CLAUDIO (DELHI, 28/01/2008)
Ciao Gente, siamo arrivati a Delhi ieri pomeriggio e ci
siamo alloggiati in una guest house a PaharGanj. La capitale
e' molto meno incasinata di quello che mi aspettavo, meno
clacson, meno vacche, meno spazzatura... Non sembra neppure
India. Forse esagero... e' un po' meno incasinata delle
altre citta'.
Sono passati 10 giorni da Agra, dicevo che avremmo impiegato
2 giorni a raggiungere la capitale e invece... oltre una
settimana. Patrrizia e' stata male, febbre e mal di stomaco
ci hanno bloccato tre giorni in piu' ad Agra e altri giorni
lungo la strada.
Nei giorni di sosta ad Agra ho sistemato un po' le bici,
pulite, lubrificate e cambiato la catena alla mia. Aveva
gia' percorso 5000 km, ora per 7000 chilometri non dovrei
avere problemi. Poi sostituiro' tutti i pezzi piu' avanti.
La partenza da Agra non e' stato un toccasana per Patrizia,
una giornata senza sole bella fredda. Abbiamo pedalato con
due pile e le sciarpe per il freddo. A meta' mattina
Patrizia ha indossato pure i calzettoni di lana! Ma non era
calda l'India?! Lungo la strada abbiamo visto molti carri
trainati dai cammelli, segno che ci avviciniamo al
deserto. A ovest dell'India non se ne vedono.
A 50 chilometri le cose sono peggiorate, a Patrizia e'
cominciato il mal di pancia e io ho forato due volte la
gomma dietro nel giro di 3 chilometri!
Nel pomeriggio ci siamo fermati a Mathura, 60 chilometri in
6 ore... che vergogna! Pure una signora in un negozio era
perplessa dalla nostra lentezza... Presa per il culo
concessa. Mathura e' la citta' in cui e' nato Krishna, una
delle tante divinita' indiane.
Ci siamo alloggiati in una guest house in riva al fiume, un
affluente del sacro Gange. Nel nostro albergo non eravamo
soli, dividevamo il terrazzo con una coppia di papagalli che
avevano nidificato in un buco nel muro, qualche scoiattolo e
un'esercito di scimmie. Siamo rimasti tre giorni fermi,
Patrizia era troppo mal presa per andare avanti. La sera che
siamo arrivati lei aveva la febbre a 39 e i giorni seguenti
erano delle corse al gabinetto.
E' andata avanti a mangiare patate bollite e riso in bianco
per riordinare un po' lo stomaco.
La zona del nostro albergo era piuttosto tranquilla ma il
bazar a poche centinaia di metri era il solito casino
indiano. Bancarelle ovunque dove ognuno grida per vendere i
suoi prodotti, cyclorickshaw che intralciano il traffico,
vacche, cani, scoiattoli e scimmie ovunque. L'uomo non puo'
convivere con tanti animali, e' tutto uno zoo all'aperto. La
conferma l'ho avuta quando sono tornato in camera da fare la
spesa. Patrizia si era barricata in camera dalla paura e,
dalla finestra: "Cla, le scimmie hanno rubato le infradito!"
C'erano delle scimmie sul terrazzo, i miei infradito erano
mezzi smontati (dovevano capire come funzionavano) e una di
loro era seduta su una toppia con l'infradito di Patrizia
tra le zampette e se lo rosicchiava come fosse un panino.
Strappava i pezzi a morsi e li sputava. Ho preso un mattone
e ho cominciato a inseguirla per il tetto dell'albergo,
sembravamo Tarzan e Cita. Per evitare di essere uccisa si e'
lanciata dal tetto, un volo ad angelo di 5 metri con un bel
colpo su un tetto di lamiera nel retro dell'albergo. Con la
cartella che ci ha dato ha mollato l'infradito che ho
recuperato con l'aiuto del padrone dell'albergo.
Ora abbiamo le infradito rosicchiate come dei pezzenti ma la
soddisfazione di aver vinto contro l'animale non me la
toglie nessuno! Che uomo... tornare dalla propria donna con
le infradito.... che orgoglio...
Le giornate sono trascorse lentamente, passeggiando sul
fiume, evitando i rompi maroni che volevano portarci in
barca, filmando le scimmie sui binari del treno... ma non
hanno altri posti per far giocare i piccolini?!
Dal tetto degli alberghi e' sempre bello guardare l'India,
cosi' affascinante nei suoi impianti elettrici, nelle sue
case pericolanti dove la gente si chiude in casa con le
grate alle finestre per non farsi derubare il poco che hanno
dalle scimmie. Guardare gli incroci stradali, i puzzle che
fanno gli indiani con macchine e motorini che si infilano
ovunque per andare avanti. I clacson sono perennemente
premuti, non li suonano per esaurimanto come in Italia.
