15.5.08

CLAUDIO (TURKMENISTAN, 8/05/2008)
Ciao Gente, siamo arrivati in Azerbaijan il 7 Maggio all'una
di notte al porto di Baku. Domani mattina forse ripartiamo
verso ovest oppure stopperemo ancora un giorno a riposare.

Il 28 aprile abbiamo attraversato il confine Iran -
Turkmenistan, eravamo gli unici viaggiatori, gli altri erano
tutti camionisti. In poche ore abbiamo attraversato la
frontiera e caricati su un furgone ci hanno portati ad
Ashgabat dove abbiamo speso un paio di giorni.
La citta' e' un misto tra splendore e squallore. E' in
continua costruzione di nuovi edifici e demolizioni di
casermoni sovietici. Ogni edifico e' di proprieta' del
governo al quale e' assolutamente vietato fare foto. Ci
avevano avvisato di non fotografare gli edifici con la
bandiera sul tetto perche' di proprieta' del governo. Gli
unici senza bandiera sono i palazzoni sovietici che nessun
folle fotograferebbe mai! Ad Ashgabat hanno pure costruito
una copia di Disneyland, per la sua costruzione hanno
sfrattato migliaia di persone. Il presidente (a vita) ha
potere decisionale su tutto quello che c'e' in Turkmenistan.
Se qualcosa non e' di suo gradimento lo fa sparire.
In ogni dove c'e' una sua gigantografia e statue laccate
d'oro che lo rappresentano.

Il 30 aprile avevamo appuntamento alle 9 di mattina con
Vladimir, omone russo che avrebbe dovuto scortarci lungo il
nosto percorso. Solitamente per un visto turistico e'
previsto un guidatore ed una guida che parli inglese durante
tutta la permanenza nel paese. Noi, per risparmiare, avevamo
solo un guidatore (Vladimir) che parlava esclusivamente
russo!
Abbiamo sfruttato il nostro investimento sin dall'inizio.
Tutti i nostri bagagli e le scorte di cibo le abbiamo
caricate sulla macchina di Vladimir.
Siamo cosi' partiti con le bici scariche e andavamo come
proiettili. Lui ci precedeva con la macchina e ogni 2
chilometri si fermava ad aspettarci per assicurarsi che non
scappassimo...
A pranzo ci siamo fermati in un cafe lungo la strada a
mangiare qualcosa e sono cominciati i primi discorsi con
Vladimir. Sono bastati pochi minuti per capire quanto
sarebbe stato difficile il Turkmenistan con lui...
Continuava a parlare, la nostra conoscenza di 40 parole in
russo lo gasava e lo convinceva che non capissimo tutto. Ma
che cazzo ci avra' mai racontato Vladimir non lo sapremo
mai!

I primi 130 chilometri la strada era davvero bella ma dopo
quel primo pezzo sono cominciati i fossi! Con le bici
scariche e il vento a favore abbiamo percorso 177 km, un
record per Patrizia!
Ci siamo accampati al bordo della strada per la notte e
abbiamo preparato la cena. Il russo ha tirato fuori un
contenitore con la zuppa preparata la sera prima dalla
moglie, un sacchetto di pasta chimica, uova sode e i
salamini atomici sovietici. Mitico Vladimir!
Era stupito dalla potenza del fornello a benzina, lui si era
portato la legna per fare il fuoco ma ha badato bene a non
tirarla mai fuori!

Abbiamo boccheggiato parecchio prima di addormentarci,
faceva molto caldo e non potevamo aprire la tenda per non
farci mozzicare da troppe zanzare. Vladimir ha patito ancora
di piu' dormendo in macchina, quell' orso non si era portato
la sua tenda.

