci vedevano passare si inchiodavano a fissarci
terorizzate. I ciclisti sono un po' una novita' in Caucaso!
Costeggiando il fiume e' stato curioso vedere due tipi di
ponti differenti... Per un ponte avevano usato un vagone del
treno appoggiato sulle rive.
L'altro ponte che sarebbe stato troppo lungo da costruire
avevano fatto una teleferica usando la cabina di un camion!
Una giornata perfetta, sole e discesa costeggiando il fiume,
riempendo le borracce dalle sorgenti e schivando vacche in
mezzo alla strada.
Purtroppo lungo la strada una delle rarissime macchine aveva
investito un serpente. La povera bestia, ancora viva,
strisciava ancora ma meta' corpo era spappolato e contorto
su se stesso. Faceva troppa pena e ho pensato di ammazzarlo
per non farlo piu' soffrire. Sarebbe vissuto ancora molti
giorni soffrendo troppo.
Abbiamo pranzato in riva al fiume e realizzato che la strada
non sarebbe scesa fino al Mar Nero ma ci sarebbe stata una
bella salita davanti a noi.

Sosta merenda in una citta' e poi la strada ha cominciato a
salire e peggiorare man mano. In alcuni punti la strada
sembrava il greto di un fiume da tanto era mal messa. In
serata abbiamo raggiunto Adigueni, un villaggio poco
accogliente ma con una gastiniza che faceva al caso nostro.
Era chiusa ma le propietrie di un kafe avevano chiamato la
padrona per venirci ad aprire.
Un vecchietto ci ha accompagnati alla gastiniza ed e'
rimasto con noi fino all'arrivo della padrona. Era molto
piacevole, rideva e cercava di conversare con noi. Poi mi ha
chiesto: "ti piace l'albergo?". Io: "si, e' bello".
Lui: "bello?!". Ed e' scoppiato a ridere facendomi vedere i
terrazzi pericolanti e le porte marce! Non era scemo il
vecchietto, sapeva che quel villaggio era mal beciato.
La padrona dell'albergo sembrava la matrigna cattiva di
cenerentola ma si e' dimostrata molto operativa e gentile
con noi. Altri 10 lari ma questa volta con lenzuola super
pulite! Il bagno pero' si e' aggiudicato il primato dei piu'
inquietanti visti in viaggio! Effettivamente non c'era
l'acqua e per mandare giu' la cacca bisognava usare un
bastone.
Per cena ho cucinato la pasta sul terrazzo e abbiamo
mangiato in camera. Se non avessimo avuto le scorte ci
saremmo morti in quel villaggio.

Il 2 giugno uscendo dalla gastiniza abbiamo incontrato il
vecchietto, questa volta aveva i guanti da lavoro e parlava
con un impiegato del muinicipio. Mitico vecchietto! Grazie
per l'aiuto!

Come inizio giornata non poteva andare peggio, salita
sterrata costeggiando il fiume. Una volta lasciato il fiume
sono cominciati i tornanti. Alcune persone con i furgoni si
fermavano per salutarci e invitarci a salire a bordo. Non
concepivano il nostro rifiuto. Pedalare?! Ma perche'?!
Un signore perplesso ci aveva pure proposto di portarci fino
in cima al passo e poi scaricarci per fare la discesa in
bici! E' andato via sorridendo ma perplesso dal nostro
rifiuto.
Sali sali e il tempo peggiorava. Arrivava la nebbia a
complicare le cose, il freddo e diversi guadi da
oltrepassare. Io non ho avuto grosse dificolta' ma Patrizia
si era bagnata i piedi mettendoli a bagno. Un guado un po'
troppo impegnativo per me e' stato impossibile per Patrizia.
Lei ha preferito prendere la bici a mano e spingerla in
mezzo al fiume. E' troppo leggera povera Patrizia e i fiumi
erano troppo alti.
Salendo e salendo abbiamo raggiunto la neve. La nebbia
impediva di vedere oltre i 50 metri. Abbiamo incrociato una
povera vecchietta сhe da un villaggio camminava verso
l'unico negozietto a un chilometro da casa sua.
Patrizia aveva troppo freddo ai piedi, le ho dato le mie
scarpe asciutte, i miei calzinidi di riserva e ho indossato
i sandali. Sembravamo due imbecilli, lei con le scarpe
lunghe come una papera e io in pantaloncini e sandali in
mezzo alla neve.
2025 metri, finalmente in cima al passo! Ci siamo fermati
nel negozietto a comprare un po' di cioccolata e con noi era
arrivata anche la povera vecchietta.
Abbiamo cominciato a scendere lentamente, frenati dal freddo
ma sopratutto dalla strada del belino! Abbiamo incrociato
molti camion carichi di gente sul cassone in mezzo alle
provviste. Non passavano autobus su quella strada e i camion
erano gli unici mezzi di trasporto. Alcuni erano in panne e
abbandonati in mezzo alla strada. Abbiamo incontrato molti
pastori col loro gregge, i loro cani (bastardi) e il loro
bestiame colorato! Per distinguere le loro vacche gli
coloravano le corna, oppure un collare colorato o un fiocco
in un orecchio.

