12.1.08

CLAUDIO (LUCKNOW, 12/01/2008)

Ciao Gente, siamo a Lucknow, il capolugo del Uttar Pradesh.
Siamo arrivati ieri sera col buio dopo 140 km. Tutti gli
alberghi economici erano pieni e siamo finiti in un albergo
di lusso. Costa 500 rupie (8 euro), una fucilata per essere
in India ma ieri sera eravamo troppo stanchi ed era troppo
buio per cercare dell'altro. La cosa positiva e' l'acqua
calda e le lenzuola pulite! Non capita spesso, quasi mai!

Il giorno dell'epifania siamo ripartiti da Pokhara (Nepal)
verso sud, verso l'India. Il piano non faceva una piega,
avevamo tanti chilometri da fare e la maggior parte in
salita quindi avevamo chiesto la sveglia alle 6 e mezza per
partire non piu' tardi delle 8. Fortuna mi sono svegliato
alle sette e un quarto... la sveglia? Alle sette e mezza e'
squillato il telefono in camera ed era il proprietrio.
"avete avuto la sveglia?" Ma che domande... "NO". La riposta
mi ha fatto piegare: "ammazzo la guardia!". Il guardiano
aveva il compito di svegliarci e invece se ne era andato a a
casa a dormire.

La partenza e' stata in salita come in tutto il Nepal.
Quanti sali e scendi che abbiamo fatto. Abbiamo incrociato
un sacco di bambini che di dirigevano a scuola, tutti coi
loro quaderni e libri in mano. Ci correvano a fianco
parlando un po' di inglese, uno di loro illustrava il libro
in inglese a Patrizia. Bambini alti come dei funghi parlano
gia' inglese.
Poco piu' avanti altri bambini meno fortunati portavano al
pascolo i bufali, la scuola non e' obbligatoria e molti
genitori non se la possono permettere.

Lungo la strada abbiamo incrociato un funerale, portavano il
cadavere al fiume per bruciarlo. L'uomo in testa alla
processione continuava a gridare e a spargere terra rossa
per terra.

Ci siamo fermati sotto un albero a pranzare con pane e
formaggio. In pochi minuti eravamo accerchiati da molti
bambini incuriositi che aspettavano per rientrare a scuola.
Oltre ai bimbi c'erano diverse galline che aspettavano le
nostre bricciole.
Abbiamo incrociato diversi villaggi, la gente e sopratutto i
bambini ci travolgevano di domande. Erano sempre le solite,
da dove vieni, dove vai, come ti chiami, e poi la domanda
migliore: "ma dove sono i tuoi pantaloni?". Vedendoci coi
pantaloni corti e il freddo che faceva la domanda era
legittima!

A meta' strada abbiamo trovato un albergo. A pochi metri
stavano facendo un falo' e carbonizzavano una capra. La
stanza era piccola ma molto carina, pure con la tv! Non era
molto profumata ma il proprietario puzzava molto di piu'
quindi non si poteva pretendere niente di meglio.

Gli ultimi 99 chilometri di Nepal, una secca salita e poi
discesa fino in India. Dal passo abbiamo salutato la catena
dell'Himalaya e la pianura indiana all'orrizzonte ci dava il
benvenuto.

Abbiamo dormito a 4 chilometri dal confine, la mattina la
sveglia non ha suonato... ma allora e' un vizio!! fanno
sempre segno di si con la testa anche se non capiscono una
sega.
Che tristezza lasciare il Nepal, so di tornarci ancora e la
cosa mi ha consolato. Gran bel paese.

8 gennaio 2008, si entra in India.
I clacson, la polvere i rumori assordanti sono il benvenuto
dell'India. Ci vogliono un po' di chilometri per abituarsi
di nuovo!

Alla frontiera in mezz'ora abbiamo avuto tutti i timbri ed
eravamo pronti a ripartire. In poche centinaia di metri
eravamo accerchiati di gente che voleva caricarci sul bus
per Gorakpur. Avergli detto che andavamo in bici non e'
servito a nulla, la risposa era: " ma sul bus la bici ci
sta"... Ho capito ma vogliamo pedalare!!! Che strani questi
occidentali, pedalare per spasso.... il progresso
rincoglionisce!!