Il primo maggio dopo una bella colazione (Vladimir scroccava
qualcosa da noi e poi masticava il suo salamino sovietico)
siamo ripartiti di buon ora. Il vento a favore aveva
cambiato direzione, la pacchia era finita! Il paesaggio
verde dei campi di grano e' durato ben poco, il deserto
aveva ripreso tutto il suo splendore. Ogni tanto ci
fermavamo a togliere una tartaruga in mezzo alla strada e
portarla a un centinaio di metri nel desetro in modo che
nessuno la investisse. Sono animali che meritano tutto il
nostro rispetto, viaggiatori per eccelenza!
I villaggi lungo la strada erano molto poveri, casette
basse, strade sterrate e cammelli legati in qualche recinto.
Lungo la strada abbiamo probabilmente visto piu' cammelli
che persone. In serata abbiamo preso un po' di pioggia e la
temperatura si e' abbassata di molti gradi. Da sudare come
bestie a indossare felpa e giacca per il freddo!
Noi le indossavamo.... Vladimir no. "Io?! Io ho vissuto in
Russia dove in inverno ci sono - 40 gradi!". Poi ho capito
perche' lui non indossava la giacca... non l'aveva portata
quell'imbecille! Faceva finta di neinte, passeggiava
ininterrotamente per scaldarsi e poi lo abbiamo beccato in
macchina dentro il sacco a pelo!! Il russo!!
Quella sera abbiamo montato la tenda davanti a un cafe e
cucinato le nostre provviste. A farci compagnia c'era un
cammello che dopo essersi mangiato le mie noccioline si era
avvicinato a Patrizia che stava tagliando dei pomodori. Il
padrone del cafe ci aveva consigliato di tirargli delle
sassate per evitare che di notte venisse a infilare la testa
dentro la tenda!

Il 2 maggio colazione davanti al cafe, noi pane e cioccolato
(tipo nutella) e Vladimir ha dato gli ultimi morsi al suo
salamino. Mi faceva piegare dal ridere, gli offrivamo da
mangiare (perche' quel genovese si era portato ben poca
roba) ma lui con orgoglio rifiutava sempre. Poi
avvicinandosi pian piano, con la scusa di dirci qualcosa,
piluccava il nostro mangiare facendo l'indifferente. Che
accattone di russo che ci hanno appioppato!

A Balkanabat, una citta' lungo la strada siamo andati in un
magazin a fare la spesa. Vladimir ci consigliava cosa
comprare e poi lui e' uscito di li comprando solo una
pagnotta!

A casa Vladimir si era preparato un foglio con le tappe che
non abbiamo mai rispettato. Si era disegnato la strada e
scritto i chilometri tutti sbagliati. Nonostante il nostro
contachilometri indicasse una distanza, i cartelli lungo la
strada la confermavano lui insisteva che il suo foglietto
era giusto!
Il russo era davvero un gran testone, a parlare con lui si
ci cavava un ragno da un buco. Era comunque molto gentile e
ci faceva piegare dal ridere con i suoi gesti. Un'accattone
di prima categoria. Eravamo rimasti senza benziana nel
fornello e alla stazione di servizio e' riuscito a farci
riempire la bomboletta gratis succhiando la benzina dal
serbatoio di un'altra macchina.

Le giornate sono andate avanti benissimo, il vento non ci ha
dato tregua soffiandoci contro ininterrotamente, un po' di
piogerellina e un freddo cane ma il Turkmenistan a me e'
piaciuto davvero tanto. I segni dell'unione sovietica si
vedevano raramente, qualche Uaz e Ural che transitavano,
qualche palazzone sovietico nelle poche citta' lungo la
strada e le sfilze di denti d'oro in bocca della gente!
Quello che ricordava l'unione sovietica erano i cafe lungo
la strada, piccole costruzioni di cemento che accolgono i
viaggiatori con una zuppa calda. Il gabinetto e' sempre la
solita latrina dove in alcune sarebbe meglio indossare una
maschera antigas prima di entrare!

L'ultima tappa prima di Turkmenbashi abbiamo trascorso la
notte dentro un cafe. Il figlio dei proprietari parlava
inglese e ci ha dato ospitalita'. Che ridere... a me e a
Patrizia... Vladimir si e' fatto un'altra notte in macchina!

