26.5.08

CLAUDIO (ARMENIA, 26/05/2008)

Ciao Gente!
Siamo arrivati ieri nel primo pomeriggio a Yerevan, capitale
armena. Resteremo un paio di giorni e poi decideremo da che
parte andare.

Il 21 maggio abbiamo fatto una bella camminata attorno a
Tiblisi, visitato la fortezza sul monte e raggiunto la Madre
Georgia, una statua di alluminio che si affaccia sulla
citta'.
La sera siamo rientrati in guest house dalla vecchietta
malefica e abbiamo avuto la sorpresa di incontrare altri due
ciclisti. Una coppia sulla cinquantina, due sudafricani in
viaggio da un anno. Ne arrivavano dal Sudafrica (via est) e
ora si dirigeranno verso il Centro Asia, Cina e poi
chissa'... finche' c'e' voglia si pedala. Lui un mito, 50 kg
di bagaglio di cui un cerchio di ricambio, un seggiolino, 5
fornelli, un pentolone e altre mille cagate! Lei molto in
gamba, aveva in passato partecipato a diverse gare a tappe
tra cui la Cairo - Cape Town!

C'erano anche altri tre viaggiatori, un americano e due
olandesi. I due olandesi avevano viaggiato in Africa con la
moto nel 2004 - 2005. Ma c'ero anch'io in Africa in quel
periodo...
Ma forse... aspetta un po'... ma si, ci siamo gia' visti noi
tre! Certo che il mondo e' davvero piccolo!

Il 22 maggio siamo ripartiti verso il confine armeno. Sali e
scendi continui e un bel sole caldo sopra la testa. Prima
del confine, in una stazione di servizio, c'era un povero
orsetto in gabbia. Poveretto, quando ci ha visti si e'
attaccato alle sbarre e aspettava un po' di cibo. Ma povero
cucciolo!

Alla frontiera abbiamo ottenuto il visto armeno (sarebbe
stato molto piu' costoso in ambasciata. Assurdo!) per 30
euro a testa. La strada in salita ci ha dato il benvenuto in
Armenia costeggiando il fiume in una valle molto stretta
tipo canyon. Lungo la strada piccoli kafe sovietici e
bancarelle di frutta esposta dentro i secchi. In serata
abbiamo raggiunto Alaverdi, una piccola citta' nella gola
della valle con i suoi palazzoni grigi e una fabbrica
inquietante che inquinava il cielo.

Il 23 maggio siamo partiti in salita, costeggiando sempre il
fiume, attraversando piccoli villaggi e scappando dai soli
cani pastore!!! La tattica migliore e' inchiodare
immediatamente appena ci rincorrono, nella maggior parte dei
casi il cane torna indietro. Mentre salivamo un cagnetto
tutto peloso si e' lanciato all'inseguimento di Patrizia ma
non considerando le distanze e l'aderenza sul terreno l'ha
tamponata violentemente! Ma che cane scemo!!
Per pranzo i soliti panini imbottiti di formaggio e tonno.
C'eravamo fermati in un "area pic-nic" inquietante... C'era
una fontanella, una tomba e il tavolino con le sedie.
Probabilmente i parenti delle vittime costruiscono l'area.
Solitamente siamo un po' imbarazzati a sederci in quei posti
ma sono comodi per noi. A farci visita e' arrivato un
cagnetto, un cucciolo affamato che si e' divorato un pacco
di biscotti, bevuto dalla fontana e poi via, ognuno per la
sua strada.
Salita e salita fino a raggiungere un passo con le montagne
coprte di neve on lontano da noi. Pastori a cavallo,
villaggi di casette di legno, sorgenti e cani pastore...
bastardi!
Dopo tanta fatica, una bella discesa di qualche chilometro
fino a Dilijan dove ci siamo alloggiati in una home stay. La
proprietria non era tanto entusiasta di averci in casa sua,
avevamo rinunciato a tutte le sue offerte. Cena? NO.
Colazione?
NO, NO!! Cucniamo noi che risparmiamo qualcosa! Bella cena,
ci siamo fatti fuori un po' di provviste che su dalle
salite pesano troppi quintali!!
La mattina la signora ha provato a fregarci col prezzo ma le
e' andata male!
E' un po' una cosatnte del viaggio essere visti come turisti
e non viaggiatori. Anche nei negozietti fanno sempre il
possibile per fregarci qualche soldo in piu'. Non e' una
cosa solo armena, e' da quando siamo partiti che funziona
cosi'!

La gente in Caucaso e' sempre molto gentile e ospitale.
Fuori dalle citta' vivono di poco e niente ma non gli manca
nulla. Vivono molto di baratti come in gran parte dell'
Asia. Un po' di latte per un po' di legna, un po' di patate
per del pane e mille altri scambi. E' senza dubbio una vita
piu' vera di quella che c'e' in Italia!

Il 24 ripartiamo in salita ma gia' lo sapevamo. La strada a
tornanti portava ad un passo di 2114 metri. In cima c'era un
tunnel di un paio di chilometri che attraversava il monte.
Il "custode" vedendoci arrivare ci ha bloccati per
verificare che le biciclette fossero idonee per attraversare
il tunnel! "E le luci?" Ma che aquile che siamo... Abbiamo
tirato fuori le nostre torce, posizionate in testa e via
dentro il tunnel!
Finalmente... e vai!! Un po' di discesa! Ci siamo fermati
poco dopo il tunnel a mangiare in riva al fiume. Fantastico,
fiumiciattolo, colline verdi, neve sullo sfondo, un pastore
a cavallo che portava le sue mucche al pascolo e noi li, li
seduti a godere della meraviglia del viaggio. Non una nota
fuori posto se non fosse stato per un toro. O lui o noi! Era
incazzato nero, ci divideva (per fortuna) il fiume e lui
contnuava a muggire e raspare con la zampa per terra in
segno
di caricarci! Era nervoso e le mie sassate non servivano a
mandarlo via... anzi!! L'intervento dei ragazzini
(probabilmente figli del pastore che se ne era andato) lo
hanno riempito di sassate finche' non si e' allontanato.
Grazie!!

La discesa non e' durata molto, solo 200 metri di dislivello
e abbiamo raggiunto Sevan, la citta' sull' omonimo lago.
Molto turistico in agosto e molto deserto in questo periodo
nonostante fosse domenica. La citta' era davvero
inquietante, palazzoni sovietici, alcuni abbandonati allo
sciacallaggio, altri pericolanti e una ruota panoramica
lasciata marcire da anni in un campo ormai usato per
pascolare le pecore.
Ci siamo alloggiati in un motel non meno inquietante della
citta'. Un piazzale con molti container, quelle erano le
stanze. Brutte all'apparenza ma dentro erano pulite.

Il 25 maggio un dolce dislivello di 1000 metri in discesa!
In lontananza si vedeva il monte Ararat dove si sarebbe
incastrata l'arca di Noe qualche annetto fa'.

Raggiunta Yerevan siamo andati in una home stay per cercare
alloggio. Christina, la figlia della proprietaria, parlava
pure italiano! Bel posto per alloggiare se non fosse stato
pieno! Ci hanno fatto accompagnare da una sua amica a poche
centinaia di metri dove ci siamo alloggiati. Spettacolare,
abbiamo un'appartamento tutto per noi, sarebbe una suite se
non fosse che non funziona una sega! L'unica fonte d'acqua
e' il rubinetto in cucina, in bagno va solo la vaschetta
(almeno quello). La cucina ha un tavolino, un frigo che
quando si accende fa tremare il palazzo e una cucina a gas
senza gas... che serve a una sega!

Per fare la doccia andiamo nell'appartamento di fronte
(della proprietaria) e per cucinare idem! In casa c'e' pieno
di bottiglie e secchi pieni d'acqua che servono per la
notte. L'acqua c'e' solo dalle 8 di mattina alle 9 di sera.
Ieri uscendo di casa si e' bloccata la porta con me fuori e
Patrizia dentro. Mi ha cosi' lanciato le chiavi dalla
finestra e dopo colpi e mazzate siamo riusciti a riaprirla.
A prescindere da queste piccolezze l'appartamento ci piace.

Ora resteremo un paio di giorni fermi e poi decideremo da
che parte proseguire. Nonostante siamo molto vicini al
confine turco la frontiera e' chiusa da molti anni. Dovremo
cosi' rientrare in Georgia e poi proseguire verso il Mar
Nero da dove entreremo in Turchia.

Ci sentiamo tra qualche giorno, statemi bene!

Ciao a tutti!

Claudio
PATRIZIA (ARMENIA, 20/05/2008 - 26/05/2008)
Ciao genitori, amici e viaggiatori!

In un altro internet cafe' lungo la strada. Questa volta da
Yerevan in Armenia. Anche oggi un bellissimo cielo azzuro ed
il sole splendente! Claudio a fianco a me tutto concentrato
a scrivere (inizia mezzora prima di me e finisce dopo
solitamente :-)! ).