Poco dopo il confine molta gente aveva fatto il bucato sotto
le pompe a mano. Le donne stendevano i panni ma non come si
fa normalmente in ogni parte del mondo... Tenevano la roba
con le mani rivolta verso il sole aspettando che
asciugasse!! Ma non avevano niente di meglio da fare?!

E' iniziata di botto la pianura, le vacche in mezzo alla
strada, le grida della gente al nostro passaggio e le gare
in bici dopo una manciata di chilometri. Quelle diavolo di
gare... Ci sorpassano in volata, spingono come bestie e dopo
cento metri sono li davanti a 15 all'ora scoppiati. Li
sorpassiamo ma loro non ci stanno... dopo pochi metri ecco
l'altro sorpasso e cosi' via fino al tramonto. Ma cosa
diavolo fanno quelle gare, ma chi gareggia con loro?!!

La "quiete" nepalese e' finita, l'India e' un gran baccano.
Ci sono voluti cento chilometri per carburare un po'.
La gente attraversa la strada senza guardare, e' abituata ai
clacson e se non li sente per pochi secondi allora sa che la
strada in quel momento e' sgombra e si buttano senza badare
a nessuno. Per ora non abbiamo ancora investito nessuno ma
ci siamo andati vicino. Il problema sono i bambini che
escono da scuola... schivarli tutti e' un dramma! Lungo
quella strada abbiamo incrociato una scuola allestita
all'aperto al bordo della strada. Il maestro aveva due
lavagne e tutti i bimbi erano seduti su delle panche coi
loro quaderni.
Prima di raggiungere Gorakpur abbiamo attraversato la
foresta popolata dalle scimmie. Erano ovunque, al nostro
passaggio le piu' grosse facevano la mossa di attaccarci.

L'India e' ricominciata a Gorakpur, il delirio del traffico
indiano non si puo' immaginare finche' non si vede.
Ci siamo fermati un giorno a riposare in citta', a
riprendere confidenza con un paese lasciato per due mesi di
vacanza in Nepal.

10 gennaio 2008, incredibile! La sveglia!!! Ci hanno
azzeccato!!
Prima di lasciare la citta' abbiamo regalato la giacca a
vento ad una bambina che rovistava nella spazzatura in cerca
di cose utili. E' rimasta inebetita a guardarci, non
riusciva a realizzare un regalo del genere. Una giacca, due
paia di calze e un berretto.
La giacca al nord dell'India e' utile, l'inverno e'
abbastanza fresco e la notte per chi vive sul marciapiede e'
molto dura.
Molti indiani durante l'invergno hanno,oltre alla solita
camicia, un gilet pauroso. Sembra quasi uno zerbino e
solitamente ha dei colori da panico. Fuxia, verdini
fosforescenti e altri colorii atomici!!

Il panorama e' piatto, la vita sulle strade e'; raccogliere
letame e farne dei piccoli mattoncini che vendono per
alimentare il fuoco delle stufe e cucine, gommisti
improvvisati con delle capanne e un compressore, officine
dove riparano i mezzi in panne e barbieri che lavorano
dentro delle baracche al bordo della strada. I berbieri dei
viaggiatori. In mezzo al nulla ci sono baracche dove
qualcuno inventa un mestiere per sopravvivere.
Molte baracche lungo questa strada pian piano vengono rase
al sulo per costruire la nuova strada che si collega a
Delhi.
Tra qualche anno in India le strade principali saranno tutte
a due careggiate. Alcune sono gia' terminate e altre sono
gia' in costruzione. Prima o poi gli indiani impareranno
pure a guidare! Alle volte fanno di quei numeri... La bici
e' l'ultimo mezzo preso in considerazione, ti schiacciano
senza pensarci troppo.
I camion in sorpasso ci obbligano spesso a catapultarci
fuori dalla strada per evitare di essere travolti.
Un camion carico di fieno, o meglio, caricato male, ci ha
riempito di paglia a noi e altri indiani in bici durante una
delle nostre gare. Ci siamo dovuti inchiodare per riuscire a
respirare e ripulirci di fieno. Pochi metri piu' avanti il
camion, troppo alto, ha agganciato un ramo e ha tirato giu'
quasi mezzo albero. Fortuna non c'eravamo sotto!