Il ragazzo era molto simpatico, ci aveva fatto vedere il suo
cavallo e ci spiegava i suoi progetti. Diceva che non ne
sapevano molto del cpitalismo ma si erano lanciati questo
buisness. Il cafe.
Il loro progetto futuro era quello di costruire un motel in
modo che i viaggiatori avessero un tetto sulla testa oltre
ad una zuppa calda.

Il 4 maggio siamo arrivati a Turkmenbashi e dopo tanti zig
zag per colpa di Vladimir che aveva sbagliato strada abbiamo
raggiunto il porto.
Nella sala d'attesa c'erano gia alcune persone ad aspettare
il traghetto. Non mancava nulla, la dogana, la biglietteria,
il ristorante, i gabinetti... mancava solo un'orario per il
traghetto! Quando parte? Boh? Oggi, domani, tra quattro
giorni... nessuno lo puo' sapere.

C'erano due traghetti e la speranza era che uno dei due
caricasse le persone. Con i locomotori da manovra caricavano
i vagoni merci diretti in Azerbaijan, l'importante e' che
non carichino benzina altrimenti neinte poersone a bordo.
Cosa sono quei vagoni? Merda, e' benzina! Un traghetto era
fottuto ma la speranza e' che l'altro ci caricasse. Aspetta
e aspetta ed e' passata una giornata nella sala d'attesa.
Abbiamo trascorso la notte dormendo sulle panche di ferro
dentro i nostri sacchi a pelo.
Il 5 maggio nel pomeriggio ci hanno fatto passare
dall'immigrazione, un timbro, un controllo accurato dei
bagagli e via verso il traghetto. Ci siamo salutati con
Vladimir e siamo saliti a bordo.
Costava 60 dollari a testa ma quello era il prezzo per i
sovietici! Stranieri 100 dollari, prendere o lasciare. Tante
discussioni inutili, rabbia e insulti non sono serviti a
nienti. 200 dollari per una cabina marcia.

Si parte? Ma che. Una notte in traghetto attraccati al
porto aspettando qualcosa per partire... che cosa nessuno lo
sapeva. Era una settimana che non ci lavavamo e Patrizia
cominciava a sclerare. Ma dai che non puzziamo mica tanto...
in fondo in sti giorni faceva freddo e abbiamo sudato poco!

Il 7 maggio si parte, alle 9 di mattina quella carretta del
mare ha mollato gli ormeggi. I pasti a bordo li facevamo al
cafe bevendo the e biscotti.

La mia teoria non faceva una piega, il Caspio e' un mare
chiuso e di conseguenza e' piatto! Minchia... sembrava di
essere su un'altalena! Abbiamo passato una giornata sdraiati
sul letto per evitare di morire vomitando anche l'intestino!
Dopo 14 ore siamo arrivati a Baku. Freddo, sonno e affamati
come lupi ci hanno scaricato come dei deportati nei campi di
concentramento. All'immigarzione era l'una di notte quando
l'ufficiale ha detto: "domani dovete lasciare il paese, il
visto scade". Eppure non sono cosi' le regole! Troppo cotti
dalle ultime giornate per discutere con quel mentecatto
siamo andati a cercare una sistemazione per la notte. Alle 3
di mattina eravamo in albergo dopo esserci mangiati qualche
tortina comprata in un negozietto misteriosamente aperto a
quell'ora di notte.

Ieri nel primo pomeriggio siamo andati andati nell'ufficio
consolare del ministero degli affari esteri a chiarire il
problema del visto. Nessun problema, avevamo ragione noi.
Possiamo soggiornare nel paese un mese senza problemi.

Abbiamo paseggiato avanti e indietro per Baku, davvero una
bella citta'. E' un po' cara per noi viaggiatori, da addesso
fino a casa non sara' poi cosi' economico ma la nostra
tendina ci aiutera' parecchio! Probabilmente trascorreremo
una settimana in Azerbaijan prima di andare in Georgia. Sono
davvero felice di essere stato in Turkmenistan ed ora di
essere qui in questi paesini. Sembrano davvero interessanti.

Vi faro' sapere piu' avanti!

Ciao a tutti!!

Claudio

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