27.3.08

CLAUDIO (BUROCRAZIA, 27/03/2008)

Ciao Gente, siamo ancora fermi a Yazd ma domani mattina
finalmente si riparte.

Non abbiamo ancora pedalato in Iran, per ora e' stato tutto
un po' troppo complicato ma da domani si ricomincia! Il
vento soffia sempre da ovest ma sara' comunque bello
pedalare.

Siamo arrivati a Yazd la settimana scorsa nel periodo
peggiore dell'anno. Il No Ruz, il nuovo anno iraniano. Il 21
marzo con l'inizio della primavera comincia anche il nuovo
anno del calendario iraniano. Tutte le famiglie si spostano
in massa verso le citta' turistiche e in visita dai loro
parenti lontani. Gli alberghi sono tutti affollatti, gli
autobus pieni e molti negozi chiusi.
Molta gente preferisce accamparsi con la tenda ma non ci
sono i campeggi... Si accampano ovunque, nelle piazze
davanti ai monumenti, nei giardinetti, nelle rotonde in
mezzo agli incroci, sui marciapiedi e in ogni luogo dove si
possa montare una tenda. Sono tutti attrezzati con stuoie e
cucine da campo, hanno pensato a tutto!
Il No Ruz dura una settimana e comprende diverse feste,
molti festeggiano dal 21 al 2 Aprile, il tredicesimo giorno
del nuovo anno.

Yazd e' una citta' fantastica nel mezzo del deserto, una
delle citta' piu' antiche al mondo. Costruita con mattoni di
fango e paglia e famosa per i suoi "badgirs", le torri del
vento. Sono state studiate in modo da catturare il vento e
convogliare l'aria per rinfrescare le case. I ventilatori
antichi...
La citta' e' stata un'importante centro per la religione
pre-islamica, il Zoroastrianism, ed e' tuttora la piu'
grande comunita' Zoroastrian del paese.

Abbiamo passeggiato per i vicoli disabitati e visitato
diverse moschee. Ha un'incredibile somiglianza con
Samarcanda per i suoi alti minareti celesti e le facciate
delle moschee che ricordano il Registan.

A Yazd abbiamo avuto un'idea geniale (ci smbrava
geniale...), quella di anticipare i visti per il
proseguimento del viaggio dirigendoci a Tehran con un bus.
Il visto turkmeno porta via almeno 10 giorni quindi il
nostro piano era perfetto, "andiamo a Tehran con il bus,
facciamo la richiesta e poi torniamo a Yazd!" Daccordo con
il padrone della guest house abbiamo lasciato le bici e i
bagagli in sua custodia e con un bus siamo andati a Tehran.

Questo era il piano B, un disastro totale. Per richiedere il
visto di transito turkmeno avevamo bisogno prima del visto
azerbaijo che ci avrebbero fatto in giornata. Ci avrebbero
fatto se l'ambasciata fosse stata aperta!
L'unica ambasciata che si e' concessa il lusso di chiudere
per 10 giorni e' stata proprio quella azerbaija!!
Che nervoso, una notte in autobus per richiedere quei visti
andata in fumo.

Il piano B ha continuato a peggiorare il giorno dopo con la
seconda idea... "Richiediamo il visto siriano gia' che siamo
qui a Tehran". All'ambasciata non accettavano la richiesta
senza una lettera di raccomandazione da parte
dell'ambasciata italiana ma nessun problema...
All'ambasciata italiana ci hanno rilasciato la lettera in
poche ore e siamo tornati all'ambasciata siriana.
Un po' di attesa, ci spediscono al consolato "porta nord" e
compiliamo i moduli per la richiesta. Una volta nell'ufficio
l'impiegato ha cominciato con domande insensate e con un
tono da superiore irritante.

"Dove andate dopo la Syria? In Israele?"

Quella e' stata la domanda piu' del cazzo che poteva fare,
quella che ci ha fatto incazzare di piu'! Nonostante
continuassimo a insistere che noi in Israele non ci
volessimo andare e che mai nella vita saremmo andati non e'
servito a nulla.
Lui continuava a insistere con Israele, "perche' non ci
andate? Tanto una volta a casa potreste rifare il passaporto
e nessuno saprebbe che ci siete mai stati...". Quanto mi
irritava quel coglione, lui e i loro probelemi con Israele!
Ma che cazzo me ne frega a me delle loro paturnie!!

Fatto sta che alla fine con un tono di superiorita' e
leggerezza ci ha detto "tornate sabato, magari ottnete il
visto, magari no...".
Troppo incazzati per farci prendere ancora per il culo ci
siamo ripresi i passaporti e ce ne siamo andati. Ero al
limite della sopportazione, ancora un minuto e loavrei
picchiato.

Il fastidio piu' grosso e' avere a che fare con degli
impiegati dietro una scrivania che grazie a quella possono
impedirti di proseguire a loro piacimento.

Il nervoso e' passato il giorno dopo nonostante un viaggio
a Tehran di 3 giorni e due notti su un bus a dormire scomodi
e poche ore.

Per la Syria ho contattato l'ambasciata italiana ad Ankara
per una lettera di presentazione. In Turchia e' piu'
semplice ottenere il visto siriano essendo confinante.

Questa mattina siamo arrivati a Yazd dopo una notte
turbolenta in bus. Ci siamo rimessi nel dormitorio in
compagnia di altri viaggiatori "sfigati". Una canadese e una
peruviana incontrati gia' a Tehran che stanno aspettando il
visto indiano che lentamente forse avranno. Probabilmente a
Tehran mettono la peggir specie di impiegati dietro le
scrivanie!
Questa mattina ci siamo fatti delle grosse risate parlando
delle nostre esperienze a Tehran.... Buona fortuna ragazzi!!

Domani si riparte, questo e' quello che conta in un viaggio.
Andremo lentamente verso Tehran dove riproveremo a
richiedere i visti azerbaijo e turkmeno.

Sara' deprimente tornare a Tehran ma almeno sappiamo gia'
dov'e' lambasciata azerbaija, dove fanno le fotocopie,
dov'e' una pasticceria e dove andare a dormire!! Un
vantaggio notevole!!

Ciao gente, viva le scrivanie!! A casa me ne compro una e
gioco a fare l'impiegato cattivo!!!

Buon viaggio!!

Claudio
PATRIZIA (LA BUROCRAZIA, 20/03/2008 - 27/03/2008)

Ciao gente!

Siamo a Yazd. Ritornati qui dopo tre giorni a Tehran
abbastanza disastrosi da diversi punti di vista! Piu' avanti
spieghero'...

Yazd ha un centro storico molto particolare ed e' uno dei
piu' vecchi al mondo. Le case sono fatte di paglia e fango e
hnno il tipico color sabbia. Camminando in mezzo alla citta'
vecchia, ci si perde nei vicoli e non puoi mai fare la
stessa strada! Ci sono alcune moschee, con smalti blu e
azzurri che ricordano Smarcanda in Uzbekistan. Mentre il
centro storico ricorda quello di Bukhara. In alcune moschee
pregano e c'e' una parte riservata alle donne. Di solito in
un'area di fianco a quella principale. I bimbi si divertono
a giocare sui tappeti mentre gli adulti pregano. In
moltecose c'e' laseparazione uomo/donna...scuole (fino
all'universita'), sugli autobus cittadini: gli uomini
davanti e le donne dietro, in metro c'e' un vagone riservato
solo alle donne (women only) e a volte nei ristoranti in
grandi occasioni (tipo matrimoni). In Pakistan nei
ristoranti c'era l'area famiglie (dove vcenivano messi tutti
i gruppi o coppie dove c'era almeno una donna) e la sala
'uomini'.

Ripartiti da Kerman ed arrivati a Yazd settimana scorsa
abbiamo valutato due o tre cose. Mi spiego. Siamo entrati in
Iran il 17 marzo. Abbiamo il visto iraniano valido 30
giorni. Quindi valido fino al 15/16 aprile. A Tehran vorremo
richiedere il visto azero, per poi riuscire a richiedere
quello turkmeno di transito. Visto per cui (dalle
informazioni che siamo riusciti a ricavare) sono necessari
una decina di giorni dalla data di richiesta a quella di
ritiro del visto. Il pensiero di dover passare un'infinita'
di tempo a Tehran non ci piaceva cosi' e' nato il "PIANO B":
abbiamo pensato invece di arrivare a Tehran con tutta calma
in bici, lasciamo le bici a Yazd, prendiamo un autobus fino
a Tehran, richiediamo il visto azero, ottenuto quello
richiediamo quello turkmeno, ritorniamo a Yazd, risaliamo in
sella alle bici e ora che arriviamo a Tehran con la lentezza
del nostro mezzo il visto sara' pronto, non dobbimopassare
troppi giorni a Tehran e non dobbiamo fare un'estensione del
visto. E magari mentre che siamo a Tehran riusciamo anche a
richiedere il visto syriano.

Un piano perfetto...

Domenica 23 (Pasqua), ore 21 prendiamo un autobus per
Tehran. Arriviamo il mattino del 24 a Tehran. Troviamo un
albergo (neanche caro per essere Tehran) e andiamo subito in
ambasciata Syriana. Ci dicono che vogliono una lettera di
presentazione da parte della nostra ambasciata. L'ambasciata
italiana oggi e'chiusa. E' pasquetta. Andiamo a quella
azera...c'e' un funzionario che ci dice che consolato e
ambasciata saranno in festa per piu' di una settimana. Il
piano B comincia a sgretolarsi. Non tutto e' perduto magari
la "gita" a Tehran non e' del tutto perduta. 25 marzo.
Andiamo in ambasciata italiana. Otteniamo la lettera di
presentazione. Corriamo in ambasciata Syriana.
Compiliamo i moduli per l'ottenimento del visto e veniamo
ricevuti da un impiegato syriano. Inzia una sfilza di domande
(per lo piu' provocatorie) da parte sua, tipo interrogatorio
di terzo grado il cui punto "clu" e' che anche se noi non
siamo mai stati in Israele (paese di cui se hai un timbro
sul passaporto non puoi mettere piede in Syria) quello
sostiene che avremmo potuto rifarare un passaporto o aver
escogitato qualcosa. Continua a dirci che
solo probabilmente ma solo probabilmente otterremo il visto.
Una persona veramente arrogante e antipatica. Alla fine ci facciamo ridare i passaporti e le foto tessera. I
fogli compilati non c'e' verso di farceli ridare e nemmeno
la lettera di presentazione rilasciata dalla nostra
ambasciata. Che si scaldi bene la sedia su cui e' seduto e
chissa' per quanti anni restera' seduto a "marcire nella sua
arroganza". Noi proseguiamo il viaggio lo stesso! :-)

Diciamo che non e' facile ottenere il visto syriano fuori
dal proprio paese... pero' si puo' anche essere gentili.

Proveremo in Turchia...

Nel pomeriggio decidiamo di fare il biglietto dll'autobus di
ritorno a Yazd per la sera dopo. Tehran e' abbastanza un
incubo di citta' per le ambasciate (qualche viaggiatore e'
tornato a casa per la disperazione o scappato da Tehran!) e
per quasi qualsiasi cosa vuoi fare. In posta per spedire un
cd in Italia hanno avuto bisogno che gli andassi a fare una
fotocopia del passaporto. All'ufficio telefonico non sono
stati in grado di farci telefonare.Meno male che esistono
gli internet cafe' (qui in Iran chiamati "Coffenet"...anche
se, se vuoi un caffe' e' praticamente impossibile averlo!).

Diciamo che a Tehran abbiamo speso soldi in taxi
(c'e'lametro ma non dove ci sono le ambasciate) per andar
avanti indietro da un'ambasciata all'altra per niente (o
meglio per sapere che una non ci fa il visto e che l'altra
era chiusa!). Fatto un sacco di km a piedi, mangiato kebab,
kebab e kebab e concluso fondamentalmente niente!

Stamattina siam arrivati qui a Yazd dopo una notte passata
in autobus. Domani o dopo ricominciamo apedalare. Esfahan,
Qom...e fra una decina di giorni dovremmo essere di ritorno
nell'incubo di citta' per richiedere visto azero
(Azerbaijan) e turkmeno. Probabilmente dovremmo fare
un'estensione del visto (per riuscire a ritirare il visto
turkmeno), la si puo' fare minimo 3 giorni prima della
scadenza del visto e non tutte le citta' sono buone per
farla. Per esempio farla a Tehran pare sia quasi
impossibile. Mentre Esfahan dicono sia il posto piu'
semplice dove farla. Vedremo cosa i due 'viaggiatori'
riusciranno a combinare! E come dicono qui...Inshallah!

