20.5.08

CLAUDIO (AZERBAIJAN, 20/05/2008)
Ciao a tutti,
siamo arrivati a Tiblisi (capitale della Georgia) ieri sera.
Resteremo a riposare un paio di giorni e ad attendere che il
tempo migliori prima di ripartire verso l'Armenia.

Il 10 maggio siamo partiti da Baku. La partenza e' stata
ritardata da una mia gomma bucata. Volevo ripararla dentro
l'albergo ma il padrone me lo ha impedito, siamo usciti
sulla strada e un poliziotto non voleva che sostassimo sul
marciapiede... "deve passare il presidente". Ma che brutto
inizio di giornata... Ho montato velocemente una nuova
camera d' aria e siamo partiti. Ovviamente abbiamo
imbroccato una strada sbagliata e abbiamo allungato il
nostro percorso di 30 chilometri!
Sulle coste del Mar Caspio abbondavano i pozzi che
estraggono l'olio, la fonte di richezza della Azerbaijan.
Lasciato il Caspio sono cominciati i sali e scendi. Nel
primo tratto, non lontano dal mare, il paesaggio era una
grande steppa, greggi di pecore e qualche fattoria qua e la.
Gli azeri si sono dimostrati subito molto gentili con noi.
In un kafe lungo la strada volevamo comprare dell'acqua ma
il proprietario ha insistito per regalarcela. Ricordavano
molto i vecchi russi conosciuti nel viaggio in moto un po'
di anni fa.
I segni dell'unione sovietica si vedono e non si vedono.
Alcuni palazzoni grigi, i tubi dell'acqua e del gas che
passano esernamente rovinando il paesaggio e le onnipresenti
Lada Jiguli.

Lungo la strada i soliti greggi e i saluti dei pastori ma
purtroppo anche dei loro cani... Ogni volta che ci vedevano
passare era un'inseguimento per azzannarci. Verso sera tre
cani pastori ci sono venuti addosso e uno di loro (il piu'
grosso) ha cominciato a mordere la borsa della mia bici. Ho
tirato fuori il coltello per difendermi ma i loro padroncini
(tre bambini) sono venuti a calmare i cani.

La sera ci siamo fermati in un kafe lungo la strada dove ci
hanno dato il permesso di accamparci nel retro. Un
poliziotto era incuriosito dal nostro viaggio e siamo
rimasti a parlare una mezz'ora. Ma ve lo immaginate? Noi a
parlare una mezz'ora in russo? Chissa' cosa ha capito!

Al mattino, fuori dalla tenda, un gruppo di passanti sono
venuti a darci il buongiorno.

La giornata e' iniziata con una gran salita. Al lato della
strada c'erano molte macellerie (casettine in cemento 4
metri per 4) e pochi metri piu' lontano un gregge di pecore
pronto ad essere sacrificato. Solitamente, esposto davanti
al negozio, i macellai sistemavano le teste delle capre e
delle pecore in modo che la gente vedesse quanti animali
aveva ucciso. Essendo senza frigoriferi ne ammazzavano un
po' per volta. Carne fresca!

Durante il giorno le salite erano aumentate molto, in certi
punti salivamo in prima in piedi sui pedali! Il paesaggio
era ormai verde, alberi, foreste e fiumi che scendevano
dalle montagne innevate. Era dall'India che non vedevamo
tanti colori!

Verso sera ci siamo fermati in un Kafe lungo la strada, il
proprietrio ci chiamava per prendere un chai e riposare un
po'. Ovviamente non ci e' stato negato di montare la tenda
sul retro. Alla mia richiesta il padrone aveva risposto: "
tu sei mio fratello". A cena abbiamo mangiato carne,
formaggio, insalata e bevuto un sacco di chai. Tutto quanto
offerto dal proprietario! Non si fa pagare un fratello che
arriva in bicicletta!

12 maggio, dopo una nottata di pioggia abbiamo smontato e
impachettato la tenda bagnata. Il fratello del prorpietrio
ci aveva gia' preparato la colazione per poi salutarci con
un abbraccio.
Pochi chilometri piu' avanti abbiamo incontrato un gregge di
pecore e il proprietrio del kafe che lo accudiva a cavallo.
Ci siamo salutati, ringraziato e ognuno ha proseguito per la
sua strada.

Quel giorno abbiamo indossato pure la giacca oltre alle due
felpe! Che freddo, ogni tanto pioviginava e man a mano ci
avvicinavamo sempre di piu' alle montagne. In quelle foreste
molti apicultori avevano sistemato le proprie arnie nei
prati, alcuni sui rimorchi dei camion e vendevano il miele
lungo la strada.

Verso sera abbiamo avuto un po' di difficolta' a trovare un
kafe dove poter montare la nostra tenda. Verso le 7 ne
abbiamo incontrato uno, piccolo e poco accogliente ma dei
ragazzi ci chiamavano per un chai e perche' rifiutare...

