18.1.08

CLAUDIO (AGRA, 18/01/2008)

Ciao Gente, siamo arrivati ad Agra da un paio di giorni.
Oggi il Taj Mahal e' chiuso, e' venerdi' ed e' giorno di
festa per i mussulmani. Il Taj Mahal e' stato costruito nel
1631 dall'imperatore per amore della sua seconda moglie
morta durante il parto del quattordicesimo figlio.
Il mausoleo e' una delle meraviglie del mondo.

Abbiamo impiegato quattro giorni ad arrivare qui da Lucknow.
Il 13 gennaio siamo partiti di buon ora, le citta' indiane
tutto sommato sono silenziose al mattino confronto la sera.
In giro non c'e' quasi nessuno e molti negozi sono ancora
chiusi. Le prime ad alzarsi sono le scimmie che vanno in
cerca di cibo nella spazzatura. Cercano resti di canne da
zucchero avanzate la sera prima. Verso le 10 di mattina
comincia il caos e aumenta sempre di piu'.
A intralciare il traffico sono i carri trainati dai bufali e
le api taxi che si fermano ogni 20 metri a caricare e
scaricare gente.

Nella periferia di Lucknow avevano allestito un mercato di
pop corn e frutta all'ingrosso dove la gente andava a
comprare coi loro carettini e rivendeva la merce in citta'.

Pochi chilometri piu' avanti Patrizia ha bucato la gomma
posteriore, era dalla Birmania che non avevamo piu'
foratuture. Ci siamo messi in angolo della strada per
riparare la gomma e in pochi minuti eravamo accerchiati da
decine di persone incuriosite. Nessuno diceva nulla, tutti
guardavano inebetiti la riparazione della gomma. Gli
accerchiamenti in India non mancano mai, qualunque cosa
facciamo diamo spettacolo!
La strada per Agra e' diventata ottima dopo pochi
chilometri, due careggiate sono una benedizione in India.
Pochi clacson e starda piu' larga per schivare meglio chi ci
si infila di prepotenza. I piu' prepotenti sono i camion che
all'evenienza fanno anche da taxi! Caricano la gente lungo
la strada, quelli che non stanno in cabina li mettono nel
cassone e via!
E' da quando siamo entrati in India che stiamo pedalando
contro vento, continua a soffiare verso est e noi pedaliamo
verso ovest. Il vento contrario e' un po' come la nuvoletta
di Fantozzi per il ciclista.
Verso sera, lungo la strada, abbiamo visto diverse carcasse
di bufalo a marcire al bordo della strada o in qualche
fosso. I piu' felici erano i cani e i corvi che si
contendevano le carcasse. Sembrava una strage di bufali,
forse uccisi perche' malati.
In serata abbiamo raggiunto Kampur dopo 90 chilometri, prima
di raggiungere il centro abbiamo attraversato una zona
militare. Dei militari a bordo di giganteschi Ural (6x6
russi) trainavano dei carri con artiglieria pesante e la
trasferivano in un'altra area. C'erano dei cartelli che
indicavano i corpi speciali militari.
Nelle vie del centro abbiamo avuto l'onore di conoscere due
tizi in moto e di essere ripresi con la telecamera. Il
passeggero si e' seduto al contario sulla moto e ci filmava
tipo "giro d'italia". Mentre pedalavo un tizio in moto mi ha
abbracciato per essere filmato anche lui, abbiamo rischiato
di capottarci ma e' stato divertente. Ci hanno accompagnato
ad un albergo e prima di salutarci ci ha fatto un po' di
intervista, utile per il suo documentario... Chi siamo, cosa
facciamo e un'opinione sull'India.

Il 14 gennaio siamo partiti un'altra volta di buon ora,
cerchiamo di svegliarci presto per evitare di pedalare col
buio.
La strada era sempre bella e il vento soffiava sempre verso
est, non si puo' avere tutto dalla vita. Nelle piazzole dei
ristoranti si ferma sempre un gran numero di camion, chi a
riposare, chi a lavarsi nelle vasche di cemento in comune e
chi fa manutenzione ai camion. Molte volte in quelle
piazzole ci sono bancarelle dove vendono guarnizioni e pezzi
usati di camion.

Gli incontri in India sono spesso strani e piacevoli, mentre
eravamo fermi a mangiare un pezzo di cioccolata un tizio con
l'ape taxi ha inchiodato di colpo rischiando di ammazzare
tutti i passeggeri a bordo, si e' fermato a guardarci, ci ha
dato la mano, si e' toccato la fronte in segno di buona
fortuna ed e' ripartito.
Dei bambini meno gentili pochi chilometri piu' avanti hanno
smesso di giocare per tirarci delle sassate. E' bastato
fermarsi per farli scappare come leprotti. Erano troppo
lontani ed ero troppo stanco per corrergli dietro ma due
calci nel culo li avrei dati volentieri. Mi ricordavano un
po' i pakistani, salutavano e pochi metri piu' avanti
cominciavano a tirare sassi. E' un vizio contagioso.

