29.11.08

Luceto - Ulaanbaatar: 29.500 km con Susi Lee

Beijing - Arona: 22.209 km in bicicletta

28.7.08

Il nostro itinerario...
PATRIZIA (ARRIVEDERCI ASIA, 23/07/2008 - 28/07/2008)
Vi scrivo da Atene, dopo 20 mesi siamo nuovamente in Europa.
Diverse, miste e tante le sensazioni...

Il 23 luglio siamo ripartiti da Gerusalemme...direzione Tel
Aviv. L'ultimo giorno di pedalata in Asia... Quasi tutta
discesa e pianura fino allerive del Mar Mediterraneo.
Qualche chilometro in autostrada, non c'era altra via per
arrivare in citta', con caxxiatone di un poliziotto che ci
ha fatto uscire dall'autostrada. Poco dopo siamo rientrati
dietro consiglio di un altro poliziotto che non ha saputo
indicarci un'altra via per Tel Aviv. E' una citta' molto
moderna e molto cara. C'e' forte contrasto tra i chilometri
di spiaggia per lo piu' pubblica e i grattacieli (per lo
piu' hotel di lusso) e palazzoni sul lungomare. A
Gerusalemme (soprattutto nella citta' vecchia) c'e' molto
contrasto tra donne musulmane e ebraiche ortodosse (molte
coperte) e israeliane e turiste (piu' scoperte) mentre Tel
Aviv assomiglia molto di piu' ad una citta' europea.

Appena arrivati a Tel Aviv abbiamo cercato un negozio di
nici dove recuperare degli scatoloni per mettere le bici. In
un magazzino di un negozio abbiamo trovatodue scatoloni in
ottimo stato. Smontate le bici le abbiamo fatte stare negli
scatoloni con un po' di fatica. Pronte per volare! Nei
nostri bagagli abbiamo fatto un po' di selezione per avere
meno peso possibile da trasportare in aereo. Riempito i due
bagagli a mano...sembravano pronti ad esplodere talmente
erano compresse le cose dentro.

Dopo due giorni a Tel Aviv il 26 luglio alle tre di notte
abbiamo preso un taxi per l'areoporto. Il tassista era un
po' incazzato per i due scatoloni che ha dovuto mettere sul
portapacchi (meno male che aveva il portapacchi!). Arrivati
all'areoporto 3 ore prima della partenza (paranoie
israeliane) abbiamo passato i bagagli attraverso il metal
detector (a parte gli scatoloni che hanno aperto per
controllare le bici o piu' che altro che nessuno ci avesse
messo dentro qualcosa). Una ragazza ci ha fatto un sacco di
domande e principalmente riguardavano i bagagli (se gli
avessimo fatti noi, ecc) e la vita di coppia (da quanto
siamo insieme, dove viviamo, ecc). Al controllo bagagli
c'era un ragazzo (probabilmente del medio oriente) a cui
hanno passato ogni cosa nel metal detector e controllato
ogni singolo vestito. Poverino! Spediti i bagagli e pagato
una fucilata per 12 kg in piu' siamo passati dal controllo
bagagli e atteso un'ora prima che aprissero il nostro
imbarco. Sull'aereo siamo crollati dal sonno!

Arrivo ad Atene alle 9. Autobus fino in centro e poi abbiamo
rimontato le biciclette in un parco. Per trovare l'ostello
(non avendo una mappa di Atene) abbiamo seguito un autobus
che sapevamo andava nella zona dell'ostello.

Oggi e' il 28 luglio...Siamo ad Atene da due giorni, domani
rimontiamo in sella alle bici...direzione Mar Adriatico. Poi
prenderemo un traghetto per l'Italia...

Beijing-Atene: 21.446 km.
ciao a tutti...arrivederci a casa...

Patrizia
CLAUDIO (LUCETO-TEL AVIV, 28/07/2008)
Ciao gente, siamo arrivati ad Atene da un paio di giorni e
domani mattina partiremo verso Patrasso da dove
raggiungeremo l'Italia con un traghetto.
Arriveremo ad Ancona il 3 agosto e in una settimana saremo a
casa.

Un'altro viaggio arriva al capolinea!

Gli ultimi giorni in Israele li abbiamo passati a preparare
le bici per il volo. A Tel Aviv abbiamo trascorso la notte
in aeroporto tra controlli e domande assurde degli
ufficiali. Il nostro bagaglio sforava di ben 20 kg e in
Israele non ci scappi... 154 dollari di extra peso da
pagare!

Siamo atterrati ad Atene dopo due ore di volo e con un bus
abbiamo raggiunto il centro. Ci siamo sistemati nello stesso
ostello dove avevo alloggiato nel 2005 di ritorno dal giro
del mondo in bicicletta. Sempre in bici e con lo stesso
umore di 3 anni fa. Il ritorno a casa e' sempre la parte
meno bella del viaggio, quando lo realizzo divento triste e
di tornare proprio non ne ho voglia. Ma anche questa volta,
un rientro, e' inevitabile.

Un viaggio durato 21 mesi con due mezzi differenti. Partiti
il 19 novembre 2006 con una vecchia Suzuki SJ410 e venduta
in Mongolia a 200 dollari al padrone della guest house dove
alloggiavamo. I soldi ci sono bastati per pagarci il treno
fino a Pechino dove abbiamo comprato due bici per proseguire
il viaggio.

Non abbiamo seguito molto l'itinerario che abbiamo sul sito
ma si sa... un viaggio ti porta un po' dove vuole e se non
fosse cosi' sarebbe monotono, non sarebbe un viaggio.

Ci sarebbero tante cose da scrivere ma sono tutte chiuse
nella mia mente, oggi non riesco a scrivere di piu', sono un
po' troppo pensieroso e mi fermo qui...

Grazie a tutti per aver seguito il viaggio, ci vediamo a
casa.

Luceto - Ulanbaatar 29500 km
Pechino - Tel Aviv 21446 km

Un abbraccio,

Claudio

22.7.08

CLAUDIO (ISRAELE, 22/07/2008)
Ciao a tutti, siamo a Gerusaleme nell'internet cafe di
fronte all'ottva stazione sulla via Crucis. Non e' certo
quello che uno si aspetta da casa, la via per il calvario in
mezzo a bancarelle e negozietti di souvenir. Ogni tanto
passa una processione, le campane suonano, le moschee fanno
concorrenza gridando il nome di Allah dai megafoni e qualche
Rabbino si dirige verso la sinagoga. A Gerusalemme c'e' la
nascita di diverse religioni che bene o male convivono tra
di loro.

Siamo partiti da Amman il 15 luglio, la partenza e' stata un
po' rallentata dalle soste ad ogni incrocio per capire quale
fosse la strada giusta ma poi, dopo una breve salita per
uscire dalla citta', e' inizita la discesa che tanto avevamo
aspettato. Spettacolare, da 800 metri a 400 metri SOTTO il
livello del mare fino a raggiungere il Mar Morto, il punto
piu' basso del mondo.

Raggiunta la frontiera all'immigrazione giordana ci hanno
messo un timbro d'uscita su un foglietto anziche' sul
passaporto. Questa genialata e' un'invenzione giordana per
non creare problemi ai viaggiatori che vorrebero continuare
a viaggiare nel Medio Oriente. Facendo cosi' si potrebbe
ottenere anche un timbro israeliano su un foglietto,
visitare il paese, rientrare in Giordania e continuare verso
un'altro stato. Con questo sistema non ci sarebbe traccia
sul passaporto di una visita in Israele, paese tanto odiato
dal mondo islamico.

Per attraversare il ponte (King Hussein Bridge) che divide i
due paesi e' obbligatorio prendere il bus, probabilmente il
piu' caro al mondo, 3 km 4 euro! Raggiunta la parte
israeliana sono cominciati i controlli paranoici (paranoie
giustificate, li odiano tutti!). Prima di entrare
nell'immigrazione abbiamo dovuto consegnare tutti i bagagli
che sarebbero passati attraverso un metal detector e su un
nastro avrebbero raggiunto la dogana. Le bici le abbiamo
portate a mano, sul nastro non sarebbero passate.
Controllo passaporto, metal detector e un coso che non
abbiamo capito cosa fosse... Si passava attraverso questo
macchinario che sparava aria compressa probabilmente per
disinfettarci o chissa' per cosa. Finita quella trafila e'
cominciata la coda all'immigrazione. C'erano diversi
sportelli dove incredibilmente lavoravano solo ragazzi
giovani, l'unica persona piu' anziana (non oltre 50 anni)
era la donna delle pulizie.
La coda e' stata straziante, per ogni passaporto l'ufficiale
(quasi tutte donne) lo prendeva e lo portava in un ufficio
dove era esaminato con cura. Le ore passavano e noi li, in
coda ad aspettare. Finalmente il nostro turno, una trafila
di domande mentre digitava sul computer, uno sguardo alle
pagine dei nostri passaporti e la risposta e' stata
inevitabile... Due fogli da compliare e "andatevi a sedere
che poi vi chiameremo..."

Dopo una mezz'ora un'ufficiale ci ha fatto diverse domande
su dove andavamo e sopratutto se avessimo contatti o
relazioni con pakistani e iraniani. Sono stati tutti molto
professionali, strazianti ma mai arroganti o antipatici.
Almeno quello!!

Cinque ore per farsi timbrare un passaporto, ormai avevamo
perso le speranze!
La dogana fortunatamente e' stata molto rapida. L'incubo e'
stato recuperare tutti i nostri bagagli sparsi per tutta la
sala, il rispetto per la roba degli altri non sanno neppure
cosa sia. Non ci hanno ricontrollato i bagagli perche'
probabilmente erano esausti pure loro ad attendere che tutti
i viaggiatori uscissero dall'immigrazione.

Usciti dalla frontiera e' stato come entrare dentro un
forno a micronde! Un caldo pauroso e
un vento forte che faceva bruciare la pelle. Credevamo di
poter uscire facilmente ma niente da fare, un'altro stop di
un ufficiale per assicurarsi che noi potessimo proseguire...
ma che palle.
Altro quarto d'ora di attesa sotto il sole prima del via
libera " Non a destra, non a sinistra, andate solo dritti!".
Le parole dell'ufficiale...
Ma vattene a fan culo!

Tante domande e paranoie perche' eravamo nella West Bank,
in teoria israeliana ma in realta' palestinese. E' piuttosto
confusa la cosa, era amministrata dalla Giordania (una volta
chiamata Trans Giordania) ma dopo la guerra nel '67 Israele
se ne e' impadronita. Nelle citta' della West Bank vivono i
palestinesi dove agli israeliani e' vietato entrare. Hanno
costruito strade, circolano liberamente dove vogliono ma
nelle citta' non sono ammesi. Probabilmente e' un loro
sistema di sicurezza, ovviamente i palestinesi non li
vogliono in casa loro e non hanno tutti i torti!

Raggiunta la strada principale abbiamo subito deviato per
Jerico a soli 5 km di distanza, era troppo tardi per
raggiungere Gerusalemme. Sulla strada non c'era nessuno e su
un cartello c'era tanto di divieto agli israeliani perche'
territorio palestinese. I dubbi se proseguire o no sono
finiti davanti ad una enorme cancellata che sbarrava la
strada. Dei soldati in tenuta d'assalto (fanno impressione
i loro equipaggiamenti, forse troppo esagerati!) ci hanno
fermato e impedito di proseguire. C'era un solo ingresso per
la citta' e noi ovviamente avevamo preso quello sbagliato!
Abbiamo
proseguito sulla strada per Gerusalemme fino a raggiungere
la strada giusta e dirigerci verso Jerico. Ci siamo fermati
in due check points dei militari dove ci hanno controllato i
passaporti e assicurato che non fossimo ebrei. Il primo
controllo
era israeliano mentre il secondo palestinese con tanto di
gigantografia di Arafat. Benvenuti in Palestina.

Abbiamo trascorso la notte in citta', avevamo fatto ben
pochi chilometri ma eravamo cotti dal caldo e sopratutto
dalla burocrazia!

La mattina del 16 luglio siamo partiti con meno energia
(morale) che da Amman. Questa volta era il contrario, dalla
citta' piu' bassa del mondo (295 metri sotto il livello del
mare) a Gerusalemme (600 metri). Salita secca e violenta
gia' dal mattino e ogni tanto c'erano delle decorazioni in
mezzo al deserto con scritto - 250, - 150, - 50 fino a
raggiungere il livello del mare. Una volta raggiunto
sapevamo di averne altri 600, che consolazione!

Abbiamo raggiunto Gerusalemme nel pomeriggio e ci siamo
alloggiati in un ostello dentro le mura della citta'
vecchia. Era tardi per trovare una sistemazione migliore ed
eravamo tropo bruciati dal sole per dire di no. L'ostello in
se non era male ma il dormitorio assomigliava di piu' ad un
pollaio! 13 letti incastrati uno con l'altro in una stanza
che poteva andare bene per 8 letti al massimo!
La citta' vecchia e' stata ricostruita sui siti storici che
hanno fatto la storia delle religioni. Che buisness che sono
diventate per Gerusalemme, penso che per un fedele sia
difficile provare ad immaginare, ad immedesimarsi in quello
che e' accaduto in questa parte di mondo.
Ora la citta' vecchia e' divisa in 4 quartieri, cristiano,
mussulmano, armeno ed ebraico.

