28.1.08

CLAUDIO (DELHI, 28/01/2008)

Ciao Gente, siamo arrivati a Delhi ieri pomeriggio e ci
siamo alloggiati in una guest house a PaharGanj. La capitale
e' molto meno incasinata di quello che mi aspettavo, meno
clacson, meno vacche, meno spazzatura... Non sembra neppure
India. Forse esagero... e' un po' meno incasinata delle
altre citta'.

Sono passati 10 giorni da Agra, dicevo che avremmo impiegato
2 giorni a raggiungere la capitale e invece... oltre una
settimana. Patrrizia e' stata male, febbre e mal di stomaco
ci hanno bloccato tre giorni in piu' ad Agra e altri giorni
lungo la strada.

Nei giorni di sosta ad Agra ho sistemato un po' le bici,
pulite, lubrificate e cambiato la catena alla mia. Aveva
gia' percorso 5000 km, ora per 7000 chilometri non dovrei
avere problemi. Poi sostituiro' tutti i pezzi piu' avanti.

La partenza da Agra non e' stato un toccasana per Patrizia,
una giornata senza sole bella fredda. Abbiamo pedalato con
due pile e le sciarpe per il freddo. A meta' mattina
Patrizia ha indossato pure i calzettoni di lana! Ma non era
calda l'India?! Lungo la strada abbiamo visto molti carri
trainati dai cammelli, segno che ci avviciniamo al
deserto. A ovest dell'India non se ne vedono.
A 50 chilometri le cose sono peggiorate, a Patrizia e'
cominciato il mal di pancia e io ho forato due volte la
gomma dietro nel giro di 3 chilometri!

Nel pomeriggio ci siamo fermati a Mathura, 60 chilometri in
6 ore... che vergogna! Pure una signora in un negozio era
perplessa dalla nostra lentezza... Presa per il culo
concessa. Mathura e' la citta' in cui e' nato Krishna, una
delle tante divinita' indiane.
Ci siamo alloggiati in una guest house in riva al fiume, un
affluente del sacro Gange. Nel nostro albergo non eravamo
soli, dividevamo il terrazzo con una coppia di papagalli che
avevano nidificato in un buco nel muro, qualche scoiattolo e
un'esercito di scimmie. Siamo rimasti tre giorni fermi,
Patrizia era troppo mal presa per andare avanti. La sera che
siamo arrivati lei aveva la febbre a 39 e i giorni seguenti
erano delle corse al gabinetto.
E' andata avanti a mangiare patate bollite e riso in bianco
per riordinare un po' lo stomaco.
La zona del nostro albergo era piuttosto tranquilla ma il
bazar a poche centinaia di metri era il solito casino
indiano. Bancarelle ovunque dove ognuno grida per vendere i
suoi prodotti, cyclorickshaw che intralciano il traffico,
vacche, cani, scoiattoli e scimmie ovunque. L'uomo non puo'
convivere con tanti animali, e' tutto uno zoo all'aperto. La
conferma l'ho avuta quando sono tornato in camera da fare la
spesa. Patrizia si era barricata in camera dalla paura e,
dalla finestra: "Cla, le scimmie hanno rubato le infradito!"
C'erano delle scimmie sul terrazzo, i miei infradito erano
mezzi smontati (dovevano capire come funzionavano) e una di
loro era seduta su una toppia con l'infradito di Patrizia
tra le zampette e se lo rosicchiava come fosse un panino.
Strappava i pezzi a morsi e li sputava. Ho preso un mattone
e ho cominciato a inseguirla per il tetto dell'albergo,
sembravamo Tarzan e Cita. Per evitare di essere uccisa si e'
lanciata dal tetto, un volo ad angelo di 5 metri con un bel
colpo su un tetto di lamiera nel retro dell'albergo. Con la
cartella che ci ha dato ha mollato l'infradito che ho
recuperato con l'aiuto del padrone dell'albergo.

Ora abbiamo le infradito rosicchiate come dei pezzenti ma la
soddisfazione di aver vinto contro l'animale non me la
toglie nessuno! Che uomo... tornare dalla propria donna con
le infradito.... che orgoglio...

Le giornate sono trascorse lentamente, passeggiando sul
fiume, evitando i rompi maroni che volevano portarci in
barca, filmando le scimmie sui binari del treno... ma non
hanno altri posti per far giocare i piccolini?!
Dal tetto degli alberghi e' sempre bello guardare l'India,
cosi' affascinante nei suoi impianti elettrici, nelle sue
case pericolanti dove la gente si chiude in casa con le
grate alle finestre per non farsi derubare il poco che hanno
dalle scimmie. Guardare gli incroci stradali, i puzzle che
fanno gli indiani con macchine e motorini che si infilano
ovunque per andare avanti. I clacson sono perennemente
premuti, non li suonano per esaurimanto come in Italia.
Da noi se uno suona il clacson nel traffico e' perche'
fondamentalmente esaurito e stressato, qui in India suonano
il clacson tanto per fare. Fretta non ne hanno, hanno il
clacson e lo suonano. Un po' come le scimmie che ci hanno
fregato le infradito, che cazzo se ne facevano?... Le hanno
fregate... tanto per fare.

Sulle scimmie ci sarebbe sempre da scrivere, ogni volta
fanno qualche gesto divertente. Mentre passeggiavo nel bazar
c'era una scimmia che si arrampicava su una tettoia
pericolante, mettendo il piede male ha fatto cadere una
tavola quasi in testa a due indiani. Perdendo l'equilibrio
e' saltata in groppa ad una vacca, sembrava di vedere zorro
che saltava sul suo cavallo Tornado! La vacca che non era
certo Tornado non ha fatto una piega e la scimmia ha dovuto
optare per una fuga piu' dignitosa arrampicandosi su da una
grondaia.

Sugli indiani ci sarebbe da scrivere piu' che sulle scimmie.
Ero andato al bancomat per prelevare dei soldi, in meno di
un minuto ero accerchiato da tutti quelli che volevano
prelevare. Facevo fatica a inserire la carta da tanto ero
schiacciato contro lo sportello. Teste e occhi ovunque,
ognuno
doveva guardare cosa e quanto prelevavo! Sullo sportello la
scritta piu' inadatta: "digitate il codice facendo
attenzione di non essere ossevati"!!!!!!! Ma se ti osservano
pure se vai a cagare!!! Non c'e' angolo di India senza
indiani, non c'e' minuto che puoi stare da solo... C'e' un
indiano ovunque ti giri!

Tre giorni di sosta forzata e siamo partiti per Delhi,
abbiamo pedalato fino alle 6 di sera quando cominciava a
fare buio e siamo arrivati a Faridabad. Trovare un posto per
dormire e' diventato subito un problema, nessuno aveva le
idee molto chiare su dove si trovasse un albergo. Col buio e
dopo un ora di zig zag abbiamo trovato un motel sulla strada
super caro! 20 euro per una notte. Ci avremmo anche pensato
su ma in pochi minuti le camere erano tutte occupate e non
c'era piu' posto per noi. Probabilmente il tizio alla
reception si era offeso per il nostro rifiuto di pagare
quella cifra.
Eravamo di nuovo per strada a cercare un posto per dormire,
pedalavamo verso Delhi e incrociavamo solo centri
commerciali enormi. Ventidue in 15 chilometri!!
Ci siamo infilati in una piccola citta' per cercare una
sistemazione e l'unico posto per dormire sembrava un tempio.
Chiedendo informazioni a tutti si e' fermato un ragazzo in
moto, parlava molto bene inglese e ci ha invitati a casa sua
per dormire.
Ci ha scortato con la moto per alcuni chilometri ed abbiamo
raggiunto la casa della sorella dove abbiamo trascorso la
notte mentre le nostre bici le abbiamo lasciate a casa sua.
La sorella era sposata ed aveva una bambina. Aje invece
viveva con la madre e una sorella in una casa mal messa ma
accogliente.
Aje si e' preoccupato di procurarci la cena al McDonald's e
di farci sistemare nel salotto con coperte e cuscini.
La casa della sorella era la piu' bella del quartiere. Aveva
dei lampadari inquietanti di finto cristallo dove dei
passeri avevano fatto il nido dentro casa. Inquietante era
anche il cane Pepsi. Piu' brutto del mio (Lady), chi l'ha
vista puo' immaginare!
La mattina colazione a casa di Aje, la madre ci ha preparato
6 uova fritte con ciopolla e poi con la moto ci ha
accompagnati sulla strada per Delhi.
Che bella ospitalita', meravigliosa, un ragazzo d'oro. Thank
you Brother!

In poche ore
abbiamo raggiunto Delhi, poco traffico, poche bici
ma qualche gara per non perdere l'abitudine...
Prima di raggiungere il centro Patrizia ha pure forato la
gomma. Mi sono rifiutato di pezzarla, ho dato una gonfiata e
ha durato fino a destinazione.

Questa mattina siamo andati all'ambasciata italiana dove con
incredibile efficenza domani o dopo Patrizia avra' un
passaporto nuovo (causa esaurimento pagine) e le lettere di
presentazione per richiedere i visti pakistano e iraniano.
Sara' una settimana di visti, speriamo che tutto fili
liscio!

Ciao Gente, ci sentiamo presto!

Claudio
PATRIZIA (FINALMENTE DELHI, 19/01/2008 - 28/01/2008)

Ciao a tutti!

Vi scrivo da un internet cafe' di Delhi. Siamo nella zona d
PaharGanj. Si trova vicino alla stazione di New Delhi ed e'
vicino al "cuore" della citta'. E' una zona un po'
incasinata, piena di rompiballe che ti vogliono vendere
mappe, souvenir, fumo e di motorette e rickshaw. Ci sono
pero' gli alberghi piu' economici e alcuni posti per
mangiare. Ci abbiamo "messo una vita" ad arrivare qui! 200
km in una settimana!

19...20...21 gennaio...Beh non c'e' molto da
raccontare...dovevamo partire la mattina del 19 da Agra per
Delhi ma sono stata male e cosi siamo rimasti fermi ancora
tre giorni. Io imbacuccata sotto le coperte con malditesta e
febbre, e ogni tanto scappavo in bagno.