La burocrazia...!!!!!!!!!!!

Ciao a tutti...a presto e speriamo con buone nuove! Diciamo
che mal che vada abbiamo davanti la Turchia per cui non ci
serve nessun visto per entrarci!

Patrizia

19.3.08

CLAUDIO (DESERTO, 19/03/2008)
Ciao Gente, siamo in Iran da un paio di giorni ed ora ci
troviamo a Kerman. Abbiamo finito con fatica il Pakistan e
abbiamo iniziato col piede sbagliato l'Iran ma le cose
cambieranno!

Siamo partiti da Quetta il 12/3 dopo una notte di mal di
pancia (forse la cena o forse una vaschetta di gelato) che
mi ha fatto dormire ben poche ore.
Uscendo dalla citta' Patrizia e' caduta per evitare un
carettino in mezzo alla strada, fortunatamente senza
conseguenze per lei e per la bicicletta. Non male come
inizio giornata!

La strada e' cominciata in salita, sterrata per i lavori in
corso, vento contrario e un bel caldo soffocante. Benvenuti
nel deserto!
Dopo neanche un'ora di pedalata e' arrivato il primo sasso,
un pastore annoiato dalle sue capre ha trovato un diversivo
quando ci ha visto passare.

Scorrevano i chilometri e aumentavano le sassate, niente e'
cambiato da cinque anni. Il solito comportamento infame, ci
salutavano e una volta lontani di 10 - 20 metri cominciavano
ad arrivare le sassate. Non solo i bambini le lanciavano,
gli adulti non erano da meno. Alcuni bambini usavano la
fionda ma bastava gridargli e se ne stavano buoni.

A 50 km da Quetta abbiamo costeggiato il confine Afghano. A
febbraio del 2007 eravamo in Tajikistan che costeggiavano
l'Afghanistan e ora di nuovo. Per quel tratto di strada due
poliziotti con la loro motoretta ci hanno scortato per la
nostra sicurezza. Non era piacevole averli attorno ma almeno
ci siamo risparmiati qualche sassata.
Ci hanno lasciati proseguire da soli dopo una trentina di
chilometri.

La strada nel deserto costeggia la ferrovia, le stazioni di
fango e paglia costruite dagli inglesi nell'epoca coloniale
sono in decadenza. Alcune distrutte dalle tempeste di sabbia
mentre altre ancora in piedi dove vivono i "ferrovieri" che
mantengono funzionante la ferrovia.
Nei passaggi a livello ci sono i cartelli di pericolo con
scritto "STOP - SEE - GO" e un'altro "ATTRAVERSATE A VOSTRO
RISCHIO E PERICOLO". Passeranno 5 treni al mese se va bene,
bisognerebbe essere proprio sfigati per farsi investire!

Prima di raggiungere la prima citta' e' arrivata l'ultima
sassata della giornata. Questa volta erano degli operai di
un cantiere stradale. La cosa che mi ha irritato di piu' e'
stata quella di non poter mettere le mani addosso a nessuno
perche' quei codardi tirano i sassi quando siamo lontani e
sopratutto quando sono i gruppo. Da soli fanno i bravi
bambini.... Maledetti!

Raggiunta Nuski col buio un ragazzo ci ha aiutato a trovare
una bettola per passare la notte. Patrizia la sera e' stata
male, mal di stomaco e nausa che non le hanno permesso di
mangiare la cena (schifosa e cara) che mi sono finito da
solo.

Il 13 marzo non e' stato meglio, siamo partiti presto con
Patrizia un po' dolorante e il vento che una mano non ci ha
mai dato!!
Il deserto sempre piu' arido, cammelli che mangino gli
arbusti, molta gente che vive nelle tende e i pochi villaggi
che incrociavamo erano di poche case di fango e paglia dove
si trova il minimo indispensabile per sopravvivere.
Al nostro passaggio i ragazzi uscivano dalle tende, ci
salutavano e ci chiedevano delle penne per scrivere ma
quando vedevano che non le avevamo iniziavano le sassate.
Ogni tre ragazzi erano almeno due sassate, non male come
media! Credo che se nella parte iniziale del Balochistan non
avessimo avuto la scorta della polizia sarebbe stata la
stessa cosa. E' un vizio che non vogliono perdere e finche'
uno non gli spara non lo perderanno mai!

Patrizia era sempre piu' debole, il deserto la stava
consumando e il mal di stomaco aumentava. Ci siamo fermati e
sedudi per terra aspettando che le passasse quando della
gente con un Pick Up si e' offerta di darci un passaggio
fino al primo villaggio dove avremmo potuto riposare.
Caricate le bici sul cassone assieme ad una povera capra ci
hanno portato per 5 chilometri e scarticati davanti a un
hotel. Che hotel... una stanza comune dove i camionisti si
fermavano a mangiare, riposare un paio d'ore e ripartire.
Ovviamente la clientela era 100% maschio!

Non avevamo la minima intenzione di passare la notte li
dentro, fossi stato solo non avrei avuto problemi ma con
Patrizia non mi fidavo.
Abbiamo aspettato un passaggio per la citta' sucessiva ma
nessun camion era scarico da poterci caricare le bici.
Un'ora di sosta e siamo ripartiti, proseguivamo lenti e
scazzati dalle continue sassate. Davanti ad una scuola delle
bambine hanno cercato di lanciarci dei sassi ma sentendomi
gridare sono scappate come delle lepri. Mi sono vendicato
sulle loro cartelle lanciandole lontano. Magra consolazione
ma avevo bisogno di sfogarmi un'attimo.

Mentre pedalavamo dei camionisti si sono affiancati a me
regalandomi un bel po' di arance che purtroppo Patrizia non
riusciva a mangiare per la nausea.
Cercavo di fermare i pochi Pick Up che transitavano su
quella strada per trovare un passaggio, a quella velocita'
non saremmo arrivati da nessuna parte quella sera.
Dopo una cinquantina di chilometri abbiamo incontrato
nuovamente i camionisti che mi avevano regalato le arance,
e' bastato un cenno per farli accostare e trovare uno spazio
per le biciclette nel rimorchio. Finalmente un passaggio,
Patrizia stava troppo male per continuare con la bici.

I camionisti trasportavano le arance fino al confine dove
altri camion iraniani le avrebbero ricaricate. E' stato
divertente viaggiare con loro, un'esperienza che tutto
sommato ci mancava. La strada era una sola corsia e ai bordi
solamente sabbia, quando incrociavamo un'altro camion o un
bus dominava la legge della giungla.... Entrambi i mezzi
acceleravano e fino all'ultimo vedevano chi si sarebbe
buttato fuori strada! Il camionista gridava "la strada e'
mia!!" e poi scoppiava a ridere. Verso sera abbiamo forato
una gomma, pure col camion!! Ma che porta sfiga che siamo!
In una mezz'ora l'anno sostituita e ne abbiamo approfittato
per una pausa chai. Prendono tutto con filosofia, una bella
risata, sistemano il danno e si riparte... che fretta c'e'.

Al tramonto si sono fermati al bordo della strada, preso il
loro tappeto e camminato qualche metro nel deserto dove
hanno pregato verso la Mecca.

Ci hanno portato per 120 km e lasciato davanti alla porta di
un albergo, erano delle persone davvero squisite. Sembra
strano che alcuni si divertivano a lanciarci delle pietre
mentre loro erano cosi' gentili con noi. Il Pakistan e'
pieno di contrasti, piu' di ogni altro paese. Giornate che
lo ami e giornate che lo odi a morte.

Ci siamo alloggiati nell'albergo piu' bello della citta'
(erano due, l'altro faceva piu' schifo). In camera c'era un
diavano che era diventato il letto dei topi. La notte ci
siamo svegliati in tempo e salvato la tenda che stavano
rosicchiando! Abbiamo appeso tutto il mangiare e le nostre
cose per evitare che le rosicchiassero. Per tutta la notte
e' stato un concerto di topi, sentivano l'odore del mangiare
e si arrampicavano ovunque per raggiungerlo.

Abbiamo riposato un giorno in citta' in modo che Patrizia si
riprendesse per bene. I topi ogni tanto camminavano sul
pavimento e alle volte si arrampicavano sulle biciclette.
Era impossibile scacciarli quindi era meglio conviverci in
pace.

15/03, la giornata di riposo ci ha fatto proprio bene e
abbiamo percorso 175 km. Il desetro senza nulla, sabbia,
sabbia e sabbia senza incontrare anima viva. Abbiamo
pranzato con pane e formaggini all'obra di un cartello
stradale, sembravamo dei profughi. Lungo la strada c'era un
solo villaggio, Yakmach, un'oasi di palme inaspettata in
mezzo a tutta quella sabbia.

Troppo caldo e poca acqua che pero' trovavamo nei pozzi
delle stazioni ferroviarie e nelle stazioni della polizia.
Tengono l'acqua in delle giare di terra cotta dove si
mantiene fresca, o meglio bevibile. Dei poliziotti ci
avevano chiamato in una caserma per bere un chai e siamo
rimasti mezz'ora con loro seduti in una stanza in silenzio.
Sembravamo in castigo, loro non parlavano inglese e noi non
capivamo l'Urdu, mezz'ora a guardarci e non parlare. Ci
hanno riforniti d'acqua e siamo ripartiti per Nukkondi.
In citta' (composta da ben poche case) non c'era un buco per
passare la notte e ci hanno mandato in una stazione di
polizia. L'intenzione era di montare la nostra tenda ma poi
un poliziotto si e' offerto di darci camera sua.

Abbiamo cucinato la pasta chimica con il fornello e ci siamo
messi in camera. Il poliziotto ci ha lasciato il letto
mentre lui si sistemava le coperte nel pavimento. Ha voluto
fare due foto, prima con me e poi con Patrizia con la scusa
di poterla toccare. Abbracciare una donna lo ha
probabilmente eccitato e continuava a chiedere di scattare
delle foto con Patrizia. Voleva sedersici vicino per poterla
toccare. Era fastidioso e poco rassicurante. La Notte
Patrizia era agitata e per tranquillizzarla rimanevo sveglio
a controllare che il poliziotto facesse il bravo. Di notte
parlava, invocava Halla e poi diceva qualche parola in
inglese.
Alle 4 di mattina e' entrato un'altro poliziotto in stanza
per svegliare il nostro "amico", cambio della guardia.
Quel pervertito e' uscito dalla stanza e fissava noi due
dallo spiraglio della porta. Col buio non vedeva bene quindi
e' rientrato in stanza ed ha acceso la luce ordinandomi di
non spegnerla! E' uscito nuovamente e si e' piazzato davanti
alla porta spiandoci. Probabilmente era talmente eccitato
che non voleva perdersi la scena di noi due in letto.

La mattina del 16/3 siamo sacappati dalla caserma, non
volevamo passare un minuto di piu' con quel depravato.
Abbiamo raggiunto in serata il confine con l'Iran dopo una
giornata dolorosa. Un vento contrario fortissimo, caldo,
sabbia e Patrizia un po' troppo provata dal deserto.
Un'esperienza un po' troppo faticosa per lei.

Abbiamo passato la notte a Taftan, la citta' sul confine. I
prezzi per turisti ovviamente gonfiati, credendo che ne
arrivavamo dall'Iran ogni cosa ce la volevano fare pagare il
doppio.

17/03, dopo aver cambiato le rupie pakistane che avevamo in
tasca abbiamo raggiunto la frontiera. Prima la dogana e poi
l'immigrazione, in un'oretta il Pakistan era sistemato. Ci
siamo messi in coda davanti al cancello iraniano ad
aspettare che aprissero la frontiera. Ci hanno fatto passare
per primi e accompagnato all'immigrazione dove dopo alcuni
controlli del passaporto ci e' stato dato l'ordine di non
pedalare! La starda fino a Kerman e' troppo pericolosa per i
viaggiatori indipendenti quindi ci vuole la scorta. Un tizio
che ci faceva da traduttore ci spiegava che la zona
confinante con l'Afghanistan era troppo pericolosa e il
governo iraniano non voleva avere problemi con l'occidente
in caso di rapimenti. Rideva e diceva che probabilmente noi
italiani mafiosi siamo piu' pericolosi degli afghani e che
avrebbero avuto paura a rapirci.