Il 17 luglio abbiamo cambiato ostello, una scelta davvero
degna di due morti di fame. Da un pollaio ad una... boh?
Cosa pericolante? Speriamo che non caschi!

Ci siamo sistemati in un albergo, il piu' economico della
citta' ma anche il piu' marcio. Abbiamo una stanza tutta per
noi e possiamo tenere le bici in camera. Ogni tanto cade
qualche pezzo di intonaco, la vernice si stacca con gli
spostamenti d'aria ed ogni notte nel vicolo sotto le nostre
finestre c'e' una rissa o qualcuno che grida. Ottima scelta!

Abbiamo camminato un paio di giorni per la citta' e visitato
un po' di siti storici.
Il muro del pianto dove ogni giorno centinaia di ebrei vanno
a pregare e piangere per il loro tempio distrutto durante la
guerra.
Il monte Moriah dove Dio ordino' ad Abramo di
sacrificare suo figlio Isacco per provare la sua fede. Sullo
stesso monte Maometto sogno' di entrare in paradiso e
trovarsi davanti ad Allah, su quel monte fu illuminato e i
mussulmani hanno costruito una grossa moschea, la Dome of
the Rock, con una grossa cupola d'oro.
Siamo stati sul monte degli ulivi dove Gesu' e' stato
tradito da Giuda ed e' iniziata la passione, ora meta' monte
e' occupato da un immenso
cimitero ebraico. Dal monte si ha una vista splendida della
citta' vecchia. Non lontano c'e' la tomba della Madonna e la
grotta dove Gesu' si radunava coi discepoli.

Ogni venerdi' pomeriggio alle 3 c'e' la procesione che
percorre la via Crucis fino al sepolcro. Tre frati conducono
la gente per tutta la via e fermandosi ad ogni stazione, a
turno, raccontano. Il primo in italiano, il secondo in
inglese
e il terzo in spagnolo. La via Crucis e' stata riadattata
alle vie della citta' vecchia che una volta non esisteva. In
realta' Gerusalemme era piu' a valle e ne esiste ancora una
piccola parte.

Ho documentato tutto con un filamato di quasi due ore che
poi vendero' a mia mamma!! Gli affari sono affari!

Il 19 luglio, con un minibus siamo andati a Betlemme.
Sapevamo che la citta' era in territorio palestinese e
avremmo dovuto prendere poi un taxi per proseguire ma non
credevamo di trovarci davanti alla muraglia! Assurdo, gli
israeliani
stanno facendo (magari in maniera meno violenta senza
olocausto) ai palestinesi la stessa cosa che i fascisti
hanno fatto a loro. Hanno costruito una muraglia alta 6
metri con tanto di telecamere e filo spinato in modo che i
palestinesi non entrino a Gerusalemme. L'assurdita' piu'
grossa e' che la muraglia non dovrebbe essere li! Hanno
costruito la barriera modificando i confini (in realta'
Gerusalemme dovrebbe essere meta' per uno) in modo che, un
domani, quando si divideranno e nascera' uno stato di
Palestina loro potranno avere piu' terra. Ovviamente nessuno
dara' mai torto agli israeliani, poverini, loro hano avuto
l'olocausto! Poveretti quei 6 milioni che sono morti ma
quelli che sono rimasti vivi si sono ripresi tutto, anche
piu' di quello che dovevano! Ci stanno marciando sopra alle
loro disgrazie con mamma America e mondo occidentale dalla
loro parte. Hanno occupato una terra non loro, rinchiuso i
palestinesi dietro un muro e avuto il coraggio di dire che,
grazie a quel muro, hanno ridotto dell'ottanta per cento gli
attacchi terroristici! Ci credo, se vi vedono vi tirano il
collo!
Per attraversare la muraglia siamo passati attraverso un
controllo passaporti e metal detector. Vivono ormai nelle
loro paranoie, sanno che il mondo islamico li odia e andra'
sempre peggio se gli americani continueranno con le solite
guerre per il petrolio e basi militari.

Abbiamo raggiunto Betlemme dividendo il taxi con un
australiano e una cinese che vivono ad Hong Kong. Lui era
davvero simpatico, diceva di esere famoso ad Hong Kong
perche' lo avevano rapito in Cina ( a Shenzhen) ma lui era
riuscito a scappare.

Sara' ma coi palestinesi ci siamo sempre trovati piu' a
nostro agio, un po' fregoni ma piu' veri, piu' simpatici.
Qualcuno non nasconde la sua amarezza vedendo i turisti che
arrivano da Gerusalemme per visitare Betlemme e non spendono
un soldo in Palestina. Le citta' palestinesi sono molto piu'
asiatiche, macchine piu' scassate e gente notevolmente piu'
povera.

Sopra la grotta dove e' nato Gesu' e' stata costruita una
chiesa e nel punto dove si presume che sia nato hanno messo
una stella di argento.
(Ovviamente e' tutto documentato sui miei fimlamti, poi te
li vendo mamma, prepara i soldi!!)

Il 20 luglio con un bus (ma che turisti che siamo
diventati...) abbiamo raggiunto nuovamente il Mar Morto.
Immaginavo come poteva essere farci il bagno ma mai piu' mi
sarei aspettato che fosse cosi'! Sembra di essere dei tappi
di sughero, impossibile andare a fondo da tanto e' salato!
Sono rimasto a mollo piu' di due ore, un po' a pancia sotto,
un po' a pancia all'aria e alle volte seduto senza mai
toccare il fondo.
Si potrebbe anche leggere un libro standosene al largo
galleggiando sull'acqua.

E' talmente salato che basta un taglietto per farlo bruciare
come il fuoco, basta una goccia in un occhio per rimanere
accecati, in quel caso bisogna bagnarsi subito con l'acqua
dolce.

Ci siamo presi una bella ustione alla schiena, parte del
corpo che ha visto ben poche volte il sole negli ultimi 20
mesi!

La sera eravamo in camera seduti sul letto e sento Patrizia
che dice: " mamma mia!!! cos'e'!!". Cazzo, un ratto... ma
no... ma che bestia e'?
Avevamo un criceto in camera! La bestiolina era scappata
alla vicina di stanza che al momento non c'era quindi il
criceto vagava libero per la stanza. Ho provato piu' volte a
rinfilarlo in camera dalla fessura della porta ma lui
tornava sempre da noi. Con dei legni e delle pietre sono
riuscito a bloccargli il pasaggio e rinchiuderlo in camera
sua. La sera quando e' tornata la vicina le ho spiegato il
problema e lei ci ha subito chiesto: "ma era il piccolo o il
grosso?". Noi: "boh? magari il grosso..". Dopo aver rimesso
il criceto in gabbia e' uscita sorridendo e dicendo: "era il
piccolo! Questo e' il grosso". Ma che schifo! Aveva in mano
un rattone (grosso come un topo di fogna) bianco e marrone
con una coda lunga 20 centimetri!

Il 21 luglio non abbiamo fatto grandi cose, in giro per
la citta' a vedere il luogo dell'ultima cena e dove e' morta
la
Madonna. Qui a Gerusalemme e' stato un po' un tour
religioso, ma
pensa te, un ateo che gira per chiese... ma si puo'!

Nel pomeriggio abbiamo pulito le biciclette pronte per
l'ultima tappa asiatica, Gerusalemme - Tel Aviv. Per un
attimo siamo stati sulla via per l'Africa, siamo arrivati a
poche centinaia di chilometri dall'Egitto ma abbiamo girato
verso Israele. E' cosi', il viaggio e' ormai verso la fine,
l'ultima tappa in Asia per poi volare verso la Grecia e poi
raggiungere in pochi giorni l'Italia.

Domani mattina partiremo, ultimi 70 km nel continente...
Meglio non pensarci...

Ciao a tutti!

Claudio
PATRIZIA (ISRAELE E I TERRITORI PALESTINESI, 15/07/2008 - 22/07/2008)
Ciao gente,

Qualche giorno fa...per l'esattezza il 15 luglio siamo
partiti da Amman e abbiamo raggiunto la frontiera
giordano-israeliana quasi a 400 metri sotto il livello del
mare. Rispetto ai 700 metri di Amman era molto caldo e
intorno a noi roccia e deserto! All'immigrazione giordana
non hanno timbrato i nostri passaporti ma un foglietto senza
che noi chiedessiamo nulla.

E' una procedura che fanno regolarmente per non impedire ai
viaggiatori di poter visitare Syria e Libano. Mi spiego
meglio...un timbro di Israele sul passaporto o un timbro di
uscita dalla Giordania (o dall'Egitto) verso Israele
negherebbe la possibilita' di ingresso in Syria, Libano e
altri paesi nel 'mondo arabo'.

Ottenuto il timbro dobbiamo prendere un autobus fino alla
frontiera israeliana (non si puo' passare a piedi, con un
mezzo prorpio o taxi!). Carichiamo le bici nel bagagliaio
sotto e saliamo sull'autobus. Credo sia stato l'autobus piu'
caro che abbia mai preso! 4 euro per percorrere 4 km!
Arriviamo all'ingresso della frontiera dove scendiamo tutti
dall'autobus dove mentre una ufficiale controlla i
passaporti di tutti, un altro ufficiale sale a controllare
l'autobus. Risaliamo sull'autobus e veniamo fatti scendere
davanti all'immigrazione. Una folla di gente ed un caos
assoluto. Tutti ammassati in coda senza un senso per
consegnare i propri bagagli a degli uomini che appongono
degli adesivi con un stesso numero sul passaporto e sui
bagagli e poi infilano (senza troppo modo!) i bagagli in un
metal detector. Consegnati i bagagli che si dovranno poi
andare a recuperare in un secondo momento c'e' il controllo
dei bagagli a mano (dove noi passiamo con le bici...non
avendole potute infilare nel metal detector) e un altro
apparecchio per il controllo (credo) di malattie o che so io
che ti spara dell'aria addosso. A questo punto giungiamo
all'immigrazione dove dopo un'ora e mezza di coda siamo
davanti ad una ufficiale. Ci fa molte domande, tra cui i
posti che vogliamo visitare, se siamo una coppia, dove
dormiremo, se siamo semplici turisti, ecc. ecc. e poi ci
rimanda a sedere con due fogli da compilare tenendosi i
nostri passaporti!

Ci sediamo insieme ad altri 4 ragazzi canadesi con in mano
gli stessi fogli appena compilati. Due ragazzi hanno chiesto
di avere il timbro su un foglietto altrimenti non possono
visitare altri paesi del Medio Oriente mentre gli altri due
oltre (dico oltre perche' gli ufficiali israeliani sono
particolarmente paranoici (forse hanno ragione di esserlo) e
meno cose hai da 'dichiarare' prima passi la forntiera) a
questo hanno dei parenti a Betlemme (aggravante! siccome si
trova nella West Bank... territori 'palestinesi'). Noi non
chiediamo di averlo su un foglietto, abbiamo i passaporti
con poche pagine libere e per il momento non abbiamo
intenzione di visitare paesi musulmani (e inoltre,
probabilmente, ci risparmia qualche ore in frontiera).

Compiliamo i fogli dove chiedono i nostri dati, i paesi
precedentemente visitati in questo viaggio (che non
scriviamo non avendo lo spazio!) e altre informazioni. Dopo
poco arriva una donna che prende i nostri fogli e ci porta
un po' lontano dal casino per farci altre domande:
Che posti volete visitare in Israele?: Gerusalemme,
Betlemme, Mar Morto, Tel Aviv.
Dove andrete dopo Israele?: Grecia.
Avete un biglietto aereo?: no, lo compreremo a Gerusalemme.
Dove starete?: a Gerusalemme e Tel Aviv.
Avete alberghi prenotati?: no, ma vogliamo andare negli
ostelli che abbiamo segnato sul foglio.
Che lavoro fai (a Claudio)?: lavoro nella ditta dei miei
cugini.
Che tipo di lavoro e'?: strutture per matrimoni, eventi,
concerti, ecc.
Che lavoro fai (a me)?: lavoravo in un ufficio telefonico.
Che tipo di lavoro e'?: informazioni riguardanti il lago
Maggiore.
Claudio perche' non hai scritto il tuo numero di cellulare?:
usiamo lo stesso.
Non abbiamo scritto i paesi che abbiamo visitato in questo
viaggio perche' sono troppi.
Da quanto siete lontani dall'Italia?: dal 19 novembre 2006.
Gli raccontiamo del viaggio.
Perche' avete visitato Pakistan, Iran, Syria e Libano?:
turismo.
Avete delle relazioni con qualcuno all'interno di quei
paesi?: no.
Siete una coppia?: si.
Da quanto siete insieme?: tre anni.
Ok...andate pure a sedervi. Si tiene i nostri passaporti e
continuiamo ad aspettare.