21 maggio. Un giro interessante per le vie della citta'
vecchia di Tblisi, la vista di Tblisi dall'alto che si
espande fino alle pendici delle colline che la circondano.
Qualche ora passata sul 'terrazzo' (se cosi' si puo'
chiamare) della casa dove alloggiamo a chiaccherare con
altri viaggiatori: uno statunitense/polacco (persona molto
interessante che tra le altre cose ci svela il segreto
dell'obesita' negli Stati Uniti!); una coppia di sudafricani
sulla cinquantina partiti da Cape Town in Sud Africa in
bicicletta e giunti in Georgia dopo 21.000 km, ora la loro
destinazione e' verso est, non hanno un tempo per tornare a
casa. Lui si capisce a fatica, si mangia tutte le parole e
non finisce le frasi (cosi' non masticando l'inglese come i
madrelingua si fa un po' di fatica a stargli dietro!).
Pensavamo che per i sudafricani non ci fossero troppi
problemi per visitare l'Europa ed invece apprendiamo da loro
che e' dfficile ottenere i visti per i paesi europei. Per
gli statunitensi invece e' molto piu' costoso degli europei
ottenere i visti (quasi per ogni stato). La signora padrona
di casa e' gentile ma fa pagare ogni cosa...doccia calda 1
lari (e non puoi fregarla perche' chiude il rubinetto
dell'acqua calda!), una lavatrice 10 lari, deposito bagagli
1 lari!

22 maggio. Ripartiamo da Tblisi. Direzione Armenia. Saliamo,
saliamo e saliamo per uscire dalla capitale e poi scendiamo
fino al confine armeno a Sadakhlo. Ancora in Georgia, lungo
la strada vediamo un orsetto in gabbia. Poverino. A volte
bisognerebbe rinchiudere chi li tiene n gabbia. Provano
sofferenza anche gli animali (e tante volte non fanno nulla
per meritarsela). In frontiera georgiana passiamo meno di
due minuti, giusto il tempo di mettere il timbro di uscita
sul passaporto. Alla frontiera armena impieghiamo un po' di
piu'. Cambiamo USdollari in dram (moneta armena) e paghiamo
il visto che ci viene rilasciato in frontiera. Nessun
controllo bagagli. Appena passata la frontiera la strada
inizia a salire costeggiando un fiume. Pedaliamo fino ad
Alaverdi, una citta' in mezzo ad una stretta valle, sulle
rive del fiume. Dormiamo nell'unico hotel della' citta'
lungo la strada. E' un ristorante che ha anche tre camere.
Ognuna con la sua saletta con il tavolo e le sedie. Le
salette, ognuna separata dall'altra sono un'eredita'
sovietica. Un ristorante senza salette puo' far calare la
clientela di molto! Nel ristorante scopriamo che in Armenia
dobbiamo portare avanti di un'ora l'orologio.

23 maggio. Ripartiamo da Alaverdi. In salita! Seguiamo
sempre il fiume che ovviamente va in direzione opposta alla
nostra. Lungo la strada tanti cani ci inseguono, pero'
solitamente se ti fermi, si fermano e poi se ne vanno
(qualcuno pero' meno male che e' legato alla catena
altrimenti ci azzannerebbe). In una discesa un cane tipo
Carlotta mi stava inseguendo. Mi sono fermata, il cane non
ha calcolato bene le distanze, non e' riuscito a "frenare" e
mi ha sbattuto contro la bici. Povero cagnolino! Ho iniziato
a ridere! Non pensavo mi potesse sbattere contro. Arriviamo
a Vanadzor dopo una piccola discesa e poi si comincia a
salire di nuovo sotto il sole cocente (anche se siamo quasi
a 2000 metri) per 15 km. Pensiamo che la strada continui a
salire ed invece arriviamo a Dilijan dopo 14 km di discesa.
Le citta' sono ancora molto sovietiche (per lo meno le
periferie), con grossi palazzoni grigi e rettangolari. Lungo
la strada, fra il bel paesaggio verde e collinoso, ogni
tanto si vede qualche costruzione sovietica lasciata a se
stessa, qualche cisterna in disuso, enorme e
super-arrugginita, e ogni tanto una fontanella od una tomba
con tavolino e panche per pregare (o all'evenienza
mangiare). A Dilijan alloggiamo in una casa con qualche
stanza per i turisti. Possiamo usare la cucina...e' una
grande cosa...stasera pasta! Qui in Armenia ci sono tante
case che adattano due o tre stanze della casa a camera per
stranieri. Il prezzo per persona e' pressoche' uguale in
tutte le case. 5.000 dram (10euro) per persona, da
aggiungere qualcosa se vuoi colazione e cena, pero' a volte
si puo' usare la cucina.

24 maggio. Ripartiamo da Dilijan...in salita! Dopo 13 km (a
2100 metri) siamo all'entrata di un tunnel. Il guardiano
prima del tunnel esce dal suo gabbiotto per assicurarsi che
accendiamo due pile. Il tunnel e' buio, umido ed in salita.
E la cosa peggiore sono degli alto-parlanti a tutto volume
con una voce di donna che dice qualcosa in armeno, che
assordano. Non vedo l'ora di uscirne! Dopo 2km e mezzo la
luce! Ci fermiamo sulla riva di un fiume a pranzare. Una
mandria di mucche dalla'ltra parte del fiume e un cavallino.
Un toro continua a muggire e fa come per caricarci con le
zampe. Per fortuna e' dall'altra parte del fiume. insiste un
po' e poi dei ragazzini lanciandogli dei sassi lo mandano
via. Dopo una piccola discesa arriviamo al lago Sevan. a
1900 metri, molto carino, attorniaiato dalle montagne e da
alcune cime innevate. Dormiamo in un motel lungo lastrada
nell'omonima citta' sulle rive del lago. Il motel e'
particolare: ogni stanza e' un container con il proprio
bagno.

25 maggio. Ripartiamo presto, abbiamo circa 70 km da
pedalareper raggiungere Yerevan e quasi 1000 metri di
dslivello. La strada e' su e giu' per la prima parte ma poi
15 km di discesa ci fanno raggiungere la valle in cui sorge
Yerevan. Su questa discesa una bella vista (non splendida
perche' un po' ofuscata dalle nuvole) del Monte Ararat e del
piccolo Ararat (in Turchia, non e' molto distante da Yerevan
il confine turco ma le frontiere sono chiuse)) le cui punte
innevate si ergono nel cielo. Arrivati in citta' suoniamo al
campanello di una casa dove dovrebbero avere delle stanze.
Ci aprono il portonr, saliamo e con nostra sorpesa la figlia
della padrona di casa parla italiano. La mamma ci offre il
te' e la figlia ci dice che putroppo non hanno stanze
libere. pero' telefonano ad una loro amica che dovrebbe
avere una stanza. Dopo qualche minuto arriva ad un ragazzo
che ci porta a casa sua. Di fianco al loro appartamento in
una costruzione sovetica ne hanno un altro (un po' lasciato
a se stesso) dove ci sono due stanze. Le lenzuola sanno di
bucato, poi c'e' la cucina, ma funziona solo il frigorifero
ed un bollitore elettrico per l'acqua calda (ma possiamo
usare i fornelli in casa loro), il bagno...beh va solo il
water, pero' possiamo fare la doccia calda nel loro bagno!
Pero' e' molto tranquillo e abbiamo praticamente
l'appartamento solo per noi! La mamma e' molto gentile e il
figlio parla un po' di inglese. Poi abbiamo fatto il bucato
usando l'unico lavandino funzonante...quello in cucina, e
steso su un cordino in camera. Inoltre possiamo tenre le
bici con noi in stanza (il ragazzo e' stato gentilissmo e ha
portato su dalle scale la mia bici...purtroppo si e' fatto i
pantaloni nuovi con il grasso della catena e delle corone).

(c'e' quello nel computer di fonte a me che sta fumando...mi
sta entrando nelle narici...fastidioso!..ma tra poco avro'
finito di scrivere)

26 maggio. Buongiorno viaggiatori! Caffe', te', pane e
nutella (non proprio nutella) e yogurt.

Non sappiamo ancora se visiteremo il Nagorno-Karabakh (stato
indipendente dal 1994, separatosi dall'Azerbaijan dopo la
guerra fra il 1990 e il 1994, l'Azerbaijan lo rivendica e
dice che e' tenuto sotto il controllo degli armeni, motivo
per cui le frontiere armeno-azere sono chiuse. L'Armenia lo
considera praticamente come sua parte annessa. Il
Nagorno-Karabakh (letteralmente: montagnoso nero giardino)
tiene a sottolinerare la sua indipendenza. Per visitarlo e'
necessario un visto ottenibile in giorntata a Yerevan,
mentre non viene messo nessun timbro d'uscita armeno
all'entrata nel Nagorno, cio' consente di rientrare senza
problemi in Armenia. L'unico punto d'ingressoe'
dall'Armenia, lungo una strada su suolo azero ma sotto il
controllo armeno), in ogni caso dall' Armenia ritorneremo
poi in Gerogia, per poi passare la frontiera
georgiana-turca, a sud di Batumi, vicino alle coste del Mar
Nero.

Ciao cari, a presto (probabilmente dalla Georgia o dalla
Turchia),

Patrizia

20.5.08

CLAUDIO (AZERBAIJAN, 20/05/2008)
Ciao a tutti,
siamo arrivati a Tiblisi (capitale della Georgia) ieri sera.
Resteremo a riposare un paio di giorni e ad attendere che il
tempo migliori prima di ripartire verso l'Armenia.