22 gennaio. Mi sento molto meglio...partiamo! Fa un freddo,
ma un freddo! Sono imbacuccata con berretto praticamente
sugli occhi e sciarpa appena sotto. Sugli occhi gli occhiali
da sole. dopo un'ora di pedalata mi fermo a mettere i
calzettoni di lana fino alle ginocchia. I piedi si
riscaldano. Le gare iniziano gia' dal mattino appena fuori
dall'albergo. Sono snervanti in mezzo al traffico indiano.
Uno supera Claudio e rischia di farlo ammazzare svoltando a
sinistra appena averlo superato. Dopo pranzo a Claudio si
fora la gomma. Un chiodo (avrebbe bucato anche quella di una
macchina). Mentre la ripara mi viene un maldipancia
tremendo. Siamo vicino a delle case cosi' e' difficile
trovare un posto. nOn ce la faccio piu' Che brutto non avere
un bagno quando ne hai tremendamente bisogno o una radura in
cui stare in pace! Comunque mi metto in un posto semi
nascosto e il maldipancia mi passa un po'. Dissenteria!
ripartiamo e dopo due km mi devo fermare di nuovo. Dopo un
altro km, sulla salita di un cavalcavia Claudio mi chiama,
mi giro, ha bucato di nuovo...un vetro! Ci fermiamo. Claudio
si mette a riparare nuovamente la camera d'aria e a me viene
un altro attacco di maldipancia. C'e' qualche albero e
sembra nessuno sui pendii di fianco al calvalcavia,
cosi'...vado di nuovo. Torno da Claudio ed e' attorniato da
5 o 6 indiani che guardano inebetito cio' che sta facendo.
Lungo i pendi del cavalcavia e' pieno di cacche di mucca e
bufali spiattellate e messe a seccare per poi essere vendute
come combustibile. Siamo a pochi km da Mathura. Decidiamo di
fermarci li'. Io sto male e Claudio ha gia' bucato due
volte! E' segno che dobbiamo fermarci! Prima di arrivare a
Mathura e aver trovato un albergo, devo trovare un posto per
evacuare altre tre volte.

Troviamo un albergo lungo il fiume. E' una struttura molto
vecchia ma accogliente. La citta' e' piena di scimmie
ovunque. Fuori dalla nostra stanza, appena sopra c'e' un
buco nel muro dove due pappagallini hanno il loro nido.
Stanno appollaiati su un filo vicino al nido. L'acuqa calda
e' a disposizione solo in secchi. Cosi' mi lavo come posso e
poi mi imbacucco! Provo la febbre...ne ho 38. Continuo ad
andare in bagno. Per cena mangio del riso al vapore, tutto
appiccicato e scondito. Prima di dormire provo la febbre ed
e' a 39. Mi sento calda come una stufa. Ho i piedi gelati,
cosi' mi addormento con il dolce Claudio che mi sclada i
piedini. Di notte mi tocco la fronte e sembra
esplodere...preferisco non prendere niente.

23 gennaio. Il mattino sto meglio. La febbre e' passata e
non tornera' piu'. In bagno continuo ad andare cosi' inizia
una dieta ferrea per tre giorni a base di patate bollite e
riso a pranzo e cena e pane per colazione.
Oltre ai pappagallini ci sonop anche degli scoiattoli che
fanno avanti e indietro sui tubi che scorrono lungo i muri.
Uno si mette su un boiler (sono fuori dalle stanze. E le
porte delle stanze sono tipo su una terrazza) e inzia a fare
versi e sbattere la coda...sembra al attacco (lo fa diverse
volte al giorno).

24 gennaio. Stiamo ancora fermi a Mathura. Il mio pancino
non sta meglio. La mattina c'e' l'acqua calda dai tubi cosi'
mi faccio una bella doccia. Finita la doccia appoggio le
infradito fuori dalla porta, di fianco a quelle di Cla per
farle asciugare. Claudio e' andato a fare un po' di spesa.
Apro la porta della stanza e stanno passando sul terrazzo
delle scimmie. Due si fermano, ci guardiamo, le faccio un
gesto di andare via, vedendo che non ho niente in mano viene
verso di me. mi chiudo in stanza. Dopo un po' non le sento
piu'. Guardo fuori da una fessura sotto la porta. Vedo un
pezzo di scimmia con in mano l'infradito di Cla che se lo
sta rosicchiando. Batto un colpo sulla porta e le urlo.
Sento che se ne va. Guardo dalla finestra. Quella belin di
scimmia si sta masticando la mia infradito. Ha lanciato
quelle di Cla via, e una mia sul bordo del terrazzo. Arriva
Claudio e vede la scimmia con la mia infradito. Le corre
dietro e alla fine dopo una "lotta spietata" la scimmia si
buta dal quarto piano (e' sopravvissuta!) e lascia cadere il
mio infradito nel vuoto. Cla lo recupera. E' mezzo
rosicchiato! Ma si puo'!

25 gennaio. Sto un po' meglio ma continuo a riso e patate e
il cuoco mi fa una gradita sorpresa portandomi anche delle
carote bollite. Prendo delle pastiglie per eliminare i
micobri nell'intestino. Sta passando...va un po' meglio la
consistenza!

26 gennaio. Di nuovo in sella. Stavolta realmente in forma.
Fa freddino e pedaliamo ben imbacuccati. Si pedala bene, non
troppo vento e bella strada. La sera non riusciamo a trovare
un buco per dormire. Siamo ad una trentina di km da Delhi e
vorremo arrivarci domani. E' gia' buio e sono un po' stanca.
Pedaliamo ancora un po'. Siamo ormai a 140 km e la
stanchezza si fa sentire. Ci femriamo in un paesino.
Chiediamo informazioni ad un ragazzo che ci dice che il
primo albergo e' praticamente a Delhi ma che se non abbiamo
problemi ci puo' ospitare a casa sua. Ci porta casa di sua
sorella, ci dice che e' piu' accogliente e staremo meglio.
Le bici invece le portiamo a casa sua (200 metri distante).
Ci compra dei panini da MC (si c'e' anche qui!) e ce li
porta a casa. E' molto cordiale e gentile. Sua sorella ci
prepara il letto con delle coperte fra i divani sul tappeto
in sala. Alle 9 e mezza tutti a letto.

La loro casa e' spaziosa e con delle decorazioni e
l'arredamento...mmm...non so descriverli. Vi faccio un
esempio e' come se uno in casa sua mettesse tutte le cose
piu' appariscenti (apparentemente costose e di lusso) e le
mettesse tutte insieme senza un minimo di gusto. Sulle
pareti sono appesi dei poster giganti della filgia di sua
sorella e suo marito con sfondo bianco e tutte in posa e non
naturali con vestiti usati solo per le foto!

27 gennaio. Ci svegliamo presto, sistemiamo le coperte e
facciamo su i bagagli. Aje (si chiama cosi' il ragazzo) ci
viene a prendere e ci porta a casa sua per far colazione. E'
molto semplice. Con due stanze in cui c'e' tutto e un altra
grossa praticamente a cielo aperto ma semivuota. Il bagno e'
una turca vicino all'ingresso. Ci fa accomodare sul loro
letto nella stanza piu' calda e la mamma ci prepara la
colazione dopo essere stata al bazar a comprare. Ci cucina
veramente delle fantastiche omelette (un po' una botta di
vita a colazione ma buone e fatte con amore). Aje parla
davvero bene inglese ed e' un ospite adorabile. I
paradossi...ha due cellulari super moderni!

Salutati Aje e la sua famiglia ripartiamo. Dopo qualche km
ci fermiamo a lavare i denti per strada. Verso mezzogiorno
siamo nel centro di Delhi. Ho bucato! Claudio si ferma a
gonfirmi la gomma ma poi la ripareremo in albergo. Siamo
quasi arrivati a PaharGanj. Vediamo qualche stanza e poi ci
fermiamo in un alberghetto in una viuzza vicino alla via
principale. Piccola, economica, con il boiler (strano avere
l'acqua calda!) e la tv con dei canali in inglese. La
pulizia...indiana! Diamo un po' di cose da far lavare e
altre ce le laviamo noi e poi le stendiamo in stanza su un
filo. Il pranzo e' abominevole al ristorante del nostro
albergo ma la cena e' decisamente migliore in un
ristorantino sembre nei dintorni di Paharganj, stranamente
caldo, pulito e molto accogliente.

28 gennaio. Ci svegliamo presto...prestissimo...ci squilla
il telefono in camera alle tre di notte. E' quello della
reception per dirci che il taxi e' arrivato...ha sbagliato
numero! Dormiamo ancora un po' di ore e poi ci alziamo!
Facciamo colazione e prediamo un ape per andare
all'ambasciata italiana. Devo rifare il passaporto (ho
pochissime pagine libere) e dobbiamo richiedere le lettere
di presentazione da parte della nostra ambasciata per
richiedere i visti pakistan e iraniano. Con nostro stupore
sono veramente troppo operativi. Paghiamo l'importo in rupie
indiane per il passaporto e per le lettere, firmo un foglio
per la richiesta del nuovo passaporto e in mezzora siamo
nuovamente fuori dall'ambasciata. Domani o dopo saranno
pronti lettere e passaporto.

Passeremo un po' di giorni qui a Delhi in giro per
ambasciate,
ciao a tutti, a presto...

Patrizia

18.1.08

CLAUDIO (AGRA, 18/01/2008)

Ciao Gente, siamo arrivati ad Agra da un paio di giorni.
Oggi il Taj Mahal e' chiuso, e' venerdi' ed e' giorno di
festa per i mussulmani. Il Taj Mahal e' stato costruito nel
1631 dall'imperatore per amore della sua seconda moglie
morta durante il parto del quattordicesimo figlio.
Il mausoleo e' una delle meraviglie del mondo.

Abbiamo impiegato quattro giorni ad arrivare qui da Lucknow.
Il 13 gennaio siamo partiti di buon ora, le citta' indiane
tutto sommato sono silenziose al mattino confronto la sera.
In giro non c'e' quasi nessuno e molti negozi sono ancora
chiusi. Le prime ad alzarsi sono le scimmie che vanno in
cerca di cibo nella spazzatura. Cercano resti di canne da
zucchero avanzate la sera prima. Verso le 10 di mattina
comincia il caos e aumenta sempre di piu'.
A intralciare il traffico sono i carri trainati dai bufali e
le api taxi che si fermano ogni 20 metri a caricare e
scaricare gente.