Non abbiamo avuto scelta, ci hanno caricato le bici su una
macchina e per 25 dollari ci hanno accompagnato fino a
Zahedan, la prima citta' iraniana.
Dopo aver girato mezza citta' in macchina ci hanno portato
in un albergo caro senza possiblita' di scelta. Non potevamo
uscire da li senza la scorta e per andare a cambiare dei
dollari abbiamo dovuto aspettare la polizia che ci
accompagnasse in macchina.
Quel giorno abbiamo pedalato 2 chilometri tra Pakistan e
Iran e Patrizia e' riuscita a bucare una gomma! Mentre la
riparavo nel parcheggio dell'albergo il proprietrio guardava
assicurandosi che non uscissi senza scorta!

La sera a cena nell'albergo c'era il festeggiamento di un
matrimonio e a noi ci hanno piazzato in un'angolo. Cena
davvero ridicola, la sala era divisa a meta' con un telone,
uomini da una parte e donne dall'altra.

Ieri mattina ci hanno scortato alla stazione degli autobus
dove dopo 30 giri dentro il terminal siamo riusciti ad avere
i biglietti per Kerman. Tutto sembrava andare abbastanza
bene ma poi no... e no! Le bici sul bus occupano troppo
spazio! Dopo tante menate, 10 dollari noi e 10 dollari le
bici!

Il bus era diretto a Shiraz e si sarebbe fermato a Kerman
per far scendere noi. C'era una famiglia seduta a fianco a
noi, la mamma con una figlia e un bimbo. Erano davvero
gentili, un'altro ragazzo si sforzava di parlatre inglese e
un signore seduto davanti cercava coi gesti di farsi capire.
E' stata una gran bella compagnia, ci offrivano biscottini e
patatine ridendo un po' dei nostri gesti.

Abbiamo passato diversi check points dove ci hanno preso i
dati e controllato i bagagli. Le solite rotture di balle
inutili che fanno i poliziotti e i militari.

In tarda serata ci hanno scaricato a Kerman lontano dal
centro ed e' iniziato un'incubo con un militare che cercava
di mandarci dalla polizia per la nostra sicurezza. Basta
sicurezza, basta! Odio i poliziotti e i militari!
Eravamo in un incrocio ad aspettare un'anima buona che ci
aiutasse a capire dove diavolo eravamo finiti.

Un ciccione melefico con una motoretta ci ha accompagnati in
centro e aiutato a trovare un buco per la notte. Tutti gli
hotel sono pieni per le feste, dopodomani inizia il nuovo
anno iraniano. Siamo finiti in un hotel caro, 10 dollari
senza doccia ma era l'unica cosa disponibile per la notte.
Quando ho ringraziato il ciccione per l'aiuto mi ha guardato
male... "ma io ti ho aiutato, dammi 2 dollari". Ma vai a Fan
Culo!
Per evitare problemi e per paura delle biciclette alla
reception gli ho dato un dollaro e mandato a cagare.

Oggi abbiamo paseggiato per Kerman e domani resteremo ancora
un giorno fermi per riordinare le cose e ripartire.
Il salto di qualita' dal Pakistan all'Iran e' notevole,
sopratutto arrivando dal Balochistan. Le donne hanno un po'
piu' di liberta' se cosi' si puo' dire. Se si togliessero il
velo andrebbero in prigione ma diciamo che si vedono donne
guidare la macchina, passeggiare da sole per la citta' e
molte volte volgiono parlare con noi, cosa quasi impossibile
in Pakistan.
Anche gli uomini si vestono in maniera molto piu'
occidentale rispetto ai paki mentre le donne nel 90% dei
casi sono vestite di nero.

C'e' molta meno confusione in Iran che in Pakistan, pieno di
macchine e un traffico pericoloso ma molta meno gente che
passeggia in mezzo alla strada o carettini trainati da
asinelli.
Mancano i colori che eravamo abituati a vedere in Asia,
quelli si che mi mancano.

Ormai non dovremmo piu' avere problemi con poliziotti e
miltiari per un bel pezzo, non sopporterei piu' una scorta!

Ciao Gente, buon viaggio a tutti!

Claudio
PATRIZIA (IL DESERTO..., 12/03/2008 - 19/03/2008)
Salam! Benvenuti in Iran!

Siamo a Kerman, circa 600 km dal confine pakistano-iraniano.
In questi giorni e' festa, nel weekend ci sara' il nuovo
anno iraniano e trovare un internet cafe' aperto e' stata
un'impresa! E' solo due giorni che siamo Iran...due giorni
in cui siamo stati un po' sballottati. Il deserto da Quetta
a qui...vissuto in due paesi in maniera diversa.

12 marzo. Si riparte da Quetta dopo qualche giorno
fermi...senza aver mangiato nulla di particolarmente
gustoso! La strada non e' meravigliosa. In alcuni tratti
sterrata (la stanno rifacendo devastando quella vecchia),
altri piena di buchi ed altri appena rifatta. Costeggiamo
per la maggior parte del tempo la ferrovia. Vediamo
solamente un treno passare che va in direzione di Quetta. Il
vento ci lascia pedalre bene il mattino ma il pomeriggio
soffia contro. Per qualche km piu' vicino al confine afghano
siamo seguiti da una motoretta con due militari ed un
kalashnikof. La scorta! Ci sono dei cartelli, quando la
strada attraversa la ferrovia, curiosi: STOP, SEE, GO! e
CROSS AT YOUR OWN RISK. Lungo la strada qualche bambino con
la fionda ci mira ma guardandoli e fermandosi non ci tirano
sassi. La sera sono abbastanza scoppiata (che centri
qualcosa anche l'alimentazione?!) e sali e scendi assurdi
(per essere in mezzo al deserto) dove i camion procedono a
passo d'uomo sia in un senso che nell'altro non facilitano
l'arrivo a Noskhi. Al calar delle tenebre dopo 150 km
arriviamo a Noskhi. Un uomo in macchina ci fa luce e ci
accompagna ad un hotel. La stanza e' abbastanza abominevole
e il bagno ancor di piu' ma non credo si possa trovar di
meglio. L'importante e' avere un riparo. La citta' e' al
buio, la corrente viene bloccata per qualche ora al giorno e
poi ritorna. Ci facciamo portare la cena in stanza...pollo
immerso in salsa oliosa, chapati e qualche pezzo di carota.
Io sono abbastanza mal presa. Ho mal di stomaco e mangio
solo un pezzo di pane e una carota. Meglio non li avessi
mangiati, dopo mezzora il tutto finisce nella turca in
bagno. Pero' il vomito mi ha fatto bene, non ho piu' mal di
stomaco. Mi infilo nel sacco a pelo e dormo come un sasso.

13 marzo. Facciamo colazione e ripartiamo. Il deserto e'
piatto ma costeggiamo delle montagne. Ho l'energia di un
canarino ma se il vento ci aiuta...mmm...no, e' contro e ci
rallenta molto e piu' che altro fa far fatica. La strada e'
abbastanza brutta, asfalto tutto rotto, dove i cmaion fanno
fatica a procedere ad una velocita' dignitosa. Dopo una
40ina di km ci fermiamo. Ho mal di stomaco e fatico a
pedalare. Un pickup si ferma e ci chiede se abbiamo bisogno
di aiuto. Carichiamo le bici dietro, insieme ad una capra e
noi due davanti con altri 4. Purtroppo ci scaricano 10 km
piu' avanti in una specie di resthouse con i tappeti per
terra. Ci sediamo fuori e chiediamo se qualche camionista va
alla citta' dopo. Attendiamo due ore ma i cmaion che passano
sono troppo carichi. Sto un po' meglio e riprendiamo a
pedalre. Lungo la strada un sacco di ragazzi e ragazze ci
chiedono penne per scrivere. Purtroppo tanti appena ci
giriamo prendono un sasso in mano e provano a tirarlo. Se
continuiamo a guardare dietro a noi fino a distanza
raggiungibile non tirano niente. Un camionista ci regala dei
mandarini. Qualche km piu' avanti si ferma e ci fa segno se
vogliamo caricare le bici. Scarichiamo le bici e insieme ai
bagagli vengono messe sopra tutta la pila di scatole di
mandarini (li portano in Iran). Noi viaggiamo davanti. La
strada e' brutta, larga una corsia e il bilico procede ad
una media inferiore ai 40 km/h. Prima di arrivare a
Daulbandin dopo quasi 5 ore (110 km), il bilico buca un
gomma e si fermano a ripararla, il che ci fa stare fermi
piu' o meno un'ora e al tramonto si fermano a pregare in
mezzo al deserto. Il paesaggio e' un po' cambiato..ora e'
solo deserto piatto con la ferrovia che costeggia la strada.
Si vedono alcune carovane di dromedari. Il bilico ci lascia
davanti ad un albergo a Daulbandin (una via, piu' che un
citta'). Per compagno di stanza abbiamo un topo che ci fa
dannare per un'ora di notte. Buca il sacco della tenda.
Chissa' che odori sente. Appendiamo il cibo su un filo teso
in stanza e mettiamo tutti i baggali accatastati
nell'armadio.

14 marzo. Stiamo fermi a Daulbandin. Non c'e'
fondalmentamente niente, a parte qualche negozietto e il
ristorante dell'albergo che serve pollo o capra e chapati.
Il topo..che poi scopriamo non essere solo (sono due o tre
minuscoli), passeggia tranquillamente sulle bici (che sono
in camera) e appena mi sveglio lo vedo arrampicarsi sulla
tenda e poi spuntare sul davanzale in piedi sopra la testa
di Claudio. Dopo qualche ciabattata e qualche colpo non li
vediamo piu' tornare.

15 marzo. Ripartiamo, c'e' un po' di vento contro ma la
strada e' molto bella, appena rifatta e si riesce a pedalare
bene. Dopo 175 km di deserto, una pausa te' in una stazione
di polizia in mezzo al deserto e qualche foto arriviamo a
Nokkundi. Pensiamo di trovare un buco per dormire ma in
effetti non c'e' nulla. Case basse di fango e qualche
negozietto che vende prodotti principalmente importati dal
vicino Iran. Chiediamo a dei poliziotti e ci dicono di
andare al Custom (Dogana). Entriamo, chiediamo a qualcuno
per dormire e ci indicano un punto in mezzo al cortile.
Monteremo la tenda. Prima torniamo in paese per comprare
qualcosa per cenare e per la colazione. Torniamo al custom,
stiamo per montare la tenda ma arriva un ufficiale che ci
dice "room". Ci porta nella sua stanza. Ringraziamo per
l'ospitalita' ma non siamo troppo felici quando scopriamo
che anche lui dorme li'. Ci cuciniamo della pasta 'chimica'
(quella precotta che cuoce in due minuti nell'acqua
bollente) e mangiamo del chapati. Il tizio che ci ha dato la
stanza e' amichevole ma strano. Ci chiede se abbiamo la
macchina fotografica. Gli diaciamo di si. Gli faccio una
foto a lui e a Clkaudio e poi Claudio la fa a me e a lui. Mi
stringe un po' troppo stretta cosi' poi mi stacco e gli sto
a debita distanza. Si gratta la schiena (presuppongo perche'
gli prudeva ma non lo so) e mi chiede se posso grattargliela
io. Gli dico di no e sto a debita distanza. Gli indico
Claudio e gli faccio segno che se vuole gliela gartta lui la
schiena. Io e Claudio dormiamo sul letto e lui per terra per
fortuna dall'altra parte della stanza. Mi infilo nel sacco a
pelo. Sudo come una bestia ma sto anche con il velo in testa
per dormire. Non mi piace quello li'. Dormo con un occhio
mezzo aperto e di notte penso di sentir dei rumori e
qualcuno che mi tocca il piede. Mi giro di scatto e Claudio
si sveglia. Mi da la mano e gli dico che c'e' lui in piedi.
Accendiamo la pila ma dorme la per terra. Era il piede di
Claudio che toccava il mio. Claudio vede che non sono
tranquilla cosi' mi dice di dormire che sta sveglio. Verso
le 4 e mezza un ufficile entra in camera e sveglia lui. Gli
deve dare il cambio. Esce dalla stanza e ci accende la luce.
Dice di tenerla accesa. Io sto girata dall'altra parte e non
gli rivolgo la parola. Claudio poi mi dice il mattino che e'
stato a fissarci per 10 minuti fuori dalla porta. Per
fortuna poi se ne va a fare il turno di guardia.