Il 10 maggio siamo partiti da Baku. La partenza e' stata
ritardata da una mia gomma bucata. Volevo ripararla dentro
l'albergo ma il padrone me lo ha impedito, siamo usciti
sulla strada e un poliziotto non voleva che sostassimo sul
marciapiede... "deve passare il presidente". Ma che brutto
inizio di giornata... Ho montato velocemente una nuova
camera d' aria e siamo partiti. Ovviamente abbiamo
imbroccato una strada sbagliata e abbiamo allungato il
nostro percorso di 30 chilometri!
Sulle coste del Mar Caspio abbondavano i pozzi che
estraggono l'olio, la fonte di richezza della Azerbaijan.
Lasciato il Caspio sono cominciati i sali e scendi. Nel
primo tratto, non lontano dal mare, il paesaggio era una
grande steppa, greggi di pecore e qualche fattoria qua e la.
Gli azeri si sono dimostrati subito molto gentili con noi.
In un kafe lungo la strada volevamo comprare dell'acqua ma
il proprietario ha insistito per regalarcela. Ricordavano
molto i vecchi russi conosciuti nel viaggio in moto un po'
di anni fa.
I segni dell'unione sovietica si vedono e non si vedono.
Alcuni palazzoni grigi, i tubi dell'acqua e del gas che
passano esernamente rovinando il paesaggio e le onnipresenti
Lada Jiguli.

Lungo la strada i soliti greggi e i saluti dei pastori ma
purtroppo anche dei loro cani... Ogni volta che ci vedevano
passare era un'inseguimento per azzannarci. Verso sera tre
cani pastori ci sono venuti addosso e uno di loro (il piu'
grosso) ha cominciato a mordere la borsa della mia bici. Ho
tirato fuori il coltello per difendermi ma i loro padroncini
(tre bambini) sono venuti a calmare i cani.

La sera ci siamo fermati in un kafe lungo la strada dove ci
hanno dato il permesso di accamparci nel retro. Un
poliziotto era incuriosito dal nostro viaggio e siamo
rimasti a parlare una mezz'ora. Ma ve lo immaginate? Noi a
parlare una mezz'ora in russo? Chissa' cosa ha capito!

Al mattino, fuori dalla tenda, un gruppo di passanti sono
venuti a darci il buongiorno.

La giornata e' iniziata con una gran salita. Al lato della
strada c'erano molte macellerie (casettine in cemento 4
metri per 4) e pochi metri piu' lontano un gregge di pecore
pronto ad essere sacrificato. Solitamente, esposto davanti
al negozio, i macellai sistemavano le teste delle capre e
delle pecore in modo che la gente vedesse quanti animali
aveva ucciso. Essendo senza frigoriferi ne ammazzavano un
po' per volta. Carne fresca!

Durante il giorno le salite erano aumentate molto, in certi
punti salivamo in prima in piedi sui pedali! Il paesaggio
era ormai verde, alberi, foreste e fiumi che scendevano
dalle montagne innevate. Era dall'India che non vedevamo
tanti colori!

Verso sera ci siamo fermati in un Kafe lungo la strada, il
proprietrio ci chiamava per prendere un chai e riposare un
po'. Ovviamente non ci e' stato negato di montare la tenda
sul retro. Alla mia richiesta il padrone aveva risposto: "
tu sei mio fratello". A cena abbiamo mangiato carne,
formaggio, insalata e bevuto un sacco di chai. Tutto quanto
offerto dal proprietario! Non si fa pagare un fratello che
arriva in bicicletta!

12 maggio, dopo una nottata di pioggia abbiamo smontato e
impachettato la tenda bagnata. Il fratello del prorpietrio
ci aveva gia' preparato la colazione per poi salutarci con
un abbraccio.
Pochi chilometri piu' avanti abbiamo incontrato un gregge di
pecore e il proprietrio del kafe che lo accudiva a cavallo.
Ci siamo salutati, ringraziato e ognuno ha proseguito per la
sua strada.

Quel giorno abbiamo indossato pure la giacca oltre alle due
felpe! Che freddo, ogni tanto pioviginava e man a mano ci
avvicinavamo sempre di piu' alle montagne. In quelle foreste
molti apicultori avevano sistemato le proprie arnie nei
prati, alcuni sui rimorchi dei camion e vendevano il miele
lungo la strada.

Verso sera abbiamo avuto un po' di difficolta' a trovare un
kafe dove poter montare la nostra tenda. Verso le 7 ne
abbiamo incontrato uno, piccolo e poco accogliente ma dei
ragazzi ci chiamavano per un chai e perche' rifiutare...

Un'oretta assieme a loro e poi un'invito a casa per la
notte. Il nostro ospite era un ragazzo di 18 anni con una
mercedes fregata al padre... Non lo avesse mai fatto! Lo
abbiamo seguito per trecento metri, in un piazzale c'era il
padre furioso che lo aspettava, quattro ceffoni, un va fan
culo (o qualcosa del genere in russo) verso di noi e si e'
fatto portare a casa dal figlio.

Pioveva a dirotto, come due brutti anatroccoli siamo rimasti
dentro a un Kafe (o qualcosa del genere) ad aspettare i
nostri amici che sono arrivati dopo mezz'ora. Ci hanno
riaccompagnati al kafe e il proprietrio ci ha fatto dormire
dentro sul suo letto. Ci ha lasciati il suo kafe a
disposizione ed e' andato a casa. Che gentile! Un po' meno
il suo gatto che mi ha pisciato su una borsa....

Il 13 maggio siamo arrivati a Sheki dopo 60 km di pianura. A
dire il vero gli ultimi 10 erano di salita tremenda!
Ci siamo alloggiati nel Caravanserai, un edificio medioevale
dove hanno allestito un albergo meraviglioso. Abbiamo
sostato un paio di giorni dove abbiamo conosciuto altri duie
ciclisti. Uno svizzero diretto in Tibet e uno sloveno che ne
arrivava dalla Georgia. In quei due giorni ho sistemato un
po' le bici e cambiato alcuni pezzi a quella di Patrizia.

Il 16 maggio, una giornata di sole splendida, una bella
pianura costeggiando le cime innevate del caucaso. La
primavera mi sta un po' uccidendo con l'allergia, non so
cosa sia ma ogni tanto mi bruciano gli occhi e attacco a
sternutire.
Abbiamo attraversato diversi villaggi, la maggior parte
erano di pastori. I greggi di pecore, mandrie di mucche e
branchi di cavalli durante tutto il giorno. Davvero
splendido se non fosse stato per i cani pastori che
cercavano sempre di sbranarci! Ogni volta era la stessa
scena, il cane ci inseguiva, ci fermavamo, prendevo un sasso
e se non si fermava glielo tiravo. Solitamente se ne
andavano...

In tutto il paese ci sono gigantografie del presidente. Ma
non di uno solo! Gigantografie del padre (morto qualche anno
fa), gigantografie del figlio (nuovo presidente), e
gigantografie di tutti e due assieme. E' un gran regime
dittatoriale ma nessuno ne vuole parlare.

17 maggio, siamo entrati in Georgia.
Finalmente un solo timbro sul passaporto, nessun visto per
gli europei!
All'uscita dell'Azerbaijan erano un po' titubanti sulla
validita' del nostro visto ma dopo alcuni minuti avevamo via
libera.
All'immigrazione georgiana avevamo davanti a noi due azeri a
cavallo che volevano passare il confine. Due cowboy moderni
o due azeri che andavano a recuperare il loro gregge
emigrato in Georgia!

Senza un soldo (perche' al confine nessuno li cambiava)
siamo arrivati nel pomeriggio a Sighnaghi, il paese
gemellato con Belgirate (dove vive Patrizia).
Raggiungerlo non e' stato uno scherzo, sali e scendi spezza
gambe per finire con un salitone di 6 km. Sighnaghi e' sulla
cima di una collina da dove si ha una vista fantasctica
delle montagne del Caucaso. Le mura attorno alla citta' sono
del diciottesimo secolo, servivano per proteggerla dalle
invasioni.
Assomigliava a un piccolo angolo di Italia, alcune case sono
state ricostruite e le vie ricordano un po' i paesini della
toscana.

Il 19 maggio siamo arrivati a Tiblisi.
La giornata e' stata un po' piovosa ma in questo periodo e'
normale prendere acqua. Lungo la strada, 40 km prima della
capitale, abbiamo trovato due gattini abbandonati. Poveri
cuccioli, appena ci hanno visti ci sono corsi incontro. Quel
maledetto che li ha abbandonati gli aveva lasciato un pezzo
di pane, forse per non sentirsi troppo in colpa. Non
potevamo fare molto per loro. Gli ho presi in braccio e
abbiamo pedalato verso un paesino. Gli abbiamo lasciati
vicino a delle case dove un pastore faceva segno di
lasciarli pure li. Magari li avrebbe accuditi, speriamo.

Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto il centro citta' e ci
siamo alloggiati nel posto piu' economico. Una home stay
gestito da una vecchiatta gramma come il peccato. Sembra una
nonna, tanto cara e dolce all'apparenza ma malefica appena
ti ci avvicini. Ride solo quando gli diamo i soldi. Ad ogni
modo, come ho scritto prima, e' la sistemazione piu'
economica che abbiamo trovato.

Oggi siamo andati un po' in giro a curiosare per la citta' e
domani resteremo ancora fermi. Un po' di riposo prima di
ripartire verso l'Armenia.

Ciao!

Claudio
PATRIZIA (BAKU-TBLISI, 10/05/2008 - 20/05/2008)
Ciao cari,

siamo in un internet cafe' di via Rustavelli a Tblisi.
Siamoarrivati ieri pomeriggio e alloggiamo in una casa
vicino al centro. E' gestita da un'anziana signora che parla
tedesco e qualche parola d'inglese offre dei letti nelle
stanze della sua casa.