Arriva un'altra donna che fa simili domande anche ai ragazzi
canadesi. Il caos pian piano svanisce. Gli sportelli
dell'immigrazione chiudono uno alla volta e rimangono poche
persone nella sala d'aspetto. Due ragazzi canadesi vengono
chiamati, gli timbrano il passaporto e passano. Arriva
un'altra donna e fa altre domande ai ragazzi canadesi con i
parenti a Betlemme.

Per lo piu' ci sono ufficiali donne che sembrano ragazzine a
cui hanno messo su una divisa. Si atteggiano da super-donne,
urlano come dele forsennate quando devono chiamare qualcuno,
hanno i pantaloni della divisa a vita bassa e aclune non in
divisa sono vestite come se dovessero andare in discoteca.

Dopo 5 ore passate in frontiera sentiamo i nostri nomi. Ci
rechiamo allo sportello dell'immigrazione e finalmente
timbrano i nostri passaporti! Chissa' cosa dovevano
controllare. I ragazzi canadesi chissa' dopo quanto e se
sono passati. Passiamo altri due sportelli dove controllo i
passaporti e andiamo a ritirare i bagagli. O meglio...c'e'
un salone enorme dove sembra hanno fatto la lotta con i
bagagli...sono sparsi ovunque, alcune valigie senza piu' le
rotelle. Sembra abbiano giocato a rugby sopra i bagagli. Per
fortuna troviamo tutti i nostri pezzi (ne avevamo 8 fra
borse laterali, del manubrio e tenda). Ci sarebbe un altro
metal detector ma per fortuna non ci fanno far passare i
bagagli dentro. Usciamo alla'aria aperta quasi alle 18.
saliamo sulle bici e dopo 30 metri un ufficiale ci ferma. Ce
altro c'e'! Deve chiedere a chissa' chi se possiamo passare.
Dopo altri 10 minuti finalmente usciamo dalla
frontiera...l'ultima sbarra e possiamo pedalre liberamente.

Fa molto caldo e abbiamo il vento contro. Tanta sabbia e
roccia intorno a noi. E' tardi, e' tuta salita fino a
Gerusalemme cosi' decidiamo di fermarci a Gerico. Deviamo
per Gerico d arriviamo davanti ad un cancello chiuso dove un
cartello dice che gli ebrei non possono passare. Un militare
con tanto di kalashnikof in mano ci viene incontro e molto
gentilmente ci dice che da li' non possiamo passare ma
dobbiamo prendere un'altra strada. Eppure sulla nostra mappa
e' segnata quella strada per Gerico. Torniamo indietro e
prendiamo la strada per Gerusalemme. Dopo una 15ina di km
c'e' un altro cartello che indica Gerico. Arriviamo ad un
altro posto di blocco dove c'e' scritto che gli ebrei non
sono ammessi a Gerico, dei militari chiedono la nostra
nazionalita' e ci fanno passare. Poco dopo un altro posto di
blocco dove chiedono i nostri passaporti. Pedaliamo fino in
centro dove un uomo in bicicletta con in mano due piccioni
morti (aveva fame) ci accompagna in un hotel.

E' in ristrutturazione e ci da una delle prime stanze che ha
finito di ristrutturare. Fanno veramente dei lavori di me..a
in Asia! Arredamento nuovo, aria condizionata ma hanno
tappezzato con della vernice di tonalita' diversa, in bagno
non carica la vaschetta e va solo l'acqua calda, il
pavimento e' pieno di cucarace morte, c'e' un appendino
sulla porta mezzo cadente, hanno collegato i fili elettrici
senza usare la cassetta che penzola come reliquia appesa ad
un filo, hanno dipinto i vetri delle finestre cosi' anche di
giorno non ci si vede una mazza senza luce accesa e la
chicca finale sono le lenzuola con fantasia leopardata!

Usciamo a cena e troviamo che e' un po' piu' caro della
Giordania ma il menu e' piu' o meno sempre lo stesso:
falafel, polli allo spiedo, insalate e kebab. Mangiamo dei
panini con verdura e falafel e poi torniamo cotti in
stanza...e' stata una lunga giornata. Buonanotte
viaggiatori!

16 luglio. Ripartiamo da Gerico e dopo una salita devastante
(da -260 a 600 metri) intorno alle tre del pomeriggio
raggiungiamo la citta' vecchia di Gerusalemme. Ci fermiamo
nel dormitorio di in un ostello dove pero' hanno messo un
po' troppi letti. Facciamo un primo giro per le vie della
citta' vecchia e chiediamo a qualche albergo stanze
disponibili e prezzi. Nel nostro ostello non c'e' una sala
comune, il dormitorio e' striminzito e dobbiamo lasciare le
bici fuori...quindi e' un po' un pacco!

17-22 luglio. Ci alziamo e ci spostiamo in un hotel in
un'altra zona della citta' vecchia. Abbiamo la nostra
stanza, possiamo mettere le bici dentro e ci costa meno. I
servizi non sono il massimo ma puo' andare! Visitiamo
qualche luogo sacro nella citta' vecchia...alcuni per i
musulmani, altri per gli ebrei, per i cristiani ed altri
ancora per tutte e tre le religioni monoteiste. Per accedere
al muro del pianto e alla spianata delle moschee (che sorge
sul luogo dove Dio chiese ad Abramo di sacrificare suo
figlio Isacco e dove Maometto sogno' di volare in cielo da
Allah) bisogna passare attraverso dei metal detector.
Percorriamo la Via Crucis con persone di tutte le
nazionalita'. Visitiamo l'orto del Getsemani, la tomba di
Maria ed il Monte degli Ulivi. La sala dove si dice che Gesu
fece l'ultima cena e la Chiesa del Sepolcro costruita dove
Gesu fu crocifisso, sepolto e risorse.

Una mattina prendiamo un autobus per Betlemme (a pochi km a
sud di Gerusalmemme)che si trova nella West Bank. L'autobus
ci lascia davanti ad un muro costruito dagli israeliani alto
da sei ad otto metri e lungo piu' di 700 chilometri.

E' chiamato 'barriera di separazione israeliana' ed e' un
sistema di barriere fisiche (muri, trincee e porte
elettroniche) costruito da Israele in piccola parte sulla
linea verde (che divide Israele dai territori occupati da
esso) e in maggior parte in territori cisgiordanici
occupati, sotto il nome di "chiusura di sicurezza" allo
scopo ufficiale d'impedire fisicamente ogni intrusione di
terroristi palestinesi nel territorio nazionale. La maggior
parte degli israeliani sottolinea il numero di vite salvate
e il netto decremento di attentati anti-israeliani dopo la
sua costruzione, mentre Palestinesi, ONG internazionali e
appartenenti alla sinistra politica israeliana sottolineano
i problemi e la mancanza di libertà di movimento che essa
comporta, la perdita di pozzi d'acqua e dell'accesso alle
terre coltivate da parte degli agricoltori palestinesi, lo
sradicamento di migliaia di ulivi e piante d'agrumi, la
demolizione di negozi e case, 15 km2 di terre confiscate,
l'isolamento di certi villaggi, l'impatto umanitario
negativo sulla vita dei palestinesi, e la paura delle
persone coinvolte che essa rappresenti di fatto una futura
frontiera di cui rifiutano il tracciato (siccome per la
maggior parte e' costruito in territori palestinesi ed in
alcuni punti gli israeliani si sono appropriati di molti
chilometri ed hanno annesso Chiese e Monasteri in territorio
israeliano dietro pretesa del Vaticano).

Passiamo la barriera e dopo vari metal detector e controllo
passaporti siamo nella periferia di Betlemme. Sul muro, dal
lato palestinese, ci sono molte scritte e disegni contro il
muro e che chiedono pace. Raggiungiamo Betlemme dove
visitiamo la Chiesa della Nativita' costruita sul luogo di
nascita di Gesu'. Un giro tra i vicoli della citta' e poi
ritorniamo a Gerusalemme.

Passiamo una giornata al Mar Morto. E' il punto piu' basso
della terra trovandosi a 400 metri sotto il livello del
mare. Arriviamo presto la mattina, ci sono poche persone e
non e' troppo caldo. Ci buttiamo in acqua e...e'
spettacolare! Non si puo' andare a fondo, si galleggia come
dei tappi di sughero! L'acqua e' molto salata e se si hanno
dei taglietti bruciano veramente tanto. A vedere la gente in
acqua sembra che tutti abbiamo un materassino sotto.
Qualcuno legge pure tranquillamente un libro! Nel pomeriggio
l'acqua e' molto calda e si fatica a stare a bagno.

Ieri e oggi ancora qui a Gerusalemme e domani pedaleremo
fino a Tel Aviv sul Mar Mediterraneo.

A presto,

Patrizia

14.7.08

CLAUDIO & PATRIZIA (PETRA, 14/07/2008)
Ciao a tutti!

Siamo rientrati ad Amman dopo i giorni passati a Petra.
Siamo nell'internet cafe' del nostro albergo...avendo un
solo computer a disposizione vi scriviamo a quattro mani (o
meglio...una tastiera, due mani e due teste!).

9 luglio. Lasciamo biciclette e la maggior parte dei nostri
bagagli in albergo e con poco piu' di uno zainetto siamo
pronti. Dalla stazione degli autobus prendiamo un minibus
per Petra (che ovviamente paghiamo piu' dei giordani:
tariffa turisti!). Arriviamo a Petra dopo tre ore sulla
Desert Highway. Alloggiamo in uno dei tanti hotel nel centro
di Wadi Musa, poco distante dall'ingresso di Petra. Se i
prezzi per i turisti sono maggiorati in tutta la Giordania a
Petra sono gonfiati alle stelle. Per acquistare un pacchetto
di biscotti bisogna girare almeno 5 negozi e litigare con
tutti per avere almeno il giusto prezzo per turista. Avere
il prezzo giordano e' un'impresa impossibile (piuttosto ti
lasciano morire di fame e di sete!). Se l'acqua ad Amman
costa 0,35 dinar, a Wadi Musa la paghi 0,50 se va bene o
0,75 se va male, fino poi all'estremo all'interno di Petra
dove costa 2 dinar (quasi 2 euro...e la compri perche' tutti
fanno lo stesso prezzo, sei in mezzo alla sabbia rovente,
sotto il sole cocente e con Wadi Musa a 3 km!).

10 luglio. Decidiamo di alzarci presto (Cioe' Claudio si
sveglia e poi mi chiama!) per entare a Petra con pochi
turisti e meno caldo. Arrivati all'ingresso alle 7.30
troviamo centinaia di turisti e il sole gia' alto nel cielo!
Compriamo il biglietto per due giorni (domani dormiamo un
po' di piu'! Tanto fa sempre caldo e c'e' comunque molta
gente!). Alcune persone si fanno portare a cavallo
dall'ingresso al sito all'inizio del Siq, uno stretto e
profondo canyon che conduce all'ingresso della antica
citta'.

Circa 2200 anni fa i Nabatei, una seminomade tribu araba,
costruirono la loro splendida capitale Petra. Non credevano
solo nella propria nazioonalita' ma erano aperti ad
influenze culturali esterne. Petra e' la fusione di arti
Greco-Romane, Egiziane, della Mesopotamia e Nabatee.
Essendo, i Nabatei, una popolazione nomade a Petra le
costruzioni erano luoghi di preghiera, tombe, negozi ma non
abitazioni residenziali. Infatti le loro abitazioni erano
tende.

Lungo il canyon e' scavato nella roccia un canale che
portava l'acqua alla citta'. Dopo 1 km si sbuca davanti ad
Al-Khazneh, il piu' bello ed impressionante monumento di
Petra. Una facciata alta 43 metri e larga 30 scavata e
scolpita nella roccia ed un piu' piccolo interno anch'esso
scavato e leggermente scolpito nella roccia. Dapprima
scavata come tomba di un importante Re Nabateo e poi usata
come tempio. A Petra c'e' poco di costruito, la maggior
parte dei templi e delle tombe sono stati scavati ed
intagliati nella roccia; hanno impressionanti e magnifiche
facciate ed un piu' piccolo interno cubico.

Da un lato la spettacolarita' di Petra, dall'altro decine di
bancarelle (dove il prezzo minimo per ogni cosa e' 1 dinar
(1euro)!) sparse per il sito, ragazzini (a volte troppo
piccoli) che trasportano i turisti con i loro asinelli,
ragazzi un po' piu' grandi che invece sfruttano i loro
cammelli.

Girando lo sguardo intorno a se' e' difficile scovare un
luogo dove non sia stato scolpito o scavato qualcosa. Tante
nichhie o tombe sono ora usate come rifugio dal sole da
capre e pastori, da asinelli o qualche turista in cerca
d'ombra. In una parete rocciosa e' stato scavato, dai
Nabatei, un anfi-teatro in stile romano che poteva ospitare
7.000 persone. Passando attraverso ai resti della via
colonnata che portava al centro citta' dove c'erano templi,
e negozi, si raggiunge una scalinata di 800 gradini scavati
nella roccia. Dopo mezzoretta di salita (che vergognosamente
alcuni turisti... tanti troppo giovani... percorrono a dorso
di asinello) attraverso un canyon si raggiunge un enorme
spiazzo dove domina l'Ad-Deir (o Il Monastero): un tempio
intagliato nella roccia, un tempo importante meta di
pellegrinaggio.