Nella periferia di Lucknow avevano allestito un mercato di
pop corn e frutta all'ingrosso dove la gente andava a
comprare coi loro carettini e rivendeva la merce in citta'.

Pochi chilometri piu' avanti Patrizia ha bucato la gomma
posteriore, era dalla Birmania che non avevamo piu'
foratuture. Ci siamo messi in angolo della strada per
riparare la gomma e in pochi minuti eravamo accerchiati da
decine di persone incuriosite. Nessuno diceva nulla, tutti
guardavano inebetiti la riparazione della gomma. Gli
accerchiamenti in India non mancano mai, qualunque cosa
facciamo diamo spettacolo!
La strada per Agra e' diventata ottima dopo pochi
chilometri, due careggiate sono una benedizione in India.
Pochi clacson e starda piu' larga per schivare meglio chi ci
si infila di prepotenza. I piu' prepotenti sono i camion che
all'evenienza fanno anche da taxi! Caricano la gente lungo
la strada, quelli che non stanno in cabina li mettono nel
cassone e via!
E' da quando siamo entrati in India che stiamo pedalando
contro vento, continua a soffiare verso est e noi pedaliamo
verso ovest. Il vento contrario e' un po' come la nuvoletta
di Fantozzi per il ciclista.
Verso sera, lungo la strada, abbiamo visto diverse carcasse
di bufalo a marcire al bordo della strada o in qualche
fosso. I piu' felici erano i cani e i corvi che si
contendevano le carcasse. Sembrava una strage di bufali,
forse uccisi perche' malati.
In serata abbiamo raggiunto Kampur dopo 90 chilometri, prima
di raggiungere il centro abbiamo attraversato una zona
militare. Dei militari a bordo di giganteschi Ural (6x6
russi) trainavano dei carri con artiglieria pesante e la
trasferivano in un'altra area. C'erano dei cartelli che
indicavano i corpi speciali militari.
Nelle vie del centro abbiamo avuto l'onore di conoscere due
tizi in moto e di essere ripresi con la telecamera. Il
passeggero si e' seduto al contario sulla moto e ci filmava
tipo "giro d'italia". Mentre pedalavo un tizio in moto mi ha
abbracciato per essere filmato anche lui, abbiamo rischiato
di capottarci ma e' stato divertente. Ci hanno accompagnato
ad un albergo e prima di salutarci ci ha fatto un po' di
intervista, utile per il suo documentario... Chi siamo, cosa
facciamo e un'opinione sull'India.

Il 14 gennaio siamo partiti un'altra volta di buon ora,
cerchiamo di svegliarci presto per evitare di pedalare col
buio.
La strada era sempre bella e il vento soffiava sempre verso
est, non si puo' avere tutto dalla vita. Nelle piazzole dei
ristoranti si ferma sempre un gran numero di camion, chi a
riposare, chi a lavarsi nelle vasche di cemento in comune e
chi fa manutenzione ai camion. Molte volte in quelle
piazzole ci sono bancarelle dove vendono guarnizioni e pezzi
usati di camion.

Gli incontri in India sono spesso strani e piacevoli, mentre
eravamo fermi a mangiare un pezzo di cioccolata un tizio con
l'ape taxi ha inchiodato di colpo rischiando di ammazzare
tutti i passeggeri a bordo, si e' fermato a guardarci, ci ha
dato la mano, si e' toccato la fronte in segno di buona
fortuna ed e' ripartito.
Dei bambini meno gentili pochi chilometri piu' avanti hanno
smesso di giocare per tirarci delle sassate. E' bastato
fermarsi per farli scappare come leprotti. Erano troppo
lontani ed ero troppo stanco per corrergli dietro ma due
calci nel culo li avrei dati volentieri. Mi ricordavano un
po' i pakistani, salutavano e pochi metri piu' avanti
cominciavano a tirare sassi. E' un vizio contagioso.

La sera ci siamo fermati in una piccola citta' lungo la
strada, stava diventando buio e non avevamo voglia di
proseguire. Un ragazzo ci ha accompagnati in albergo, una
bettola puzzolente ma economica. Non credo che in quella
citta' si potesse trovare di meglio.
Per la cena abbiamo trovato una bancarella che faceva della
pasta fritta e seduti su degli sgabelli al bordo della
strada abbiamo conosciuto un po' di gente. Un ragazzo ha
insistito per pagarci la cena, ci ha portato in giro per il
market e ci ha offerto pure un gelato. Ci parlava della sua
ragazza di 13 anni (lui ne aveva 22) e ha insistito perche'
andassimo a trovare la sua famiglia. Viveva in una bella
casa, tre sorelle, due fratelli e i genitori. Il papa'
metteva un po' di soggezione, ha detto due parole e non di
piu'. Sembrava un po' un boss mafioso.
La mattina e' arrivato a chiamarci nella nostra bettola per
prendere un the con lui davanti al suo negozio. C'era un suo
amico che parlava molto bene inglese e abbiamo chiaccherato
un po'. Ovviamente in pochi minuti e' arrivato il mondo a
fissarci. Eravamo accerchiati da mezza citta'. Il tizio ci
spiegava che gli indiani sono 24 ore impegnati e allo stesso
tempo 24 ore completamente liberi. Non lavorano e non hanno
niente da fare, se noi stiamo 3 ore fermi loro stanno tre
ore a fissarci. La giornata scorre via come se niente fosse.
E' arrivato un giornalista per l'intervista, non parlava una
parola di inglese e allora il tizio faceva da traduttore.
Poi in un pezzo di carta ho scritto due righe, ci ha fatto
un paio di foto e l'intervista era finita.
Il pezzo forte e' arrivato alla fine quando lo zio del tizio
e' venuto a salutarci. Un vecchietto di 84 anni tutto
pimpante, per far vedere la sua energia ballava e ci ha
stretto la mano stritolandocela. Il tizio diceva che suo zio
era sempre sorridente anche se non aveva piu' denti... Ha
tirato giu' il passamontagna dello zio e gli diceva: "fagli
vedere zio", un sorriso sdentato!!

Gli indiani non hanno niente da fare e restano li a
fissare.... Ce ne siamo accorti diverse volte! Ad ogni pausa
pranzo abbiamo un corteo di gente che ci fissa mangiare, ci
fermiamo a fare pipi' e arriva qualcuno a fissarci, ad ogni
sosta arriva qualcuno... Ma non hanno davvero niente da
fare?
La sera abbiamo raggiunto un'altra piccola citta' ma questa
volta l'alberghetto era piu' carino e un po' piu' pulito. Il
proprietario era un mito, qualunque cosa dicevamo chiamava
il suo braccio destro e lo comandava. Eravamo in camera con
lui, c'era un geco sul muro e Patrizia ha detto:"guarda, un
geco". Il proprietrio immediatamente ha dato l'ordine al suo
braccio destro: "uccidilo!".
Lo abbiamo fermato in tempo!

La mattina del 16 gennaio siamo partiti con piu' calma, per
Agra mancavano solo 60 chilometri. Nelle vie della citta'
abbiamo incrociato diversi cammelli e dromedari che
trainavano carretti carichi di legna e fieno.
Prima di raggiungere Agra abbiamo attraversato Firozabad, la
citta' dei bracciali, dei bicchieri e dei lampadari. Molti
carretti carichi di bracciali erano trasportati lungo le vie
della citta'.
A dirigere il traffico in mezzo alla citta' c'erano gli
inutili poliziotti. Inutili perche' fanno passare tutti,
danno il via a qualunque mezzo causando degli ingorghi di
ore.
A pochi chilometri da Agra ci siamo fermati a mangiare del
pane e formaggio sotto un'albero. Il solito accerchiamento
di curiosi e una capra che cercava di incornarci per rubarci
da mangiare. Grazie all'intervento del pastore siamo potuti
rimanere li a mangiare, era una capra violenta!

Abbiamo raggiunto Agra nel primo pomeriggio, da lontano si
vedeva il Taj Mahal, e i suoi quattro obelischi attorno.
Nelle vicinanze del mausoleo fanno circolare solo i mezzi
con il permesso e alcuni minibus elettrici. Lo smog ha
ingrigito un po' le sue facciate e per preservarlo vietano
il traffico ai mezzi lungo il suo perimetro.

Abbiamo riposato un paio di giorni e probabilmente domani
ripartiremo verso Delhi. Un paio di giorni e saremo nella
capitale.

Ciao a Tutti!!

Claudio
PATRIZIA (AGRA, 13/01/2008 - 18/01/2008)

Ciao ragazzi!

Siamo ad Agra. Vi scrivo da un internet cafe' vicino al Taj
Mahal...oggi e' chiuso. Festa il venerdi' per i musulmani.
Il computer fa un rumore strano, sembra pronto
all'esplosione! Speriamo riesca a finire di scrivere
l'email!

Allora allora...ritorniamo indietro di qualche giorno...

13 gennaio. Ripartiamo da Lucknow dopo un giorno di sosta.
Apenna fuori dalla citta' faccio una fatica enorme a
pedalare...sara' il vento contro! Mi fermo, guardo la ruota
dietro...e' a terra! Claudio e' avanti a me, provo a
suonargli e a fargli seno ma e' orami troppo avanti e con il
casino dei clacson non mi sente. Passando spingendo la bici
alcuni indiani mi guardano e non capiscono. Dopo un po', non
vedendomi dietro di se, Claudio torna indietro. Ci fermiamo
davanti ad un negozio chiuso e Cla mi pezza la camera
d'aria. Nel giro di 5 minuti siamo "circondati" da una
trentina di indiani che ci guardano senza dire una parola.
Poi uno di loro si avvicina e ci chiede da dove veniamo. Nel
pomeriggio arriviamo a Kanpur. Prima di arrivare in centro
passiamo una zona militare dove viene fermato il traffico
per far passare dei mezzi militari. Una 20ina di camion Ural
russi (con il volante a sinistra) che trainano
dell'artiglieria pesante e altri mezzi. Chissa' dove vanno.
Arrivati in centro, due uomini in moto ci si affiancano e ci
chiedono da dove veniamo, come ci chiamiamo, ecc. Poi quello
seduto dietro tira fuori una video camera e si siede al
contrario sulla moto per filmarci mentre pedaliamo. Una
volta fermi ci fa tipo intervista. Ci ringrazia e riparte.
Incontro bello. Mentre pedaliamo per le vie della citta' per
cercare un albergo un signore con una bella macchina
fotografica ci fa delle foto mentre passiamo.