10 maggio.Partiamo da Baku. Costeggiamo per qualche
chilometro il Mar Caspio...la direzione della nostra strada
era un'altra. Infatti...abbiamo sbagliato strada! Dopo una
30ina di km prendiamo la strada giusta...anche se i paletti
da Baku segnano 10 km! Il paesaggio e' collinoso, verde e
non c'e' un albero. Ci imbattiamo in qualche cane a cui
piacerebbe morderci un polpaccio ma riusciamo a ripartire
senza farci inseguire. Ci fermiamo in un 'kafe' lungo la
strada e montiamo la tenda dietro, su una collinetta.
Ceniamo al 'kafe' e prendiamo del te' con un poliziotto che
ci fa un sacco di domande sullavita ed i costi in Italia.

11 maggio. Facciamo colazione con pane e cioccolato da
spalmare e ripartiamo. Il paesaggio intorno a noi e'
spettacolare e le strade con delle pendenze assurde sia in
salita che in discesa. Su una salita rischio di lasciarci le
ginocchia e il fiato. E Claudio usa il rapporto piu' corto,
mai usato nemmeno in Tibet! Dopo poco piu' di 70 km e le
gambe distrutte ci fermiamo in un 'kafe' in mezzo ad un
bosco. Chiediamo per montare la tenda li' vicino. Non c'e'
problema. Mentre beviamo del te' il proprietario sgozza una
gallina e lascia li' la testa. Per cena mangiamo del
'shashlik' (spiedino di carne), dell'insalata, delformaggio
e delpane. Al momento di pagare la cena ci viene offerta.
Che bello! Durante la notte piove ed al mattino la tenda
senza sole non asciuga!

12 maggio. Facciamo colazione, anche questa ci viene
offerta, e ripartiamo. Fa freddo, c'e' nebbia e continuiamo
a salire! In cima al passo ci sono molti cavalli, pecore e
alcuni negozi che vendono carne di pecora. La strada inzia a
scendere ed indosso anche la giacca in goretex per
proteggermi dal freddo. All'ora dipranzo ci fa visita il
sole. Ci sediamo su un tronco che bloccauna stradina a
pranzare. La strada e' abbastanza pianeggiante e si pedala
bene. Passiamo Ismaylli e Gabala. Alle 7 di sera pedaliamo
ancora. Non ci sono piu' 'kafe' e i terreni a fianco della
strada sono per lo piu' recintati. Prima delle otto vediamo
un piccolo 'kafe' a lato della strada. Prendiamo del te con
dei ragazzi azeri eduno di loro ci offre ospitalita' per la
notte. Ceniamo al 'kafe' e poi con le bici seguiamo il
ragazzo ed un suo amico in auto. Dopo nemmeno un km si
ferma. Il ragazzo seduto a fianco scende e, probabilmente il
padre di quello alla guida, sale in macchina gli fa un
caziatone e se ne vanno. Boh. Inizia a piovere ci ripariamo
in un kafe li di fronte insieme all'altro ragazzo.
Aspettiamo quasi un'ora e poi ritorna il ragazzo con altri
amici ed un'altra auto. Probabilmente non poteva usare ola
macchina ed ha lasciato ilpadre sotto l'acqua. Non potendo
andare a casa sua ritorniamo al 'kafe' ed il proprietario ci
fa dormire dentro. Abbiamo la compagnia di un gatto che si
accuccia sullalegna vicino alla stufa per la notte.

13 maggio. Alle 8 siamo in sella. Fa freddissimo, non
c'e'sole e la strada e' molto umida. Ci fermiamo in un prato
a cucinare della pasta e poi ripartiamo verso Sheki.
Pioviggina ed e' nuovoloso. Impieghiamo quasi due ore a
raggiungere il paese. E' arroccato ai piedi delle montagne.
Alloggiamo in un posto stupendo. Un vecchio caravanserai del
18esimo secolo. La cittandina e' molto caratteristica, e
piacevole da girare (a parte le strade in salita!!).

14/15 maggio. Passiamo due giorni a Sheki e
conosciamodueviaggiatori in bicicletta. Un ragazzo svizzero
partito dalla Svizzera con destinazione Lhasa (Tibet) ed un
ragazzo sloveno in vacanza. Partito da Tblisicon
destinazione Baku. Strano ma molto piacevole conoscere due
viaggiatori, in bicicletta ed in Caucaso!

16 maggio. Sheki-Zaqatala. Riaprtiamo con una bella discesa
e poi una bella strada in pianura con vista delle punte
innevate del Caucaso. A pranzo ci fermiamo sotto degli
alberi a pranzare. La strada e' pianeggiante per poi finire
in salita con l'arrivo a Zaqatala. Povero Claudio continua a
starnutire...allergia a...boh...pollini o simili. Lungola
strada si vedono alcuni camion turchi diretti probabilmente
a Baku e poi in Turkmenistan via mare. Nella piazza
principale della citta' ci sono alcuni alberi di 700 anni.
Sono maestosi. Dormiamo in un motel vicino alla stazione
degli autobus. Molto semplice ma pulito.

17 maggio. E' una bellisima giornata di sole e cielo
azzurro. Passiamo Balaken e arriviamo al confine
azero-georgiano. Senza nessuno controllo bagagli in
mezzoretta passiamo il confine.Insieme anoi anche due uomini
con due cavalipassano dall'Azerbaijan alla Georgia. Dal lato
georgiano non c'e' nessuno che cambia soldi. Speriamo a
Sighnaghi ci sia un bancomat. La strada e' abbastanza
pianeggiante per poi salire quasi 15 km fino a Sighnaghi.
Troviamo un bancomat. Anzi piu' di uno! E'una cittadina
sulla cimadi una collina, circondata da muraglione e tredici
torri. Purtroppo il tempo non e' dei migliori ma c'e'una
vista spettacolare sulle montagne del Caucaso e la pianura
sottostante. Le vie del paese sono ciotolate, alcune chiese
e case antiche. Molte parti pero' sono state ristrutturate o
in ristrutturazione. E' molto piacevole passeggiare per le
vie. Il centro e' molto turistico, georgiani e armeni la
affolano nelle giornate di festa. Troviamo alloggio
nellacasa di Shio(homestay, parla praticamente solo russo
main qualche modo ci si capisce. Ci sono anche due scozesi
ed una svizzera con un francese. Ceniamo nel soggiorno della
casa. C'e ogni bendidio e vino fatto dalla padrona di casa.
Intorno a Sighnaghi e nel Kaheti ci sono molti vigneti.

18 maggio. Ci svegliamo e ci viene preparata una colazione
abbondante. Purtroppoil tempo e' brutto. E si vede poco piu'
in la' del proprio naso. Nel pomeriggio il tempo migliora un
poco e giriamo un po' per le vie di Sighnaghi. facciamo
anche una passeggiata fino ad un monastero un po' piu'
lontano. Nel pomeriggio, in casa, Claudio riesce a vedere la
MotoGp (grande evento!) e guardiamo un po' di giro d'Italia
su RaiTre e ci capita il telecomando su
Canale5,BuonaDomenica...come sta toccando il fondo la
televisione italiana. Ceniamo con i francesi, prepariamo le
borse e si va a nanna.

19 maggio. Sighnaghi-Tblisi. Partiamo di buon'ora dopo
un'abbondante colazione. Saliamo ancora un po' e poi
scendiamo fino alla strada principale. La pioggia ci fa
"compagnia" per un'oretta ma poi ci lascia in pace. Ci
fermiamoa mangiare su un tavolo di pietra sotto degli alberi
e due cani malinconici ci fanno compagnia sperando (e
ricevendo!) in qualche boccone. Raggiungiamo Tblisi nel
tardo pomeriggio. Troviamo alloggio in casa di questa
signora. Un po' maniaca della pulizia...ci spazzola le borse
delle bici prima di entrare e ci fa mettere solo lo stretto
necessario in camera. Ma tutto sommato gentile. Non e' cosi'
economico il prezzo ma uno dei piu' bassi della citta'.
D'ora in avanti saliranno sempre piu'! Sud-est asiatico,
India, Nepal e Pakistan erano una pacchia (parlando di
prezzi)!

20 maggio. Tblisi. Un po' in giro per questa citta'. Domani
ci saranno le elezioni e sara' meglio stare lontani dal
centro. Probabilmente dopodoamni ripartiamo da qui ed
entreremo in Armenia.

Ciao gente,

Patrizia

15.5.08

CLAUDIO (TURKMENISTAN, 8/05/2008)
Ciao Gente, siamo arrivati in Azerbaijan il 7 Maggio all'una
di notte al porto di Baku. Domani mattina forse ripartiamo
verso ovest oppure stopperemo ancora un giorno a riposare.

Il 28 aprile abbiamo attraversato il confine Iran -
Turkmenistan, eravamo gli unici viaggiatori, gli altri erano
tutti camionisti. In poche ore abbiamo attraversato la
frontiera e caricati su un furgone ci hanno portati ad
Ashgabat dove abbiamo speso un paio di giorni.
La citta' e' un misto tra splendore e squallore. E' in
continua costruzione di nuovi edifici e demolizioni di
casermoni sovietici. Ogni edifico e' di proprieta' del
governo al quale e' assolutamente vietato fare foto. Ci
avevano avvisato di non fotografare gli edifici con la
bandiera sul tetto perche' di proprieta' del governo. Gli
unici senza bandiera sono i palazzoni sovietici che nessun
folle fotograferebbe mai! Ad Ashgabat hanno pure costruito
una copia di Disneyland, per la sua costruzione hanno
sfrattato migliaia di persone. Il presidente (a vita) ha
potere decisionale su tutto quello che c'e' in Turkmenistan.
Se qualcosa non e' di suo gradimento lo fa sparire.
In ogni dove c'e' una sua gigantografia e statue laccate
d'oro che lo rappresentano.