Pranziamo in uno dei tanti freschi rifugi scavati nella
roccia dove ci fa compagnia un piccolo gregge di caprette.
Dopo la pausa riscendiamo nella valle per poi raggiungere di
nuovo Al-Khazneh e ripercorre il Siq in salita fino
all'uscita di Petra.

11 luglio. Ci alziamo piu' tardi e raggiungiamo l'ingresso
di Petra con piu' caldo ma molti meno turisti. Percorriamo
un altro canyon per raggiungere la citta'. Piu' spettacolare
e molto meno calpestato. Passiamo prima attraverso un tunnel
(scavato nella roccia per evitare le inondazioni all'interno
della citta') per poi entrare nel canyon. Dapprima e'
abbastanza largo con piante e sabbia sul fondo per poi
diventare sempre piu' stretto e completamente roccioso. In
alcuni punti e' necessario tenersi alle pareti (senza
appigli ma per fortuna ruvide) per discendere il canyon. Nei
punti piu' spettacolari del canyon, stretto ed a curve sono
intagliate nella roccia delle nicchie, ora levigate dal
vento e dall'acqua. Usciti dal canyon spuntiamo in un largo
letto del fiume che ci porta nel centro di Petra. Attraverso
una scalinata scavata nella roccia lugno la parete di un
canyon raggiungiamo l'Alto Piano del Sacrificio. Una
spianata di roccia sulla cima di una collina, dove
sacrificavano gli animali in onore del Dio dei Nabatei, da
cui si vede tutta Petra. Un ultimo sguardo al Tesoro
(Al-Khazneh) prima di entrare nel Siq che ci condurra'
all'uscita di Petra.

12 luglio. Prendiamo un minibus dalla stazione degli autobus
di Wadi Musa, che stranamente paghiamo come i giordani. Alle
tre del pomeriggio raggiungiamo nuovamente Amman dove ci
attendono le nostre biciclette.

14 luglio. Dopo due giorni di riposo, domani caricheremo le
biciclette e raggiungeremo la frontiera israeliana. Se tutto
va bene (cioe' se non rompono toppo le balle in frontiera
per i nostri visti nel mondo arabo!), domani sera dovremmo
raggiungere Gerusalemme.

Ciao a tutti, a presto,

Claudio e Patrizia

8.7.08

CLAUDIO (DAMASCO-AMMAN, 8/07/2008)
Ciao a tutti, siamo arrivati ad Amman ieri sera e ci siamo
alloggiati in un ostello al centro. Le stanze erano tutte
occupate ma per i poveri pezzenti hanno attrezzato la
terrazza con delle tende (modello profughi palestinesi) dove
abbiamo passato la notte. Tutto sommato la sistemazione e'
stata ottima, con i tappi per le orecchie non si sentiva il
frastuono della capitale e durante la notte ci siamo pure
goduti la coperta e dormito come ghiri. Questa mattina
purtroppo il sole ci ha fatto scappare dalla nostra tenda
alle 8, era diventata una sauna!

Da Damasco abbiamo impiegato due giorni a raggiungere la
capitale giordana. Siamo partiti il 6 luglio dopo una
colazione a base di biscottini (che schifo!) e imbroccata la
strada giusta al primo colpo! Sarebbe stata una giornata
splendida se non fosse stato per un vento maledetto che ci
soffiava contro. Abbiamo pedalato sull'autostrada (tanto i
divieti non esistono!) per chilometri e chilometri senza
incrocioare nemmeno un villaggio dove poter comprare
dell'acqua. Avevamo ormai le borracce vuote quando abbiamo
visto un villaggio, un miracolo! Una sega! Sono andato nel
villaggio a cercare da bere mentre Patrizia mi aspettava
sulla strada ma trovare dell'acqua e' stato impossibile. I
pochi negozietti vendevano solo bottigliette di bibite
gasate che avrebbero fatto esplodere il nostro stomaco.
Fortunatamente dopo alcuni chilometri abbiamo incrociato
un'area di servizio semiabbandonata dove abbiamo trovato (a
caro prezzo) delle bottiglie d'acqua.

In serata abbiamo raggiunto Daraa, l'ultima citta' siriana a
5 km dal confine.
In citta' c'erano solo due alberghi di lusso e non abbiamo
avuto scelta, prendere o lasciare. Nonostante uno sconto
c'e' costato piu' di 20 euro!

Il 7 luglio abbiamo raggiunto la frontiera. All'immigrazione
siriana, dove credevamo bastasse un semplice timbro di
uscita, ci hanno fatto pagare una tassa per lasciare il
paese. Ogni nazionalita' deve pagare una tassa, questa e' la
nuova legge in vigore da un paio di giorni! Ma che sfiga!
Ben 20 dollari buttati via!

Per timbrare i passaporti hanno impiegato quasi un ora,
sembra che i piu' imbranati li mettano sempre dove non
dovrebbero.

All'immigrazione giordana sono stati piu' operativi che in
Syria. Abbiamo ottenuto il visto in frontiera per 10 Dinar
(quasi 10 euro) a testa. La pratica e' stata molto piu'
veloce che in Syria anche perche' in Giordania,
ufficialmente, si puo' ottenere il visto in frontiera.

Welcome in Jordan!

La Giordania e' iniziata in pianura ma la pacchia e' finita
presto. Dopo 30 chilometri sono cominciati dei passi
violenti, salite in prima che duravano ore e discese di
pochi minuti. Quando credevamo che fosse l'ultima salita
all'orizzonte se ne vedeva un'altra. Oltre alle salite che
avrebbero spezzato le gambe a chiunque c'era un sole che
faceva bollire il cervello. L'incubo peggiore e' stato verso
la fine, dopo 80 km c'era il cartello Amman centro ma per
raggiungerlo non e' stato una passeggiata. La strada faceva
una circonvallazione di 180 gradi sul versante del monte
(ovviamente tutta in salita!) e quando credevamo di
scollinare e vedere finalmente la capitale... Minchia...
Un'altra salita! Sali e scendi, sali e scendi finche' non e'
tramontato il sole e finalmente, giu' in fondo alla valle,
Amman.

Nel cielo c'era pieno di aquiloni dei bambini, molte
abbandonate impigliate ai lampioni e ai cavi elettrici. Non
siamo riusciti ad entrare in citta' senza farci notare,
sopratutto i bambini gridavano e alle volte lo facevano con
cattiveria per darci fastidio. Se potevano colpivano le bici
e facevano gesti stupidi convinti di farci paura.
Anche lungo la strada non siamo passati innosservati,
clacson e grida della gente ci hanno accompagnato per 100
km. Alcuni in maniera gentile e altri in maniera "spacca
coglioni". Da una parte, i loro hello, mi ricordano un po'
quelli vietnamiti. Ognuno deve dirci qualcosa, farci un
grido per far ridere i suoi amici o un gesto qualsiasi per
attirare la nostra attenzione. Ovviamente (per fortuna) non
sono tutti cosi', alcuni si sono dimostrati molto gentili ma
quando si pedala, sopratutto in salita, il sangue e' gia'
caldo e basta poco per farlo bollire!

Oggi siamo andati per le vie del centro a cercare una
maglietta per Patrizia, la sua e' morta questa mattina con
l'ultimo strappo! Il solito caos asiatico, negozi e
bancarelle abusive sui marciapiedi dove i proprietri ogni
tanto fanno su la merce di fretta e furia quando vedono
arrivare dei poliziotti. Passati gli ufficiali allestiscono
nuovamente la loro bancarella come se niente fosse.
Abbiamo girato tutto il centro per trovare la maglietta e ci
siamo fatti anche del ridere coi commercianti. Uno disposto
a tutto per vendere i suoi abbigliamenti accusava Ptrizia di
essere lei troppo piccola e non la sua maglietta troppo
grande!

Della Giordania non abbiamo visto ancora niente, quel poco
era tutta salita quindi non si puo' ancora scrivere nulla.
Domani inizia la nostra vacanza, posiamo le bici e andiamo a
Petra con un minibus. Saremmo andati in bici ma poi,
pensandoci bene, non sarebbe stata una furbata. Sarebbe
stato un avanti e indietro di 520 chilometri e, visto il
caldo, le salite e le distanze abbiamo deciso di farcela con
un minibus. Torneremo qui ad Amman dopo 3 o 4 giorni e poi
gireremo verso ovest, verso Israele, l'ultima tappa.

Il viaggio va verso la fine e sento il peso di un Italia
troppo vicina. Forse e' quello che mi fa girare un po' le
balle... preferirei mille altre salite!

Ciao a tutti!!

Claudio
PATRIZIA (DAMASCO-AMMAN, 6/07/2008 - 8/07/2008)
Ciao gente!
Siamo ad Amman, la capitale della Giordania. Fa molto caldo
nelle stanze senza ventilatore (come questa!) ci si
scioglie! Abbiamo impiegato due giorni a raggiungere la
capitale giordana. Da Damasco al confine syriano il
paesaggio e' molto piatto, desertico e ventoso. Infatti
anche se era pianura, a causa delle raffiche di forte vento
contrario, abbiamo impiegato una 'vita' a raggiungere Daraa
(pochi km prima della frontiera giordana). In citta' ci sono
solamente due hotel. Tutte due alla stessa cifra e nemmeno
economici. Non abbiamo molta scelta e ci sistemiamo nel
migliore dei due. L'ultima cena syriana e' molto piacevole:
in un ristorantino malridotto ma i proprietari molto gentili
(e onesti!) e il cibo buono. Cambiamo gli ultimi US dollari
che ci servono per pagare la stanza e...buonanotte!

Il 7 luglio ripartiamo da Daraa e dopo pochi chilometri
raggiungiamo la frontiera. Giunti all'Immigrazione syriana
scopriamo che dobbiamo pagare una tassa di uscita dal paese
di 500 lire siriane (piu' o meno 7 euro) a testa. Ma come?
Non abbiamo pagato nulla in uscita dalla Syria verso il
Libano. E poi le tasse solitamente ci sono solo se si esce
via aerea da un paese. Non possiamo discutere molto. Cosi'
passiamo prima in un ufficio per cambiare qualche dollaro in
lire siriane. Passiamo poi in un altro ufficio dove ci
rilasciano due fogliettini scritti in arabo ed in inglese
come ricevuta della tassa pagata. Ed infine ritorniamo
all'immigrazione dove consegnamo passaporti e altri
foglietti. Ottenuto il timbro sul passaporto pedaliamo per
qualche chilometro fino alla frontiera giordana. Qui al
primo posto di blocco ci viene consegnato un fogiettino
giallo su cui viene scritto qualcosa in arabo. Poi giungiamo
alla dogana dove ci sono molte auto in fila a cui e' stato
fatto scaricare tutto cio' che c'era sull'auto per esser
controllato. Andiamo verso un ufficiale che senza guardare
nulla di cio' che abbiamo nei nostri bagagli ci mette un
timbro sul fogliettino giallo consegnatoci prima. Pochi
metri dopo un altro ufficiale ci chiede cosa abbiamo nei
bagagli e poi ci indica l'ufficio immigrazione. Parcheggiamo
le bici ed entriamo. Un ragazzo ad uno sportello ci
controlla i passaporti, mette un timbro sul fogliettino
giallo e ci manda in un ufficio a fianco dove ci faranno il
visto. Da qui veniamo mandati all'ufficio di cambio. Ci
servono 10 dinari giordani (15 dollari) per pagare il visto.
Ottenuto visto e timbro sul passaporto possiamo passare
l'ultimo posto di controllo e...siamo su suolo giordano!

Dopo pochi chilometri iniziamo a salire e fino ad Amman la
strada e' un vero e proprio "ammazza gambe". Salite e
discese...salite e discese con delle pendenze assurde
(vorrei conoscere gli ingegneri che... di molti paesi!!).
Lungo la strada si incontrano molti banchetti di contadini
che vendono frutta e verdura. Su da una salita un uomo che
lavora in una serra mi regala una rosa. Poco dopo, un po'
piu' su un signore in auto si ferma per chiederci se
vogliamo un passaggio sino ad Amman. Tante le gride e i
saluti dei bimbi e dei ragazzi. A volte un po' toppo
disumani. Su una salita...molto lunga e l'ultima per
arrivare ad Amman penso di sciogliermi dal caldo prima di
arrivare in cima. Arrivati in cima ci buttiamo a capofitto
nella valle per poi scoprire hce non vi e' ancora
Amman...davanti a noi si prospetta una salita che gira tutta
la valle per poi scollinare esattamente difronte a noi. Non
era l'ultima salita! Sono stanca ed e' tardi...ma si dai e'
l'ultima e poi scendiamo ad Amman. Prima della fine della
salita passa un camioncino bianco e mi tira un bicchiera di
plastica con tanto di bibita dentro addosso. Lo insulto e lo
mando a cagare...non serve a molto ma almeno mi sono
sfogata.

Tanta, troppa gente (tante, troppe volte) sia a Occidente
che a Oriente fa di un filo d'erba un fascio. Si dovrebbe
pensare, capire, conoscere prima di giudicare.