Anche nella discesa c'erano molti guadi e per evitare che
Patrizia bagnasse anche le mie scarpe facevo avanti e
indietro... Prima guadavo con la mia bici e poi tornavo a
prendere la sua!

Scesi a valle la strada costeggiava il fiume, discesa fino
al Mar Nero! Era troppo bello per essere vero e infatti giu'
a valle ha cominciato a piovere! Ci siamo riparati sotto un
albero in tempo vicino ad una casa. Volevamo chiedere
ospitalita' ma non e' stato necessario. La padrona di casa
con una vicina sono venute a chiamarci per entrare a
scaldarci!
Abbiamo cenato con loro ( la mamma cicciona e le due figlie)
e atteso l'arrivo della famiglia e dell'interprete! Il mio
vizio di far finta di capire tutto aveva gasato la madre a
parlarmi sempre in russo. Ormai era tardi per dire che non
capivo una sega!
L'arrivo della famiglia non finiva piu', marito, fratello,
sorella, cognato, cugini e parenti lontani... ma quanti
siete! Un vecchietto (il driver) gli aveva portati tutti li.
Una ragazza faceva da interprete parlandoci in inglese.
Abbiamo cenato un'altra volta e ovviamente brindato! Via di
vodka!!
I brindisi del padre (ex pugile) erano strazianti! Brindo
per la pace, brindo per l'Italia, brindo per tutti quelli
che vogliono la pace, brindo per l'europa, brindo per voi
italiani... Prima di bere il nostro bicchiere passavano 10
minuti di discorso! Ad ogni brindisi il driver (il
vecchietto) si addormentava. Per farlo bere gli davano una
pacca sulla spalla almeno si svegliava! Poi il marito
scherzava sempre sul peso della moglie. Diceva che quando
l'aveva sposata era 68 kg ma poi e' diventata 180 kg!
L'amico del padre era un mito, alcolizzato perso aveva preso
in mano la situazione coi brindisi... Brindo per la pace,
brindo per l'Italia, brindo per tutti quelli che vogliono la
pace, brindo per l'europa, brindo per voi italiani... brindo
per Bin Laden! Siamo scoppiati tutti a ridere. Minchia che
pacifista!

Per la notte ci hanno preparato una stanzetta bella calda e
al mattino avevamo una ricca colazione sul tavolo. Uova,
pollo, pasta, salsicce, pane e molte altre cose.

Il 3 giugno siamo partiti con calma, avevamo solo 50
chilometri da fare e la maggior parte in discesa. Ci ha
rallentati un mio copertone сhe ha sbugnato in due punti.
Lo avevo preso in Thailandia ed era ora che morisse anche
lui! Ci siamo fermati sotto una pensilina di legno per
invertirlo con quello dietro. Sul davanti ho ben poco peso e
dietro sarebbe esploso del tutto. In Turchia lo cambiero',
qui non si trova nulla di buono.

Ieri pomeriggio abbiamo raggiunto Batumi e finalmente questa
mattina ci siamo fatti una bella dormita. Abbiamo una bella
cameretta e c'e' pure la TV con due canali. Ieri abbiamo
visto un video musicale di Paola e Chiara e oggi c'era una
puntata del Maresciallo Rocca... Ma non hanno altre cagate
da far vedere?!!

Domani resteremo fermi a riposare ancora un po' e poi si
parte verso la Turchia сhe e' a poche ore di strada da
qui.

Ciao a tutti, alla prossima.

Claudio
PATRIZIA (YEREVAN-BATUMI, 27/05/2008 - 4/06/2008)
Ciao cari,

siamo sul Mar Nero! Di nuovo vicino a questo mare dopo un
anno e mezzo. Siamo a Batumi, in Georgia, ad una 20ina di km
dal confine turco. Arrivati ieri dopo una settimana
intensa! Abbiamo provato qualche ora fa a scrivere ma e'
andata via la corrente. Cosi' eccoci qui ora!