14 gennaio. Partiamo di buon ora e la strada e' a due corsie
per carreggiata e non troppo trafficata. Si pedala bene a
parte il vento contro che sembra perseguitarci. La
temperatura non e' fredda ma pedaliamo tutto il giorno con
il pile addosso. Ci fermiamo a pranzo su un muretto sotto
degli alberi...pane e sottilette! Che bel pranzo risetto a
riso e dhal. Nel pomeriggio dei bambini che giocano a lato
della strada ci tirano qualche pietra. Per fortuna non hanno
mira. Freno, mi fermo e li guardo. Iniziano a correre come
dei matti in mezzo ai campi per paura che li rincorriamo.
Che brutto vizio tirare le pietre. Diciamo pero' che anche i
miei zii tiravano le pietre al pullman dai campi quando
erano piccoli e l'autista non credo fosse troppo felice! Ci
fermiamo in una piccola cittadina sulla strada, Auraya.
Chiediamo per un albergo e troviamo una stanza abbastanza
abominevole. Ma almeno abbiamo un riparo per la notte e le
bici le possiamo tenere in camera. Mentre Claudio entra a
vedere la stanza vngo accerchiata da un sacco di indiani. Ti
si mettono intorno e potrebbero fissarti per 4 ore senza
dire una parola. Esce Claudio e mi vede accerchiata! Usciamo
per cercare della carta igenica e dell'acqua e qualcos
altro. La carta igenica sembra introvabile (usano l'acqua
per pulirsi), cosi' optiamo per dei terribili tovagliolini
piu' di plastica che di carta che non vanno bene nemmeno per
soffiarsi il naso. Ma in mancanza d'altro! L'acqua in
bottiglia ancora piu' introvabile. Ci rinunciamo e compriamo
una bottiglia di Pepsi (ma si puo' trovare la Pepsi e non
l'acqua!!!). Per cena sembriamo destinati a dover mangiare
delle cose super piccanti ed nvece...un miraggio..no e'
vero! Un carrettino con fornello, piastra e bombola che fa
della pasta fritta con le verdurine. Bandite le salse
piccanti un piatto squisito (squisito puo' essere relativo
ovviamente! Ma dopo 100 km sulle gambe, l'aspettativa di
dover mangiare somosa o riso bollito diventa un piatto
squisito!! :-)). Come non detto dopo aver comprato la Pepsi
troviamo l'acqua! Mentre mangiamo la pasta seduti su uno
sgabellino in mezzo alla polvere (meglio non guardare dove e
come lavano i piatti) un ragazzo inizia a parlare con noi.
La comunicazione non e' troppo semplice perche' parla poco
inglese. Comunque ci offre la cena contro la nostra volonta'
e poi ci offre un gelato alla crema (per noi introvabile!).
Ci invita a csa sua dove conosciamo mamma, papa' e fratelli
e sorelle. Ci viene offerto del ciai (te', latte e masala),
delle onion pakora (cipolle, formaggio e pastella), delle
patatine abominevoli e dell'acqua. Ci riaccompagna in Hotel
e ci chiede se l'indomani mattina possiamo fare colazione
insieme. Certo! E' molto gentile anche se un po' invadente
(come la maggior parte degli indiani!). Il ragazzo si chiama
Alob. Buonanotte!

15 gennaio. Ci svegliamo, ci prepariamo, mangiamo dei
biscotti per colazione e alle 8 ci viene a bussare Alob per
fare colazione. Usciamo con le bici e ci fermaimo davanti al
negozio di Alob (tipo farmacia), dove ha preparato delle
sedie per sederci. Ci offre due bicchieri di te ed un
pacchetto di biscottini. Un suo amico che parla meglio
inlgese ci fa un po' di domande e si siede con noi. Nel
mentre veniamo accerchiati da un sacco di persone. Ci
mettiamo a ridere. L'amico ci spiega che non hanno niente da
fare e cosi' potrebbero stare a fissarci per 2, 3, 4 ore!
Prima di andare via un ragazzo arriva per farci
un'intervista. Mentre stiamo per salire in sella alle bici,
arriva anche lo zio dell'amico di Alob. Un vecchiettino
tutto vestino bene, con un passamontagna in testa per il
freddo e con il bastone. Chiede a suo nipote da dove veniamo
quanti anni ho. Alla mia risposta 21 il vecchiettino dice
che ha 84 anni..il quadruplo dei miei anni e si mette a
saltellare per farmi vedere quanto e' in gamba! E ride. Una
risata fresca come quella di un bimbo. Gli stringo la mano e
quasi mi duole per la sua stretta forte. E' una bella eta'
per un uomo indiano! Forte! Ripartiamo e dopo500 metri mi
fermo per mettere berretto e sciarpoa. E' presto e c'e'
un'aria gelida! Lungo la strada vediamo dei pappagalini
appollaiati sotto il gardrail che mangiano delle briciole.
Al nostro passaggio volano via! A pranzo mentre mangiamo
tranquillamente seduti sui bordi di una fontana in disuso,
dove apparentemente non c'e' anima viva, veniamo accerchiati
da una decina di ragazzini. Che ci fissano parlicchiando fra
di loro senza chiederci niente! Non e' possibile! :-). Prima
del buio due pavoni ci attraversano la strada volando. Come
sono belli da fermi e quanto sono goffi quando volano. Al
calar del buio ci fermiamo in un albergo a 200 metri dalla
strada principale. Con nostra sospresa c'e' la tv con dei
canali in inglese e davvero una buona cena!

16 gennaio. Il Taj Mahal e' disegnato sui cartelli stradali
di fianco ad Agra. Ci fermiamo una 15ina di km prima della
citta' per pranzare. Claudio da un pezzetto di pane ad una
capra e poi non se ne libera piu'! Fa come per dargli delle
cornate per avere altro pane. Poi arriva il pastore e la
manda via! Un ragazzo in moto ci affianca. Ci chiede il
nostro bilgietto da visita e ci da il suo. Un uomo invece in
bicicletta pedala con noi per gli ultimi 10 km che ci
separano da Agra e poi ci indica la direzione per il Taj
Mahal e ci saluta. Per arrivare al Taj Mahal veniamo immersi
in un traffico assurd. Ad un certo punto mi ritrovo
schiacciata fra un ape, una moto ed una mucca che tenta di
passare. Cerco una via d'uscita ma sembra impossibile. Poi
inqualch modo, non sai come, ti trovi fuori dal caos.
Intorno al Taj Mahal e' abbstanza rilassante, tranquillo. A
parte le code per entrare nel mausoleo e un po' di
rompiballe che vogliono venderti souvenir o tuk-tuk o
rickshaw che insistono per portarti da qualche parte. Fanno
ridere alcuni negozi che sull'insegna, oltre al nome del
negozio, hanno scritto: "vendiamo ogni cosa". Molti alberghi
sono al completo ma troviamo una stanza carina ad un
chilometro dal Taj.

17-18 gennaio. Agra!

Le strade che portano alle entrate del Taj Mahal sono a
traffico limitato e presidiate dalla polizia. In teoria
possono circolare solo veicoli elettrici o biciclette nei
dintorni del Taj ma moto e qualche macchina passano lo
stesso. Questo per il fatto che l'inquinamento rovina il
marmo bianco del mausoleo. L'entrata al Taj Mahal costa 20
dollari americani e dalle terrazze sul tetto dei ristoranti
o degli alberghi si vede benissimo lo stesso nel suo
splendore.
Il Taj Mahal...fatto costruire per amore. Nel 1631,
l'imperatore, dopo la morte della sua seconda moglie durante
il parto del loro quattordicesimo figlio, fece costruire il
Taj Mahal. Si racconta che per il dolore il mattino dopo la
morte della moglie si sveglio' con i capelli grigi. Un
mausoleo di marmo bianco con quattro facciate identiche
costruito su un quadrato di marmo bianco alle cui quattro
estremita' sorgono 4 minareti. Progettati non perfettamente
perpendicolari al pavimento, in modo che in caso di
terremoto cadano all'esterno e non sul mausoleo. E'
imponente.
Ieri abbiamo dovuto attendere 1 ora e mezza per tornare in
albergo nel pomeriggio perche' le strade in coincidenza
delle entrate del Taj erano chiuse senza possibilita' di
passaggio non si sa per che motivo.

Domani o dopo probabilmente ripartiamo e andiamo verso
Delhi. In due giorni dovremmo raggiungere la capitale.

A presto,

Patrizia

12.1.08

CLAUDIO (LUCKNOW, 12/01/2008)

Ciao Gente, siamo a Lucknow, il capolugo del Uttar Pradesh.
Siamo arrivati ieri sera col buio dopo 140 km. Tutti gli
alberghi economici erano pieni e siamo finiti in un albergo
di lusso. Costa 500 rupie (8 euro), una fucilata per essere
in India ma ieri sera eravamo troppo stanchi ed era troppo
buio per cercare dell'altro. La cosa positiva e' l'acqua
calda e le lenzuola pulite! Non capita spesso, quasi mai!

Il giorno dell'epifania siamo ripartiti da Pokhara (Nepal)
verso sud, verso l'India. Il piano non faceva una piega,
avevamo tanti chilometri da fare e la maggior parte in
salita quindi avevamo chiesto la sveglia alle 6 e mezza per
partire non piu' tardi delle 8. Fortuna mi sono svegliato
alle sette e un quarto... la sveglia? Alle sette e mezza e'
squillato il telefono in camera ed era il proprietrio.
"avete avuto la sveglia?" Ma che domande... "NO". La riposta
mi ha fatto piegare: "ammazzo la guardia!". Il guardiano
aveva il compito di svegliarci e invece se ne era andato a a
casa a dormire.