Da noi se uno suona il clacson nel traffico e' perche'
fondamentalmente esaurito e stressato, qui in India suonano
il clacson tanto per fare. Fretta non ne hanno, hanno il
clacson e lo suonano. Un po' come le scimmie che ci hanno
fregato le infradito, che cazzo se ne facevano?... Le hanno
fregate... tanto per fare.
Sulle scimmie ci sarebbe sempre da scrivere, ogni volta
fanno qualche gesto divertente. Mentre passeggiavo nel bazar
c'era una scimmia che si arrampicava su una tettoia
pericolante, mettendo il piede male ha fatto cadere una
tavola quasi in testa a due indiani. Perdendo l'equilibrio
e' saltata in groppa ad una vacca, sembrava di vedere zorro
che saltava sul suo cavallo Tornado! La vacca che non era
certo Tornado non ha fatto una piega e la scimmia ha dovuto
optare per una fuga piu' dignitosa arrampicandosi su da una
grondaia.
Sugli indiani ci sarebbe da scrivere piu' che sulle scimmie.
Ero andato al bancomat per prelevare dei soldi, in meno di
un minuto ero accerchiato da tutti quelli che volevano
prelevare. Facevo fatica a inserire la carta da tanto ero
schiacciato contro lo sportello. Teste e occhi ovunque,
ognuno
doveva guardare cosa e quanto prelevavo! Sullo sportello la
scritta piu' inadatta: "digitate il codice facendo
attenzione di non essere ossevati"!!!!!!! Ma se ti osservano
pure se vai a cagare!!! Non c'e' angolo di India senza
indiani, non c'e' minuto che puoi stare da solo... C'e' un
indiano ovunque ti giri!
Tre giorni di sosta forzata e siamo partiti per Delhi,
abbiamo pedalato fino alle 6 di sera quando cominciava a
fare buio e siamo arrivati a Faridabad. Trovare un posto per
dormire e' diventato subito un problema, nessuno aveva le
idee molto chiare su dove si trovasse un albergo. Col buio e
dopo un ora di zig zag abbiamo trovato un motel sulla strada
super caro! 20 euro per una notte. Ci avremmo anche pensato
su ma in pochi minuti le camere erano tutte occupate e non
c'era piu' posto per noi. Probabilmente il tizio alla
reception si era offeso per il nostro rifiuto di pagare
quella cifra.
Eravamo di nuovo per strada a cercare un posto per dormire,
pedalavamo verso Delhi e incrociavamo solo centri
commerciali enormi. Ventidue in 15 chilometri!!
Ci siamo infilati in una piccola citta' per cercare una
sistemazione e l'unico posto per dormire sembrava un tempio.
Chiedendo informazioni a tutti si e' fermato un ragazzo in
moto, parlava molto bene inglese e ci ha invitati a casa sua
per dormire.
Ci ha scortato con la moto per alcuni chilometri ed abbiamo
raggiunto la casa della sorella dove abbiamo trascorso la
notte mentre le nostre bici le abbiamo lasciate a casa sua.
La sorella era sposata ed aveva una bambina. Aje invece
viveva con la madre e una sorella in una casa mal messa ma
accogliente.
Aje si e' preoccupato di procurarci la cena al McDonald's e
di farci sistemare nel salotto con coperte e cuscini.
La casa della sorella era la piu' bella del quartiere. Aveva
dei lampadari inquietanti di finto cristallo dove dei
passeri avevano fatto il nido dentro casa. Inquietante era
anche il cane Pepsi. Piu' brutto del mio (Lady), chi l'ha
vista puo' immaginare!
La mattina colazione a casa di Aje, la madre ci ha preparato
6 uova fritte con ciopolla e poi con la moto ci ha
accompagnati sulla strada per Delhi.
Che bella ospitalita', meravigliosa, un ragazzo d'oro. Thank
you Brother!
In poche ore
abbiamo raggiunto Delhi, poco traffico, poche bici
ma qualche gara per non perdere l'abitudine...
Prima di raggiungere il centro Patrizia ha pure forato la
gomma. Mi sono rifiutato di pezzarla, ho dato una gonfiata e
ha durato fino a destinazione.
Questa mattina siamo andati all'ambasciata italiana dove con
incredibile efficenza domani o dopo Patrizia avra' un
passaporto nuovo (causa esaurimento pagine) e le lettere di
presentazione per richiedere i visti pakistano e iraniano.
Sara' una settimana di visti, speriamo che tutto fili
liscio!
Ciao Gente, ci sentiamo presto!
Claudio
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