Arrivati in cima...purtroppo non e' l'ultima. Amman non
dovrebbe essere molto distante ma non si vede. Ancora sali e
scendi con pendenze vertiginose. E' quasi buio e la
stanchezza si fa sentire. Scendiamo a picco nelle piccole
discese ed impieghiamo molti minuti a raggiungere la fine
delle piccole salite. Sono quasi le otto di sera e sua una
salita (dall'ennesima pendenza assurda!) penso di riuscire
ad arrivare in cima... Ed invece le gambe continuano a
pedalare (per fortuna ci sono loro che sono forti e non
sentono la fatica e mi portano in cima anche se mi sembra di
non avere energie!...Avremmo potuto fermarci una 50ina di
chilometri prima di Amman ma non pensavamo fosse cosi'
'violenta' la strada! Altrimenti avremmo pedalato
tranquillamente 50 km il giorno dopo per raggiungere
Amman!). Alla fine di questa salita finalmente si vede Amman
sotto di noi...le luci della citta' iiziano ad illuminare il
buio che star per calare e noi ci buttiamo a capofitto nella
discesa che ci accompagna fino in centro. Alcuni bambini ci
corrono dietro lungo la discesa e gridano. Ci fermiamo e
cosi' scappano indietro. Chiediamo in un albego dove non ha
stanze libere ma ha delle tende sul tetto (terrazzo).
Bianche, grosse e con due letti ciascuna. Sono molto piu'
fresche e arrieggiate delle stanze. Di notte ci copriamo
pure con la coperta di lana! ovviamente il problema e' al
mattino!

8 luglio. Alle 8 dobbiamo fuggire dalla tenda...il sole
scalda troppo per poter rimanere in letto! Mi vesto e mentre
indosso la maglietta..strap..uno squrcio sotto la manica!
Scendiamo nella hall del hotel e facciamo colazione (e ci
godiamo l'aria dei ventilatori). In tv su Al Jazeera,
trasmettono un documentario su una donna iraqena e la sua
famiglia, prima del 20 marzo 2003 e dopo. Sulla nostra tv e'
raro vedere qualcosa trasmesso dall'altro lato della
medaglia. Facciamo un giro in centro ed impiego una vita per
trovare una maglietta...cose obrobiose che potrebbe
indossare solo una porno star o tuniconi. In un negozio ne
provo una...esco dal camerino e dico al proprietario che e'
troppo grossa...la sua risposta:"sei tu che sei troppo
piccola!". Va beh cerca di convincermi che mi sta bene, ecc,
ecc ma gliela appoggio sul banco e ce ne andiamo! Dopo aver
trovato la maglietta in un altro negozio prendiamo un succo
in uno dei tanti negozi che fanno succhi freschi. Ce ne sono
due di fronte e se vai da uno l'altro si offende e non ti
rivolge la parola! L'Asia (forse non solo...)!

Fa veramente caldo...mi sto sciogliendo come un
ghiacciolino...
Domani lasceremo le bici qui e prenderemo un bus per Petra
(nel sud della Giordania), per poi ritornare qui tra qualche
giorno e raggiungere poi Israele.

Ciao a tutti,

Patrizia

5.7.08

CLAUDIO (BEIRUT-DAMASCO, 5/07/2008)
Ciao gente, siamo tornati in Syria dopo un passaggio in
Libano durato qualche giorno. Ora siamo a Damasco in uno
degli hotel economici del centro. Diciamo che troppo
economico non e' ma la capitale e' piu' cara rispetto alle
altre citta' in Syria. Il bagno in comune e' la chicca
dell'albergo, e' tanto piccolo che per pulirsi il culo
bisogna aprire la porta, bisogna sedersi sulla tazza di
traverso (come le donne che una volta viaggiavano sedute
dietro sulla vespa) altrimenti non si riesce a cagare! Per
il resto l'albergo non e' male.

Il Libano e' stato interessante anche se personalmente non
e' un posto in cui ritornerei. Eravamo troppo ben abituati
all'ospitalita' mussulmana incontrata dal Pakistan alla
Syria, cosa che in Libano non abbiamo trovato. La gente non
era male ma, a parer mio, niente di eccezionale. Il traffico
forse e' quello che piu' mi ha infastidito, il rischio di
essere travolti da qualche "pilota" era piuttosto alto.
Tutti giocavano a correre, a fare le sgommate e inchiodate
pure dove il traffico era intenso! Tutto un gioco che per
uno che viaggia in bicicletta puo' diventare pesante e
pericoloso. Piu' di una volta abbiamo rischiato di essere
travolti, mi hanno pure scontrato dentro ma guai a fiatare!
E' successo piu' di una volta di mandare a quel paese
qualche "pilota" col rischio di finire con una rissa. Oltre
ad essere "piloti" erano pure permalosi!

A prescindre da tutto questo sono contento di esserci
passato e di averlo visto. Mi e' piaciuto e ancora non
capisco che cosa mi abbia colpito. Magari la tranquillita'
della gente che faceva giocare i bambini davanti ai
carroarmati, magari il fatto di essere un semplice
viaggiatore senza essere "vittima" di "helloooooooooooo"
ogni momento. Non so cosa ma a me il Libano, tutto sommato,
e' piaciuto.

A Beirut abbiamo deciso di ripartire prima del previsto, la
citta' non offriva nulla di buono (meglio dire che non lo
offriva a poveri pezzenti come noi! Genovesi!!) e la nostra
sistemazione per le notti era davvero un pacco!

Il primo luglio siamo partiti con destinazione Baalbek verso
le montagne.
Uscire da Beirut e' stato un incubo, trovare la strada e
restare imbottigliati nel traffico col caldo che c'era. Dopo
un'ora di pedalata avevamo percorso ben 7 km! In periferia
abbiamo visto altri palazzoni demoliti dalle bombe lanciate
dagli israeliani nel 2006. Imbroccata la strada giusta e'
cominciato un salitone violento, la speranza che finisse
subito e' svanita dopo due ore che salivamo lenti come
lumache. I camion salivano poco piu' veloci di noi ma la
cosa non
ci consolava piu' di tanto. Forse e' stata una delle salite
piu' violente del viaggio, 37 km pedalati in prima e seconda
a passo d'uomo. La vista era splendita, Beirut laggiu' in
fondo, il mediterraneo, un salitone della madonna e le
sgommate dei libanesi... non era tutto cosi' bello!!

Lungo la strada c'erano i soliti checkpoints dei militari,
filo spinato e carroarmati con mitragliatori puntati verso
la strada. Fondamentalmente non si capiva a cosa servissero,
forse piu' per scena che per altro. Infatti ad un posto di
blocco ci hanno fermato, chiesto il passaporto e l'ufficiale
non e' stato neppure in grado di trovare il timbro sul
passaporto. Forse aveva troppo caldo o forse non capiva un
cazzo.

Arrivare in cima al passo e' stato meraviglioso, sembrava
che quel salitone non avesse mai fine! Una bella discesa di
12 chilometri ed eravamo nel vallone che conduceva a
Baalbek. Abbiamo percorso 35 km nella valle e lungo la
strada, legate ai lampioni, sventolavano le bandiere degli
Hezbollah. In alcuni punti avevano messo delle gigantografie
dei soldati, di Khomeini e di altri fondamentalisti
islamici. In serata abbiamo raggiunto Baalbek, la citta'
piu' antica in Libano e l'impronta piu' grossa dell'impero
romano in Medio Oriente.

Abituati ormai a moschee e templi Hindu e Buddhisti e' stato
interessante visitare Baalbek, conosciuta come la citta' del
sole del mondo antico.

Purtroppo le costruzioni sono state rovinate, oltre che dai
secoli passati, da un terremoto nel 1700. Il tempio di Giove
e' ormai scomparso, solamente 6 colonne sono ancora in piedi
ma il tempio dedicato a Bacco (mitico Dio degli alcolizzati)
e' ben conservato. Abbiamo trascorso una mezza giornata a
camminare tra le rovine, c'erano ben pochi turisti (quasi
escluvamente turismo locale) e qualche lucertola. Negli
ultimi anni il Libano ha avuto un grosso calo di turismo
dovuto alla continua instabilita' con Israele. Anche
Baalbek, infatti, e' stata bombardata nel 2006.

La giornata di riposo non sarebbe andata male se il
ventilatore in camera avesse funzionato sempre! I black out
sono devastanti con questo caldo, quando credi di stare
bene... puff... via la corrente e il ventilatore si spegne,
comincia la sauna!!

Il 3 luglio siamo partiti verso Damasco, tra le bandiere
sventolanti degli Hezbollah abbiamo raggiunto il bivio che
portava in Syria. Per uscire dalla valle ovviamente c'era
una bella salita e con i "piloti" che contribuivano a farci
inchiodare per non essere stirati era ancora piu' faticosa.
All'ora di pranzo abbiamo raggiunto il confine, cambiato le
poche lire libanesi che avevamo, fatto pipi' e raggiunta
l'immigrazione. In pochi minuti (giusto per compilare i
moduli d'uscita) abbiamo avuto il timbro sul passaporto.
Siamo passati davanti alla dogana senza fermarci e via verso
la Syria. Impressionante la coda chilometrica dei bilici
bloccati che volevano entrare in Libano e, ancora piu'
impressionante, la salita dello spazio fronterizo per
raggiungere la Syria!

E' bastato arrivare all'immigrazione per essere felici di
essere di nuovo in Syria. Questa volta ottenere il visto in
frontiera e' stato ancora piu' semplice. Non c'e' nessuna
rappresentanza siriana in Libano e vice versa, per questo
motivo ottenere il visto in frontiera e' una cosa
semplicessima e normale. Abbiamo pagato i nostri 20 dollari
a testa e ottenuto il visto in una mezz'ora.
Questa volta l'ufficiale non ha leccato i francobolli (come
il suo collega nell'altro ingresso) ma abbondato con la
colla! Ma che furbo!!! Ha fatto un bel casino, non potevamo
piu'
chiudere il passaporto altrimenti non avremmo piu' potuto
riaprirlo!! Siamo stati col passaporto aperto 5 minuti e poi
abbiamo pedalato i primi chilometri tenendo il passaporto
tra le mani in modo che la colla asciugasse.

Dopo 45 chilometri di sali e scendi (forse un po' piu' di
scendi) abbiamo raggiunto Damasco. Ci saranno volute due ore
per trovare il centro, ovvio che non trovavamo la via per
raggiungerlo... eravamo in centro! Che vergogna, a poche
centinaia di metri c'era il nostro albergo ma non riuscivamo
a capire come eravamo girati.

Ieri mattina sono andato dal barbiere, il giorno prima mi
aveva gia' addocchiato come potenziale cliente. Avevo una
zazzera troppo folta, l'ultima volta i capelli me li aveva
tagliati Patrizia nella vasca da bagno in Turkmenistan!
Erano due barbieri, forse padre e figlio, in uno shop
minuscolo con un arredamento anni '50. Macchinette per
rasare
a mano (tipo cesoia) ma per me, e no eh, per me ha tirato
fuori la sua "ferrari" elettrica! Che privilegio!

Dopo il barbiere abbiamo passeggiato per la citta' vecchia,
deserta perche' venerdi' per i mussulmani e' festa.

Maometto quando raggiunse Damasco la vide dalla montagna ma
non volle andarci. Disse che in paradiso ci sarebbe voluto
andare una sola volta.

Damasco non e' un paradiso ma la citta' vecchia e' molto
bella e vale la pena visitarla . Magari in quei tempi, senza
tanta periferia, era davvero un paradiso.

Oggi siamo tornati nel bazar, nella confusione quotidiana
tra bancarelle e grida della gente per addescare qualche
cliente. Mi sono comprato un'altra canotta per pedalare, la
vecchia era troppo bucata e consumata, ormai era
irrecuperabile. Quella che avevo comprato ad Aleppo era un
pacco, non andava bene neppure come pigiama.
Oggi andremo ancora un po' in giro per la
citta' vecchia, faremo un po' di spesa e domani si parte
verso la Giordania.

Un giorno di pedalata e dovremmo essere al confine.

Ci sentiamo da Amman tra qualche giorno, ciao a tutti!

Claudio
PATRIZIA (RITORNO IN SYRIA, 1/07/2008 -5/07/2008)
....si racconta che quando Maometto arrivo' sulle montagne
prima di Damasco e la vide dall'alto decise di fermarsi li'
perche' disse di voler entrare in paradiso solo una volta e
questo momento sarebbe stato quando fosse morto...

Ciao cari,

siamo a Damasco. Forse non e' un paradiso come penso'
Maometto ma e' stato piacevole ritornare in Syria!

1 luglio. Ripartiamo da Beirut. Lasciamo la non troppo
piacevole pensione dove alloggiavamo e torniamo in sella.
Impieghiamo piu' di un'ora a trovare la strada giusta per
uscire dalla citta' (nella direzione che vogliamo noi!) e
nel mentre almeno tre auo rischiano di investirci. Guidano
veramente male i libanesi e le bici non le contano proprio!
Presa la strada giusta inizia una salita trafficata che dura
per 30 km. Sembra non finire mai ma finalmente alle 3 del
pomeriggio inzia la discesa verso la valle di Bekaa. Giunti
nella valle, molto pianeggiante ed ampia, lasciamo la strada
che va verso Damasco e giriamo verso nord. Dopo una 40ina di
km raggiungiamo Baalbek, la citta' del sole del mondo
antico. Qui c'e' il piu' impressionante sito romano del
Medio Oriente.