16 marzo. Ci alziamo il mattino. Sistemiamo i bagagli e poi
arriva con il kalashnikof al braccio. Siamo molto reclutanti
nel parlare con lui, io soprattutto. Ci offre la colazione
ma beviamo solo un sorso di te. Carichiamo le bici e ce ne
andiamo senza quasi salutarlo. Ci chiedeva ancora della
macchina fotografica ma Claudio gli dice categorico che non
abbiamo le pile cariche. Che brutto tizio. Facciamo
colazione qualche km dopo in mezzo al deserto. Ci sono
raffiche di vento forti da destra e sinistra e procedere e'
davvero faticoso. Impieghiamo una vita ad arrivare al
confine a Taftan. Lungo la strada ci segue sempre la
ferrovie ed ogni tanto ci sono vecchie stazioni di fango,
alcune ancora abitate. Dove chiediamo dell'acqua che ci
viene data da giare di terracotta. Passano tanti camion
carichi di mandarini, dove prima della frontiera vengono
caricati dai camion pakistani (splendidamente decorati e
malmessi) sui camion iraniani (camion piu' belli e moderni).
Taftan e' abbastanza inquietante. Caotica, brutti ceffi e
tutti che provano a tirar su il prezzo. Per una stanza
schifosa ci chiedono 1000 rupie (10 euro). Lo mandiamo a
quel paese e troviamo un altra stanza nelle stesse
condizioni per 250 rupie.

17 marzo. Cambiamo le rupie pakistane avanzate in un
ristorante a Taftan, in Rial iraniani. All'imigrazione
pakistan le code uomini/donne sono separate. Entro
nell'ufficio per far timbrare il passaporto e alla donna
davanti a me, coperta completamente (solo gli occhi
scoperti), l'ufficiale chiede di scoprire il viso e togliere
gli occhiali. Avuto il timbro sul passaporto, attendiamo di
fronte al cancello della frontriera iraniana. E' ancora
chiusa (si potevano coordinare le due immigrazioni!). Dopo
un po' aprono il cancello e fra tutta la folla ammassata
davanti, due ufficiali fanno apripre un varco per far
passare me e' Claudio con le bici. All'immigrazione c'e' un
ufficiale antipatico. Gli diamo i nostri passaporti e dopo
un po' se ne va con i nostri passaporti in mano facendom
aspettare tutta la coda creatasi dietro di noi. Torna
l'ufficiale e ci dice: "scorta". Aspettiamo seduti e dopo un
po' arriva un uomo che parla inglese e ci spiega che non
possiamo pedalare perche' e' pericoloso per noi. Siamo
attaccati al confine afghano e hanno paura che rapiscano
qualche straniero. Cosi' carichiamo le bici nel bagagliaio
della macchina del tizio che parla inglese e con noi viene
un militare che tinen in mno i nostri passaporti. Ce li
daranno solamente quando ci avvrano lasciato in un albergo a
Zhaedan. A Zhaedan ci fanno girare come delle trottole in
macchina senza farci scendere prima di scaricarci
nell'albergo forse piu' caro della citta'. Non abbimo molte
alternative, non possiamo stare in alberghi economici
considerati non sicuri per noi. In Iran non si possono usare
bancomat o carta di credito (cioe' ci sono i bancomat ma
solo chi ha un conto in Iran puo' prelevare) cosi' dobbiamo
cambiare dollari o euro in moneta locale (Rial). Per andare
in banca ci viene a prendere una macchina della polizia che
ci accompagna e ci riporta in albergo. Finalmente soli. Per
fortuna c'e' il ristorante in hotel, altrimenti prima di
uscire dovremmo chiamare la polizia. In camera c'e' la tv,
ma solo canali iraniani veramente terribili. Ci laviamo dopo
una settimana e laviamo tutti i vestiti! A cena nel
risotrante dell'albergo c'e' un matrimonio. La sala e'
divisa in due da un separait, da una parte uomini e
dall'altra donne. Tutte le donne dai 9 anni in su devono
indossare il velo per legge. Tante sono vestite di nero, ma
alcune abbastanza colorate. Le bimbe sono molto colorate e
senza velo (sotto i 9 anni). Io mi sento strana ad indossare
il velo e probabilmente anche loro notano che non lo porto
di solito (si vede qualche film occidentale (criptato ad
arte) con donne senza velo). Ritornando al matrimonio...c'e'
un ragazzo che suona la tastiera ed uno che canta con le
casse a tutto volume. Non canta particolarmente bene ed i
commensali sembrano notarlo..la sala si dimezza!

18 marzo. Prepariamo i bagagli e scendiamo in reception.
Dobbiamo andare alla stazione degli autobus. Non possiamo
pedalare fino Kerman. E' una zona considerata non sicura
per il contarbbando di alcolici provenienti dal Pakistanm
(in Iran le bevande alcoliche sono illegali). Arriva la
macchina della polizia che ci scorta fino alla stazione
degli autobus. Rincontriamo il tizio che parla inglese che
il girono prima ci ha portato dal confine a Zhaedan. Ci
aiuta a fare il biglietto (in una stazione che scritte
solamente in arabo) per Kerman. Fatichiamo a farci caricare
le bici sul autobus. Paghiamo 90.000 Rial (piu' o meno 6
euro) per noi e altrettanti per le bici. Non abbiamo troppa
voglia di discutere. Finalmente seduti. L'autobus e' tipo i
nostri. Aria condizionata e largo. Le strade sono molto piu'
belle rispetto a quelle pakistane ed i mezzi altrettanto.
Lungo la strada ci fermiamo a due o tre posti di blocco dove
controllano i bagagli ed a noi chiedono anche i passaporti.
Mentre siamo in pullman ci sorpassano due camion carichi di
dromedari...che belli che sono. Fino a Kerman e' tutto
deserto, in alcuni punti di dune ed in altri piatto e con
piccoli arbusti. Arriviamo a Kerman tardissimo. Il pullman
ci scarica piu' o meno a 6 km dal centro. Sono le 22.30 e
non sappiamo da che parte andare. Un uomo grassissimo in
moto si offre di accompagnarci in centro. Gli facciamo
vedere il nome di un hotel sulla guida. Arrivati al hotel
l'uomo alla reception ci dice che e' al completo. Ce ne
indica un altro. Chiediamo il prezzo...100.000 Rial (7
euro). La stanza e' grossa ma le lenzuole non pulite, il
bagno in comune e senza doccia. Siamo stanchi e gli diciamo
che va bene. Ringraziamo il tizio che ci ha aiutato e
saliamo in cmaera. Ci viene a bussare, dice che ci ha
aiutato e vuole dei soldi. Lo mandiamo a cagare. Insiste e
gli chiediamo quanto vuole ci dice due dollari. Claudio gli
dice che se vuole i soldi li chiede prima. L'aiuto dovrebbe
essere gratuito. Alla fine pensiamo che abbiamo le bici di
sotto (mai gli venisse di bucare una gomma o altro) e gli
diamo qualche Rial. Insiste che vuole qualcos altro. Gli
chiudiamo la porta in faccia. Discute poi ancora un po' con
il tizio dell'albergo e se ne va. Alla faccia
dell'ospitalita' musulmana!

19 marzo. Cerchiamo qualche albergo ma ai due che chiediamo
ci icono che sono pieni. Cosi' paghiamo un'altra notte nel
nostro. Cambiamo dei dollari ad un ufficio di cambio e
giriamo un po' a zonzo per la citta'. Belle pasticcerie,
negozi che fanno frullati e gelato, citta' abbastanza
ordinata (simile piu' alle nostre che al caos pakistano ed
indiano...sono un po' spaesata!). Si vedono molte donne in
giro (al contario del Pakistan), lavorare in negozi e
alberghi. Molte vestite di nero ma alcune colorate e
truccate.

Domani probabilmente staremo ancora qui e poi ripartiamo
verso Yazd. Siamo stati catapultati un po' troppo
velocemente in questo Iran...non ho ancora avuto il tempo di
assaporare e calarmi nell'ambiente...
Beh vi saluto cari, ci sentiamo da Yazd. Ciao,

Patrizia

11.3.08

CLAUDIO (BALOCHISTAN, 11/03/2008)
Ciao Gente, siamo a Quetta, la capitale del Balochistan.
Siamo arrivati da un paio di giorni e domani partiremo per
il deserto verso l'Iran. Tra una settimana dovremmo essere
al confine.

Abbiamo lasciato Multan il 2 Marzo dopo la sveglia piu'
assurda che un'albergo possa avere. Avevano incaricato la
guardia di svegliarci presto ma probabilmente dimenticandosi
il numero della nostra stanza ha bussato a tutte le porte
del nostro piano!

Non molti chilometri lontano dalla citta' e' cominciato il
deserto arido che variava con qualche raro campo coltivato.
Molta gente, sopratutto pastori, si spostavano con i carri
trainati dai cammelli, anche loro con qualche decorazione
come i camion!
Dopo pochi chilometri abbiamo incrociato la cosa piu'
assurda vista in viaggio... Due asini da corsa!! Andavano
veloci come lepri, con un carettino monoposto e il fantino
che gridava per far accelerare la bestia!

La gente incontrata per strada e' stata di una cortesia e
gentilezza unica. Alle volte tanto gentili da rompere le
balle. Qualcuno con la motoretta o macchina si affiancava a
noi per parlare e darci il benvenuto in Pakistan.
Altra gente ci faceva accostare per parlarci meglio,
un'altro ci ha fermato e fatto scendere tutta la sua
famiglia dal Pick Up per presentarcela.
Ogni dieci minuti era una stretta di mano, un benvenuto, un
"buona fortuna" e tante arance da mangiare. Un'ospitalita'
incredibile. Purtroppo non potevamo fermarci ogni volta a
parlare, quel giorno avevamo tanti chilometri da fare. A
Dera Ghazi Khan (arresto 2003) siamo passati dritti, non ci
siamo neppure fermati a mangiare per evitare guai con la
polizia.
Peccato, un ragazzo ci aveva invitato al matrimonio del
fratello e sarebbe stata una bella esperienza ma la nostra
presenza avrebbe potuto creare dei problemi seri. In quella
citta' gli stranieri non sono ammessi.

La strada ha cominciato a salire senza sosta, il deserto
sempre piu' arido e nessun posto dove trascorrere la notte.
Abbiamo chiesto ospitalita' in una stazione di polizia dove
gentilmente non c'e' stata concessa... bastardi!

Abbiamo oltrepassato una zona di cave dove dei trattori
carichi di sassi recuperati nel deserto li portavano a
macinare per fare la ghiaia.
Man a mano la zona era sempre piu' povera, ci avvicinavamo
al confine col Balochistan, la regione piu' povera del
Pakistan.

In mancanza di un posto dove dormire abbiamo montato la
nostra tenda al lato della strada dove nessuno ci avrebbe
visto. Abbiamo mangiato pane e formaggio, biscotti e arance
regalate da un camionista pochi chilometri prima.
Una bella notte sotto le stelle e il rumore continuo dei
macina sassi in funzione 24 ore su 24!

03/03, La mattina svegli di buon ora ci ha dato il
buongiorno un pastore che portava al pascolo le sue capre.

Dopo dieci chilometri di salita abbiamo raggiunto un check
point della polizia dove ci hanno fatto scendere dalla bici
e preso i nostri dati. Parlavano di una scorta armata ma
dopo alcuni minuti ci hanno fatto proseguire.
Una salita continua e dopo 40 km abbiamo incontrato la
nostra scorta che ci veniva incontro con la motoretta. Uno
che guidava e l'altro col Kalashnikof seduto dietro ci hanno
seguiti lungo la salita fino a Fort Manro in cima al passo
che segna il confine tra Punjab e Balochistan. L'idea era di
fermarsi lassu' a dormire ma l'ordine della polizia era di
proseguire! Abbiamo insistito, sono pure sceso dalla
bicicletta dicendo che non avremmo piu' pedalato ma niente
da fare! Si deve proseguire!
La discesa ci ha portati a Ranki, la prima citta' in
Balochistan. Altri due check point prima di entrare in
citta', i soliti dati da scrivere sul registro e poi
scortati alla stazione di polizia dove ci hanno preso per
l'ennesima volta i dati. La giornata e' stata piuttosto
snervante. Un poliziotto ci ha accompagnati nell'unica
bettola della citta' dove avremmo potuto trascorrere la
notte.