Dopo aver passato qualche giorno a Yerevan siamo ripartiti
il 29 maggio in mattinata. Fuori dal centro citta' vediamo
nel loro massimo splendore il Monte Ararat ed il piccolo
Ararat in Turchia. Innevati e che si ergono maestosi nel
cielo azzurro. La strada sale, sale e sale! Il bel tempo se
ne va e ci coglie un bel temporale. Ci ripariamo sotto la
tettoia di un benzinaio. Fa freddo e infradiciarsi non e'
divertente! Mi duole un po' il ginocchio snistro ma
probabilmente e' il freddo. Lo scopriro' quando saro' al
caldo! Prima che venga buio un cielo nero si presenta sopra
le nostre teste. Temporale e grandine riescono a farci
venire freddo ed a bagnarci per bene gambe e piedi. Ci
fermiamo sotto la tettoia di una fermata dell'autobus vicino
ad un paesino. tanti uccellini si riparano sotto la stessa
tettoia. Non accena a smettere cosi' ci togliamo scarpe e
calzini bagnati. Cuciniamo della pasta e poi pensiamo a dove
accamparci. Smette di piovere ed esce l'arcobaleno. Intorno
a noi e' prato e fango...sta per venire buio. Montiamo la
tenda non distante dal villaggio e nei sacchi a pelo
finalmente ci riscaldiamo!

30 maggio. Al nostro risveglio la tenda e' coperta di
ghiaccio all'esterno. L'appendiamo ad una serra in disuso
per farla asciugare. Mentre facciamo colazione un pastore
con le sue mucche ci si avvicina e сi invita a casa sua
per bere e mangiare. Se l'avessimo incontrato la sera prima
ci avrebbe offerto anche da dormire! Peccato. Ripartiamo e
dopo una piccola salita si scende...anche se con il freddo
nonce la godiamo troppo. Ci fermiamo a Marlik, in un
negozietto vicino ad un benzinaio, e prendiamo due tazze di
te' bollente. Davanti a noi la vetta di 4090 metri del monte
Aragats. Riscaldati un poco pedaliamo fino a Gyumri dove
decidiamo di fermarci (anche se e' solo ora di pranzo)
vedendo il cielo nero. Non ce la sentiamo di prenderci
un'altra lavata!

31 maggio. Si riparte...ovviamente in salita! Il paesaggio
ripaga la fatica della salita. Prima del confine
armeno-georgiano, attraversiamo un paesino dove ci sono
molti nidi di cicogna sui pali dell'elettrificazione. Tante
hanno con loro nel nido due o tre piccoli. In mezzora
attraversiamo la frontiera. Dal lato georgiano la strada e'
terribile. Sterrata e piena di buchi. Ma si dai 2 o 3 km
migliorera'. Almeno proviamo a sperarlo! Dopo 20 km la
strada e' sempre uguale! Ci fermiamo in un negozietto,
compriamo due gelati e ci sediamo sugli scalini del negozio
a mangiarli. Chiediamo al proprietario com'e' la strada per
Batumi e ci risponde сhe lui fino a Batumi non ci e'
mai arrivato pero' per 90 km la strada e' bella. Non capiamo
la risposta vedendo davanti a noi una strada devastata.
Ripartiamo e dopo 50 metri capiamo...finisce la strada
brutta ed inizia l'asfalto! Pedaliamo fino ad Akhalkalaki
dove alloggiamo in un 'gastinitsa' (hotel) molto sinistro
che ai tempi suoi deve essere stato bello ed elegante. Ora
sta su per miracolo con le crepe сhe ci sono nelle pareti.
La stanza сhe abbiamo e' veramente grossa con tutto
l'arredamento necessario ma сhe data molti anni fa (come
la pulizia!), il bagno e' in condizioni disastrose! Costa
poco, abbiamo il sacco a pelo ed un tetto sulla testa!
Usciamo per comprare qualcosa da mangiare. Ci fermiamo
davanti ad una piccola baracca dove una signora vende della
verdura. Indichiamo i pomodori (in russo pomidor), e la
signora (che probabilmente aveva venduto poco durante la
giornata) ci chiede quanti CHILI ne vogliamo. Gli diciamo
due pomodori e сi ritroviamo con un sacchetto con un chilo
di pomodori! Per completare la cena compriamo anche un pollo
allo spiedo!