Il 30 aprile avevamo appuntamento alle 9 di mattina con
Vladimir, omone russo che avrebbe dovuto scortarci lungo il
nosto percorso. Solitamente per un visto turistico e'
previsto un guidatore ed una guida che parli inglese durante
tutta la permanenza nel paese. Noi, per risparmiare, avevamo
solo un guidatore (Vladimir) che parlava esclusivamente
russo!
Abbiamo sfruttato il nostro investimento sin dall'inizio.
Tutti i nostri bagagli e le scorte di cibo le abbiamo
caricate sulla macchina di Vladimir.
Siamo cosi' partiti con le bici scariche e andavamo come
proiettili. Lui ci precedeva con la macchina e ogni 2
chilometri si fermava ad aspettarci per assicurarsi che non
scappassimo...
A pranzo ci siamo fermati in un cafe lungo la strada a
mangiare qualcosa e sono cominciati i primi discorsi con
Vladimir. Sono bastati pochi minuti per capire quanto
sarebbe stato difficile il Turkmenistan con lui...
Continuava a parlare, la nostra conoscenza di 40 parole in
russo lo gasava e lo convinceva che non capissimo tutto. Ma
che cazzo ci avra' mai racontato Vladimir non lo sapremo
mai!

I primi 130 chilometri la strada era davvero bella ma dopo
quel primo pezzo sono cominciati i fossi! Con le bici
scariche e il vento a favore abbiamo percorso 177 km, un
record per Patrizia!
Ci siamo accampati al bordo della strada per la notte e
abbiamo preparato la cena. Il russo ha tirato fuori un
contenitore con la zuppa preparata la sera prima dalla
moglie, un sacchetto di pasta chimica, uova sode e i
salamini atomici sovietici. Mitico Vladimir!
Era stupito dalla potenza del fornello a benzina, lui si era
portato la legna per fare il fuoco ma ha badato bene a non
tirarla mai fuori!

Abbiamo boccheggiato parecchio prima di addormentarci,
faceva molto caldo e non potevamo aprire la tenda per non
farci mozzicare da troppe zanzare. Vladimir ha patito ancora
di piu' dormendo in macchina, quell' orso non si era portato
la sua tenda.

Il primo maggio dopo una bella colazione (Vladimir scroccava
qualcosa da noi e poi masticava il suo salamino sovietico)
siamo ripartiti di buon ora. Il vento a favore aveva
cambiato direzione, la pacchia era finita! Il paesaggio
verde dei campi di grano e' durato ben poco, il deserto
aveva ripreso tutto il suo splendore. Ogni tanto ci
fermavamo a togliere una tartaruga in mezzo alla strada e
portarla a un centinaio di metri nel desetro in modo che
nessuno la investisse. Sono animali che meritano tutto il
nostro rispetto, viaggiatori per eccelenza!
I villaggi lungo la strada erano molto poveri, casette
basse, strade sterrate e cammelli legati in qualche recinto.
Lungo la strada abbiamo probabilmente visto piu' cammelli
che persone. In serata abbiamo preso un po' di pioggia e la
temperatura si e' abbassata di molti gradi. Da sudare come
bestie a indossare felpa e giacca per il freddo!
Noi le indossavamo.... Vladimir no. "Io?! Io ho vissuto in
Russia dove in inverno ci sono - 40 gradi!". Poi ho capito
perche' lui non indossava la giacca... non l'aveva portata
quell'imbecille! Faceva finta di neinte, passeggiava
ininterrotamente per scaldarsi e poi lo abbiamo beccato in
macchina dentro il sacco a pelo!! Il russo!!
Quella sera abbiamo montato la tenda davanti a un cafe e
cucinato le nostre provviste. A farci compagnia c'era un
cammello che dopo essersi mangiato le mie noccioline si era
avvicinato a Patrizia che stava tagliando dei pomodori. Il
padrone del cafe ci aveva consigliato di tirargli delle
sassate per evitare che di notte venisse a infilare la testa
dentro la tenda!

Il 2 maggio colazione davanti al cafe, noi pane e cioccolato
(tipo nutella) e Vladimir ha dato gli ultimi morsi al suo
salamino. Mi faceva piegare dal ridere, gli offrivamo da
mangiare (perche' quel genovese si era portato ben poca
roba) ma lui con orgoglio rifiutava sempre. Poi
avvicinandosi pian piano, con la scusa di dirci qualcosa,
piluccava il nostro mangiare facendo l'indifferente. Che
accattone di russo che ci hanno appioppato!

A Balkanabat, una citta' lungo la strada siamo andati in un
magazin a fare la spesa. Vladimir ci consigliava cosa
comprare e poi lui e' uscito di li comprando solo una
pagnotta!

A casa Vladimir si era preparato un foglio con le tappe che
non abbiamo mai rispettato. Si era disegnato la strada e
scritto i chilometri tutti sbagliati. Nonostante il nostro
contachilometri indicasse una distanza, i cartelli lungo la
strada la confermavano lui insisteva che il suo foglietto
era giusto!
Il russo era davvero un gran testone, a parlare con lui si
ci cavava un ragno da un buco. Era comunque molto gentile e
ci faceva piegare dal ridere con i suoi gesti. Un'accattone
di prima categoria. Eravamo rimasti senza benziana nel
fornello e alla stazione di servizio e' riuscito a farci
riempire la bomboletta gratis succhiando la benzina dal
serbatoio di un'altra macchina.

Le giornate sono andate avanti benissimo, il vento non ci ha
dato tregua soffiandoci contro ininterrotamente, un po' di
piogerellina e un freddo cane ma il Turkmenistan a me e'
piaciuto davvero tanto. I segni dell'unione sovietica si
vedevano raramente, qualche Uaz e Ural che transitavano,
qualche palazzone sovietico nelle poche citta' lungo la
strada e le sfilze di denti d'oro in bocca della gente!
Quello che ricordava l'unione sovietica erano i cafe lungo
la strada, piccole costruzioni di cemento che accolgono i
viaggiatori con una zuppa calda. Il gabinetto e' sempre la
solita latrina dove in alcune sarebbe meglio indossare una
maschera antigas prima di entrare!

L'ultima tappa prima di Turkmenbashi abbiamo trascorso la
notte dentro un cafe. Il figlio dei proprietari parlava
inglese e ci ha dato ospitalita'. Che ridere... a me e a
Patrizia... Vladimir si e' fatto un'altra notte in macchina!

Il ragazzo era molto simpatico, ci aveva fatto vedere il suo
cavallo e ci spiegava i suoi progetti. Diceva che non ne
sapevano molto del cpitalismo ma si erano lanciati questo
buisness. Il cafe.
Il loro progetto futuro era quello di costruire un motel in
modo che i viaggiatori avessero un tetto sulla testa oltre
ad una zuppa calda.

Il 4 maggio siamo arrivati a Turkmenbashi e dopo tanti zig
zag per colpa di Vladimir che aveva sbagliato strada abbiamo
raggiunto il porto.
Nella sala d'attesa c'erano gia alcune persone ad aspettare
il traghetto. Non mancava nulla, la dogana, la biglietteria,
il ristorante, i gabinetti... mancava solo un'orario per il
traghetto! Quando parte? Boh? Oggi, domani, tra quattro
giorni... nessuno lo puo' sapere.

C'erano due traghetti e la speranza era che uno dei due
caricasse le persone. Con i locomotori da manovra caricavano
i vagoni merci diretti in Azerbaijan, l'importante e' che
non carichino benzina altrimenti neinte poersone a bordo.
Cosa sono quei vagoni? Merda, e' benzina! Un traghetto era
fottuto ma la speranza e' che l'altro ci caricasse. Aspetta
e aspetta ed e' passata una giornata nella sala d'attesa.
Abbiamo trascorso la notte dormendo sulle panche di ferro
dentro i nostri sacchi a pelo.
Il 5 maggio nel pomeriggio ci hanno fatto passare
dall'immigrazione, un timbro, un controllo accurato dei
bagagli e via verso il traghetto. Ci siamo salutati con
Vladimir e siamo saliti a bordo.
Costava 60 dollari a testa ma quello era il prezzo per i
sovietici! Stranieri 100 dollari, prendere o lasciare. Tante
discussioni inutili, rabbia e insulti non sono serviti a
nienti. 200 dollari per una cabina marcia.

Si parte? Ma che. Una notte in traghetto attraccati al
porto aspettando qualcosa per partire... che cosa nessuno lo
sapeva. Era una settimana che non ci lavavamo e Patrizia
cominciava a sclerare. Ma dai che non puzziamo mica tanto...
in fondo in sti giorni faceva freddo e abbiamo sudato poco!

Il 7 maggio si parte, alle 9 di mattina quella carretta del
mare ha mollato gli ormeggi. I pasti a bordo li facevamo al
cafe bevendo the e biscotti.