Passeggiando lungo l'unica via di quella squallida citta'
abbiamo conosciuto dei ragazzi che parlavano molto bene
inglese e ci hanno invitato nel loro negozio di telefonini.
Abbiamo parlato del Pakistan e la presenza di Patrizia ha
acceso l'argomento sulle donne. "Come funzione in Italia?
Sono matrimoni combinati o per amore?".
In Pakistan le cose stanno cambiando ma non in Balochistan,
e' la regione con piu' ignoranza del paese. Le donne vengono
ancora vendute, il prezzo varia dal livello di educazione
della donna.
Quei ragazzi erano del Punjab ma vivano in Balochistan dove
avevano il negozio di cellulari. Uno di loro diceva che il
Pujab era ormai cambiato, che sua sorella non sarebbe mai
stata venduta a nessuno.
Il Pakistan e' un paese piuttosto duro per le donne, sono
oggetti di chi le compra. Non e' considerato un reato
"l'omicidio d'onore". Il marito puo' uccidere la donna per
adulterio (anche solo presunto adulterio). Ogni anno si
verificano un migliaio di omicidi d'onore.

La serata coi ragazzi e' stata davvero piacevole, una bella
cena offerta da uno di loro e la benedizione piu' bella...
"ora sei mio fratello".
Grazie ragazzi!

04/03, la strada parte in salita e cominciano i check point
della polizia. Ogni volta arrivava il poliziotto col
registro per farci scrivere i dati.

Dopo 60 km la strada e' diventata un disastro, stavano
ricostruendo la strada nuova sopra la vecchia. Il cantiere
lungo piu' di 100 km di sterrato e polvere. I trattori
arrivavano con rimorchi carichi di sassi e la gente col
martello li spaccava per fare la ghiaia. Nei cantieri
lavoravano anche i bambini che ovviamente non vengono
pagati, i genitori li portano in cantiere per fare meno
lavoro loro. Gli operai dei cantieri ogni tanto ci fermavano
per salutarci e uno dei tanti mi ha fermato per regalarmi
dell'hashish.

Nei villaggi che attraversavamo non c'era quasi niente da
mangiare e l'acqua la prendevamo dalle pompe a mano che
solitamnte c'erano nei villaggi.

Gran parte della giornata e' stata in salita, sterrato e
vento immancabilmente contrario!! In cima al passo c'era una
piccola stazione di polizia dove ci hanno invitato a
mangiare e consigliato di raggiungere Mekthar e dormire
nella stazione di polizia. Pochi chilometri piu' avanti
appena iniziata la discesa una macchina della polizia ci
stava venendo incontro, probabilmente avvisati dagli altri
poliziotti pochi minuti prima.
Ci hanno scortati nella caserma e che sorpresa.... La stessa
stazione di polizia dove avevo dormito 5 anni fa! Questa
volta non ci hanno fatto montare la tenda nel cortile ma
lasciato una stanza tutta per noi.
Appena sistemati dentro ci sono venuti a fare visita dei
ragazzi del villaggio. Erano in 5 e tutti quanti si sono
seduti nel mio letto vicino a me badando bene di tenere le
distanze con Patrizia! Ovviamente parlavano solo con me, mi
chiedevano chi era lei e addirittura se era andata a
scuola!! Che paese da Uomini!!!

I discorsi purtroppo molte volte cadono sulle guerre, sui
terroristi e la religione. Uno di loro, quello che parlava
inglese, molto scocciato e nervoso diceva che i veri
terroristi sono gli americani e gli inglesi. "Hanno
distrutto l'Iraq, l'Afghanistan, ucciso famiglie innocenti e
poi chiamano terrorisi noi!".

La mattina e' stata meno piacevole della sera, volevamo
partire ma ci e' stato impedito. Abbiamo dovuto attendere
una macchina della polizia che ci scortasse per tutto il
giorno.
La strada era sempre un disastro e in piu' una macchina
della polizia attaccata ai maroni per tutto il tempo. Ad
ogni sosta per pisciare suonavano il clacson per farci
sbrigare. Finito il loro distretto arrivava un'altra
macchina a scortarci. Cosi' per tutto il giorno, per 85 km
fino a raggiungere Loralai. Ci hanno piazzato in una guest
house dove il proprietrio appena ci ha visti mi ha proposto
dell'hashish nonostante la presenza della polizia...
L'ordine era chiaro, non potevamo fare niente senza la
polizia!
La sera e' arrivato un agente della CIA in guest house a
prenderci i dati.
La zona era considerata insicura per gli stranieri e il
governo non vuole avere piu' rogne di quelle che ha con
l'occidente. Se fossimo stati rapiti avrebbero avuto delle
conseguenze spiacevoli. Meglio prevenire!

Il giorno dopo siamo stati fermi a riposare. Ne abbiamo
aprofittato per cucire qualche vestito bucato e ripulire le
catene e corone alle bici. Erano talmente mal prese che ho
preferito smontare le corone e il cambio e metterli sotto il
lavandino per pulirli meglio.
Il proprietrio nel pomeriggio ha insistito per regalarmi
dell'Hashish e un suo amico era arrivato per regalarmi
dell'eroina. Mai avuto tanti regali cosi' in viaggio!

Le passeggiate in citta' finivano sempre con una discussione
con qualcuno sulle guerre e il terrorismo. Sono molto
scocciati di questa faccia che gli hanno messo e di tanta
cattiveria che in realta' non hanno.

07/03, la partenza e' rallentata dall'attesa della nostra
scorta, non si ci riesce a scappare! Sono arrivati con la
motoretta e ci hanno scortato nel loro distretto. Cercavo di
immaginare un vero bisogno della scorta, se davvero qualcosa
andava storto, se davvero fossero arrivati dei rapitori
avrei dovuto probabilmente difendere io la scorta!! Erano
talmente sminchiati che facevano tenerezza.
Un'altro distretto e un'altra scorta, la strada perenemmente
in salita e la neve sempre piu' vicina. Stavamo per
raggiungere un passo di 3000 metri quando e' cambiato il
distretto e la scorta. Questa volta non erano simpatici come
gli altri e ci hanno obbligati a smettere di pedalare e
salire sul Pick Up, non avevano certo voglia di andare piano
come lumache!
Ci hanno portati in cima al passo, 30 km di agonia al freddo
e al gelo cercando di reggere le bici sul cassone. Mai
PIU'!!

Fortunatamente in cima al passo e' cambiato distretto e
scorta! I poliziotti erano molto gentili, specialmente uno,
e abbiamo ripreso a pedalare. Faceva freddo e al bordo della
strada c'era la neve. Un po' congelati abbiamo raggiunto
Ziarat e ci siamo fermati per la notte. In camera non c'era
l'acqua e usavamo i secchi ma in compenso c'era la stufa a
gas!! Abbiamo cucinato due piatti di pasta chimica con la
gavetta sistemata sulla stufa. Non volevamo uscire in strada
a cercare un ristorantino e perderci il calore della nostra
cameretta.

Ogni giorno che passava avevo dei flash di quando ero stato
in Pakistan, di piccole cose che man a mano mi tornano in
mente. Mi ricordavo di quella citta', dei negozietti coi
poster di Saddam e della guest house dove avevamo dormito.

La mattina neanche a dirlo... Il proprietrio della guest
house ha chiamato la scorta che in maniera molto scontrosa
ci hanno portati alla stazione di polizia per prendere i
dati.
Un'altra giornata di scorta tra macchine e motorette che ci
seguivano e che scendevano col Kalshnikof ogni volta che ci
fermavamo a pisciare.
Prima di raggiungere Quetta abbiamo visto una tartaruga che
attraversava la strada, mi sono fermato a raccoglierla e
portarla lontano dalla strada. I poliziotti e i pastori di
capre seduti poco piu' in la non capivano il mio gesto e
sorridevano. Non hanno cura delle donne figuriamoci di una
tartaruga!

A 30 chilometri da Quetta, una volta cominciata la
periferia, la scorta ci ha lasciati liberi.... Missione
compiuta, occidentali salvi!!

A Quetta ci siamo sistemati in un bel alberghetto dove sono
riuscito a vedere il motomondiale!! Scusate ma e' una mia
passione! Dividiamo la stanza con un topolino che quando
spegnamo la luce comincia a paseggiare per tutta la stanza.
Non da fastidio e ce lo teniamo!

Abbiamo trascorso due giorni in citta' a risistemare un po'
le cose prima del deserto e sistemare un po' le bici provate
dai chilometri percorsi. Ieri ho fatto saldare una staffetta
del parafango di Patrizia che si era spezzata. Un dipendente
dell'albergo mi ha accompagnato da un saldatore che ha fatto
il lavoro gratis. Il tizio che mi accompagnava non era molto
in se, grivava a tutti "questo e' mio fratello!!" e poi
vedendo un gatto lo ha inseguito facendo il verso del
cane... Povero gatto!

Domani mattina partiremo, abbiamo 650 km di sabbia davanti a
noi per finire il Pakistan, poi ci sara' la sabbia iraniana
e poi.... Per ora basta la sabbia!

Ciao a tutti!!!

Claudio
PATRIZIA (BALOCHISTAN, 2/03/2008 - 11/03/2008)
Ciao ragazzi,

vi scrivo da Quetta, la capitale del Balochistan. Questa
regione di deserto e montagne, con tanti uomini in giro e
donne che non se ne vedono (a parte qui a Quetta). Passare
dal Punjab al Balochistan e' come cambiare paese ma
effettivamente sei nello stesso stato. Forse una delle parti
(moralmente) piu' pesante del viaggio (Leggerete piu'
avanti...). Un'ospitalita' sempre incredibile, a volte
troppa quando sei stanco. Il velo, che porto in testa dalla
mia entrata in Pakistan, quando appaio in pubblico, piu' per
rispetto che per dovere (non sara' cosi' in Iran dove le
donne sono obbligate per legge a portare il velo) ha i suoi
pregi...protegge dal vento, i capelli non si impolverano
(sabbia ce n'e' a volonta') e ci si sente piu' a proprio
agio dove praticamente tutte ce l'hanno. Ed i suoi
difetti...quando fa caldo e' fastidioso (come i pantaloni
lunghi pedalando), non mi sta bene in testa, cade sempre,
cosi' metto delle mollettine per tenerlo e un nodo intorno
al collo. E' incredibile come non cada mai a loro sembra
quasi incollato in testa.

Torniamo indietro ad una decina di giorni fa...

2 marzo. Si riparte da Multan. Tanta strada oggi ci aspetta.
Non possiamo restare a Dera Ghazi Khan a dormire (per
sicurezza, cosi' mc'e' stato detto all'ufficio per il
turismo di Multan) cosi' tenteremo di arrivare a Fort Munro,
ma e' distante 180 km. Lungo la strada una famiglia che sta
viaggiando in macchina si ferma e ci regala delle arance e
dei dolci. Un'altra famiglia su un pick-up ci ferma per
salutarci e chiederci se abbiamo bisogno di aiuto. Altri
ragazzi in moto e macchina ci affiacanco e ci fanno le
solite (ben accette!) domande, da dove veniamo, che
relazione c'e' fra me e' Claudio (questa domanda e' spesso
la prima domanda), la nostra religione, il nostro nome (il
mio lo chiedono a Claudio, e' difficile che si rivolgano a
me direttamente o che mi stringano la mano), da quanto siamo
nel paese e dove andiamo. Sono le 5 del pomeriggio e abbiamo
fatto 'solamente' (si fa per dire) 130 km. Chiediamo in un
ristorante con le brande per dormire ma ci farebbero solo
riposare ma non passare la notte li'. Piu' avanti in una
stazione di polizia chiediamo per dormire ma ci dicono di
no. Ci offrirebbero te', acqua, frutta ma non possiamo
rimanere a dormire. Proseguiamo. E' l'inizio della salita.
In mezzo al deserto ed a cave di sassi. C'e' qualche casa di
fango qua e la' in lontananza ma siamo praticamente in mezzo
al nulla. Verso le sei decidiamo di accamparci con la nostra
tenda. Abbiamo fatto 140 km. Io sopprattutto sono cotta.
troviamo un bel posto, vicino alla strada ma nascosto e con
il letto del fiume a strapiombo sotto di noi. Ceniamo con
pane, sottilette e della frutta. Appena viene buio montiamo
la tenda. Leghiamo le bici, gonfiamo i materassini (sono
autogonfianti ma necessitano di qualche soffiata!) e
srotoliamo i sacchi a pelo. Un po' di rumore delle cave e
qualche camion che ogni tanto passa ma dormiamo bene.