1 giugno. Usciamo dall'albergo di buon'ora (forse non troppo
di buon'ora!), finisco di caricare la bici e Claudio da le
ossa del pollo ad alcuni cani. Una signora сhe passa di
li' con una borsa piena di bottiglie con del latte fresco mi
chiede se ne voglio comprare. Peccato abbiamo gia' fatto
colazione. Percorriamo una strada сhe costeggia un fiume
in discesa. In un punto hanno 'costruito' un ponte usando un
vagone di un treno. Particolare! Arriviamo ad Akhaltsikhe,
da dove la strada incomincia a salire costeggiando un altro
fiume. Dopo una 20ina di km un bivio: Batumi a sinistra o
Kutaisi dritto. La strada сhe va a Kutaisi in ottime
condizioni, quella per Batumi (la nostra!!) in pessime
condizioni. Sembra il letto di un fiume in salita. Dopo 12
km di strada terribile, qualche sventata caduta e miei
conseguenti scleri arriviamo ad Adigeni. Un villaggio in
mezzo ad una valle con tante costruzioni semi-abbandonate
(tante stile sovietico). Chiediamo ad un ragazzo se c'e' un
'gastinitsa' e сi indica una costruzione semi-cadente un
po' piu' in la'. Sembra una struttura disabitata. Chiediamo
a delle gente in un 'kafe' vicino. Un vecchietto ci indica
l'hotel (se lo si puo' chiamare cosi'!), mentre un'altra
donna ci dice che e' chiuso. Giunge un'altra donna e
telefona a qualcuno. Ci dice сhe arrivera' qualcuno ad
aprirci. Aspettiamo con il vecchietto davanti alla porta del
'gastinitsa' chiusa con il catenaccio. Dopo un po' arriva
una signora che a vederla assomiglia alla matrigna di
Cenerentola. Poi parlandoci, scopriamo essere invece molto
gentile. Saliamo due piani di scale ed entriamo in un
corrdidoio dove si affaciano una decina di stanze. Credo sia
molto tempo сру nessuno dorma li' dentro. E' molto
'squincio' ma rimaniamo sorpresi dalle lenzuola piegate e
profumate che ci vengono date. Paghiamo due euro a testa. Da
queste parti non e' male (in Pakistan o Nepal sarebbe stata
una cifra da capogiro per una stanza del genere)! Cuciniamo
sul terrazzo con il nostro fornello a benzina.

2 giugno. Sveglia presto (davvero di buon'ora!). Dopo aver
comprato della 'bumaga' (carta igienica) tipo carta vetra
(l'unica reperibile fuori dai grossi centri!) ripartiamo
costeggiando il fiume. La strada e' sempre sterrata e piena
di buchi (e pensare сhe sulle mappe e' segnata come strada
principale!). Dopo pochi km la strada comincia a salire piu'
violentemente ed in alcuni tratti ad essere davvero brutta.
Passiamo qualche fiumiciattolo che attraversa la strada.
pedaliamo costeggiando il versante della montagna, con il
fiume molto piu' in basso alla nostra sinistra. Piu' si sale
e piu' fa freddo, ma forunatamente c'e' il sole. Passano
pochissimi mezzi (forse uno ogni ora o cosi', per lo piu'
auto Niva, Uaz o camioncini). Due si fermano e сi chiedono
se vogliamo caricare le bici. Alla nostra risposta negativa
rimangono un po' perplessi e poi ripartono salutandoci. In
un guado di un fiumiciattolo un po' piu' grosso perdo
l'equilibrio e dentro con i piedi nell'acqua gelata!
Passiamo un paesino, il tempo peggiora, entriamo nelle
nuvole! Di fianco a noi qualche mucchio di neve qua e la'
(la neve a giugno!). Ho i piedi e le scarpe fradicie.
Claudio mi presta le sue ed i suoi calzini (che tesoro!) e
lui mette i sandali. Arriviamo in cima al passo (2025 metri)
ed indossiamo tutto cio' сhe abbiamo! C'e' una baracchetta
di legno сhe fa da negozietto dove compriamo del
cioccolato. Non si vede oltre il proprio naso. Le condizioni
della strada sempre pessime...ma magari migliorano. Alcuni
cordini sulla bici si gelano dal freddo. Imbacuccati per
bene incominciamo a scendere. I piedi e le mani sono gelati.
Procediamo massimo a 12 km all'ora in discesa. La strada e'
davvero brutta, piena di sassi e di buchi. Un po' di volte
rischio di dare una facciata per terra. Piu' scendiamo piu'
la temperatura migliora. Un camion e' fermo in mezzo alla
strada, ha storto l'asse (ci credo con quella strada!). Le
nuvole si aprono un po' e ci lasciano vedere il paesaggio
intorno. Tanti pascoli, pastori e case ogni dove. Povera
gente su сhe strade devono viaggiare. Dopo 30 km dal passo
la strada migliora. E' per lo piu' discesa costeggiando un
fiume, le cui acque finiranno nel Mar Nero. Sono le 19 e
mancano ancora 50 km a Batumi. Non ci arriveremo mai. Sta
iniziando a piovere. Io ho ancora le scarpe di Claudio e lui
e' in sandali. ci fermiamo di fianco al paletto сhe segna
i 50 km da Batumi a pensare sul da farsi. Una ragazza ed una
signora ci si avvicinano e ci dicono di andare a ripararci a
casa loro. Portiamo le bici sotto il portico della loro casa
e noi veniamo invitati dentro. Ci sediamo sul divano in
salotto e ci vengono offerti caffe' turco e cioccolatini. E'
un po' di giorni che non ci laviamo e puzziamo abbastanza
(ci spiace!). Ci sono la mamma (una signora gentile,
simpatica у veramente enorme) e le due figlie. Scherzano
sul peso della mamma e lei e' molto autoironica. Ci offrono
la cena: uova, verdura, riso e pane. Dopo cen pian piano
arriva un sacco di gente. Il fratello, il papa', la sorella
del papa' e la figlia e tanti altri. Riviene pparecchiato il
tavolo, coca-cola, fanta, birra, vodka, uova, wurstel
(terribili!), pesce, pane e cioccolatini. Io riesco a bere
solo un po' di birra e poi a rifiutare l'alcool. Il papa' fa
un sacco di brindisi ed ad ogni brindisi precede un
discorso, che vengono tradotti dalla figlia della sorella
del marito, Manan, сhe parlicchia un po' d'inglese e
traduce come puo'! C'e' tanto calore e sono tutti molto
gentili. La 'tradizione' del bere e' rimasta in molti posti
ex-sovietici. Ci viene preparato il letto in una stanza.
Grazie di tutto. Buonanotte!