Un'oretta assieme a loro e poi un'invito a casa per la
notte. Il nostro ospite era un ragazzo di 18 anni con una
mercedes fregata al padre... Non lo avesse mai fatto! Lo
abbiamo seguito per trecento metri, in un piazzale c'era il
padre furioso che lo aspettava, quattro ceffoni, un va fan
culo (o qualcosa del genere in russo) verso di noi e si e'
fatto portare a casa dal figlio.

Pioveva a dirotto, come due brutti anatroccoli siamo rimasti
dentro a un Kafe (o qualcosa del genere) ad aspettare i
nostri amici che sono arrivati dopo mezz'ora. Ci hanno
riaccompagnati al kafe e il proprietrio ci ha fatto dormire
dentro sul suo letto. Ci ha lasciati il suo kafe a
disposizione ed e' andato a casa. Che gentile! Un po' meno
il suo gatto che mi ha pisciato su una borsa....

Il 13 maggio siamo arrivati a Sheki dopo 60 km di pianura. A
dire il vero gli ultimi 10 erano di salita tremenda!
Ci siamo alloggiati nel Caravanserai, un edificio medioevale
dove hanno allestito un albergo meraviglioso. Abbiamo
sostato un paio di giorni dove abbiamo conosciuto altri duie
ciclisti. Uno svizzero diretto in Tibet e uno sloveno che ne
arrivava dalla Georgia. In quei due giorni ho sistemato un
po' le bici e cambiato alcuni pezzi a quella di Patrizia.

Il 16 maggio, una giornata di sole splendida, una bella
pianura costeggiando le cime innevate del caucaso. La
primavera mi sta un po' uccidendo con l'allergia, non so
cosa sia ma ogni tanto mi bruciano gli occhi e attacco a
sternutire.
Abbiamo attraversato diversi villaggi, la maggior parte
erano di pastori. I greggi di pecore, mandrie di mucche e
branchi di cavalli durante tutto il giorno. Davvero
splendido se non fosse stato per i cani pastori che
cercavano sempre di sbranarci! Ogni volta era la stessa
scena, il cane ci inseguiva, ci fermavamo, prendevo un sasso
e se non si fermava glielo tiravo. Solitamente se ne
andavano...

In tutto il paese ci sono gigantografie del presidente. Ma
non di uno solo! Gigantografie del padre (morto qualche anno
fa), gigantografie del figlio (nuovo presidente), e
gigantografie di tutti e due assieme. E' un gran regime
dittatoriale ma nessuno ne vuole parlare.

17 maggio, siamo entrati in Georgia.
Finalmente un solo timbro sul passaporto, nessun visto per
gli europei!
All'uscita dell'Azerbaijan erano un po' titubanti sulla
validita' del nostro visto ma dopo alcuni minuti avevamo via
libera.
All'immigrazione georgiana avevamo davanti a noi due azeri a
cavallo che volevano passare il confine. Due cowboy moderni
o due azeri che andavano a recuperare il loro gregge
emigrato in Georgia!

Senza un soldo (perche' al confine nessuno li cambiava)
siamo arrivati nel pomeriggio a Sighnaghi, il paese
gemellato con Belgirate (dove vive Patrizia).
Raggiungerlo non e' stato uno scherzo, sali e scendi spezza
gambe per finire con un salitone di 6 km. Sighnaghi e' sulla
cima di una collina da dove si ha una vista fantasctica
delle montagne del Caucaso. Le mura attorno alla citta' sono
del diciottesimo secolo, servivano per proteggerla dalle
invasioni.
Assomigliava a un piccolo angolo di Italia, alcune case sono
state ricostruite e le vie ricordano un po' i paesini della
toscana.

Il 19 maggio siamo arrivati a Tiblisi.
La giornata e' stata un po' piovosa ma in questo periodo e'
normale prendere acqua. Lungo la strada, 40 km prima della
capitale, abbiamo trovato due gattini abbandonati. Poveri
cuccioli, appena ci hanno visti ci sono corsi incontro. Quel
maledetto che li ha abbandonati gli aveva lasciato un pezzo
di pane, forse per non sentirsi troppo in colpa. Non
potevamo fare molto per loro. Gli ho presi in braccio e
abbiamo pedalato verso un paesino. Gli abbiamo lasciati
vicino a delle case dove un pastore faceva segno di
lasciarli pure li. Magari li avrebbe accuditi, speriamo.

Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto il centro citta' e ci
siamo alloggiati nel posto piu' economico. Una home stay
gestito da una vecchiatta gramma come il peccato. Sembra una
nonna, tanto cara e dolce all'apparenza ma malefica appena
ti ci avvicini. Ride solo quando gli diamo i soldi. Ad ogni
modo, come ho scritto prima, e' la sistemazione piu'
economica che abbiamo trovato.

Oggi siamo andati un po' in giro a curiosare per la citta' e
domani resteremo ancora fermi. Un po' di riposo prima di
ripartire verso l'Armenia.

Ciao!

Claudio

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