La partenza e' stata in salita come in tutto il Nepal.
Quanti sali e scendi che abbiamo fatto. Abbiamo incrociato
un sacco di bambini che di dirigevano a scuola, tutti coi
loro quaderni e libri in mano. Ci correvano a fianco
parlando un po' di inglese, uno di loro illustrava il libro
in inglese a Patrizia. Bambini alti come dei funghi parlano
gia' inglese.
Poco piu' avanti altri bambini meno fortunati portavano al
pascolo i bufali, la scuola non e' obbligatoria e molti
genitori non se la possono permettere.

Lungo la strada abbiamo incrociato un funerale, portavano il
cadavere al fiume per bruciarlo. L'uomo in testa alla
processione continuava a gridare e a spargere terra rossa
per terra.

Ci siamo fermati sotto un albero a pranzare con pane e
formaggio. In pochi minuti eravamo accerchiati da molti
bambini incuriositi che aspettavano per rientrare a scuola.
Oltre ai bimbi c'erano diverse galline che aspettavano le
nostre bricciole.
Abbiamo incrociato diversi villaggi, la gente e sopratutto i
bambini ci travolgevano di domande. Erano sempre le solite,
da dove vieni, dove vai, come ti chiami, e poi la domanda
migliore: "ma dove sono i tuoi pantaloni?". Vedendoci coi
pantaloni corti e il freddo che faceva la domanda era
legittima!

A meta' strada abbiamo trovato un albergo. A pochi metri
stavano facendo un falo' e carbonizzavano una capra. La
stanza era piccola ma molto carina, pure con la tv! Non era
molto profumata ma il proprietario puzzava molto di piu'
quindi non si poteva pretendere niente di meglio.

Gli ultimi 99 chilometri di Nepal, una secca salita e poi
discesa fino in India. Dal passo abbiamo salutato la catena
dell'Himalaya e la pianura indiana all'orrizzonte ci dava il
benvenuto.

Abbiamo dormito a 4 chilometri dal confine, la mattina la
sveglia non ha suonato... ma allora e' un vizio!! fanno
sempre segno di si con la testa anche se non capiscono una
sega.
Che tristezza lasciare il Nepal, so di tornarci ancora e la
cosa mi ha consolato. Gran bel paese.

8 gennaio 2008, si entra in India.
I clacson, la polvere i rumori assordanti sono il benvenuto
dell'India. Ci vogliono un po' di chilometri per abituarsi
di nuovo!

Alla frontiera in mezz'ora abbiamo avuto tutti i timbri ed
eravamo pronti a ripartire. In poche centinaia di metri
eravamo accerchiati di gente che voleva caricarci sul bus
per Gorakpur. Avergli detto che andavamo in bici non e'
servito a nulla, la risposa era: " ma sul bus la bici ci
sta"... Ho capito ma vogliamo pedalare!!! Che strani questi
occidentali, pedalare per spasso.... il progresso
rincoglionisce!!

Poco dopo il confine molta gente aveva fatto il bucato sotto
le pompe a mano. Le donne stendevano i panni ma non come si
fa normalmente in ogni parte del mondo... Tenevano la roba
con le mani rivolta verso il sole aspettando che
asciugasse!! Ma non avevano niente di meglio da fare?!

E' iniziata di botto la pianura, le vacche in mezzo alla
strada, le grida della gente al nostro passaggio e le gare
in bici dopo una manciata di chilometri. Quelle diavolo di
gare... Ci sorpassano in volata, spingono come bestie e dopo
cento metri sono li davanti a 15 all'ora scoppiati. Li
sorpassiamo ma loro non ci stanno... dopo pochi metri ecco
l'altro sorpasso e cosi' via fino al tramonto. Ma cosa
diavolo fanno quelle gare, ma chi gareggia con loro?!!

La "quiete" nepalese e' finita, l'India e' un gran baccano.
Ci sono voluti cento chilometri per carburare un po'.
La gente attraversa la strada senza guardare, e' abituata ai
clacson e se non li sente per pochi secondi allora sa che la
strada in quel momento e' sgombra e si buttano senza badare
a nessuno. Per ora non abbiamo ancora investito nessuno ma
ci siamo andati vicino. Il problema sono i bambini che
escono da scuola... schivarli tutti e' un dramma! Lungo
quella strada abbiamo incrociato una scuola allestita
all'aperto al bordo della strada. Il maestro aveva due
lavagne e tutti i bimbi erano seduti su delle panche coi
loro quaderni.
Prima di raggiungere Gorakpur abbiamo attraversato la
foresta popolata dalle scimmie. Erano ovunque, al nostro
passaggio le piu' grosse facevano la mossa di attaccarci.

L'India e' ricominciata a Gorakpur, il delirio del traffico
indiano non si puo' immaginare finche' non si vede.
Ci siamo fermati un giorno a riposare in citta', a
riprendere confidenza con un paese lasciato per due mesi di
vacanza in Nepal.

10 gennaio 2008, incredibile! La sveglia!!! Ci hanno
azzeccato!!
Prima di lasciare la citta' abbiamo regalato la giacca a
vento ad una bambina che rovistava nella spazzatura in cerca
di cose utili. E' rimasta inebetita a guardarci, non
riusciva a realizzare un regalo del genere. Una giacca, due
paia di calze e un berretto.
La giacca al nord dell'India e' utile, l'inverno e'
abbastanza fresco e la notte per chi vive sul marciapiede e'
molto dura.
Molti indiani durante l'invergno hanno,oltre alla solita
camicia, un gilet pauroso. Sembra quasi uno zerbino e
solitamente ha dei colori da panico. Fuxia, verdini
fosforescenti e altri colorii atomici!!

Il panorama e' piatto, la vita sulle strade e'; raccogliere
letame e farne dei piccoli mattoncini che vendono per
alimentare il fuoco delle stufe e cucine, gommisti
improvvisati con delle capanne e un compressore, officine
dove riparano i mezzi in panne e barbieri che lavorano
dentro delle baracche al bordo della strada. I berbieri dei
viaggiatori. In mezzo al nulla ci sono baracche dove
qualcuno inventa un mestiere per sopravvivere.
Molte baracche lungo questa strada pian piano vengono rase
al sulo per costruire la nuova strada che si collega a
Delhi.
Tra qualche anno in India le strade principali saranno tutte
a due careggiate. Alcune sono gia' terminate e altre sono
gia' in costruzione. Prima o poi gli indiani impareranno
pure a guidare! Alle volte fanno di quei numeri... La bici
e' l'ultimo mezzo preso in considerazione, ti schiacciano
senza pensarci troppo.
I camion in sorpasso ci obbligano spesso a catapultarci
fuori dalla strada per evitare di essere travolti.
Un camion carico di fieno, o meglio, caricato male, ci ha
riempito di paglia a noi e altri indiani in bici durante una
delle nostre gare. Ci siamo dovuti inchiodare per riuscire a
respirare e ripulirci di fieno. Pochi metri piu' avanti il
camion, troppo alto, ha agganciato un ramo e ha tirato giu'
quasi mezzo albero. Fortuna non c'eravamo sotto!

In serata abbiamo conosciuto due indiani in moto che
facevano la nostra stessa strada, erano molto simpatici e
stanchi per il numero di chilometri percorsi. Anche in moto
si fa fatica in India, ma che paese!! E' un continuo
schivare vacche, scimmie, cani, camion, persone... Ma chi
schiva noi?

abbiamo raggiunto faizabad col buio dopo 153 chilometri.
Pochi chilometri prima della citta' Patrizia e' andata in
terra per essere passata sopra dei sassi. Era buio, un
camion troppo vicino a lei l'ha spaventata e giu' col culo
per terra... Fortuna non si e' fatta male, il camionista si
e' fermato a prestare soccorso e ha attaccato a parlare in
indiano. Non serviva dirgli che non capivamo, continuava a
parlare e a fare segno che col buio non si vedono i sassi.
Per la notte ci siamo alloggiati in un albergo vicino alla
stazione. Il cornicione era coperto di scimmie, inutilmente
il guardiano cercava di scacciarle con un bastone, sono
sacre, e loro lo sanno!

11 gennaio 2008, quasi 300 km in due giorni. E' da matti ma
in mezzo non c'era nulla per alloggiarci e poi sapevamo che
qui a Lucknow ci saremmo fermati a riposare. Anche quella
mattina la sveglia non e' suonata, ci ostiniamo a chiedere
di essere svegliati ma non lo fanno... Io non ci provo piu'.
I piani erano di svegliarci presto per non raggiungere le
citta' col buio ma non c'e' modo di farsi chiamare.
Nella locanda al mattino sembrava di essere in mezzo agli
avvoltoi. I ragazzi che lavoravano li erano attorno a noi
come api sul miele ad aspettare la mancia. I piu' temerari
la chiedono senza troppi giri di parole. "Mi dai qualche
rupia?" Gli altri invece aspettano e guardano il portafogli
con occhi da cani bastonati. Ma non siamo mica ricchi!!
Siamo genovesi!!

Pedalando in mezzo ad un viallaggio c'erano degli uomini che
trainavano due carretti con due tori morti sopra coperti con
un sacco. Dove li portassero non si sa, probabilmente erano
stati investiti da qualche camion.

Abbiamo preso il giro a pranzo di mangiare dei panini che
prepariamo con del formaggio o tonno. Sono molto piu'
energetici che i pranzi indiani e in bici di energia ne
abbiamo proprio bisogno. Ad ogni sosta sotto un'albero si
forma un corteo di gente a fissarci mangiare. A studiare le
bici e fare qualche domanda.
Un povero vecchietto passando in bici ha cominciato a
fissarci tanto intensamente che non ha visto la fine
dell'asfalto e bum... una botta per terra. Sono andato a
tirarlo su e a radrizzargli il manubrio della bici.
Una volta sistemato si e' sputato sulle ferite ed e'
ripartito.

Abbiamo raggiunto la citta' col buio, e cercato una
sistemazione per la notte. Gli indiani in un modo o
nell'altro (a loro modo) cercano sempre di aiutarci. Alle
volte un po' strani, un po' esasperanti ma sempre cortesi e
disponibili.

Ieri sera un'indiano ha realizzato un sogno. Gli ho spiegato
come funziona il cambio, che non si tocca da fermo ma solo
in movimento e poi ha fatto un giro del piazzale con la bici
di Patrizia. Ha cambiato due marce ed era l'uomo piu' felice
del mondo.