3 marzo. Ci svegliamo appena viene giorno. Smontiamo la
tenda, carichiamo le bici, facciamo colazione e
ripartiamo...in salita. Dopo due ore che pedaliamo ci
fermano ad un posto di blocco (piu' simile ad un pollaio).
Ci chiedono i passaporti. Con il mio l'ufficiale non ce la
fa a trovare la foto...lo guarda al contrario! Probabilmente
e' perche scrivono da destra verso sinistra. Registrano i
nostri dati e comunicano via tradio con qualcuno. Ci tengono
li mezz'ora e ci dicono che non possiamo andare a Fort
Munro. Dopo un po' un ufficiale scocciato ci fa segno di
andare. probabilmente e' perche' hanno tre sedie all'ombra e
su due ci siamo seduti noi. Non sono particolarmente
simpatici. Dopo altre due ore su una salita a tornanti
arriva ci arriva incontro una motoretta con il guidatore e
un ufficiale in divisa seduto dietro con il kalashnikof. Si
ferma e ci dice sono la vostra scorta. E' tutta salita fino
a Fort Munro. Ci sono altri 10 km e noi procediamo piu' o
meno a 8 km/h sulla strada mezza asfaltata, mezza sterrata e
piena di buchi. Cosi' la motoretta va un po' e poi ci
aspetta nei punti dove ci puo' vedere. Arrivati a Fort Munro
(1800/1900 metri) sappiamo che c'e' un hotel e vogliamo
fermarci qui per la notte. E' il confine tra Punjab e
Balochistan. Non c'e' verso il poliziotto non ci fa stare e
ci dice di seguirlo. Chiediamo spiegazioni ma non ce ne
vengono date. Scendiamo dalle bici e vogliamo sapere dove
possiamo dormire. L'ufficiale sa 10 parole d'inglese e la
comunicazione e' difficile. Lo seguiamo. Inizia la discesa.
Dopo qualche km ci fermiamo su un muretto a mangiare. La
scorta si siede di fianco a noi e aspetta. Uno ci chiede in
qualche modo la nostra relazione e se abbiamo figli. E'
strano per loro che una coppia non abbia figli e sia solo
una coppia. Il guidatore orgoglioso verso Claudio gli fa
capire che li' possono avere 4,5,6,..15 mogli. Gli diciamo
sempre che siamo sposati...rende tutto piu' semplice. Dopo
pochi km la scorta ci abbandona e ci fa segno che in pianura
in fondo alla discesa inizia il Balochistan e possiamo
restare a Rakhni a dormire. Prima di arrivare al villaggio
(poi veniamo corretti in seguito da un ragazzo...e' una
citta'!..Non lo sembra in realta') 15 km dopo, ci fermano 3
posti di blocco e aspettiamo i loro comodi per registrare i
nostri dati e per farci scortare fino al paese (non possiamo
ripartire senza una motoretta che ci segue). In paese alla
stazione di polizia ci chiedono nuovamente i nostri dati (su
pezzi di carta che poi finiranno in qualche angolo per
anni). Diciamo che vogliamo dormire li'. Non possiamo piu'
proseguire con le bici. Dopo 4 volte che l'ufficiale ci dice
il nome di un paese a 200 km di distanza per dormire e noi
continuiamo a ripetergli che non possiamo pedalare ancora ci
dicono che possiamod ormire in caserma o che c'e' un hotel.
La caserma sarebbe gratis ma l'hotel e' sicuramente meglio.
Siamo soli almeno. L'Hotel sono stanze intorno ad un cortile
chiuse con delle porte e delle finestre di metallo. La
stanza e' 2 metri per 3, con il cemento per terra. Due
brande di corda con due coperte e due cuscini non lavati
credo da quando lo hanno aperto. Il bagno senza luce, una
turca con una cagata nel mezzo ed un rubinetto basso che
scarica nella turca. Sono talmente cotta che ci faccio poco
caso...in questo momento una stanza solo nostra che si possa
chiudere senza nessuno che ci venga a chiedere qualcosa e'
un paradiso! 200 rupie (2 euro).

(...stavo scrivendo, ha iniziato a lampeggiarmi il monitor e
si e' spento. Il tizio dell'internet ha cercato di
riaccenderlo..alla fine mi ha fatto alzare, ha tolto il
monitor e l'ha cambiato con un altro...)

Usciamo per comprare del pane, dei biscotti, del latte,
dell'acqua e della carta igienica. Incredibilemte troviamo
tutto ed in un negozio solo. La citta' e' un casino...la
strada,...asfalto sotto (lo si puo' distinguere in qualche
punto) e paglia e spazzatura sopra. Mi sento veramente un
pesce fuor d'acqua. Mi guardo intorno...ci sono solo
io...non ci sono donne, nemmeno una per caso, forse si...una
bimba di tre o quattro anni con papa'. Per il resto
solamente uomini. Un ragazzo vestito bene e che parla bene
inglese ci porta nel suo negozio di cellulari (ce l'hanno
tutti, alcuni due o tre). Chiede a Claudio perche' parlo
poco e gli risponde che sono un po' a disagio per il fatto
che ci sono solo uomini. Allora si rivolge a me e mi dice di
stare tranquilla e di non avere problemi. Mi spiega che le
donne, soprattutto in Balochistan (regione che descrive come
la piu' ignorante del Pakistan) stanno a casa e che
probabilmente vedro' qualche donna in giro a Loralai ed a
Quetta (centri piu' grossi) ma non nel resto della regione.
In effetti sara' poi cosi', oltre a qualche donna e bambina
vista lungo la strada mentre guarda il proprio gregge.

Hashim (si chiama cosi' il ragazzo) ci chiede poi se noi ci
siamo sposati (gli abbiamo detto che siamo sposati) per
amore o se "ci hanno combinati". Gli rispondiamo che da noi
ci si sposa per amore e che ognuno puo' sceglere chi vuole e
che ci si sceglie a vicenda e non e' l'uomo che sceglie la
donna. Su quest'ultima cosa rimane un po' perplesso. Gli
chiediamo se in Pakistan le donne vengono vendute/comprate.
La risposta e' si purtroppo. Soprattutto in Balochistan. Lui
e' del Punjab, ma sta lavorando in Balochistan perche' c'e'
meno gente specializzata e quindi piu'offerta di lavoro.
Mentre in Punjab e' piu' difficile trovare lavoro. Per
quanto riguarda le donne ci spiega che sta lentamente
cambiando, ci dice che sua sorella non verra' mai venduta
(non specifica pero' se si sposera' per amore o se dovra'
sposare qualcuno scelto dal padre).

Ceniamo con un amico di Hashim, Asiz. Non parla bene in
inglese ma e' molto comunicativo. La cena...'Chapati'
('roti'...in urdu), pollo a bagno in salsa oliosa e 'raita'
(yogurt). Per finire tre tazze di 'ciai' (te'). Asiz ci dice
alcune parole in urdu ma non me ne ricordo molte...e'
difficile. Ci fa vedere il suo cellulare, in verita' due.
Uno e' come il mio a casa (il cellulare piu' economico sul
mercato!..anche qui!). Qui costa piu' o meno un equivalente
di 10 euro e lo usa solo per telefonare (solo???!...ma un
cellulare non dovrebbe servire solo per telefonare?!),
l'altro super moderno...fa foto, filmati ad una bella
risoluzione, ecc. e costa un equivalente di 110 euro. Credo
in proporzione siano molti di piu' qui rispetto da noi. Un
cellulare cosi' da noi costerebbe circa 250/300 euro credo.
Una pizza fuori da noi costa sui 15 euro. Mangiare per loro
costa piu' o meno 50 cent di euro pasto. Pero' resta il
fatto che il cellulare ce l'hanno quasi tutti comunque.

4 marzo. Esco dlla stanza. Sto caricando la bici nel cortile
e il padrone dell'albergo apre una stanza. Spuntano 4 o 5
donne e 3 o 4 bambine. Mi guardano, le guardo. Ci guardiamo
probabilmente reciprocamente stupite. Io che mi carico la
bici pronta a pedalare e loro dentro una stanza minuscola
aperte da fuori dal marito. Mi scendono delle lacrime. Non
e' giusto. E' difficile per me capire. Esce Claudio. Si
chiudono in stanza, si coprono il viso e guardano attraverso
una fessura dalla porta.

Salutiamo Hashim ed Asiz e ripartiamo. La strada e' quasi
deserta. In salita ma si pedala abbastanza bene per 50 km.
E' asfaltata ed a due corsie. Dopo di che diventa sterrata
ed a volte stretta per un camion. Poi ci si mette anche il
vento contro. In alcuni punti c'e' qualche striscia di
afalto stretto. La stanno rifacendo distruggendo la strada
vecchia. Pensare che avrebbero un deserto a disposizione.
Non c'e' una casa! Il risultato e' che ci facciamo un mazzo
tanto, mangiamo sabbia quando passa qualche mezzo e le bici
si zozzano da far schifo! Dopo 100 km inzia la
discesa..sterrata. Dovrebbero mancare meno di 10 km a
Mekhtar. Ci viene incontro una pick-up della polizia e ci
chiede se volgiamo caricare le bici. Pedaliamo fino a
Mekhtar con la polizia dietro. Dormiremo alla stazione di
polizia non ci sono locande per dormire. Chiediamo di
montare la tenda nel cortile ma ci dicono di no. Vogliono
che dormiamo dentro. PROBLEMA: dormono tutti in una stanza.
E' un casino per una donna in un paese musulmano dormire in
una stanza di soli uomini. Non ti puoi scoprire. Alla fine
uno gentile (probabilmente custode della stazione di polizia
ci cede la sua stanza) e dorme in macchina. Gentile! In
stanza ci sono una decina di kalashnikof che spostano d
un'altra parte. La stanza puzza in una maniera incredibile.
Capisco il perche' (si lavano poco, e' inverno e l'acqua e'
fredda ma c'e' di piu') quando chiedo dove posso fare pipi e
mi viene data la risposta: "OPEN TOILET". Esci dalla
stazione di polizia, ti metti in un angolo e la fai. Tutto
si complica quando e' il periodo del mese sbagliato e
vorresti avere un posto tranquillo almeno per...! Che
invezione sensazionale le salviette umide! A cena andiamo
con la macchina della polizia e due ufficiali. Il conto e'
un po' salato probabilmente paghiamo anche i te' che si sono
bevuti gli ufficiali e quelli che berranno nei prossimi
giorni. Torniamo alla stazione di polizia. Entriamo in
staza, io mi siedo su un letto e Claudio sull'altro. Ci
stiamo sistemando per dormire ma dopo poco entrano delgi
ufficiali (o semplicemente uomini entrati nella stazione di
polizia per guardare la tv). Mi metto a ridere vedendo
Claudio schiacciato in mezzo quattro uomini seduti sul suo
letto ed io bella larga su un letto solo. Non si
siederebbero mai vicino a me. Un tizio parla inglese, ha
voglia di chiaccherare ma noi siamo veramente cotti. Per me
e' piu' facile isolarmi e preparare il letto ma Claudio gli
deve dare corda (l'ospitalita'!). La prima cosa che ci dice
e':"gli americani e gli inglesi (American and British) sono
i piu' grandi terroristi al mondo". Ci dice di donne e
bambini uccisi senza ragione (il petrolio) in Iraq. In
effetti non sono americani ed inglesi ma i governi. Ma non
si fa molta distinzione (stessa cosa in Occidente quando si
parla di determinati paesi). In Pakistan fanno ancora il
visto ad americani ed inglesi, probabilmente per il fatto
che Musharaff e Bush si dicono alleati contro il terrorismo
(cosa che i pakistani non ritengono propria), mentre in Iran
non rilasciano piu' il visto ad americani ed inglesi. Poveri
viaggiatori! Sono dell'idea che non ci sono buone o cattive
religioni, culture, nazioni (ecc ecc) ma buone o cattive
persone.

5 marzo. Ripartiamo scortati da un pick-up della polizia che
ci scortera' per tutto il giorno. Facendo cambio prima con
un altro pick-up epoi con una motoretta con due ufficiali
con kalashnikof. Ogni volta che cambiamo scorta ci chiedono
se volgiamo caricare le bici sul cassone. Non capiscono
perche' preferiamo pedalare. Non abbiamo ancora capito il
motivo della scorta e nessuno ce lo spiega. La strada e' per
30 km sterrata, poi piu' stretta ma asfaltata. E' sempre una
leggera salita in mezzo al deserto e alle montagne.
Arriviamo a Loralai. Alloggiamo in una guesthouse dove ci ha
lasciato la polizia. La stanza e' grossa e c'e' l'acqua
calda in secchi (il mattino). La pulizia e' quel che e'! La
sera ci bussa un uomo. Ci chiede i nostri dati. Gli
chiediamo chi e' e ci risponde:"Intelligence". Allora
chiediamo a lui il perche' della scorta. Ci dice che e' per
la nostra sicurezza. Sorge spontanea la nostra
domanda:"perche' e' un posto non sicuro?". Ci viene risposto
si che e' sicuro! Usciamo per comprare dell'acqua e il
proprietario della guesthouse ci chiede se vogliamo la
scorta. Diciamo di NO. in giro vedo solo 2 o 3 donne con
solo mezz'occhio scoperto giusto per vederci. E due
completamente coperte tipo lampadario con la retina in testa
e davanti agli occhi. Ceniamo nella reception della
guesthouse. Cena tipica ma buona con della verdura
finalmente.