La mia teoria non faceva una piega, il Caspio e' un mare
chiuso e di conseguenza e' piatto! Minchia... sembrava di
essere su un'altalena! Abbiamo passato una giornata sdraiati
sul letto per evitare di morire vomitando anche l'intestino!
Dopo 14 ore siamo arrivati a Baku. Freddo, sonno e affamati
come lupi ci hanno scaricato come dei deportati nei campi di
concentramento. All'immigarzione era l'una di notte quando
l'ufficiale ha detto: "domani dovete lasciare il paese, il
visto scade". Eppure non sono cosi' le regole! Troppo cotti
dalle ultime giornate per discutere con quel mentecatto
siamo andati a cercare una sistemazione per la notte. Alle 3
di mattina eravamo in albergo dopo esserci mangiati qualche
tortina comprata in un negozietto misteriosamente aperto a
quell'ora di notte.

Ieri nel primo pomeriggio siamo andati andati nell'ufficio
consolare del ministero degli affari esteri a chiarire il
problema del visto. Nessun problema, avevamo ragione noi.
Possiamo soggiornare nel paese un mese senza problemi.

Abbiamo paseggiato avanti e indietro per Baku, davvero una
bella citta'. E' un po' cara per noi viaggiatori, da addesso
fino a casa non sara' poi cosi' economico ma la nostra
tendina ci aiutera' parecchio! Probabilmente trascorreremo
una settimana in Azerbaijan prima di andare in Georgia. Sono
davvero felice di essere stato in Turkmenistan ed ora di
essere qui in questi paesini. Sembrano davvero interessanti.

Vi faro' sapere piu' avanti!

Ciao a tutti!!

Claudio
PATRIZIA (TURKMENISTAN, 30/04/2008 - 8/05/2008)
Ciao cari!

Vi scrivo da un internet cafe' di Baku (Azerbaijan). Siamo
sulle rive del Mar Caspio e c'e' un sole meraviglioso. Fa
freddino e la sera ci godiamo la giacca in goretex.
L'Azerbaijan incomincia ad essere un po' piu' caro rispetto
ai paesi attraversati da un anno a questa parte. Ci
avviciniamo all'Europa!

Torniamo a qualche giorno fa...

Ashgabat, Turkmenistan, 30 aprile.
Ore 9.00. Siamo davanti al Hotel dove abbiamo passato due
notti. Bagagli pronti, bici in ordine e noi seduti sugli
scalini. Attendiamo una Opel rossa ed un vecchio russo di
nome Vladimir. Sara' la nostra guida (o meglio autista). Con
un visto turistico siamo obbligati ad avere una cosidetta
'guida' che stia con noi fino alla nostra uscita dal paese.
Ore9.15. La opel rossa non e' ancora arrivata. Chiediamo ad
un anziono signore che passeggia davanti all'albergo ma non
si chiama Vladimir.
Ore 9.30. Arriva una opel rossa. E' Vladimir. Parla solo
russo e capirsi non e' troppo semplice. Ma in qualche modo
si fa! Carichiamo tutti i nostri i bagagli sull'auto e poi
partiamo. Pedaliamo tutta la mattina con Vladimir che un po'
ci segue e un po' ci supera, si ferma, ci aspetta e poi
riparte. Ci fermiamo in un cafe' lungo la strada per
mangiare. Manti e Salat (ravioli ripieni di carne e
insalata). Dietro il kafe' ci sono una 20 di dromedari.
'Rincontriamo' le latrine dopo un anno che non ne vedevamo
una. Che odore terribile hanno! Non me lo ricordavo ma
ritorna alla mente subito!
La strada ha 2 corsie per carreggiata con siepi ed alberi
nello sparti-traffico. Il vento e' dalla nostra e pedaliamo
come delle scheggie. Dopo 130 km la strada diventa stretta e
piena di buchi che ci accompagneranno fino a
Turkmenbasy...il vento ci spinge e sembra di volare. Poi con
la bici scarica si va che e' una meraviglia! Ci fermiamo
dopo 177 km. Vladimir parcheggia l'auto a lato della strada
e noi montiamo la tenda li' vicino. Vladimir rimane stupito
dalla velocita' con cui montiamo la nostra tenda. Accendiamo
il fornello e Vladimir (e' russo, e non parla turkmeno...ma
praticamente tutti parlano russo) ne approfitta per farsi
scaldare il pasto preparato dalla moglie (patate e pollo
bolliti). Stende la sua tovaglia per terra e tira fupori le
sue provviste: uova sode, te, pane e qualche salamino. Noi
cuciniamo della pasta e delle uova. Condividiamo la cena.
Offriamo a Valdimir della pasta, dei pomodori e del te,
rifiuta tutto all'inizio ma poi mentre parla da una zaffata
qua e la' al cibo! parla, parla e parla ma capiamo poco di
cio' che dice. Gli abbiamo detto che capiamo qualche parola
di russo e si lancia in discorsi di cui capiamo solo il
senso! Vladimir passa la notte in auto e noi in tenda. Fa
molto caldo e le zanzare ci divorano!

1 maggio. Ci svegliamo presto. Non c'e il sole ma e'
nuvoloso. Il vento non e' piu' dalla nostra ma non soffia
molto forte. Facciamo colazione. Tovaglia di Vladimir. Te',
pane e cioccolato da spalmare e Vladimir si mangia un
salamino. Offriamo del cioccolato a Vlaimir, rifiuta ma poi
mentre parla gli da una zaffata! Ripartiamo e pedaliamo
abbastanza bene. Alla nostra sinistra ci sono i monti e alla
nostra destra e' deserto! Vediamo molti dromedari, come
cammiano fieri e lenti. Ci fermiamo a mangiare in uno dei
rari cafe' che incontriamo lungo la strada. Carne di
capraccia e salat (cetrioli e pomodori)! Il cielo e' scuro
ed inizia a piovigginare. Ci fermiamo in un cafe' dopo 146
km. Montiamo la tenda vicino al cafe'. Un dromedario
continua ad avvicinarsi ma non e' difficile allontanarlo
dalla tenda. Ceniamo con Valdimir (rinominato 'Boris' da
Claudio) a fianco della noztra tenda con la sua tovaglia.
Guardiamo in auto e non vediamo piu' scorte di cibo di
Vladimir...ha qualche tocco di pane e della pasta 'chimica'.
Il rituale di colazione, pranzo e cena e' sempre lo stesso,
noi offriamo, lui rifiuta e poi cianciando cianciando mette
in bocca! Ci infiliamo in tenda per la notte ed inzia a
piovere.

2 maggio. Al nostro risveglio la tenda e' ancora bagnata.
Facciamo colazione ed attendiamo che si asciughi. Ripartiamo
ed il vento e' freddo e forte contro di noi. Procediamo
molto lentamente e dopo piu' di quattro ore abbiamo percorso
solo 50 km. Fermiamo Vladimir e mangiamo qualcosa delle
nostre provviste. Offriamo anche a Vladimir che credo
preferisca andare a scrocco che comprarsi qualcosa in caso
di emrgenza (se non ci sono cafe'!)! Ci fermiamo quasi alle
7 di sera dopo 90 km. Ci accampiamo a lato dela strada ad
una 20ina di km da Balkanabat. C'e' vento forte e qualche
goccerellina di pioggia. Qualche cammelo torna a casa dopo
la giornata passata nel deserto. Io e Claudio indossiamo la
giacca in goretex per il vento gelido e chiediamo a Vladimir
se ha freddo. Non che non ha freddo!! Lui ha fatto il
militare a meno 40 gradi in Russia. Ceniamo e poi Vladimir
si prepara il sacco a pelo in auto e si rifugia in macchina!
probabilmente ha "un po'" di freddino ma l'orgoglio da
anziano e da uomo russo non gli permette di dire che in
camicia e calzoncini sta patendo il freddo! Nella nostra
tendina si sta proprio bene. Il vento la fa sbattere ma un
po' ma poi ci addormentiamo.

3 maggio. Vento contro anche oggi! Ripartiamo indossando la
giacca...che arietta gelida! A Balkanabat riforniamo la
bombola del fornello di benzina (non dal benzinaio ma da un
auto! Vladimir deve farci risparmiare su qualsiasi cosa!) e
compriamo qualche scatoletta, biscotti e carta igienica
(bumaga tualet). Vladimir ci informa che ci sono 60 km ad un
cafe' dove poter pranzare. Passati 70 km alle 3 del
pomeriggio diciamo a Vladimir di fermarsi. Abbiamo fame e di
cafe' nemmeno l'ombra! Gli diciamo che abbiamo fatto piu' di
70 km e ci dice che ne sono passati solo 50. Insiste a
sparare a caso con i km (il contakm sulla sua macchina e'
rotto!) e dice che il nostro della bici non funziona. Che
testone! Cosi' ferma un camionista e gli chiede quanti km ci
sono al cafe'...20 km! Noi mangiamo e lui digiuna e' offeso!
Non capisce che non abbiamo un motore ma sono le nostre
gambe che fanno tutto! Il vento nel pomeriggio da il meglio
di se! In 3 ore percorriamo meno di 30 km! Ci fermiamo in un
cafe' lungo la strada ad una 90ina di km da Turkmenbasy.
Vladimir mangia una zuppa appena ci fermiamo e noi prendiamo
del te'. C'e' un ragazzo ne cafe' che parla inglese. E'
piacevole parlare con qualcuno che ci capisce!

A Vladimir non diamo piu' retta sui km che
dice...matematicamente ne spara una 40ina in meno o di piu'!
Dopo 2 giorni di pedalata da Ashgabat avevamo percorso 323
km e lui diceva che ne avevamo fatti 220! Anche i paletti
che ci sono sporadicamente lungo la strada (e che in tutta
l'ex-unione sovietica hanno la reputazione di non azzecarci
mai!) danno piu' ragione a lui che a noi. Nssuno sa quanti
km ci sono...tutti si bgasano su quello che gli dice un
tizio o l'altro.