Oggi ci siamo fermati a riprendere fiato, in tre giorni
saremo ad Agra con tappe molto meno dure!!

Ciao Gente, alla prossima!

Claudio
PATRIZIA (VERSO OVEST..., 6/01/2008 - 12/01/2008)

Ciao!

Siamo a Lucknow. Capitale dell'Uttar Pradesh. Fermi un
giorno per riposare un po'. Abbiamo fatto quasi 300 km in
due giorni. E stamattina avevamo bisogno di una bella
dormita! Il ritorno in India e' stato bello per la pianura
(le mie gambe l'apprezzano molto piu' della salita!!..anche
se e' piu' spettacolare) ma un po' traumatico per caos,
clacson, traffico, mucche e spazzatura ovunque. Appena fuori
dall'internet cafe' da cui sto scrivendo c'e' una scimmia
appollaiata sopra l'insegna dell'internet.

6 gennaio. Ripartiamo da Pokhara il mattino presto. Non c'e'
sole ed e' coperto. Cosi' il fresco si sente e partiamo con
indosso due pile. La strada usciti dal centro parte subito
in salita e dopo poco pedaliamo solamente con un pile. Ci
sono tanti bimbi che camminano (e corrono) con noi per un
tratto mentre vanno a scuola con le loro divise. Un bimbo,
avra' avuto 6 anni, mentre cammina a fianco a me mentre
pedalo in slaita apre la sua cartella, tira fuori un libro e
me lo mostra tutto orgoglioso: il suo libro d'inglese! E'
impressionante come parlicchino gia' l'inglese da piccoli.
Forse la necessita'! In un luogo dove il turismo e' forse la
risorsa primaria. Fa freddo, durante tutta la giornata
continuiamo a mettere il pile in discesa e toglierlo in
salita. A pranzo ci fermiamo in un posto apparentemente
tranquillo e senza nessuno per mangiare. Dopo 5 minuti siamo
"circondati" da una trentina di bimbi!
Ci fermiamo dopo 83 km di sali e scendi in mezzo ai monti.
Un albergo sulla strada. Con il bagno in comune ma con acqua
calda e pulito! La stanza gelida ma con la tv satellitare
(che contrasti!), le coperte...mmm...pulite per i nepalesi e
un po' puzzolenti per noi! Dormo fasciata come un
uovo...calzettoni, pile e berretto in testa! Piu' la coperta
puzzolente ma caldissima di lana di yak.

7 gennaio. Ripartiamo come una bella discesa...che sembra
dover arrivare fino in india ed invece dopo un ponte la
strada inzia a salire in mezzo ad una valle stretta e sale,
sale e sale per 15 km. L'ultimo saluto alla meravigliosa
catena dell'Annapurna con il Macchapuchere (o Fishtail...per
la sua punta a coda di pesce) che si erge alto nel cielo
speldidamente azzurro. Dopo Tansen. Una 60 di km dal confine
indiano la strada scende prima in mezzo ad una valle larga e
bassa al fianco di un fiume e poi lungo i crinali ai lati di
una profonda valle fino a Butwal. I Namaste dei bimbi ci
tengono compagnia durante tutto il giorno. Da Butwal a
Bhairawa (4 km prima del confine) abbiamo un antipasto di
India. Pianura, clacson, smog e polvere! A volte sono meno
faticosi 20 km di salita che 20 in mezzo al caos indiano!

8 gennaio. Passiamo la frontiera in un quarto d'ora. Giusto
il tempo di compilare carte di uscita dal Nepal e d'ingresso
in India e di farci mettere i timbri sul passaporto.In India
ricominciano le "gare" degli indiani. Che a volte rischiano
di farti sbandare per il sorpasso all'ultimo prima che
devono girare. In un tratto di strada vediamo tantissime
scimmie che la attraversano e se ne stanno appollaiate ai
bordi. Arriviamo a Gorakhpur nel primo pomeriggio. Ci
sistemiamo in un hotel mezzo in ristrutturazione. Forse una
volta un albergo d'elite ma ora un grosso gigante che sta in
piedi per miracolo. Una piscina dove le alghe fanno da
padrone ed un ristorante che ricorda uno di quelli in certi
film del terrore. Una sala enorme, vuota con tovaglie del
15-18! Risolleva l'atmosfera il cuoco simpatico!

9 gennaio. Stiamo fermi un giorno a Gorakhpur. Dobbiamo fare
un po' di scorte di cibo. Ci acclimatimo un po' al clima
indiano (a proposito di clima...fa piu' caldo..). Nelle
citta' indiane credo ci sia veramente di tutto...il problema
e' trovarlo! In Nepal trovare le cose era molto piu'
semplice. Citta' piu' piccole, meno caotiche e con un centro
"piu' centro". Comunque con un po' di pazienza troviamo
tutto cio' di cui abbiamo bisogno. Anche a piedi in mezzo al
traffico indiano sembra impossibile passare ma poi
sorpassata una mucca, scavalcato un motorino e fatosi largo
fra qualche rickshaw si trova il proprio spazio! la
corrente, come anche in nepal, va e viene e dove non hanno
un generatore a benzina "si va" a candele.

10 gennaio. Si riparte!! :-). Usciamo dall'albergo e ci
fermiamo a comprare dell'acqua in un negozietto. Il
proprietario, vedendoci con le bici cariche, ci chiede dove
andiamo e alla nostra risposta Agra (piu' o meno a 700 km a
ovest di Gorakhpur) rimane stupito. Ma credo che forse
rimarrebbe piu' stupito un negoziante di Arona se mi facesse
la stessa domanda e la risposta fosse Roma! In periferia,
vediamo una ragazzina che cerca fra la spazzatura. Claudio
si ferma e fa segno di darle un sacchetto (lasciamo giacca,
berretti e qualche calzino..fa caldo e non ne abbiamo piu'
bisogno). La bambina lo guarda con gli occhi sgranati come a
dire:"ma sei sicuro?E' proprio per me?". Claudio le fa
vedere dentro il sacchetto e poi glielo lascia. Usciti un
po' da centro e imboccata la strada per Faizabad, ad ovest,
ricominciano le gare!!I camion ed i pullman vanno come dei
pazzi e quando si sorpassano ti devi buttare a lato della
strada per non farti schiacciare. La strada fra Gorakhpur e
Lucknow e' tutta un lavoro in corso unico! In un tratto di
strada con dei rami degli alberi piuttosto bassi che si
affacciano sulla strada un camion carichissimo di baglia e
altissimo ci sorpassa, si incastra in un ramo e ci sommerge
in una nuvola di paglia. Ci fermiamo per ripulirci un po' e
nel mentre si impiglia in un altro grosso ramo e lo spezza.
Rimane incastrato nei teloni che legano la paglia. Uno
scende dal camion e lo tira giu', cadendo strappa un po' di
telone e per poco non prende in pieno una macchina. Spostano
il ramo a lato della strada e ripartono come se niente
fosse! Sta vendendo buio, una 10ina di km e arriveremo a
Faizabad. In uno dei tanti punti con i lavori in corso con
deviazioni da una carreggiata all'altra ci sono delle pietre
a lato della strada. Claudio e' gia' avanti, io passo sulle
pietre perche' dietro sta arrivando un camion e non vorrei
farmi schiacciare. Come non detto, i copertoni scivolano
sulle pietre ed io cado come un salame sul sedere. Che
botta, mi fa male ancora adesso. Il camion frena dietro di
me, lo spegne e due scendono a vedere come sto. Claudio
sentita la frenata torna indietro. La bici e' ok ed io pure.
Un camionista mi parla in indiano e credo mi abbia detto di
stare attenta ai sassi. Provavo a dirgli che non capisco una
parola in indiano ma ha continuato a parlarmi pensando che
capissi! Finalmente dopo piu' di 150 km arriviamo a
Faizabad. Passando nelle vie della citta' vediamo una mucca
ed un cane in attesa davanti ad un negozzietto...sembra
aspettino il loro turno per comprare! Sui balconi ed i
cornicioni del hotel dove ci fermiamo e' pieno di
scimmiette, con un tizio che cercano disperatamente (ed
inutilemtne) di mandarle vie! Un'altra sale indisturbata sul
tetto di una macchina e sta li appollaiata.

11 gennaio. Ripartiamo abbastanza presto. Ma non troppo.
Entriamo nel ristorante dell'abergo intorno alle 7 e 25 ma
il cameriere guarda l'orologio, ci chiede cosa vogliamo e ci
fa segno con il dito di andare fuori. E' troppo presto!
Chiediamo alla reception se possiamo avere la
colazione...dopo qualche minuto siamo accontentati.
Mancavano ancora 5 minuti all'apertura! Oggi vorremo
raggiungere Lucknow ma dista 130 km e siamo un po' cotti. Ci
fermiamo a pranzo sotto un grosso albero a lato della
strada. Pane, formaggini e tonno! Un sacco di gente si ferma
a guardarci un po' inebetita. Qualcuno ci chiede da dove
veniamo e dove abbiamo preso le biciclette. In India non se
ne vedono di bici con il cambio ma solo "cinesi di latta".
Dopo un po' se ne vanno tutti e rimaniamo un po' soli. Un
signore abbastanza anziano che sta passando in bicicletta,
per guardarci si "accartoccia" e cade. Gli esce un po' di
grano da una borsa di tela che portava appoggiata al
manubrio. Claudio gli tira su la bicicletta e gli raddrizza
il manubrio. Poi l'indiano raccoglie tutto il grano caduto
sull'asfalto, compresa la polvere, e lo rimette nella sacca.
Si guarda qualche graffio sul piede e sulla gamba e poi
riparte come se niente fosse. Le gare anche oggi non
mancano. Sono rari ma a chi ci sorpassa e va ad un'andatura
costante, ci mettiamo dietro e sfruttiamo la scia! Sembra
poco ma con il vento contro (che purtroppo anche ora ci
ritorviamo) e' un pacchia sfruttare un po' di scia! Vediamo
sempre qualche scimmia che attraversa la strada o che ruba
qualcosa da mangiare. A volte i colori delle camicie o dei
gilerini delgi indiani sono terribili. Ieri ho visto un uomo
in bicicletta con una camicia rosa elettrico con sopra un
gilet color marroncino cacca...terribile. O un altro con una
camicia rossa e sopra un gilet di lana (gonfio tipo gallina
che gonfia il collo) azzurro elettrico! Arriviamo alla
periferia di Lucknow con il giorno ma in centro ci arriviamo
alle 7 con il buio. E' una citta' grande e strana dalle
altre viste. Caotica ma diversamente. Meno spazzatura e
senza mucche in giro. Due carreggiate con tre corsie l'una e
senza buchi. Chiediamo in tre alberghi economici ma sono
tutti pieni. Finalmente alle 8 e mezza troviamo una stanza.
Non troppo economica ma pulita e con l'acqua calda (una
rarita' molto apprezzata!).