6 marzo. Stiamo fermi a Loralai un giorno per riposare.
Claudio pulisce le bici (sono veramente in uno stato
pietoso) e vengono spettacolarmente pulite. Nel pomeriggio
ci viene offerto il te e dei biscotti dal proprietario e poi
ci chiede se fumiamo. Dopo due o tre volte che insiste e gli
diciamo di no ci porta comunque un pezzo di hashish. Ce lo
regala. Lo nascondiamo dietro lo specchio in bagno, magari
qualcuno un giorno lo trovera'. Usciamo per comprare
qualcosa ed inzia a piovere...temporale. Che strano vedere,
sentire la pioggia dopo piu' di quattro mesi. A cena si
parla di governi mentre vediamo il telegiornale locale. Ci
spiegano della coalizione fra il partito della defunta
Bhutto e il partito della lega musulmana. Il governo
italiano e' abbastanza deriso. Non va la vaschetta del water
cosi' Claudio apre il coperchio per vedere cosa non va'.
C'e' una bottiglia quasi vuota di vodka nascosta li'.

7 marzo. Usciamo dalla stanza e diciamo al proprietario che
stiamo per partire cosi' chiama la polizia. Dopo un po'
arriva la scorta: una motoretta e due poliziotti, e
partiamo. Fa freschino ma dopo un'oretta si sta bene. E'
salita...sempre salita! Dopo una 20ina di km un pick-up da
il cambio alla motoretta. Ci segue a passo d'uomo su dalle
salite. Intorno a noi deserto, case di fango ed alberi di
albicocco pieni di fiori ma senza foglie. Sui monti piu'
alti vediamo la neve. Dopo 54 km un altro pick-up da il
cambio al pick-up che ci segue. I tre poliziotti che ci sono
ci fanno capire che abbiamo impiegato quasi quattro ore ad
arrivare li e che di questo passo a Ziarat ci arrivano di
notte. Diciamo che vogliamo pedalare ma non serve a molto.
Ci caricano sul pick-up. Continuiamo a salire e l'aria e'
sempre piu' fredda. Vanno veloci e c'e' un'aria gelida. Ci
facciamo un mazzo esagerato a tenere le bici sul pickup ed
ogni buco e' un colpo! Dopo un'ora arriviamo in cima al
passo...piu' di tre mila metri e la neve. Cambiamo scorta e
riusciamo a convincerli che vogliamo pedalare. Mettiamo pile
s sciarpa e ripartiamo in discesa. Dopo 10 km siamo arrivati
a Ziarat (2600 metri). E' quasi deserto ma c'e' qualcosa
aperto. Dormiamo in un hotel senz'acqua ma con la stufetta a
gas. Spettacolare per il freddo. Ci rifiutiamo di mangiare
ancora carne e compriamo della "pasta chimica" (pronta in
due minuti nell'acqua bollente). Che fame!

8 marzo. Ripartiamo da Ziarat. Dobbiamo aspettare i comodi
dlla polizia che ci porta in caserma per registrare i nostri
dati e poi finalmente partiamo. Fa veramente freddo, le mani
gelano e il viso pure. E' praticamente tutta discesa per 30
km. Ci segue un pick-up. Poi inzia una salita di 10 km dove
si danno il cambio una motoretta ed un altro pick-up. In
cima alla salita una moschea. Sotto una fantastica discesa
in mezzo al nulla. Me la godo di piu' fa meno freddo.
Arrivati in un piccolo paesino il pick-up si da il cambio
con una motoretta e due ufficiali. Ancora discesa ma un
vento contro forte...devo pedalare anche in discesa per non
restare ferma. Arriviamo in una larga valle, dove la strada
diventa piu' bella. Costeggiamo le montagne con la neve in
pianura. A lato della strada case-villaggi di fango e tende
di pastori. Anche oggi un pezzo di strada tutto sterrato in
costruzione. Arriva un pick-up come scorta con due militari
seduti dietro con in mano il kalashnikof. Ci femriamo a
mangiare biscotti ed arance in un piazzale dove si fermano
anche dei camionisti a pregare distendendo le stuoie per
terra. La scorta ci "accompagna" fino ad una 20ina di km
prima di Quetta e poi ci salutano. Finalmente soli. Arrivati
a Quetta, abbastanza cotti dopo 130 km, impieghiamo quasi
un'ora e mezza a trovare un albergo con una stanza libera e
adatto alle nostre esigenze! Non troppo schifo e non troppo
caro! Ne troviamo uno molto silenzioso, con la tv e l'acqua
calda. I tizi alla reception non sono particolarmente
simpatici ma l'albergo e' perfetto dopo una settimana
praticamente senza lavarsi e riposando poco!

9-10-11 marzo. Quetta city! Non e' esattamente il paradiso
del cibo Quetta ma c'e' una bella pasticceria con
biscottini, pizze e tramezzini. Un ristorante (anche se non
cosi' economico) con dei chowmein (pasta cinese con
verdurine e pollo) e negozi che vendono gelati algida
(walls). Internet e' veramente economico e abbastanza
veloce. Abbiamo tentato un'altra volta di spedire un cd con
le foto a casa ma non si possono spedire cd dal Pakistan con
la posta normale. Boh! DHL o TNT ci sono ma costa 40/50 euro
spedire la cosa piu' leggera. Aspetteremo l'Iran!

Donne qui a Quetta se ne vedono in giro. Ma solo camminare o
ragazze che tornano da scuola. In uffici, negozi,
ristoranti, e in qualsiasi cosa di pubblico si vedono solo
uomini che lavorano.

Domani ripartiremo verso l'Iran. 6 o 7 giorni di deserto ci
attendono prima di raggiungere il confine iraniano a Taftan.
Non sappiamo se potremo pedalare liberamente o se ci
scorteranno. Probabilmente ci sentiremo dall'Iran fra una
decina di giorni. O prima se troveremo internet.

Ciao a tutti, a presto cari,

Patrizia

1.3.08

CLAUDIO (PAKISTAN, 1/03/2008)
Asalaam Aleikum!

Sono in un internet cafe scalcinato di Multan. Siamo
arrivati l'altro ieri in questa citta' caotica e domani
riaprtiamo verso il Balochistan.

Il nostro Pakistan e' iniziato a Lahore, il 25 febbraio
siamo partiti dopo avervi inviato l'ultima mail. La sera
l'abbiamo scritta ma la conessione e' andata KO giusto pochi
minuti prima di inviare la mail.
Abbiamo salvato la mail e inviata pochi minuti prima di
partire.
La parte piu' difficile della partenza era portare giu' le
biciclette dalla terrazza!
Ho comprato una bottiglia d'acqua nel negozio vicino alla
guest house e il prorietario mi ha regalato un pacchetto di
biscotti. Bell'inizio di giornata!

Lahore e' davvero una citta' enorme, abbiamo imbroccato
subito la strada giusta ma c'e' voluta comunque un'ora per
lasciarsela alle spalle. Il traffico e' notevole ma niente a
che vedere con quello indiano. Per i mussulmani non ci sono
bestie sacre, finalmente niente piu' vacche in mezzo alla
strada! In Pakistan non esistono i cyclorickshaw (altra
causa di tanto traffico in India) ma usano l'Ape Taxi o
motorette a tre ruote.
Alcuni usano gli asinelli per trainare i carretti per la
merce o all'evenienza anche per tasporto persona.

Abbiamo percorso 90 km e raggiunto Pattoki, una piccola
citta' lungo la strada. Il solito caos asiatico, grida e
risate al nostro passaggio non mancano mai. E' da Pekino che
va avanti cosi', ormai ci siamo abituati.
In quella piccola citta' e' stato impossibile trovare un
posto per dormire. Un poliziotto parlava un po' di inglese e
ci ha consigliato di proiseguire perche' probabilmente sulla
strada avremmo potuto trovare qualcosa. Molto incoraggiante!

Lungo la strada abbiamo chiesto a chiunque incontravamo, ci
rispondevano in Urdu e aiutati dai gesti cercavamo di
capirci. All'ennesimo tentativo abbiamo incontrato un
ragazzo in una stazione di servizio che paralava inglese e
ci ha indicato un motel a 2 km lungo la strada.
Un paio di chilometri e c'era un area di servizio con
ristorante che all'evenienza faceva da hotel ai camionisti.
C'erano i soliti letti con telaio di legno e corda
intercciata dove la gente si sedeva per mangiare e sul
perimetro un piano rialzato con della moquette dove si
poteva dormire.
All'ingresso c'era una tettoia dove si parcheggiavano i
camion, e che camion!

Le decorazioni piu' assurde e spettacolari dell'Asia! Camion
appesantiti da quintali di decorazioni, terrazze di legno
sopra la cabina, ringhiere lungo tutto il perimetro,
paraurti che sporgono di mezzo metro con catenelle appese
ovunque. Colori psichedelici e adesivi sul parabrezza e
finestrini che limitano la visiblita' del cinquanta per
cento! Molte volte le cabine sono tutte ricostruite,
portiere di legno con le decorazioni incise. Il rimorchio e'
decorato anche all'interno nonostante la merce che
trasportano rovina le loro decorazioni. Non esisteno in
nessuna parte del mondo camion come quelli pakistani, nessun
folle farebbe mai un lavoro del genere. Al carnevale di Rio
farebbero un figurone!

Abbiamo trascorso la notte nel ristorante, cena, notte e
colazione per 180 rupie, quasi 2 euro in due. La sera molta
gente veniva a darmi la mano ed erano incuriositi dal nostro
equipaggiamento per la notte. Vedere due stranieri che
dormivano in quel posto coi materassini e i sacchi a pelo
era una bella novita'. Patrizia era l'unica donna nel
locale, e' sempre l'unica donna ovunque andiamo. Solitamente
nei locali ci sono solo uomini.
La maggior parte delle volte che qualcuno veniva a parlarci
lo faceva con me, mi davano la mano e mi chiedevano se era
mi moglie e come si chiamava. Alcuni adirittura non la
guardavano neppure negli occhi.
E' un paese da uomini!

Non abbiamo dormito gran che', le luci del locale erano
ovviamente sempre accese, un via vai continuo di camionisti
che riposavano alcune ore e un mal di schiena assurdo... Ma
come mai? Il materassino non va? Cazzo! E' bucato!
Ma che sfiga, pazienza bucare una gomma ma non il
materassino!

La mattina ero un po' dolornte, ricarichiamo le bici e mi
accorgo di avere una borsa scucita, infilo il copriborse e
mi accorgo che era strappato... Ma che mattinata di merda!
Siamo partiti di buon ora, ogni giornoi che passa il caldo
si fa sempre piu' sentire, pian piano stiamo abbandonando i
nostri vestiti pesanti.
Lungo la strada transitano i soliti asinelli e trattori con
rimorchi carichi di canne da zucchero. Quando passavano
davanti a qualche villaggio i bambini assaltavano il
trattore come gli indiani assaltavano le diligenze. Si
attacavano al rimorchio e rubavano una canna da zucchero da
succhiare durante la giornata. Quei trattori sono anche la
salvezza di tanti "ciclisti". Solitamente si attaccavano
alle canne da zucchero che spuntavano e si facevano trainare
per molti chilometri. Se si staccava la canna pace...
avrebbero continuato pedalando...

Siamo stati fermati dalla polizia tre volte e invitati a
tenere la sinistra. Pedalavamo sempre in mezzo alla strada
perche' sulla banchina (oltre alle cacche di asinello)
l'asfalto era troppo ruvido e pieno di buche da schivare.
In uno stop della polizia c'e' stato anche un'invito a bere
qualcosa con loro.
Ad ogni sosta e' sempre una festa, mi stringono la mano e
solitamente ci invitano per bere qualcosa.
Molta gente si affianca col motorino mentre pedaliamo e
abbiamo sempre una piccola conversazione che finisce spesso
con un invito a bere un chai. Un'altro tizio in motorino mi
si era affiancato e invitato a casa sua ma purtroppo abbiamo
dovuto rifiutare. Era troppo fuori mano e non saremmo
riusciti a raggiungere la citta' il giorno dopo.