Passiamo la notte dentro il cafe' e fino alle due c'e' una
cagnara assurda che ci fa dormire ben poco! Forse era meglio
la nostra tendina!

4 maggio. Ripartiamo. Il vento non c'e'! Che bello!
Pedaliamo bene per tutta la giornata. Qualche sali e scendi
ed il Mar Caspio alla nostra sinistra! Chiaro e calmo. Alle
3 del pomeriggio arriviamo a Turkmenbasy. Vladimir non ha
idea di dove sia il porto e ci porta nell'esatta parte
opposta facendoci pedalare 10 m con il vento contrario! Lo
fermiamo e gli diciamo che non abbiamo il motore nelle
gambe. Torniamo indietro e chiediamo noi informazioni per il
porto. Alle 4 e mezza siamo in porto. Ci sono due navi
attraccate. pranziamo al cafe' del porto. Prezzi maggiorati
e cibo scadente! Entriamo nella sala d'attesa e mettiamo i
nostri nomi su una lista che non sappiamo a cosa possa
servire. Non c'e' un orario...le navi per Baku possono
partire a qualsiasi ora e non e' detto che ci sino tutti i
giorni. Ci sediamo e aspettiamo. L'attesa puo' essere lunga!
In sala d'aspetto con noi ci sono un'altra decina di
persone. Alle 23 distendiamo i nostri sacchi a pelo sulle
sedie di ferro e ci sdraiamo per dormire.

5 maggio. Sveglia ore 6. Chissa' se partira' una nave oggi!
Facciamo colazione con del te' nel kafe' dentro il porto e
lo strapaghiamo (che balle!)! Alle 10 del mattino facciamo
vedere i passaporti ad uno sportello e ci viene consegnato
un folgiettino che non abbiamo capito ancora a cosa sarebbe
servito. Non si muove piu' niente e ci risediamo ancora in
sala d'aspetto ad attendere! Nel mentre Vladimir entra ed
esce dalla sala d'aspetto sperando che sta nave parta cosi'
puo' tornarsene ad Ashgabat! Ore 15.00 finalmente! Passaimo
l'immigrazione e la dogana. Gli ufficiali sbragano tutti
nostri bagagli e poi li fanno passare attraverso il metal
detector. Timbro di uscita sul nostro passaporto e scopriamo
che possiamo pagare il traghetto solo in dollari e non in
Manat (moneta locale). Per fortuna un uomo turkmeno ci dice
che ce li cambiera' sul traghetto. Tuti pagano 60 dollari a
testa per il traghetto e noi non riusciamo a pagare meno di
100 dollari a testa. Se no non saliamo! Proviamo a rompere
le balle e a farci diminuire il prezzo ma niente. Che balle
i prezzi differenziati. Legate le bici sotto noi saliamo
sopra. Ci viene data una cabina semi cadente ma con le
lenzuola pulite (noi puzziamo come delle capre!). Mangiamo
del pane ed una scatoletta per cena. Siamo ancora in porto.
nessuno sa a che ora possa partire. Andiamo a nanna e la
nave e' ancora ferma.

6 maggio. Ci svegliamo e la nave e' ancora in porto, il
paesaggio avanti anoi sempre lo stesso! Sono in bagno, esco
e...ooo il paesaggio si sta muovendo (o meglio la nave si
sta muovendo!)...finalmente si parte! passo praticamente
tutta la giornata a letto. Se sto in piedi tutto si muove
troppo e viene nausea. Maldimare! Quando viene buio si
inziano a vedere delle luci...Terra! Cambiamo i manat
turkmeni in dollari dal signore che ce lo aveva promesso. Un
cambio superfavorevole per noi! Sbarchiamo a Baku (in
Azerbaijan) a mezzanotte. Immigrazione, dogana e all'1 e
mezza siamo fuori dal porto. Fa freddissimo. E il vento lo
fa sentire ancor di piu'! Pedaliamo fino in centro e allre 2
siamo in una stanza d'albergo. I prezzi sono un po' piu'
alti da un anno a questa parte! Ci faremo l'abitudine!
Facciamo una doccia e finalmente alle 3 e mezza si va a
nanna!

7 maggio. Passeggiamo un po' per Baku. In alcune costruzioni
(cubi grigi!) si nota il passaggio dell'Unione Sovietica,
auto Niva e Uaz ma anche parchi verdi, viali in porfido e
palazzi piacevoli da vedere! Andiamo all'ufficio per
l'estensioni dei visti dove volgiamo chiarire se il nostro
visto e' valido ancora per un giorno o un mese...non e'
chiaro e l'ufficiale all'immigrazione ci ha detto che
saremmo potuti restare solo un gionro (l'ignoranza in
amteria visti dilaga!). Sappiamo che e' valido per un mese
ma giusto per chiarirci il dubbio ed evitare problemi
andiamo a chiedere. Lo chiediamo tre volte (sembriamo delgi
scemi ma meglio essere sicuri!) alla tizia al di la' dello
sportello e ci dice:"visto valido sino al 7 giugno".

8 maggio. In giro per Baku! Staremo qui ancora domani
probabilmente e poi pedaleremo verso al Georgia costeggiando
i monti e la Russia.

Beijing - Baku: 17.862 km.

Ciao cari, a presto,

Patrizia
CLAUDIO & PATRIZIA (ARRIVEDERCI IRAN, 12/04/2008 - 29/04/2008)
Ciao gente!

Scriveremo una mail in comune perche' abbiamo un solo
computer a disposizione!
Siamo ad Ashgabat (per chi lo ignorasse...la capitale del
Turkmenistan!). Vi avevamo lasciato a Tehran con un dubbio:
est o ovest?...Abbiamo ottenuto il visto turkmeno (piu'
avanti vi spiegheremo come) ed eccoci qui!

13 aprile. Ripartiamo da Tehran e la sua periferia ci
"accompagna" per molti km per poi lasciare spazio al
deserto. Nel pomeriggio, dopo 100 km, ci imbattiamo in una
tempesta di sabbia (Claudio scriverebbe al passato ma ho in
mano io la tastiera!). Siamo obbligati a fermarci, non
riusciamo piu' a proseguire. Ci accampiamo sotto un
cavalcavia.

14 aprile. Non c'e' vento contrario e si pedala bene. Ci
fermiamo in un'area di servizio per riempire la bombola del
fornello (Claudio continua a lamentarsi! Ci metteremo una
vita s scrivere questa mail!...Dice che sembra un messaggio
dell'ispettore Gadget!...ora dice che non interrompera'
piu'!). Incontriamo una ragazza giapponese che sta
viaggiando sola in bicicletta. E' partita 11 mesi fa dal
Nepal, attraversato i paesi del centro asia ed ora e'
diretta in Europa. E' molto coraggiosa! Probabilmente ci
rincontreremo in Azerbaijan. Nel pomeriggio il vento contro
ritorna a farci "compagnia"! Ci fermiamo a Semnan a
controllare la mail ed a rifornirci di provviste.
percorriamo ancora pochi km e ci accampiamo fuori citta'.

15 aprile. Ripartiamo in salita che ci fa sudare per tutta
la mattina! Dopo 3 ore inizia una fantastica discesa che
pero' viene rovinata dal vento contro che ci rallenta. Ci
fermaimo in un ristorantino a mangiare ma compriamo solo
dell'acqua e ci sediamo davanti all'entrata a mangiare le
nostre provviste. Un signore iraniano ci compra del riso e
ce lo porta fuori! Ci stende la sua tovaglia sul
marciapiede, ci regala della frutta e ci tiene compagnia
durante il pranzo. Parla un po' del suo presidente, che non
ama e con "nostra estrema gioia" ci dice che ha vinto
Silvio... ma va a fan... Sperando che non sia vero (dobbiamo
ancora controllare su internet) e che l'iraniano si sia
confuso con ...oni ci rimettiamo in sella. Incontriamo
qualche camionista uzbeko e sfoggiamo il nostro russo (41
parole!). Non troviamo un posto decente per accamparci cosi'
percorriamo 170 km ed arriviamo stanchi morti a Sharhud. Un
uomo in auto ci aiuta a trovare un albergo economico ed il
tizio alla reception (anche senza sapere una parola
d'inglese) e' super operativo. E' facile trovare un iraniano
che ti dia una mano! In hotel c'e' la cucina (e che cucina!)
cosi' alle 23 ci prepariamo una fantastica pasta!

16 aprile. Stiamo un giorno fermi a riposare e ci riforniamo
di provviste (pasta, sugo, uova, frutta, biscotti, carta
igienica, ecc...).

17 aprile. Ripartiamo da Sharhud e per fortuna il vento ci
lascia abbastanza in pace. A pranzo ci fermiamo davanti ad
una moschea (ce ne sono una ogni 50 km lungo la strada) dove
solitamente c'e' anche un'area atrrezzata con parco giochi,
qualche negozietto, bagni e posto per sedersi per terra a
mangiare. Sono tutti superattrezzati con fornello, pentole,
piatti e ogni bendidio. Qualcuno si preparara spiedini di
carne e pomodori...noi facciamo tenerezza con il nostro pane
e tonno! Prima che venga buio ci accampiamo sotto un
cavalcavia in mezzo alle colline.