12 gennaio. Siamo a Lucknow...finito di scrivervi andiamo a
pranzare..sono gia' le 3! Domani ripartiamo (sempre verso
ovest!), probabilmente ci sentiremo da Agra.

A presto gente,

Patrizia

5.1.08

CLAUDIO (KATHMANDU - POKHARA, 05/01/2008)

Ciao Gente, siamo arrivati a Pokhara dopo due giorni di
pedalata. Era stata l'ultima tappa coi nostri genitori ed
ora eccoci di nuovo qui. E' la strada migliore per
raggiungere l'India e sinceramante ci volevamo proprio
ritornare qui al lago. E' un posto molto rilassante, c'e'
qualunque cosa e un posto cosi' fino a casa non lo troveremo
piu'... Valeva la pena passare e sostare un paio di giorni
qui a Pokhara prima del trambusto indiano.

Lasciare Kathmandu mi e' dispiaciuto un po', una citta'
caotica, sporca, alle volte triste ma tutto sommato mi ci
trovavo bene. In tutto il Nepal mi ci sono sempre trovato
bene, e' un posto dove vivrei qualche anno, dove ci sono i
monti, gli yak e qualche rompi balle che vende BALSAMO DI
TIGRE!!! E' il buisness del Nepal... Se non sei un rompi
coglioni non vai bene per quel lavoro... Chi lo ha visto lo
puo' confermare!

Il 2 gennaio ci siamo fatti svegliare alle 7 dal
proprietrio, fatta colazione all'americana (uova, pancetta,
brioches e marmellata, una botta di vita!!) ed eravamo
pronti per partire. La parte piu' lunga e' stata caricare le
bici appesantite da scorte di cibo (tonno, pane e
formaggini) e una sacca per gli attrezzi che ho posizionato
sul portapacchi.
Appena partiti, tra le vie di Thamel, sembravamo degli
imbranati alle prime armi con la loro bicicletta...
Sbandavamo un po' e ci muovevamo male in mezzo al traffico
nepalese. Dopo un mese di sosta e' dura riprendere la giuda
nepalese!! Il traffico e i clacson ci hanno accompagnati
fino al di fuori della valle di Kathmandu.
L'inizio in salita e il traffico ci hanno scoppiati prima
del previsto ma con la discesa ci siamo ripresi un po'. Una
discesa di 20 km che un mese prima avevamo percorso in
salita per raggiungere la capitale.
Siamo scesi lentamente, il vento freddo dava fastidio e i
camion che sorpassavano in curva ci facevano passare la
voglia di scendere velocemente.

Il resto della giornata e' stato un continuo sali e scendi
fino a Mugling. Riprendere a pedalare dopo un mese di sosta
in Nepal e' piuttosto drammatico. Troppi sali e scendi
spaccano le gambe anche quando si e' allenati, dopo un mese
di stop sono una tragedia. Abbiamo raggiunto Mugling col
buio dopo 113 km. Gli ultimi chilometri non passavano piu',
Patrizia era molto cotta.

Ci siamo alloggiatoi in una delle tante guest house lungo la
strada, due letti, un bagno abbastanza pulito...perfetto per
la prima notte di nuovo in viaggio! Abbiamo cenato in camera
con le scorte di cibo. Avevamo gia' sostato una notte a
Mugling un mese prima e visto i ristorantini lungo la strada
abbiamo preferito usare le nostre scorte.

Il giorno dopo abbiamo raggiunto Pokhara dopo 96 km. La
strada non e' cambiata, sali e scendi tutto il giorno ma con
la differenza che erano piu' sali che scendi... Aspettavamo
sempre le discese e invece continuavamo a salire. Che
pacco!!
Lungo la strada era un continuo saluto della gente che vive
nelle capanne al bordo della strada. I bambini correvano in
mezzo alla strada per vederci meglio, chi salutava, chi
rideva, e chi invece scappava impaurito. Lungo una salita un
bimbo, vedendomi passare, e' corso ed ha appoggiato la sua
manina sul mio portapacchi per spingermi. Rideva come un
matto, era il suo giorno di gloria, aiutare un viaggiatore
che passava vicino a casa sua.

Abbiamo pranzato sotto un'albero, il solito panino col tonno
e cioccolata fondente come dessert. Un tizio un po' strano,
forse ubriaco, che si era fermato a parlare con noi ci ha
regalato due arance. Ci raccontava del suo servizio
militare, che era stato in Arabia, Libano e in molti altri
posti ma ora faceva il cuoco in un ristorante lungo la
strada per Pokhara. Parlava un inglese un po' balbuzuiente,
continuava a darci la mano, salutarci, ma non se ne andava
mai. Strano ma piacevole.

La sera, un'altra volta col buio, abbiamo raggiunto Pokhara.
Abbiamo seguito un tizio in moto che ci ha acclappiato pochi
chilometri prima della citta' dicendoci che aveva un albergo
economico. Ci siamo alloggiati da lui, non era economico
come diceva ma con la solita contrattazione (caratteristica
nepalese) abbiamo avuto un buon prezzo.
Volevamo trascorrere un solo giorno qui a Pokhara ma come ho
scritto prima, un posto cosi' non si trova fino a casa...
quindi, perche' no.

Domani partiremo presto verso sud, verso l'India che
raggiungeremo in due giorni. La strada sara' un po'
devastante, lunghi sali e scendi per poi catapultarsi nella
pianura indiana.

Sono contento di essere tornato in viaggio, mi mancava la
mia bicicletta e non solo lei... Che bello che e'
viaggiare...

Buon viaggio a tutti, ci sentiamo dall'India.

Claudio
PATRIZIA (KATHMANDU -POKHARA, 02/01/2008 - 05/01/2008)

Ciao gente,

siamo a Pokhara. Siamo arrivati l'altro ieri sera dopo due
giorni di pedalata da Kathmandu. E' stato strano lasciare
Kathmandu, il suo coas, il suo fascino, l'abitudine di avere
come "base" Kathmandu per un mese.

Dopo il primo dell'anno, il 2 gennaio dopo aver fatto una
sostanziosa colazione a base di croissant, patate, pomodori,
frittata e bacon (il set li comprendeva!) abbiamo caricato
le nostre bici. I bagagli sono piu' pesanti di quando
eravamo arrivati a Kathmandu. Qualche vestito pesante in
piu' e qualche scorta di cibo per evitare il dhal baht (riso
bollito e scondito con salsina piccante di ceci). Il carico
un po' piu' lento del solito. Era un mese che avevamo i
bagagli posati in camera. Buttato via gli elastici cinesi
con cui legavamo i bagagli sul porta pacchi e comprati dei
"ragni" da moto molto piu' pratici! Appena salita in sella
la bici mi sembrava pesantissima e le gomme quasi sgonfie.
La sensazione iniziale! I nuovi caschetti sulle nostre teste
e l'aria fresca del mattino sulle guance.
"Bicycle....finalmente di nuovo insieme sulla strada!". Dopo
5 minuti in sella era come se non avessi mai smesso di
pedalare. Che bello!! Una leggera saita per uscire dalla
valle di Kathmandu e poi una lunga discesa (e freddina!!)
giu' in picchiata! Un brusca frenata..un buco mi ha fatto
saltare la borraccia a lato della strada. E poi sali e
scendi in mezzo alle vallate, i campi, lungo il fiume fino a
sera. Togliere il pile ad ogni salita e rimetterlo ad ogni
discesa per il freddo. siamo frmi per togliere i pile ed un
cicloviaggiatore carico come un mulo ci saluta e si butta a
capofitto nella discesa. Verso le tre ci fermiamo a mangiare
in un ristorantino (c'eravamo fermati qui anche all'andata
verso Kathmandu...e' delizioso!). Sono le 17.45, il buio sta
calando e mancano ancora una ventina di km di sali e scendi
prima di raggiungere Mugling. 113 km da Kathmandu. Pedalare
con il buio non e' particolarmente piacevole...ma la luce di
camion e moto (oltre alle nostre pile) ci fa procedere piu'
tranquillamente. Finalmente vediamo in lontananza le luci di
Mugling (con il buio non ci si rende conto ne della
velocita' ne della distanza). Mugling e' pieno di piccoli
hotel "squinci"..ma per una notte sono passabili.
Stranamente (e piacevolmente sorpresi) troviamo una stanza
per 200 rupie (2 euro) con il bagno in camera ( pulito!) e
le coperte e le federe profumate. Mangiamo panini imbottiti
di tonno e formaggini, delle mele e del cioccolato
(italiano..uao!) e poi scoppiati ci facciamo una bella
dormita!

3 gennaio. Ripartiamo il mattino con la nebbia che ci
avvolge e il freddo dell'inverno senza il sole che ci batte
sulle teste si fa sentire. Da Mugling attraversiamo un
ponte, sotto il quale si uniscono due fiumi che vanno verso
il sud del Nepal. La strada e' tutta sali e scendi, ma con
valli piu' aperte. Il paesaggio e' davvero piacevole. Molti
piu' villaggi rispetto alla strada che va da Kathmandu a
Mugling. Verso mezzogiorno spunta il sole e il cielo diventa
azzurro. In cima ad un passo abbiamo una vista spettacolare
della catena dell'Annapurna con il Machapuchere che si erge
alto nel cielo. Ci sono tanti ragazzi con le loro divise
verdi o blu, che si vedono lungo la strada andare a scuola o
tornare da scuola. Tanti salutano. Alcuni ci rincorrono. Un
bambino, seduto nell'erba a bordo della strada, avra' avuto
non piu' di due anni, si alza di fretta vedendoci arrivare
ed appena passato Claudio gli corre dietro e gli appoggia
una manina sulla borsa della bici dietro per spingerlo ed
aiutarlo in salita! Per pranzo ci fermiamo sotto due enormi
alberi al calore del sole e ci prepariamo due panini. Mentre
mangiamo delle noci arriva un uomo nepalese che ci offre due
arance, ci parla un po' e pii torna verso casa. Arriviamo a
Pokhara al calar del buio dopo 15 km di salitina leggera ma
costante. Un uomo in moto si avvicina mentre pedaliamo.
Parla un po' con Claudio e poi ci porta al suo albergo sul
lago. Vista la stanza (bellissima!) e contrattato il prezzo
fino al minimo ci fermiamo. Doccia semifredda (praticamente
tutti gli alberghi del Nepal riscaldano l'acqua con l'uso
dei panelli solari e delle cisterne (di plastica, o a volte
di metallo) poste sul tetto, cosi' di giorno c'e' l'acqua
bella calda, ma la sera diventa freddina) e poi una bella
pizza.