Nel primo pomeriggio mi ha mollato la gomma dietro, una
giornata di danni!
Il copertone ormai troppo rovinato aveva bucato malamente la
camera d'aria.
Ci sono volute tre pezza per rimediare il danno. Nella sosta
il proprietrio della stazione di servizio ci ha portato due
sedie e quattro arance da mangiare. Sono di una ospitablita'
sorprendente.
Visto il danno ho montato il copertone indiano che mi porto
dietro da Delhi.
Meno male che mi avevano grantito "Best Quality". Sembrava
di andare a cavallo!

Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto Sahiwal. Abbiamo
chiesto informazioni alla gente per trovare un albergo
economico, i pakistani sono sempre disponibili ad aiutarci.
Prima di ogni domanda ci stringiamo sempre la mano, quel
giorno addirittura uno mi ha abbracciato prima di darmi
l'indicazione.
Che bello che e' viaggiare... non smetterei mai.

Quella sera ho passato 2 ore nel corridoio dell'albergo a
riparare il mio copertone, con 6 pezze e un brandello di
camera d'aria ho rimediato un po' al danno e montato il
copertone sulla ruota davanti dove c'e' meno peso. Finito
quel lavoro ho pezzato il materassino, finito col
materassino ho cucito la borsa... Che giornata lunga!
Fortuna che Patrizia mi ha cucito il copriborse, ero troppo
stanco!

27 Febbraio, eravamo partiti da pochi minuti e la polizia ci
ha fermati... Tenete la sinistra!

In tarda mattinata un ragazzo a bordo di una macchina ci ha
fatto accostare per offrirci un chai. Abbiamo trascorso una
mezz'ora con lui sedudi sulle panche al bordo della strada.
Parlava molto bene inglese, viveva in Australia da un paio
d'anni per studiare, era tornato in Pakistan per un mese e
poi sarebbe rientrato a Sidney. Quando ci ha visto passare
era convinto che fossimo afghani. Probabilmente per il
nostro abbigliamento e la mia barba lunga. Un ragazzo molto
piacevole ma troppo patriota. Il suo Pakistan era il paese
migliore al mondo.
Ci ha regalato delle arance per il viaggio, stretto la mano
e "good luck my friends!"

In serata abbiamo raggiunto Mianchan, una piccola citta'
prima di Multan. Abbiamo trovato un'albergo dove ci hanno
rifiutato ma a poche centinaia di metri c'era un'altro
alberghetto. Sono salito col padrone a vedere la stanza, non
era niente di che' ma per la notte andava benissimo. "
Quanto costa?", "no!". " Ho chiesto quanto costa?" ,
"no!".
"Quanti soldi vuoi per questa stanza?!", "niente, siete miei
ospiti, ospiti speciali!".

Non mi sembrava vero, cena e notte gratis per i viaggiatori
in bicicletta, "sono i miei preferiti!". Che spettacolo, ci
ha regalato bottiglie d'acqua e il chai e sfamnato come
fossimo suoi figli.

Al ristorante non sono mancate le strette di mano, le solite
domande sul viaggio e la solita domanda " chi e' lei? come
si chiama?". Che ridere, in pochi le danno la mano.
Hanno fatto anche una domanda che mi avevano gia' fatto
giorni prima: "che si dice del Pakistan nel tuo paese? Cosa
dicono delle bombe e dei kamikaze?". Bella domanda....
Dicono di tutto su di voi. I mussulmani sono dipinti come
persone crudeli e spietate pronti a farsi esplodere su
comando mentre invece sono probabilmente le persone piu'
ospitali al mondo.
Non mancano le teste di cazzo, ma quelle non mancano in
nessun paese.

Il 28 febbraio abbiamo raggiunto Multan e trovato una
sistemazione quasi economica. Avremmo potuto girare ancora
ancora per trovare qualcosa di meglio ma c'e' troppo caos in
questa citta'. Ieri abbiamo masterizzato un CD di foto per
spedirlo in Italia ma in posta non ce lo hanno permesso.
"Nessun CD puo' essere spedito in Italia!". Abbiamo chiesto
una motivazione valida a quell'assurdita' ma l'impiegato
antipatico ha detto che l'ispettore della dogana non
permette di spedire CD in Italia... Non so se era scemo o se
era vero ma tant'e' non ce lo ha fatto spedire.

Oggi siamo andati all'ufficio turistico per informarci sulla
tappa di domani, Dera Ghazi Khan. Chi si ricorda, nel 2003,
io e Massimo eravamo stati arrestati in quella citta'.
Sulla guida c'e' scritto che e' meglio non fermarsi, non
accettano stranieri e non si capisce il motivo. Forse non e'
sicura.
Probabilmente a noi ci avevano arrestato per esserci fermati
a dormire in quella citta' troppo vicina ad una zona
nucleare. Che figata, arrestati per spionaggio. Ma si puo'!

Il problema c'e' ancora, in quella citta' non si puo'
dormire, "non e' sicura".

All'ufficio turistico ci hanno indicato una citta' a 170 km
da qui, l'unico posto in cui si possa dormire. Domani
mattina ci sveglieremo di buon ora e vedremo di
raggiungerla. Alla peggio ci faremo arrestare un'altra
volta!

Fino ad oggi adoro il Pakistan, avevo promesso di non
tornarci e sarebbe stato un'errore. Non era iniziato bene
nel 2003, dopo una settimana nel deserto dove ci avevano
accolto a braccia aperte ci siamo trovati in mezzo a della
gente che ci ha accolto a sassate. Arrestati a Dera Ghazi
Khan e scortati per 4 giorni come delinquenti. Ma chi ci
voleva tornare!
E invece... per ora e' tutto perfetto, e' adorabile.
Tra un paio di giorni saremo nel Balochistan, da li vedremo
se le cose sono davvero cambiate.

Ci sentiamo tra qualche giorno, chissa' da dove...

Kudaa Haafiz,

Claudio
PATRIZIA (LAHORE-MULTAN, 25/02/2008 - 1/03/2008)
Ciao Gente,

siamo a Multan. In centro al Pakistan. Siamo arrivati qui
l'altro ieri dopo quattro giorni di pedalata da Lahore. Non
e' particolarmente attraente questa citta' ma c'e' da
mangiare, da dormire e per riposare va bene!

25 febbraio. Ripartiamo...si inizia a pedalare in
Pakistan...il vento e' contro ma la strada abbastanza bella.
Rispetto all'India non ci sono ciclorickshaw...solo api! Si
vedono passare dei camion spettacolari, a dire il vero la
maggior parte. Sono tutti dipinti, ornati di catene e
catenelle. Catadiottri ogni dove ed alcuni hanno anche i
parabrezza decorati...hanno giusto lo spazio per vedere
fuori. E poi le porte di legno massiccio, ringhierine e
terrazze di legno decorate e intagliate sopra la cabina. Beh
spettacolari ma un sacco di peso inutile! Mentre siamo fermi
a mangiare lungo la strada una macchina della polizia si
ferma e ci chiede se tutto e' ok. Prima che venga buio, non
trovando nulla per dormire ci fermiamo in un ristorantino
lungo la strada. Chiediamo a qualcuno e ci indica qualche km
piu' avanti Grenn Motel. Vedendo "Green station", un'area di
servizio con ristorantino e brande, pensiamo che "Green
motel" sia questo. Cena pakistana e poi dormiamo nei nostri
sacco a peli sui nostri materassini sul pavimento. Cena,
notte e te 180 rupie (2 euro)!

26 febbraio. Ripartiamo di mattina presto. Dopo 2 km vediamo
sulla sinistra la scitta "GREEN MOTEL". Ecco dov'era! Mentre
pedaliamo un signore in moto si avvicina a Claudio, si
parlano un po' e poi ci offre ospitalita'. Gentilmente
rifiutiamo. Abbiamo fatto pochi km e domani verrebbe troppo
lunga. Sulla strada ci sono due corsie per senso di marcia e
un po' di spazio al di la' della riga a sinistra dove stanno
bici e carretti trainati da asinelli, cavall o dromedari.
Pero' in tanti tratti e' a buchi, cosi' viaggio sulla riga.
Una macchina della polizia ci ferma e ci dice di stare a
sinistra per la nostra sicurezza! Avranno anche ragione ma
sembra di andare a cavallo stando a lato della strada! Nel
pomeriggio Claudio ha la gomma un po' sgonfia. Ci fermiamo
nella piazzola di un benzinaio. Claudio smonta la camera
d'aria. Il copertone si e' strappato ed ha fatto dei
forellini in vari punti nella camera d'aria. Mentre la pezza
il benzinaio ci offre delle arance...buonissime! Siamo
all'ombra. Al sole fa caldo...ho vestiti leggeri ma ho
scoperti solo mani e viso e il caldo si sente! Arriiamo a
Sahiwal nel tardo pomeriggio. Troviamo un hotel vicino alla
stazione. Una stanza pccolina ma pulita. In bagno turca e
acqua nel secchio per lavarsi. Non si trova facilmente la
doccia.

27 febbraio. Anche oggi dei poliziotti in macchina si
fermano e mi dicono di stare a sinistra...ok ho capito! :-)
In attinata un ragazzo in macchina ci chiede se vogliamo del
te. Ci fermiamo e beviamo una tazza di "ciai" (te) con lui.
Vive in Australia ed e' qui solo per una visita ai parenti.
Sta studiando inglese e lavorando. Parlando con lui notiamo
molto spirito patriota ("...il Pakistan il paese piu' bello
a mondo, Multan una delle citta' piu' antiche, dove puoi
trovare della rutta fresca altrove?!, ecc...") ma gentile.
Prima di ripartire ci regala delle arance. Il gruppo di
gente che si e' creato intorno a noi si stringe sempre piu'!
Salutiamo tutti e ripartiamo anche noi. Arrivati a Mian
Channun decidiamo di fermarci per la notte. Chiediamo ad un
hotel e ci dice di no. Chiediamo ad uno piu' avanti. Ci fa
vedere la stanza. Per passare la notte e' ok, ha anche il
bagno in camera. Rimaniamo stupiti, piacevolmente stupiti
quando il padrone ci fa vedere delle cartoline di cicilisti
fermatisi li per la notte qualche mese ed anno prima. Dice
che gli piacciono i ciclisti e ci offre cena, notte e
colazione. Che ospitalita'!

28 febbraio. Pedaliamo di buona lena. Il mattino si sta una
meraviglia, ma verso le 11 il sole comincia a picchiare
forte. Fa caldo! Arrivamo a Multan nelle ore piu' calde. Il
mezzo al traffico e alla polvere il caldo si sente ancora di
piu'. Al terzo tentativo troviamo una stanza in un hotel in
centro. Acqua calda (il mattino) ed in secchi. Tv, ci cambia
le lenzuola (non e' cosi' ovvo in certi posti!) e possiamo
tenere le bici in camera.

29 febbraio. Giriamo come delle trottole per combinare poco.
Masterizziamo un cdcon le foto. Andiamo in posta per
spedirlo e ci dicono che non comprono l'Italia (non coprono
l'Italia?!). Chiediamo spiegazioni ma ce ne vengono date
poco e ci dcono di andare da DHL o TNT (troppo cari per un
cd!). Ok tenteremo da Quetta o dall'Iran per spedire il cd.
Andiamo all'ufficio turistico per chiedere alcune ose...ma
e' chiuso (tenteremo domani).

1 marzo. Riusciamo a parlare con qualcuno all'uffcio
turistico. Chiediamo se e' possibile per gli stranieri
dormire a Dehra Gazi Khan. Claudio e Massimo cinque anni fa
erano stati prelevati da li e portati a Multan perche' nn
avrebbero potuto stare li' per la notte. Sulla nostra guida
c'e' scritto che non si puo' stare li' a dormire per motivi
non chiari. Oggi all'ufficio turistico ci hanno
semplicemente detto che non e' sicuro per turisti e
stranieri. Ci hanno indicato un posto 60 km (Fort Munro)
dopo dove e' possibile pernottare ed il numero di telefono
di un hotel.

Domattina dovremmo ripartire verso ovest. Destinazione Fort
Munro. Sperando di trovare qualche ristorantino lungo la
strada per dormire se dovesse calare il buio prima di
arrivare a Fort Munro.

Per ora il Pakistan e' stato molto piacevole e tutti molto
gentili. Speriamo continui cosi'! Ci sentiremo proabilmente
da Quetta fra una settimana o poco piu'. A presto,

Patrizia