La sera ci siamo fermati in una piccola citta' lungo la
strada, stava diventando buio e non avevamo voglia di
proseguire. Un ragazzo ci ha accompagnati in albergo, una
bettola puzzolente ma economica. Non credo che in quella
citta' si potesse trovare di meglio.
Per la cena abbiamo trovato una bancarella che faceva della
pasta fritta e seduti su degli sgabelli al bordo della
strada abbiamo conosciuto un po' di gente. Un ragazzo ha
insistito per pagarci la cena, ci ha portato in giro per il
market e ci ha offerto pure un gelato. Ci parlava della sua
ragazza di 13 anni (lui ne aveva 22) e ha insistito perche'
andassimo a trovare la sua famiglia. Viveva in una bella
casa, tre sorelle, due fratelli e i genitori. Il papa'
metteva un po' di soggezione, ha detto due parole e non di
piu'. Sembrava un po' un boss mafioso.
La mattina e' arrivato a chiamarci nella nostra bettola per
prendere un the con lui davanti al suo negozio. C'era un suo
amico che parlava molto bene inglese e abbiamo chiaccherato
un po'. Ovviamente in pochi minuti e' arrivato il mondo a
fissarci. Eravamo accerchiati da mezza citta'. Il tizio ci
spiegava che gli indiani sono 24 ore impegnati e allo stesso
tempo 24 ore completamente liberi. Non lavorano e non hanno
niente da fare, se noi stiamo 3 ore fermi loro stanno tre
ore a fissarci. La giornata scorre via come se niente fosse.
E' arrivato un giornalista per l'intervista, non parlava una
parola di inglese e allora il tizio faceva da traduttore.
Poi in un pezzo di carta ho scritto due righe, ci ha fatto
un paio di foto e l'intervista era finita.
Il pezzo forte e' arrivato alla fine quando lo zio del tizio
e' venuto a salutarci. Un vecchietto di 84 anni tutto
pimpante, per far vedere la sua energia ballava e ci ha
stretto la mano stritolandocela. Il tizio diceva che suo zio
era sempre sorridente anche se non aveva piu' denti... Ha
tirato giu' il passamontagna dello zio e gli diceva: "fagli
vedere zio", un sorriso sdentato!!

Gli indiani non hanno niente da fare e restano li a
fissare.... Ce ne siamo accorti diverse volte! Ad ogni pausa
pranzo abbiamo un corteo di gente che ci fissa mangiare, ci
fermiamo a fare pipi' e arriva qualcuno a fissarci, ad ogni
sosta arriva qualcuno... Ma non hanno davvero niente da
fare?
La sera abbiamo raggiunto un'altra piccola citta' ma questa
volta l'alberghetto era piu' carino e un po' piu' pulito. Il
proprietario era un mito, qualunque cosa dicevamo chiamava
il suo braccio destro e lo comandava. Eravamo in camera con
lui, c'era un geco sul muro e Patrizia ha detto:"guarda, un
geco". Il proprietrio immediatamente ha dato l'ordine al suo
braccio destro: "uccidilo!".
Lo abbiamo fermato in tempo!

La mattina del 16 gennaio siamo partiti con piu' calma, per
Agra mancavano solo 60 chilometri. Nelle vie della citta'
abbiamo incrociato diversi cammelli e dromedari che
trainavano carretti carichi di legna e fieno.
Prima di raggiungere Agra abbiamo attraversato Firozabad, la
citta' dei bracciali, dei bicchieri e dei lampadari. Molti
carretti carichi di bracciali erano trasportati lungo le vie
della citta'.
A dirigere il traffico in mezzo alla citta' c'erano gli
inutili poliziotti. Inutili perche' fanno passare tutti,
danno il via a qualunque mezzo causando degli ingorghi di
ore.
A pochi chilometri da Agra ci siamo fermati a mangiare del
pane e formaggio sotto un'albero. Il solito accerchiamento
di curiosi e una capra che cercava di incornarci per rubarci
da mangiare. Grazie all'intervento del pastore siamo potuti
rimanere li a mangiare, era una capra violenta!

Abbiamo raggiunto Agra nel primo pomeriggio, da lontano si
vedeva il Taj Mahal, e i suoi quattro obelischi attorno.
Nelle vicinanze del mausoleo fanno circolare solo i mezzi
con il permesso e alcuni minibus elettrici. Lo smog ha
ingrigito un po' le sue facciate e per preservarlo vietano
il traffico ai mezzi lungo il suo perimetro.

Abbiamo riposato un paio di giorni e probabilmente domani
ripartiremo verso Delhi. Un paio di giorni e saremo nella
capitale.

Ciao a Tutti!!

Claudio

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