4-5 gennaio. Due giorni in questo splendido posto prima di
ributtarsi nel caos dell'affascinante India. Un saluto alle
montagne con un po' di tristezza...E' un paese che mi e'
piaciuto tanto e prima o poi ripercorrero' queste strade.

Domani ripartiamo, in due giorni dovremmo raggiungere
Bhairawa a pochi metri sopra il livello del mare, al confine
indiano.

Buon viaggio...

Patrizia

1.1.08

PATRIZIA & CLAUDIO, (NEPAL, 01/01/08)

Ciao gente!

e' passato un mese dall'ultima volta...ma ci siamo ancora!
Abbiamo lasciato "parcheggiate" in stanza le biciclette per
un mesetto e visitato il Nepal con i nostri genitori. E'
stato strano, diverso, divertente cambiare mezzo di
trasporto: autobus, taxi, macchine, rickshaw. Un po' meno
divertente sulle strade a curve...in bicicletta si fa fatica
in salita ma in autobus o auto(con la guida dei nepalesi)
viene da rimettere!

Come potrete immaginare una delle cose piu' belle che il
Nepal puo' offrire sono le montagne. Abbiamo goduto di
spettacolari viste sulla catena dell'Himalaya. Everest,
Annapurna, Machapuchere (questo forse il piu' spettacolare
con la punta che sembra toccare il cielo), Langtang e
tantissime altre punte innevate.

Abbiamo visitato Kathmandu e dintorni. E' incredibile quanti
luoghi particolari sono concentrati in questa valle.
Il tempio delle scimmie: un stupa buddista che si erge sulla
cima di una collina nella valle di Kathmandu, chiamata con
questo particolare per l'impressionante numero di scimmie
presenti. Si vedono appollaiate sugli alberi, in mezzo alla
gente che camminano con disinvoltura. Una e' saltata sul
braccio di Claudio e gli ha fregato un pacchetto di biscotti
che aveva in mano. Sono tanto carine ma non cosi' docili! Ci
sono migliaia e migliaia di bandierine colorate di preghiera
legate da un albero all'altro. E' affascinante vederle
sventolare tutte insieme.
Il tempio Pashupatinath:un tempio Hindu dove vengono cremati
i defunti. Le ceneri vengono poi rovesciate nel vicino fiume
Bagmati, un affluente del Sacro Gange indiano.
La Stupa Boudnath. Una delle piu' grosse ed uno dei piu'
grossi centri di pellegrinaggio buddista nepalese e dei
tanti rifugiati tibetani presenti in Nepal. Gli occhi di
Buddha sono dipinti su ogni facciata della stupa. Osservano
tutto.
Bakhtapur, una citta' a pochi km ad est di Kathmandu.
Passeggiando sulle sue strade ciotolate e fra le sue antiche
case sembra di vivere nell'epoca medievale. Di giorno molto
attiva, le donne che selezionano il grano, i venditori di
qualsiasi cosa (compreso il balsamo di tigre!!!) che ti
chiamano nel loro negozio. Per ogni cosa che vuoi comprare
ti chiedono almeno il doppio del prezzo da cui poi parte una
contrattazione spietata (questo quasi in ogni parte del
Nepal) in cui l'atto di compra-vendita si conclude solo le
due parti sono soddisfatte. Elemosinanti, bambini che vanno
a scuola o tornano da scuola con le loro divise solitamente
blu. Cani che cercano di trovare il loro spazio in mezzo
alle persone. Vasai, venditori di Pashmine, scirpe di Yak e
seta. La sera una citta' deserta e con poche luci.
Rilassante e un po' inquietante camminare tra le vie deserte
al calar delle tenebre.
Durbar square di Kathamndu e di Patan (appena a sud di
Kathmandu). Due piazze dove l'architettura nepalese del 1700
e' restata pressoche' intatta. Strutture di legno scolpito
dove sono presenti vari templi Hindu. Quetse due piazze
ricordano Bakhtapur in versione "Bonsai".

Dopo aver passato i primi giorni a Kathmandu e nei dintorni
abbiamo comprato dei biglietti dell'autobus per Lumbini, a
sud del Nepal, ai confini con l'India. Il luogo dove si dice
sia nato Gautama Buddha. La leggenda racconta:

"...sua mamma partori il piccolo Buddha da un fianco nei
pressi di un laghetto. Il piccolo appena nato fece 7 passi.
Vissuto nell'agio e nel lusso fino a 29 anni. Uscito per la
prima volta dalla sua "reggia dorata" vide quattro persone,
con quattro diversi tipi di mali, in sequenza. Dopo queste
visioni passo' 40 giorni sotto un albero a meditare senza
mangiare. Dopodiche' capi che non era necessario privarsi di
tutto cosi' invento' la "via di mezzo"...il Buddismo..."

Il viaggio per arrivare a Lumbini e' stato epico per
qualcuno e rilassante per altri. Un autobus abbastanza bello
(non di quelli dove i nepalesi viaggiano sul tetto e
all'interno sembra piu' un pollaio che un autobus), ma senza
riscaldamento e quindi il mattino abbastanza freddo. Quasi
10 ore di viaggio per percorrere poco piu' di 250 km. I
tempi nepalesi! Lumbini...il mattino avvolta dalla nebbia
che la rende quasi tetra. Un enorme parco dove oltre al
luogo dove si dice sia nato Buddha, coperto da un'orrenda
struttura, ci sono templi buddisti di diversi stati. Alcuni
nuovi, alcuni belli, altri senza gusto, altri che sembrano
delle normalissime case e altri ancora, ancora in
costruzione. Quello indiano ci ha colpito per la quantita'
impressionante di ventilatori appessi al soffitto...almeno
uno per ogni 2 metri quadri!
Nel parco si diramano strade sterrate dove si vedono tanti
gruppi di fedeli nepalesi ed indiani che camminano, alcuni
rishaw e biciclette. Nel pomeriggio qundo il sole brilla
alto nel cielo e la nebbia si e' diradata appare un posto
molto piu' rilassante.

Passati due giorni a Lumbini, abbiamo afftittato una
macchina con autista per recarci a Pokhara. Una citta' sulle
rive del lago Fewa. La strada in alcuni tratti e' dissestata
a causa delle numerose frane nella stagione dei monsoni. Si
inerpica lungo i crinali delle strette valli che separano
Lumbini da Pokhara. I crinali piu' dolci sono terrazzati
coltivati. Da 50 km da Pokhra iniziamo a godere di una
meravigliosa vista a tratti della catena
dell'Annapurna...Machapuchere, Annapurna, Annapurna sud, I,
II, III e IV! Impieghiamo piu' di sei ore ad arrivare a
destinazione (200 km). Arrivati a Pokhara, ci appare molto
piu' tranquillo e rilassante rispetto al caos (e
all'inquinamento) di Kathamndu. Il sole si specchia nel lago
facendolo brillare. Pokhara offre veramente ogni cosa che si
possa desiderare, tutto quello che si desideri da mangiare,
possibilita' di trekking nei dintorni, una gita in barca,
una passeggiata, ogni articolo e manufatto da comprare,
relax, massaggi, succhi di frutta 100% di tantissimi frutti.
Una pizza fantastica cotta nel forno a legna!

Con un taxi abbiamo percorso circa 40 km di strada per
arrivare dove partono i sentieri per fare il giro
dell'Annapurna.
Un trekking di 5 giorni, un'itinerario ad anello che
raggiunge una quota di 3300 metri. Sui sentieri per il
trasporto delle merci vengono usati i muli. Facevano molta
pena, erano terrorizzati ad attraversare i numerosi ponti
tibetani che oscillavano per il peso delle mandrie.
Molti uomini e donne trasportano le provviste sulle spalle
per molte ore, i nostri zaini a confronto erano delle piume.
Tanti bambini, per raggiungere la scuola, percorrono molte
ore tra sentieri impervi.
La cordialita' della gente ti fa godere la quiete della
natura.
E' una esperienza difficile da raccontare, bisogna viverla
per capire.

Passiamo piu' di una settimana a Pokhara e dintorni e poi
rientro a Kathmandu in autobus. Altre 8 ore! Arrivati a
Thamel...il cuore di Kathmandu veniamo di nuovo catapultati
nel traffico e nel caos ma piu' abituati di prima! Il 29
dicembre salutiamo i nostri genitori all'areoporto...un po'
di malinconia, un po' di magone ma tanti bei ricordi del
tempo passato insieme...beh buon rientro a casa!
Noi abbiamo sistemato un po' i nostri bagagli, selzionato le
cosa lasciate dai nostri. Alcune tenute, altre regalate ed
alcune vendute. Preparato le ultime cose per ripartire...
Ieri sera...capodanno...Thamel era strapiena di gente,
nepalesi, occidentali...musica dai locali, qualcuno ubriaco,
stranamente niente botti e poche bottiglie in giro. Un po'
troppi incapaci a guidare le moto ed un tizio che per fare
manovra in macchina in mezzo al caos tra un po' non tira
sotto un guardiano ed un cancello. Sorrisi, sguardi e gli
auguri un po' a tutte le ore...non c'e' stato un vero e
proprio "Happy New Year"!
Abbiamo quasi tutto pronto...domani si riparte, con energia,
voglia e il sorriso!
Ciao a tutti, a presto, promesso...

Patrizia e Claudio