In serata abbiamo conosciuto due indiani in moto che
facevano la nostra stessa strada, erano molto simpatici e
stanchi per il numero di chilometri percorsi. Anche in moto
si fa fatica in India, ma che paese!! E' un continuo
schivare vacche, scimmie, cani, camion, persone... Ma chi
schiva noi?

abbiamo raggiunto faizabad col buio dopo 153 chilometri.
Pochi chilometri prima della citta' Patrizia e' andata in
terra per essere passata sopra dei sassi. Era buio, un
camion troppo vicino a lei l'ha spaventata e giu' col culo
per terra... Fortuna non si e' fatta male, il camionista si
e' fermato a prestare soccorso e ha attaccato a parlare in
indiano. Non serviva dirgli che non capivamo, continuava a
parlare e a fare segno che col buio non si vedono i sassi.
Per la notte ci siamo alloggiati in un albergo vicino alla
stazione. Il cornicione era coperto di scimmie, inutilmente
il guardiano cercava di scacciarle con un bastone, sono
sacre, e loro lo sanno!

11 gennaio 2008, quasi 300 km in due giorni. E' da matti ma
in mezzo non c'era nulla per alloggiarci e poi sapevamo che
qui a Lucknow ci saremmo fermati a riposare. Anche quella
mattina la sveglia non e' suonata, ci ostiniamo a chiedere
di essere svegliati ma non lo fanno... Io non ci provo piu'.
I piani erano di svegliarci presto per non raggiungere le
citta' col buio ma non c'e' modo di farsi chiamare.
Nella locanda al mattino sembrava di essere in mezzo agli
avvoltoi. I ragazzi che lavoravano li erano attorno a noi
come api sul miele ad aspettare la mancia. I piu' temerari
la chiedono senza troppi giri di parole. "Mi dai qualche
rupia?" Gli altri invece aspettano e guardano il portafogli
con occhi da cani bastonati. Ma non siamo mica ricchi!!
Siamo genovesi!!

Pedalando in mezzo ad un viallaggio c'erano degli uomini che
trainavano due carretti con due tori morti sopra coperti con
un sacco. Dove li portassero non si sa, probabilmente erano
stati investiti da qualche camion.

Abbiamo preso il giro a pranzo di mangiare dei panini che
prepariamo con del formaggio o tonno. Sono molto piu'
energetici che i pranzi indiani e in bici di energia ne
abbiamo proprio bisogno. Ad ogni sosta sotto un'albero si
forma un corteo di gente a fissarci mangiare. A studiare le
bici e fare qualche domanda.
Un povero vecchietto passando in bici ha cominciato a
fissarci tanto intensamente che non ha visto la fine
dell'asfalto e bum... una botta per terra. Sono andato a
tirarlo su e a radrizzargli il manubrio della bici.
Una volta sistemato si e' sputato sulle ferite ed e'
ripartito.

Abbiamo raggiunto la citta' col buio, e cercato una
sistemazione per la notte. Gli indiani in un modo o
nell'altro (a loro modo) cercano sempre di aiutarci. Alle
volte un po' strani, un po' esasperanti ma sempre cortesi e
disponibili.

Ieri sera un'indiano ha realizzato un sogno. Gli ho spiegato
come funziona il cambio, che non si tocca da fermo ma solo
in movimento e poi ha fatto un giro del piazzale con la bici
di Patrizia. Ha cambiato due marce ed era l'uomo piu' felice
del mondo.

Oggi ci siamo fermati a riprendere fiato, in tre giorni
saremo ad Agra con tappe molto meno dure!!

Ciao Gente, alla prossima!

Claudio

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