4.11.07

CLAUDIO (CALCUTTA, 4/11/2007)

Ciao Gente, siamo pronti a ripartire dopo una settimana di
stop a Calcutta.
Dieci giorni fa siamo atterrati qui a Calcutta da Yangon.
Abbiamo trascorso un'ora in aeroporto a rimontare le bici e
dividere un po' il bagaglio.
Durante il trasporto alla mia bici hanno rotto il campanello
e rovinato due denti a una corona mentre a quella di
Patrizia hanno dato un bel colpo alla forcella.
Fortunatamente niente di grave.

Siamo usciti dall'aeroporto di sera, raggiungere il centro
di Calcutta col buio e' stato un disastro. Traffico intenso
di bus, taxi e motorette col clacson a tutto spiano. Un caos
da mal di testa.

Raggiunto il centro abbiamo girato un'oretta per trovare una
sistemazione decente per le notti.
Molti indiani cercavano di aiutarci, ovviamente in cambio di
soldi per il loro servizio.

Calcutta e' diversa dal resto dell'India, sempre caotica ma
con meno spazzatura delle altre citta' e senza vacche che
circolano per strada. E' la citta' dei volontari che vengono
a prestare servizio da tutto il mondo. In molti vanno negli
ospedali di Madre Teresa che ovviamente li accolgono a
braccia aperte.
Non e' una grande citta' ma per me significa molto, e' qui
che quattro anni fa ho deciso di cambiare itinerario e fare
il giro del mondo anziche' andare al nord della Russia. Ho
rivisto quella piccola agenzia nelle vie del centro che
aveva esposta la mappa del mondo che mi ha ispirato.

Questa e' l'unica citta' in India dove circolano ancora i
Rickshaw trainati dalle persone. Contribuiscono a
intralciare il traffico ma sono comunque caratteristici. I
proprietari sono come avvoltoi nelle vie del centro per
acclappiare i turisti. Ovviamente il prezzo per i turisti e'
ben diverso che per gli indiani.
Gli indiani in se non mi dispiacciono anche se molti sono un
po' spacca maroni. Sono invadenti, non badano molto agli
altri, o meglio, non pensano minimamente che ad un'altra
persona potrebbe infastidire la loro invadenza. Alle volte
ci siamo trovati in coda per fare delle determinate cose e
loro con la massina naturalezza ci passavano davanti
salendoci anche sui piedi. Una volta eravamo in banca e
stavo parlando allo sportello col cassiere e un indiano si
e' messo in mezzo e ha consegnato i suoi fogli senza
preoccuparsi che io stavo consegnando i miei di fogli. Per
loro e' normale vivere cosi' quindi siamo noi che ci
dobbiamo abituare.

Per la citta' oltre ai rickshaw circola un numero illimitato
di taxi gialli. Sono delle Ambassador 1500, tutte costruite
in stile vecchio, o forse sono proprio vecchie. Nella nostra
via del centro c'e' un via vai di taxi e motorette, e' un
continuo concerto di clacson. La gente e' talmente abituata
che ormai non ci bada piu', suonarlo o non suonarlo non
cambierebbe niente.
Siamo alloggiati nella zona dove si sistemano tutti i
volontari quindi non mancano i "lussi" di una grande citta'
ma al di fuori la musica cambia.
Molta gente vive sui marciapiedi costruendo delle capanne
con teloni o materiale che recuperano nella spazzatura. Le
culle per i neonati sono dei fogli di cartone stesi sul
marciapiede. Quando i bambini si reggono in piedi vengono
mandati a elemosinare e a cercare nella spazzatura qualcusa
di commestibile che i ristoranti buttano via. In quei mucchi
di spazzatura la concorrenza di cani e corvi e' spietata,
chi arriva prima mangia di piu'.
Cucinano utilizzando il carbone e si lavano dalle pompe a
mano posizionate sul marciapiede. In alcuni punti punti
della citta' hanno piazzato dei pisciatoi all'aperto, si
riescono a localizzare dalla puzza a 50 metri di distanza.

I contrasti in India sono pazzeschi, da gente che muore di
fame sul marciapiede a macchine di lusso che circolano per
strada. La differenza da ricco a povero e' impressionante.

C'e' chi campa col suo negozietto recuperato da minuscole
cantine lungo la strada. Alcuni fanno dei piccoli bar dove
preparano il the, altri i frullati di frutta, chi si fa una
sartoria o un piccolo ristorantino con una panca dove il
cliente possa mangiare. Sono i posti piu' economici e non
manca mai qualcosa di buono.
I mezzi da lavoro solitamnte sono precari come
l'attrezzatura usata. In un cantiere non lontano dal nostro
albergo degli operai impastavano il cemento coi piedi per
poi infilarlo nei secchi con le mani e gettato per fare un
muretto.

Non abbiamo fatto molto qui a Calcutta ma ridendo e
scherzando non ci siamo fermati un'attimo. Abbiamo richiesto
il visto nepalese che abbiamo ottenuto in giornata, la parte
piu' complicata e' stata trovare l'ambasciata. Nelle strade
non sempre scrivono il nome della via e trovare la
destinazione puo' risultare un incubo. Per raggiunge
l'ambasiata abbiamo preso la metro dove c'e' una cosa
curiosa, scompartimanti per le donne e scompartimenti per
gli uomini. C'e' tanto di cartello in indiano e inglese che
indica dove sedersi.

L'altro giorno abbiamo cercato un negozio di bici per
cambiare una guaina per il mio freno dietro e un campanello
nuovo. Siamo finiti in una via di negozi di bici, e' stato
un salto di 20 anni indietro nel tempo. Tutte biciclette e
pezzi di ricambio che vedevo nei negozi da noi quando ero
bambino. Ho trovato una guaina marcia (ma meglio di quella
vecchia rotta) e un campanello che fa un rumore tipo
ranocchio agonizzante. Non potevamo trovare di meglio, e'
gia' stato un miracolo avere quei due pezzi.

Domani mattina partiremo verso ovest e in una decina di
giorni saremo a Varanasi, la citta' sacra sul fiume Gange.

Ciao a tutti, alla prossima!

Claudio

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