2 luglio. Visitiamo Baalbek nel tardo pomeriggio. Quando il
calore del sole e' minore e le rovine sono ancora aperte al
pubblico. Non c'e' praticmente nessuno all'interno delle
rovine e appena saliti dalla scalinata principale si e'
catapultati in un altro mondo. Un mondo che non ti aspetti
nel cuore del Medio oriente (un po' di Roma anche qui).
Colonne, capitelli, archi e decori. Dopo molte moschee e
madrase e' piu' piacevole visitare un sito romano! Dei
templi e dei cortili non e' rimasto molto ma sono
impressionanti (enormi) le sei colonne rimaste del tempio di
Giove ed il tempio di Bacco quasi interamente rimasto
intatto. Dopo la conquista araba una parte del complesso
templare venne trasformata in cittadella fortificata e venne
costruita una grande moschea di cui pero' non rimane molto.
C'e poi un museo (purtroppo posto praticamente all'uscita
che invece sarebbe bello visitare prima di vedere le rovine)
con molte spiegazioni sul sito archeologico in arabo,
francese, inglese e tedesco. Infine un interessante mostra
fotografica di due viaggiatori tedeschi che visitarono
quella valle nei primi anni del 1900. Davanti al tempio di
Bacco (illuminato splendidamente di rosso) e' posto un palco
dove nelle sere di Luglio ci sono spettacoli musicali e
teatrali.

3 luglio. Partiamo nelle prime ore del mattino. Si pedala
meglio quando non c'e' il solleone! Torniamo indietro fino
alla stada principale che va da Beirut a Damasco e
raggiungiamo la frontiera. In pochi minuti compiliano le
carte di uscita e viene messo il timbro di uscita sul
passaporto. Passata la frontiera pedaliamo per qualche km in
salita (dove c'e' un fila di camion e bilici lunga 3 0 4 km
in attesa di entrare in Libano! poveri autisti!) fino ad un
passo dove un cartello ci indica che stiamo per entrare su
suolo syriano. Scendiamo 2 o 3 km e giungiamo alla frontiera
syriana. Paghiamo 20 US dollari per il visto e dopo poco ci
viene riconsegnato il passaporto timbrato. Come sono piu'
cortesi i syriani. A pelle mi ci trovo meglio. Ci fermiamo a
mangiare sotto un gigantesco albero e poi iniziamo a
scendere. Prima di raggiungere Damasco ci incuriosisce un
cartello stradale con l'indicazione per l'Iraq. Saliamo per
qualche km e poi scendiamo fino a raggiungere Damasco.
Troviamo un hotel (il cui nome tradotto e' "Felicita'
Hotel") tra le viuzze della citta' vecchia. E' spettacolare
che non ci sia nulla di dritto! Ne le porte, ne le finestre
ne i mui. E' una casa vecchia adattata a hotel. C'e' un
cortile interno coperto da dei rampicanti che e'
incredibilmente fresco rispetto all'afa fuori. La cosa piu'
impressionante pero' e' il WC! E' il piu' piccolo che abbia
mai visto...cioe' il water e' di dimensioni normali ma le
dimensione dello "sgabuzzino" in cui e' posto sono
incredibilmente poco piu' grandi della tazza...a peggiorare
la situazione c'e' il muro storto ed il pavimento pendente!
Dall'altra parte pero' e' molto pulito, sia le stanze che i
servizi e lo staff e' molto gentile

4 luglio. Damasco. Apriamo gli occhi...ora di fre
colazione...guardiamo i biscottini sul comodino
e...scendiamo a fare colazione! usciamo dall'albergo ed in
giro e' incredibilmente tranquillo...ecco perche'...e'
venerdi'! L'unici esercizi aperti sono qualche ristorante,
qualche gelateria (e' impressionante quante gelaterie ci
sono!) e i barbieri. Claudio si ferma da un barbiere dove
c'e' un vecchietto (che sembra millenario) che sta tagliando
i capelli ad un ragazzo ed un altro piu' giovane con una
ricciolatta di capelli neri. Si siede ed inizia a tagliargli
i capelli. Io seduta appena dietro mi guardo in giro. La
stanza da su una delle viuzze dellla citta' vecchia ed e'
molto piccola. Ci sono due eggioloni da barbiere che
probabilmente hanno solo qualche anno meno del vecchietto.
Due specchi enormi e pesanti. Di quegli attrezzi per
tagliare i capelli che sembrano di un'altra epoca. Rasoi a
mano, forbici e qualcos di piu' moderno. Ci sono due piccoli
armadietti/comodini che se potessero parlare avrebbero
sicuramente hanno una vita da raccontare! Sullo specchio
davani al seggiolon dove taglia i capelli il vecchietto ci
sono alcune foto di lui che taglia i capelli ad alcuni
stranieri ed una foto della torre Eiffel. Sulla mensolina
sotto lo specchie oltre a scatoline dove tiene le lamette
una piccola torre Eiffel. I capelli di claudio sono tagliati
molto bene e paghiamo il taglio poco piu' di un euro. prima
di uscire il barbiere giovane ci fa vedere le foto delle sue
tre figlie e il vecchietto ci da una calorosa stretta di
mano (stranamente anche a me che sono una donna). Facciamo
un giro nel bazar...poco caotico e tanti negozi chusi...e'
venerdi'. C'e' una gelateria aperta dove entra ed esce molte
gente. Decidiamo di entrare e provare un gelato. Tutti
prendono lo stesso...vaniglia con pistacchio tritato, lo
proviamo anche noi. Sara' molto popolare, elogiata da molti
ma il gelato non e' nulla di che! Ci sono alte gelaterie in
giro dove il gelato e' molto piu' buono.

5 luglio. Oggi la citta' ed il bazar sono molto piu' caotici
ma mostrano il meglio di se' con i negozi aperti e molte
donne e uomini che fanno i loro acquisti, vanno verso la
moschea o semplicemente passeggiano.

Ciao a tutti, ci sentiamo dalla Giordania,

Patrizia

30.6.08

CLAUDIO (LIBANO, 30/06/2008)
Ciao a tutti, siamo arrivati a Beirut ieri pomeriggio. Ci
siamo alloggiati in un albergo (se cosi' si puo' chiamare)
decadente ma e' la sistemazione piu' economica che abbiamo
trovato. Resteremo fermi solo oggi e domani andremo in una
localita' sulle montagne a cercare un po' piu' di fresco e
toglierci da qui.

Eravamo partiti il 25 giugno da Aleppo con un caldo
micidiale, caricato le biciclette di bottiglie d'acqua e via
verso sud. Pochi chilometri dopo la citta' abbiamo
incontrato due ragazzi siriani con le bici da corsa. Abbiamo
pedalato qualche chilometro assieme scambiando quattro
chiacchiere.

I siriani sono molto conservatori, diciamo che e' un po' un
misto tra Iran e Pakistan. Molti di loro indossano vestiti
tradizionali e le donne sono per la maggior parte coperte.
Per questo motivo Patrizia ha pedalato sempre coi pantaloni
lunghi per non offendere nessuno. Io invece da UOMO LIBERO
ero in pantaloncini e canotta (stesso abbigliamento da
Pechino a Beirut).

La gente si e' spesso dimostrata ospitale e gentile con noi.
Mentre pedalavamo mi si era affiancato un
tizio su una motoretta e voleva portarci a casa sua per un
chay e se non fosse stato per il caldo assurdo avremmo
accettato. Il pensiero di un the bollente ci ha fatto paura!

All'ora di pranzo ci siamo fermati dentro una baracca alla
fermata del bus per mangiarci i nostri panini. Un signore
che viaggiava con un furgone si e' fermato per invitarci a
casa sua a pranzare dicendo che era molto piu' fresca e
pulita casa sua di quella baracca!

Il primo giorno di pedalata ho bucato ben due volte, prima
la gomma dietro e poi quella davanti. Mentre eravamo fermi
che pezzavo le gomme molta gente si fermava a chiedere se
avevamo bisogno di aiuto, di un passaggio o semplicemente
per darci il benvenuto in Syria.

Tanto gentili gli aduldi quanto infami i bambini! La nuova
generazione? Speriamo di NO! Mentre passavamo ci gridavano a
voce alta per farci forse paura(?), facevano dei gesti per
colpirci, per toccare le bici e per darci fastidio. Un
gruppetto di ragazzini ci ha pure tirato dei sassi mentre
pedalavamo in salita. La maggior parte dei ragazzini e'
stata davvero odiosa, tanto che a uno di loro ho dato
(piano) un mezzo ceffone.

Il paesaggio in Syria e' monotono e interessante allo stesso
tempo come lo era in Iran. Deserto e caldo... Le citta' e i
villaggi lungo la strada sono tutti color sabbia, le case di
pietra e le moschee che invocano Allah molte volte al
giorno.

Il primo giorno abbiamo raggiunto a fatica, dopo 141 km,
Hama. In citta' ci siamo fermati un paio di giorni dove ho
approfittato della manichetta dell'acqua per lavare le
biciclette (e' stata l'unica occasione da quando siamo
partiti!!).

Il 27 siamo partiti in salita, ero gia' scoppiato per aver
fatto tutti i piani di scale avanti e indietro, prima con la
mia bici e poi con quella di Patrizia!

Lungo la strada, fortunatamente, ci sono delle baracche dove
vendono bibite fresche e l'acqua! Durante il giorno beviamo
circa 6/8 litri d'acqua per non morire disidratati! In
quelle baracche (alle volte vecchi furgoni o container)
hanno delle batterie per alimentare i frigoriferi e
manternere l'acqua fresca.
Dentro una di quelle baracche abbiamo conosciute tre donne
zingare coi loro bellissimi vestiti colorati, lunghe trecce
e una di loro tutta tatuata malamente. Cercavano di parlare
con noi ma con l'arabo e' impossibile comunicare! Non si
capisce una mazza!

Quel giorno abbiamo attraversato un campo di zingari, una
tendopoli dove spiccavano i colori dei vestiti delle donne e
gli schiamazzi dei bambini che giocavano nella spazzatura.

A pranzo i soliti panini sotto degli arbusti per cercare di
tenere, almeno a pranzo, la testa all'ombra! Eravamo vicini
ad una baracca dove c'erano due bambini che a turno sono
venuti a darmi la mano (a Ptrizia no, e' una donna!) piu'
volte e poi uno di loro e' arrivato a farci vedere la sua
biciclettina. Passava avanti e indietro sfoggiando il suo
bolide!
E' impressionante il numero della gente con gli occhi
azzurri, il segno dell'occupazione francese durata molti
anni in Syraia e Libano.

Quel giorno abbiamo deciso di fare tappa a Crac Des
Chavallier, un castello sulla cima di un monte. La
deviazione dalla strada principale era solamente di 15 km ma
una scorciatoia ci ha spezzato non poco le gambe. Un bivio
con due cartelli che indicavano il castello, uno con scritto
7 km e l'altro 13. Nenche da pensarci su... prendiamo quello
da 7, e' ovvio! Un culo allucinante e dopo un'ora o forse
piu' abbiamo raggiunto il castello. Considerato il castello
dei sogni d'infanzia ed in effetti era molto bello. Un
castello bianco, enorme sulla cima del monte.

Il 28 siamo partiti verso il Libano, un'indicazione
sbagliata ci ha portato sulla strada vecchia per raggiungere
la frontiera dove dei militari armati ci hanno fermato e
spediti indietro. Un tizio che parlava inglese ci ha
accompagnati sulla strada giusta e consigliato di
ripensarci... In Libano sparano!

A furia di zig zag abbiamo raggiunto la frontiera e per
ottenere il timbro d'uscita siriano non c'e' voluto un
attimo. Patrizia faceva la guardia alle bici e io dentro con
gli ufficiali che di lavorare non ne avevano proprio voglia.
Non sapevano usare i computer e per ogni minima cosa era una
catastrofe! Forse in mezz'ora sono riusciti a timbrare i
passaporti.

Lo spazio fronterizo era un caos totale di lavori in corso
da decenni, mercato nero dei cambia soldi che gridavano,
camion bloccati in coda e nessuna regola, nessun codice
della strada, passa chi e' violento!
All'immigrazione libanese c'era una gran coda e in una
mezz'ora abbiamo avuto il timbro, visto gratis per un mese!
I militari, prima di lasciare l'immigrazione, ci hanno
augurato buona fortuna e invitato a fare molta attenzione!
Ma dove andiamo?!