(...c'e' questo computer сhe e' un pacco! Sono impostati i
caratteri romani, ma ogni volta che digito la lettera 'e' mi
ritornano i caratteri in cirillico!! Cosi' ogni volta che
digito la 'e' devo rimpostare la lingua!argh!...)

3 giugno. Facciamo colazione con la famiglia. c'e' veramente
di tutto: 'Makaroni' (pasta), frittata, pollo, pesce, pane,
te' e caffe'. E il fratello beve anche un bicchiere di
birra! Ripartiamo у dopo poco ci fermiamo sotto una
baracchetta di legno сру serve per chi aspetta
l'autobus. Claudio inverte i copertoni alle sue ruote.
Quello dietro ha due bugne enormi. I Turchia dobbiamo
trovare un negozio di bici per forza! Abbiamo bisogno un po'
di cose per rimettere in sesto le bici. Costeggiamo sempre
il fiume. Alle 4 del pomeriggio arriviamo a Batumi. Di nuovo
sul Mar Nero. troviamo alloggiamo in un alberghetto in
centro. Davvero semplice ma carino. E cosa importante con
l'acqua calda!!! Pranziamo alle 4 e mezza in uno dei tanti
posti che fanno kebab e specialita' turche. Siamo molto
vicini alla Turchia e si vedono molte auto con la targa
turca. Dopo cena e dopo la doccia facciamo un bucato con
tutta la nostra roba (non e' сhe sia tanta ma in questi
giorni l'abbiamo usata proprio tutta!). E' ancora in camera
stesa e noi ci giriamo a malapena. Buonanotte viaggiatori!


4 giugno. Giornata di spesa e acquisti...dopo piu' di un
anno di onorevole servizio le mie scarpe adidas comprate a
Pechino (quindi perfettamente taroccate!) sono da buttare.
Entra l'acqua dalle suole e si vede bene la luce dalle
solette. Cosi' oggi ne ho comprate un altro paio. Dopo tanto
girare ne ho trovate un paio quasi decenti: (in questi posti
e' quasi impossibile trovare un paio di scarpe da tennis
сhe non siano la copia di puma, adidas, ecc..!) puma
taroccate (dal lato c'e' scritto 'PUMA' per meta' in
cirillico...ma si puo'?!). Speriamo reggano fino a casa! Le
piu' brutte сhe ho visto taroccate:...a Tblisi un ragazzo
aveva delle scarpe con scritto 'PAMU' (terribili!). Oppure
le ciabatte cinesi con scritto 'BNA' (invece di 'NBA') o
'NIK' (invece di 'NIKE').

Domani staremo ancora qui e poi attraverseremo la Turchia,
direzione Syria.
Ciao gente!

Un abbraccio,

Patrizia