18 aprile. Un vento forte di lato ci accompagna tutta la
mattina. Sono leggera e faccio fatica a tenere la bici in
piedi. Quando passano i camion per lo spostamento d'aria
finisco fuori strada e tre volte cado per terra. Nel
pomeriggio molla un po' e fino a sera procediamo bene. Ci
accampiamo nuovamente sotto un cavalcavia, cuciniamo uova
sode (quasi sode!) e pasta al sugo.

19 aprile. Il vento forte contrario ci fa percorrere 25 km
in due ore. Raggiungiamo Sabzevar, ci riforniamo di
provviste e mentre compriamo delle mele una donna mi
avvicina e mi chiede se vogliamo andare a casa sua a
mangiare. Accettiamo l'invito volentieri (sapendo che un
invito a pranzo significhera' anche merenda, cena, notte,
colazione, conoscere tutta la famiglia e vicinato e il
pranzo al sacco per il giorno dopo!). L'ospitalita' e'
meravigliosa. Chi ci ha invitato e' Meri (che vive pero' a
Mashhad), la sorella della padrona di casa. Conosciamo molti
altri ma non capiamo chi vive li' e chi e' ospite! Per
pranzo siamo seduti tutti per terra intorno ad un buffet di
insalata, kebab, yogurt, pane e altre bonta'. Facciamo la
doccia, ci fanno il bucato (la maglia di claudio esce dalla
lavatrice di un color blu pigiamino!), beviamo te, mangiamo
biscottini, frutta, frutta secca e pistacchi per tutto il
pomeriggio. In nostro onore si guarda ITALIA 1 (hanno la tv
satellitare nonostante sia propibito, come moltissime altre
cose in Iran)! Meri ha una figlia che parla bene inglese,
Sara, a cui telefona tutte le volte che ha bisogno di
comunicarci qualcosa! La sera parlando, usando anche dei
dizionari inglese/farsi, capiamo che non amano il governo
(descritto come dittatoriale), lo stupido presidente, che
non amano dover essere coperte come delle suore e portare il
velo. Sanno che il paese sta cambiando ma molto lentamente.
E' difficile abbatere un albero (chi e' al potere) con delle
radici spesse e profonde.

20 aprile. Facciamo colazione, prepariamo i bagagli e
poi...Intervista! Un giornalista parla con Claudio al
telefono e gli dice che io dovro' indossare il velo durante
l'intervista (il giorno prima appena entrata in casa Meri mi
ha fatto segno di togliermi il velo, in casa non c'e'
problema!). Con l'aiuto di Sara al telefono in vivavoce, che
fa da traduttrice, raccontiamo del viaggio al giornalista.
Facciamo qualche foto, Meri e sorella ci imbottiscono di
cibo e ripartiamo all'alba delle 11 e mezza. Meri ci aspetta
a casa sua a Mashhad dove arriveremo fra qualche giorno. E'
nuvoloso tutto il giorno e fa frteschino. La sera ci
accampiamo in un canale in secca vicino alla strada. Nessuno
ci puo' vedere. L'unico fastidio sono un'infinita' di
insetti che fanno un concerto assordante! La notte piove per
qualche ora...ma si solo una pioggia passeggera mi dice
Claudio nel mezzo della notte!

21 aprile. Il canale in secca...ora e' diventato una palude!
E' faticoso portare le bici in strada. Il fango si incolla
ai copertoni, le ruote si incollano ai parafanghi e per
proseguire l'unica soluzione e' sollevare le bici. Le
puliamo il piu' possibile e poi Claudio le trasporta sulla
strada sollevandole. A Neyshabur ci fermiamo per fare un po'
di spesa ed in una pasticceria un ragazzo ci regala una
scatola di bigne'. Pranziamo poco piu' avanti in un campo.
Lungo la strada incontriamo la sorella di Meri e suo marito
che sono diretti a Mashhad. Telefona a Sara e la fa parlare
con Claudio per sapere se tutto e' ok! Dormiamo sotto un
cavalcavia...probabilmente l'ultima notte in tenda in Iran.

22 aprile. ore 6.00. Un gregge di pecore deve passare sotto
il cavalcavia e ci da il buongiorno! Usciti dalla tenda
un'aria gelida ci accoglie. (Claudio che si vanta, che tutte
le mattine che pedaliamo da quando siamo partiti un anno fa
in bicicletta fa i suoi bisogni, questa mattina il freddo lo
blocca!...che mi tocca scrivere!). Arriviamo a Mashhad dopo
continui sali e scendi. Raggiunto il centro telefoniamo a
Sara che ci spiega la strada per raggiungere casa sua.
Raggiungiamo un parco e poi ci viene a recuperare lei. Parla
un inglese perfetto! Arrivati a casa rincontriamo Meri, la
mamma, e conosciamo Mohhamad (papa') e le due sorelle Lida e
Rashin. Portiamo tutti i nostri bagagli in casa e dopo una
bella doccia pranziamo con tutta la famiglia. Meri e'
un'ottima cuoca. Diciamo a sara che siamo obbligati a stare
a Mashhad per quasi una settimana per attendere la lettera
d'invito per ottenre il visto turkmeno. Non vorremmo
disturbare e magari sarebbe megli andassimo in hotel. Meri
ci dice (o meglio fa tradurre a Sara!) che sarebbero felici
se restassimo da loro. Non ci pensiamo due volte ed
accettiamo!

23-24-25-26 aprile. Passiamo 5 giorni a casa loro e stiamo
meravilgiosamente bene. Meri e' un'ospite fantastica,
un'ottima cuoca e ci coccola come se fossimo figli suoi. Ci
rimpinza di cibo ogni momento e non ci fa mancare nulla
anticipando ogni nostro bisogno. Non ama il governo e dice
che e' dittatoriale. Mohammad si lancia con l'inglese ma
chiede conferma a Sara prima di lanciarsi in un discorso
difficile. Non e' molto moderno ma lascia che le figlie
facciano le loro scelte, abbiano la loro vita e le loro
idee. Sara (26 anni), la figlia piu' grande sta per
laurearsi e parla un ottimo inglese. E' molto avanti, pensa
con la sua testa, sa come funziona il suo paese, odia
l'islam, le da solo privazioni e niente di buono. Ci
racconta un sacco di cose sul suo paese e su come funzionano
le cose. Rashin (25 anni), lavora in banca, e' molto fine,
ha le stesse idee di Sara ma sembra avere meno rabbia e
soffrirne di meno. Ha un fidanzato che ha due chevrolet
degli anni '70 (come si sta scomodi in 5 su quelle
macchine!!)...ed un giorno mentre stavamo ritornando a casa
dopo una gita lo ha fermato la polizia e gliela hanno
sequestrata! Non aveva pagato l'assicurazione. Cosi' siamo
ritornati a casa con il taxi. Lida, (20 anni), ha un energia
incredibile, un autoironismo disarmante e quando racconta
qualcosa "ti fa pisciare dal ridere".

Facciamo una gita in montagna (con la renault 5!), qualche
giro per Mashhad by night (sempre con la renault 5 color
cacchina piccione morente!), qualche centro commerciale,
coffe shops e negozi di artigianato (unici divertimenti
iraniani), una gita a Tus (dove hanno sequestrato la
chevrolet al fidanzato di Rashin), una cena al ristorante
offertaci dal padrone e un picnic nel parco l'ultima sera.
Hanno gli orari un po' sballati in Iran: sveglia presto,
colazione, pranzo tardi, pennichella, merenda alle 6 e mezza
e cena alle 22/23!

Sara e sorelle raccontano degli assurdi divieti imposti
dalla Repubblica islamica dell'Iran (sottolineando
islamica!). Non ci sono discoteche, e' vietato ballare, e'
vietato bere alcolici, le donne non possono cantare in tv ed
in pubblico, non si puo' dare la mano ad una donna in
pubblico (a meno che non sia moglie, figlia, sorella), e'
proibita la tv satellitare, le donne devono indossare il
velo e possono avere scoperte solo mani, viso e piedi. In
spiaggia ci sono i separet che arrivano dentro l'acqua.
Donne da una parte e uomini dall'altre. Non si puo' avere un
fidanzato. Non si possono avere tatuaggi visibili (la pena:
il linciaggio). Il governo iraniano si vanta di non avere
omosessuali e lesbiche nel suo paese...la risposta di
Lida:"per forza li ammazzano tutti". Purtroppo esiste la
pena di morte per chi fosse gay o sospettato tale. E molti
altri...
Tutti i divieti a casa cessano di esistere, non ti possono
vedere. A casa di sara c'e' la tv satellitare e molti altri
in Iran l'hanno. E' vietato bere ma l'alcool si trova ed a
casa molti l'hanno quotidianamente in firgorifero. Tanti
organizzano party in casa propria dove si e' scoperti
(vestiti normali!) e si balla. Rashin ha un fidanzato (e
molte altre ragazze).

27 aprile. Salutiamo tutti con le lacrime agli occhi e
riaprtiamo. Raggiungiamo il confine turkemno a Bajgiran nel
pomeriggio e dormiamo nell'unico albergo.

28 aprile. Otteniamo il visto in frontiera presentando la
LOI e raggiungiamo Ashgabat in pullmino. Non possiamo
pedalare e' terra di nessuno fra il confine ed Ashgabat.

Domani ripartiamo verso il Caspio. Saremo accompagnati da un
autista (non possiamo pedalre soli) fino al notro arrivo a
Turkmenbasy, dove prenderemo un traghetto per Baku
(Azerbaijan).

Ciao gente, internet chiude!

Claudio e Patrizia