Alla dogana sono stati molto piu' onesti e chiari dicendo di
fare molta attenzione che il Libano non e' un paese
tranquillo. Ci hanno consigliato di passare veloce il nord
del paese e di evitare Tripoli perche' sparano.
Patrizia si e' spaventata molto e io sinceramante avrei
proseguito senza badare troppo a quello che gli ufficiali ci
dicevano.
Per evitare rimorsi e rimpianti abbiamo cercato un passaggio
per i primi chilometri ed evitare Tripoli. L'unico mezzo e'
stato un furgone che ci ha portato in centro a Tripoli, da
li avremmo potuto prendere un bus per levarci dal pericolo.
Cosi' e' stato, abbiamo precorso 30 km sul furgone e
raggiunto la citta'. In periferia c'erano le barricate dei
militari, posti di blocco, truppe d'assalto negli angoli
della citta' e carroarmati lungo le vie di Tripoli. Ci hanno
scaricato in centro e dopo una contrattazione andata a male
con un tassista abbiamo deciso di dormire in citta'. Mentre
cercavamo un alloggio abbiamo sentito due colpi di pistola
ma la gente era tranquilla, nessuno si era scomposto.

In citta' non c'era molta tensione, sembrava che i
carroarmati fossero una abitudine per loro.
I mezzi che circolavano a Tripoli erano sopratutto mercedes
degli anni '80, alcuni cimeli come Fiat Ritmo 105
cavalli, delle 112, Renault 12 e altri mezzi che in Italia
non si vedono piu' da anni.

Ieri siamo partiti da Tripoli, attraversato diversi
checkpoints dei militari e rivisto, dopo quasi 2 anni il
Mediterraneo. Segno che il viaggio sta finendo, per me una
tragedia e per Patrizia un po' di gioia di rivedere la
penisola...

In periferia di Tripoli abbiamo attraversato alcuni campi di
rifugiati palestinesi che avevano costruito una tendopoli
sulle rive del mare. Sono oltre 400000 i profughi
palestinesi in Libano, ben il 10 per cento della
popolazione.

Abbiamo percorso 80 chilometri per raggiungere Beirut
attraversando alcune localita' turistiche (solo turisti
libanesi). Le citta' sono inquietanti, palazzoni senza
gusto, residence nuovi, alcuni abbandonati, altri mai finiti
e alcuni in costruzione. Tutta la costa e' coperta da quei
palazzoni in mezzo agli uliveti. Hanno costruito tutto senza
il minimo gusto e senza pensare di finirli! Gli edifici mai
finiti di cistruire sono un numero pauroso.

Il Libano e' il paese piu' democratico nel Medio Oriente, la
maggioranza e' mussulmana ma il 40 per cento della
popolazione e' cristiana. La gente si veste in maniera molto
occidentale, le donne sono molto libere e possono andare a
spiggia e camminare tranquille scosciate.

Il traffico in Libano e' impressionante, non sanno guidare e
per le strade giocano a fare le gare, sgommate, frenate e
rischiano di ammazzarci ogni momento. Il traffico, dopo gli
israeliani, e' il pericolo piu' grosso in Libano.

Abbiamo raggiunto Beirut nel primo pomeriggio, alcuni
palazzi sono trivellati dai colpi degli israeliani nel 2006,
altri completamente distrutti, abbandonati e pericolanti in
centro citta'. Hanno costruito nuovi grattacieli, ancora
piu' alti dei vecchi e stanno cercando di demolire quelli
distrutti dagli attacchi israeliani.

Il Libano ha una storia di guerre che duara da un secolo.
Dopo la sua indipendenza nel '46 ha avuto delle brutte
guerre civili e poi, dal '78, le continue guerre con Israele
con l'ultima solamente nel 2006.

Beriut e' una citta' caotica e poco accogliente, tanto
traffico e nulla da vedere. Ieri sera abbiamo camminato in
riva al mare, sulla passeggiata c'erano i bambini che
giorcavano e a pochi metri i carroarmati, filo spinato e
militari che pattugliavano la citta'.

In capitale circolano mezzi meno improvvsati, molte auto
sono nuove e i cimeli sono rari. Sulle targhe delle
macchine, come sulle bandiere, e' disegnato un albero di
cedro. In Libano c'era una delle piu' belle foreste di cedro
ma con una politica di deforestazione hanno distrutto il
loro patrimonio riducendolo a piccole chiazze.

Abbiamo deciso di ripartire domani verso Baalbek, una citta'
delle piu' antiche in Libano. Sarebbe assurdo rimanere
ancora fermi in capitale, il nostro albergo e' una topaia e
la citta' non offre nulla. Il Libano e' molto caro (per noi
viaggiatori) e le cose economiche (come il nostro albergo)
sono dei pollai e non costano neppure poco.

Resteremo in Libano ancora qualche giorno per poi rientrare
in Syria e raggiungere Damasco.

Ci sentiremo dalla Syria tra qualche giorno, ora andiamo al
supermercato a fare le provviste per i prossimi giorni!

Ciao a tutti!!

Claudio
PATRIZIA (ALEPPO-BEIRUT, 25/06/2008 - 30/06/2008)
Ciao a tutti,

siamo a Beirut, in Libano. Fa molto caldo fuori ma qui,
nell'internet cafe'' c'e' l'aria condizionata.

25 giugno. Aleppo-Hama. Riaprtiamo da Aleppo e appena usciti
dalla citta' incrociamo due ciclisti syriani che si stanno
allenando. Le loro bici non sono spettacolari ma meglio di
quelle che abbiamo visto in giro. Fa molto caldo e durante
la giornata beviamo piu' di 6 litri di acqua a testa.
Durante la giornata tre volte ci invitano a casa per
mangiare e riposarci. Claudio buca tre volte e mentre siamo
fermi a riparare la camera d'aria ragazzi o uomini con le
loro motorette si fermano per vedere se abbiamo bisogno di
aiuto. Intorno a noi tanti ulivi! Gli uomini sono per lo
piu' vestiti tradizionali con le loro tunicone. Le done per
la maggior parte con il capo coperto. I piu' ospitali sono
gli adulti e gli anziani, i ragazzi spesso sono un po'
stupidi con le loro grida disumane e le risate. Le case sono
per lo piu' del colore della terra: color sabbia. Arriviamo
ad Hama alle 8 di sera dopo 140 km e abbastanza cotti.
Troviamo alloggio in un hotel carino e con lo staff davvero
amichevole. c'e' qualche altro turista e la sera guardiamo
tutti insieme Turchia-Germania. Finita la partita siamo
tutti dispiaciuti. Di piu' i siriani che tenevano molto in
una vittoria della Turchia.

26 giugno. Decidiamo di sostare un giorno ad Hama. Fa molto
caldo e ci si sente un po' "fiacchi". Ne approfittiamo della
terrazza con la manichetta dell'acqua per lavare le bici.

27 giugno. Hama - Crac Des Chevalliers. Facciamo colazione a
base di formaggio, olive, uova e pane e marmellata. Il tutto
accompagnato da una tazza di te'. Non e' un toccasana per la
salute ma e' cio' che offre la Syria! E' venerdi' e la
maggior parte dei negozi sono chiusi. Ripartiamo e per le
strade c'e' poca gente in giro. Qualche famiglia fa pic-nic
sotto gli alberi lungo la strada. Arrivati ad Homs giriamo
verso ovest, verso il mar Mediterraneo. Il vento ora soffia
contro. Ci fermiamo a pranzo sotto dei pini. Due bimbi
vengono a salutarci e danno la mano a Claudio. Dopo poco uno
ritorna orgoglioso con la sua biciclettina e da nuovamente
la mano a Claudio. mentre mangiamo i nostri panini pedala
avanti e indietro con la sua bici. Un bilico passa nella
stradina sterrata vicino a cui ci siamo seduti a mangiare e
dopo poco BOOM...e' scoppiato un copertone al bilico!
Scendiamo in una vallle e dal basso della pianura vediamo la
nostra destinazione in cima sulla collina: Il castello Crac
Des Chevalliers. Usciamo dalla strada principale e dopo poco
iniziamo a salire. Decidiamo di fare la strada piu' breve
per raggiungere il castello. Non so se e' stata una bella
scelta. La strada segue il crinale della collina senza
troppe curve. Una pendenza assurda. Non si riescono a
lasciare le mani dal manubrio per bere. E' troppo dura la
salita. Impiegiamo qualcosa tipo tre quarti d'ora per
percorrere meno di tre km. Per arrivare al castello ci sono
altri 5 km! Arrivati in cima veniamo ripagati dalla vista e
dal castello. Molto fiabesco! troviamo una stanza per la
notte ad un ristorante attaccato al castello. La
stanza...beh non fiabesca come il castello...! E' molto
silenzioso e piu' fresco quassu' e dormiamo come ghiri.

28 giugno. Crac Des Chevalliers - Tripoli. Scendiamo dal
castello di nuovo nella valle ma percorrendo un'altra strada
e raggiungiamo la strada principale. Dopo pochi km leggiamo
un cartello che indica la strada per la frontiera con il
Libano. Cosi' imbocchiamo quella strada. Dopo due km
arriviamo ad un bivio. Ci sono dei militari che ci fermano e
ci chiedono dove stiamo andando. Siamo si al confine con il
Libano ma su una strada su cui non c'e' frontiera cosi'
torniamo di nuovo indietro per la stessa strada di nuovo
fino alla principale. Dopo un'altra decina di km prendiamo
un'altra strada che dovrebbe portare alla frontiera. In
mezzoretta giungiamo alla fine della Syria. Molto caotica la
frontiera siriana ed ancor di piu' quella libanese con un
sacco di camion in fila, tanti lavori in corso e persone
ovunque. All'imigrazione libanese ci fanno il visto
turistico per un mese senza pagare nulla (ovviamente ci
chiedono se abbiamo visitato o visiteremo
Israele...risposta:no!). I militari in
frontiera sono gntili ma ci dicono di fare attenzione in
Libano. I cartelli, le insegne dei negozi, ecc sono sia in
arabo che in francese. Ma non in inglese. Dopo qualche altro
km c'e' la dogana dove un ufficiale ci dice che non e' un
bel momento per andare a Tripoli. Ci dice che ci sono
sparatorie nel area a nord di Tripoli. Chiediamo se ci sono
problemi per pedalare. Ma non e' molto chiaro. Gli chiediamo
se possiamo stare a dormire a Tripoli e ci dice di no.
Inziamo a pedalare in Libano. Non sono sicura di pedalare,
sono ansiosa e l'ufficiale non m'ha messo certo
tranquillita'. Torniamo indietro alla dogana e chiadiamo
all'ufficiale se c'e' un mezzo che ci possa portare fino a
Tripoli o oltre. Ferma un furgoncino che ci porta
('ovviamente' pagandolo) fino a Tripoli. Lungo i 30 km che
ci separano da Tripoli vediamo molti accampamenti e tendoni.
Probabilmente di rifugiati (i palestinesi in Libano sono
400.000...il 10% della popolazione totale). Arriviamo sulle
coste del Mar Mediterraneo...e' molto bello. Prima di
raggiungere Tripoli passiamo qualche posto di controllo
militare e una decina di carroarmati con tanto di militare
seduto sopra di fronte alla mitragliatrice. Giungiamo in
centro a Tripoli dove il nostro autista ci scarica.
Decidiamo di fermarci a Tripoli a dormire. Sembra abbastanza
tranquilla e le persone girano tranquillamente. In citta' la
maggior parte delle auto sono mercedes degli anni '80. poi
bmw o renault degli stessi anni molto scassate. Alloggiamo
in una pensione. Il palazzo molto squincio ma la casa
pulita. La signora che ci ospita ci offre da bere e da
mangiare appena entrati in casa. In Libano la maggior parte
delle persone sono musulmane ma esiste un 30/40% di
cristiani (cattolici e ortodossi). Usciamo giusto per cenare
e comprare dell'acqua e poi ritornaimo alla pensione.

Il Libano e' il paese piu' verde del Medio Oriente. Il
simbolo (che e' anche sulla bandiera libanese) e' l'albero
di cedro. Sfortunatamente da una delle piu' belle foreste
che era si e' ridottta a solo qualche macchia sulle
montagne. Qualche progetto di reforestazione e' in atto ma
potrebbero volerci secoli.

29 giugno. Tripoli-Beirut. Ripartiamo da Tripoli. Passiamo
ancora qualche posto di blocco e poi imbocchiao la
superstrada per Beirut che costeggia il mare. Il vento
soffia contro ma il cielo e' azzurro e il mare splendido.
Dopo una 20ina di km scendiamo sulla strada costiera dove
passano alcuni bilici (hanno il divieto di circolare sulla
superstrada). La strada e' stretta ma con una vista
spettacolare sul mare. Intorno a noi e' abbastanza deserto a
parte qualche piccolo hotel con la spiaggia. Dopo altri 15
km veniamo "inghiottiti" da un'estate "ligure" di auto
parcheggiate ogni dove lungo la costa e centiania di persone
sulle spiaggie e in acqua. E' uno dei paesi piu' liberali
del Medio Oriente. Le donne sono per la prima volta dopo
mesi in bikini e calzoni corti. Gli uomini vestiti "molto
europei". Probabilmente dovuto anche al fatto che la
popolazione non e' solo musulmana. Il Libano e' come dicevo
molto verde e la costa assomiglia a quella ligure pero' ci
sono molte costruzioni 'obrobriose' e altre (tate) mai
finite. Siamo fermi a pranzare in uno dei pochissimi posti
liberi che abbiamo trovato e due ragazzi in motorino vengono
a fare la nostra conoscenza. uno parla molto bene inglese ed
e' fidanzato con una ragazza italiana. Ci scambiamo le email
e ricominciamo a pedalare. Le auto sono meno scassate che a
nord, c'e' sempre qualche posto di controllo militare (per
lo piu' ragazzotti in divisa sotto il sole cocente con in
mano un fucile mentre tutti gli altri ragazzi sono in
costume a fare il bagno). Prima di arrivare a Beirut Claudio
buca dietro e pedaliamo un po' in autostrada, un po' sul
lungo mare e un po' sulle strade secondarie. In autostrada
ci sono alcuni ragazzotti in moto che fanno le impennate e
rischiano di spaccarsi la testa loro e a qualcun'altro. Ci
sono i poliziotti ma sembrano non importarsene. Generalmente
a chi guida le auto sembra piaccia "fare il pilota" (in
strada!).

Arriviamo a Beirut e in centro su alcuni palazzi (ormai
deserti, a esclusione forse di qualche "abusivo" che ci vive
ancora) vediamo i segni dei bombardamenti da parte di
Israele avvenuti nel 2006. Altri palazzi sono stati
ricostruiti da poco tempo. Alloggiamo in un albergo davvero
"squincio" e nemmeno economico. Almeno le lenzuola sembrano
profumare di bucato. Qui e' piu' caro della Syria e lo
standard che offre allo stesso prezzo e' piu' basso sia nel
cibo che negli alloggi. Beirut e' una grande citta', offre
molte cose. Forse riusciresti a trovare tutto cio' che ti
serve e offre alcune strutture fra le piu' valide del Medio
Oriente. Pero' boh ha qualcosa per cui non ti senti troppo a
tuo agio. Sul lungo mare (la sera) ci sono bambini in
biciclette, signore che fumano il narghile', uomini che
pescano, signori che passeggiano, ragazzi che flirtano,
bambini che guidano macchinine a pedali o motociclettine e
qualche militare e due carroarmati (la gente sembra non
farci caso, sono come parte della citta' tanto uguali ad un
palazzo o ad un albero). Ci sono molte catene internazionali
come Hard Rock cafe', MC Donald, KFC e Starbucks. Del gelato
spettacolare e kebab. Stasera in onda Spagna-Germania.
Sembrano tifare tutti per la Germania, bandiere sulle auto,
sulle case e qualcuno con il motorino. Vince la Spagna e
c'e' casino lo stesso fino a tardi.

30 giugno. Oggi fa molto caldo. E' andata via la corrente e
'ovviamente' la pnsione dove alloggiamo non ha il
generatore...cosi' il ventilatore e' 'morto'! Saremo qui
oggi e domani credo ripartiamo. Andremo a Baalbek, in
centro-est Libano e poi raggiungeremo Damasco in Syria.

Ciao gente, ci sentiamo nuovamente dalla Syria.

Patrizia

23.6.08

CLAUDIO (PIANO A, WELCOME TO SYRIA, 23/06/2008)
Ciao Gente, il piano A ha funzionato a meraviglia e vi posso
scrivere dalla Syria. Fortunatamente alla frontiera non ci
hanno rimandato indietro ma fatto un visto per 15 giorni.
Ufficialmente non si poteva ottenere in frontiera ma qualche
viaggiatore aveva smentito la cosa e noi ci abbiamo prvato
come loro. Tutto e' andato a meraviglia, sarebbe stato
proprio un peccato non poter proseguire verso sud.

La Turchia, come nello scorso viaggio, mi ha lasciato un
gran bel ricordo. Prima o poi ci ritiorno, col prossimo
viaggio probabilmente.

Il 17 giugno siamo ripartiti da Elazig dopo due giorni sosta
per recuperare un po' le energie. Sfortunatamente il vento
soffiava forte e contrario e per percorrere 100 km e'
servita una intera giornata. Una foratura di Patrizia aveva
rallentato ancora di piu' la nostra marcia. Il problema piu'
grosso non era la foratura ma riuscire a trovare un albero
dove pezzare la camera d'aria. Il paesaggio a sud est della
Turchia cambia, tutto e' piu' arido e gli alberi scompaiono.
E' stata fortunatamente una giornata senza passi da
scavalcare, solo colline coperte da campi di grano e qualche
albero di albicocche troppo acerbe per essere rubate.
Peccato!

In serata abbiamo raggiunto Malatya e ci siamo alloggiati in
un albergo, faceva troppo caldo ed era troppo tardi per
cercare un posto dove accamparci con la tenda.

La mattina del 18 ho trovato la mia gomma davanti sgonfia ma
non riuscendo a trovare il buco l'ho rigonfiata e rimontata
sulla bici. Ci siamo fatti accompagnare dal ragazzo
dell'albergo in un negozio di bici per comprare una camera
d'aria nuova perche' quella di scorta l'avevamo gia' usata
qualche giorno prima. Al negozio erano tutti felici di avere
due turisti italiani, facevano un baccano allucinante,
ognuno doveva provare a dire qualcosa in inglese o in
italiano. Non abbiamo capito una sega di quello che
dicevano!

In tarda mattinata siamo potuti ripartire e dopo pochi
chilometri un poliziotto ci ha fatto accostare in una
piazzola. Una stretta di mano, un paio di domande e un
invito a seguirlo per offrirci un chay. Ci siamo fermati in
un container dove c'era un altro suo collega e abbiamo
bevuto della coca cola... forse sarebbe stato meglio un chay
ma va bene cosi'.

Mentre salivamo verso il passo una macchina della polizia ci
ha sorpassato e dall'autoparlante un ufficiale gridava
"welcome, welcome!". Sono sempre stati tutti davvero molto
gentili con noi, e' proprio bello viaggiare cosi'! Con la
bici e' un po' faticoso per i continui sali e scendi ma con
un mezzo a motore sarebbe troppo costoso. E' incredibile
quanto costa la benzina in Turchia, varia da 1.40 a 1.80
euro!

Per pranzo ci siamo seduti sotto un albero (non e' stato
facile trovarlo!) a mangiare dei panini. Poco dopo ci ha
raggiunto un signore in moto, si e' fermato, e' andato in
mezzo ai cespugli (pensavamo che andasse a cagare) dove ha
recuoperato due pezzi di cartone e ci ha fatto sedere sopra!
Ha insistito per andarci a comprare una bibita ma ci siamo
rifiutati, dai, non possiamo approfittare sempre di tutto!

Nel pomeriggio, dopo tanti sali e scendi, abbiamo raggiunto
senza la minima fatica (forse perche' eravamo gia' alti) il
passo a 1510 metri. La discesa e' stata spettacolare,
seguivamo un canyon in mezzo alla pineta e siamo scesi quasi
20 km. Durante la discesa Patrizia ha schivato per un pelo
un serpente e non se ne e' neppure accorta! Non era nemmeno
piccolo!

La felicita' per la discesa e' finita con un altro passo
davanti a noi. Oltre alla salita c'era pure un caldo
infernale a peggiorare la situazione. In serata abbiamo
raggiunto una piccola citta' lungo la strada dove abbiamo
trovato un alloggio non troppo pulito ma buono per la notte.

Il 19 siamo partiti in pianura e lungo la strada, davanti ad
una stazione di servizio, c'era un uomo che ci ha fermato e
invitato a bere un chay nel ristornate. Il proprietrio
parlava tedesco (come molti turchi che abbiamo conosciuto) e
in qualche modo siamo riusciti a dialogare un pochino.

Man a mano che scendevamo verso sud le giornate si sono
fatte sempre piu' calde e nonostante bevissimo litri e litri
d'acqua eravamo perenemmente disidratati. L'acqua nelle
boracce era spesso imbevibile da tanto era calda. Le abbiamo
infilate dentro a due calzini e li baganmo spesso ma e'
difficile mantenerla bevibile! Fortunatamente la Turchia e'
ricca di sorgenti e abbiamo potuto cambiare l'acqua spesso e
baganrci la testa.

Prima di raggiungere Gaziantep la strada si divideva in
autostrada (vietata alle bici) e in stradina in salita verso
un passo... ma che sfiga!
E' stata un po' una tortura, salita secca e violenta e un
sole cocente sulla testa. Dall'alto si vedeva l'autostrada
scorrere in pianura... e no, cosi' e' una presa per il
culo!! In serata abbiamo raggiunto Gaziantep dopo 128 km e
per completare la giornata ho aggiustato la doccia in
albergo. Abbiamo trovato una sistemazione economica (forse
troppo) dove il proprietrio mi ha spiegato che la doccia non
funzionava ma bisognava usare i secchi. Che branco di
impediti! Mi sono messo li e ho smontato i tubi, cambiato
due raccordi e riparato la doccia. Ho perso il conto dei
gabinetti aggiustati in viaggio!

Il 20 giugno una pedalata tranquilla verso il confine di 63
km. Pochi sali e scendi verso la pianura della Syria. Per
pranzo ci siamo fermati in un area di servizio dove i
gestori ci hanno offerto alcuni chay e bottiglie d'acqua
fresca. Siamo rimasti un paio d'ore fermi seduti sotto l'
albero a goderci l'ultima ospitalita' turca.
Abbiamo dormito a Kilis, l'ultima citta' turca sul confine.
La sera e' stato spettacolare vedere la partita di calcio
Turchia Croazia. Dopo la vittoria ai rigori e' scoppiato un
boato in tutta la citta', clacson e petardi che hanno pure
svegliato Patrizia che dormiva gia' da un paio d'ore.

21 giugno, e' iniziata l'estate e siamo usciti col
batticuore dalla Turchia sperando di non doverci rientrare
dopo poche ore! Un timbro d'uscita sul passaporto e via
verso la Syria attraversando lo spazio fronterizo con
cartelli di Pericolo Mine.

All'immigrazione siriana l'ufficiale ha guardato i
passaporti e stupito ha detto: "Why don't you have the
Visa?". Un po' agitati abbiamo risposto che molti
viaggiatori lo hanno ottenuto in frontiera senza probelma.
La seconda domanda era scontata: " Are you going to
Israel?". No, no, no! Ogni ufficiale che era in
quell'ufficio ha fatto la stessa domanda.

Ci hanno fatto accomodare in sala d'attesa e chiamato il
Ministero degli affari Esteri a Damasco e verificare chi
fossimo. Dopo un'oretta di attesa ci hanno chiamato in
ufficio dove un ufficiale ciccione ha leccato e appicicato
il visto sui nostri passaporti! Welcome in Syria!

E' bastato oltrepassare la frontiera per essere di nuovo
catapultati in Asia. Mezzi scassati e rumorosi, camion
sovracaricati e clacson a tutto spiano!
Abbiamo raggiunto Aleppo dove ci siamo sistemati in un
alberghetto carino ed economico. La citta' e' la piu'
conservatrice in Syria col maggior numero di donne che
indossano lo chador e molti uomini con tuniche bianche. E'
raro vedere donne senza velo camminare per la strada.
Le vie di Aleppo sono un esplosione di negozietti e insegne
pubblicitarie, collegamenti elettrici abusivi con matasse di
cavi attorcigliate attorno ai lampioni.

Nel nostro albergo c'era un iraniano che viaggiava in
bicicletta. Appena lo abbiamo conosciuto mi ha fatto piegare
dal ridere. Era stupito dalle nostre biciclette, diceva che
siamo i migliori costruttori di bici come Bianchi e Colnago,
cosa cazzo ci facciamo noi due con due bici cosi' brutte!
Come dargli torto, sono davvero brutte le nostre bici!

Ieri abbiamo riposato tutto il giorno e oggi ci siamo
"sbattuti" un po' di piu' cercando due copertoni per
Patrizia. In un negozietto abbiamo comprato due gomme per 6
euro (minchia che gomme) che peseranno 5 kg ma non c'e'
molta scelta qui! Abbiamo preso una mappa della Syria
(gratis all'ufficio turistico) e una canottiera per me
perche' la vecchia ormai era troppo marcia e bucata. Abbiamo
girato per il bazar, tra tessuti colorati, argento, vestiti
e mille altre cose. Nei vicoli stretti la gente trainava
carettini con la merce destinata al loro negozietto, bambini
che schivavno la folla trasportando vassoi con il chay,
altri che vendevano succhi di frutta, spezie e nocciole. I
tutto quel caos furioso di gente e schiamazzi pretendevano
di passare dei furgoncini col clacson a tutto spiano carichi
di tappeti. La vita nel bazar e' cosi' dall'alba al
tramonto, c'e' da chiedersi come fanno a sopravvivere
centinaia di negozietti tutti attaccati che vendono le
stesse cose.
Abbiamo resistito un paio d'ore ma poi tra il caldo
soffocante e la confusione di gente abbiamo preferito venire
a internet dove c'e' l'aria condizionata!!

Riposeremo ancora domani e poi partiremo verso il Libano,
tra una settimana dovremmo essere a Beirut.

Ciao a tutti, ci sentiamo tra qualche giorno!

Claudio