30.6.08

CLAUDIO (LIBANO, 30/06/2008)
Ciao a tutti, siamo arrivati a Beirut ieri pomeriggio. Ci
siamo alloggiati in un albergo (se cosi' si puo' chiamare)
decadente ma e' la sistemazione piu' economica che abbiamo
trovato. Resteremo fermi solo oggi e domani andremo in una
localita' sulle montagne a cercare un po' piu' di fresco e
toglierci da qui.

Eravamo partiti il 25 giugno da Aleppo con un caldo
micidiale, caricato le biciclette di bottiglie d'acqua e via
verso sud. Pochi chilometri dopo la citta' abbiamo
incontrato due ragazzi siriani con le bici da corsa. Abbiamo
pedalato qualche chilometro assieme scambiando quattro
chiacchiere.

I siriani sono molto conservatori, diciamo che e' un po' un
misto tra Iran e Pakistan. Molti di loro indossano vestiti
tradizionali e le donne sono per la maggior parte coperte.
Per questo motivo Patrizia ha pedalato sempre coi pantaloni
lunghi per non offendere nessuno. Io invece da UOMO LIBERO
ero in pantaloncini e canotta (stesso abbigliamento da
Pechino a Beirut).

La gente si e' spesso dimostrata ospitale e gentile con noi.
Mentre pedalavamo mi si era affiancato un
tizio su una motoretta e voleva portarci a casa sua per un
chay e se non fosse stato per il caldo assurdo avremmo
accettato. Il pensiero di un the bollente ci ha fatto paura!

All'ora di pranzo ci siamo fermati dentro una baracca alla
fermata del bus per mangiarci i nostri panini. Un signore
che viaggiava con un furgone si e' fermato per invitarci a
casa sua a pranzare dicendo che era molto piu' fresca e
pulita casa sua di quella baracca!

Il primo giorno di pedalata ho bucato ben due volte, prima
la gomma dietro e poi quella davanti. Mentre eravamo fermi
che pezzavo le gomme molta gente si fermava a chiedere se
avevamo bisogno di aiuto, di un passaggio o semplicemente
per darci il benvenuto in Syria.

Tanto gentili gli aduldi quanto infami i bambini! La nuova
generazione? Speriamo di NO! Mentre passavamo ci gridavano a
voce alta per farci forse paura(?), facevano dei gesti per
colpirci, per toccare le bici e per darci fastidio. Un
gruppetto di ragazzini ci ha pure tirato dei sassi mentre
pedalavamo in salita. La maggior parte dei ragazzini e'
stata davvero odiosa, tanto che a uno di loro ho dato
(piano) un mezzo ceffone.

Il paesaggio in Syria e' monotono e interessante allo stesso
tempo come lo era in Iran. Deserto e caldo... Le citta' e i
villaggi lungo la strada sono tutti color sabbia, le case di
pietra e le moschee che invocano Allah molte volte al
giorno.

Il primo giorno abbiamo raggiunto a fatica, dopo 141 km,
Hama. In citta' ci siamo fermati un paio di giorni dove ho
approfittato della manichetta dell'acqua per lavare le
biciclette (e' stata l'unica occasione da quando siamo
partiti!!).

Il 27 siamo partiti in salita, ero gia' scoppiato per aver
fatto tutti i piani di scale avanti e indietro, prima con la
mia bici e poi con quella di Patrizia!

Lungo la strada, fortunatamente, ci sono delle baracche dove
vendono bibite fresche e l'acqua! Durante il giorno beviamo
circa 6/8 litri d'acqua per non morire disidratati! In
quelle baracche (alle volte vecchi furgoni o container)
hanno delle batterie per alimentare i frigoriferi e
manternere l'acqua fresca.
Dentro una di quelle baracche abbiamo conosciute tre donne
zingare coi loro bellissimi vestiti colorati, lunghe trecce
e una di loro tutta tatuata malamente. Cercavano di parlare
con noi ma con l'arabo e' impossibile comunicare! Non si
capisce una mazza!

Quel giorno abbiamo attraversato un campo di zingari, una
tendopoli dove spiccavano i colori dei vestiti delle donne e
gli schiamazzi dei bambini che giocavano nella spazzatura.

A pranzo i soliti panini sotto degli arbusti per cercare di
tenere, almeno a pranzo, la testa all'ombra! Eravamo vicini
ad una baracca dove c'erano due bambini che a turno sono
venuti a darmi la mano (a Ptrizia no, e' una donna!) piu'
volte e poi uno di loro e' arrivato a farci vedere la sua
biciclettina. Passava avanti e indietro sfoggiando il suo
bolide!
E' impressionante il numero della gente con gli occhi
azzurri, il segno dell'occupazione francese durata molti
anni in Syraia e Libano.

Quel giorno abbiamo deciso di fare tappa a Crac Des
Chavallier, un castello sulla cima di un monte. La
deviazione dalla strada principale era solamente di 15 km ma
una scorciatoia ci ha spezzato non poco le gambe. Un bivio
con due cartelli che indicavano il castello, uno con scritto
7 km e l'altro 13. Nenche da pensarci su... prendiamo quello
da 7, e' ovvio! Un culo allucinante e dopo un'ora o forse
piu' abbiamo raggiunto il castello. Considerato il castello
dei sogni d'infanzia ed in effetti era molto bello. Un
castello bianco, enorme sulla cima del monte.

Il 28 siamo partiti verso il Libano, un'indicazione
sbagliata ci ha portato sulla strada vecchia per raggiungere
la frontiera dove dei militari armati ci hanno fermato e
spediti indietro. Un tizio che parlava inglese ci ha
accompagnati sulla strada giusta e consigliato di
ripensarci... In Libano sparano!

A furia di zig zag abbiamo raggiunto la frontiera e per
ottenere il timbro d'uscita siriano non c'e' voluto un
attimo. Patrizia faceva la guardia alle bici e io dentro con
gli ufficiali che di lavorare non ne avevano proprio voglia.
Non sapevano usare i computer e per ogni minima cosa era una
catastrofe! Forse in mezz'ora sono riusciti a timbrare i
passaporti.

Lo spazio fronterizo era un caos totale di lavori in corso
da decenni, mercato nero dei cambia soldi che gridavano,
camion bloccati in coda e nessuna regola, nessun codice
della strada, passa chi e' violento!
All'immigrazione libanese c'era una gran coda e in una
mezz'ora abbiamo avuto il timbro, visto gratis per un mese!
I militari, prima di lasciare l'immigrazione, ci hanno
augurato buona fortuna e invitato a fare molta attenzione!
Ma dove andiamo?!

Alla dogana sono stati molto piu' onesti e chiari dicendo di
fare molta attenzione che il Libano non e' un paese
tranquillo. Ci hanno consigliato di passare veloce il nord
del paese e di evitare Tripoli perche' sparano.
Patrizia si e' spaventata molto e io sinceramante avrei
proseguito senza badare troppo a quello che gli ufficiali ci
dicevano.
Per evitare rimorsi e rimpianti abbiamo cercato un passaggio
per i primi chilometri ed evitare Tripoli. L'unico mezzo e'
stato un furgone che ci ha portato in centro a Tripoli, da
li avremmo potuto prendere un bus per levarci dal pericolo.
Cosi' e' stato, abbiamo precorso 30 km sul furgone e
raggiunto la citta'. In periferia c'erano le barricate dei
militari, posti di blocco, truppe d'assalto negli angoli
della citta' e carroarmati lungo le vie di Tripoli. Ci hanno
scaricato in centro e dopo una contrattazione andata a male
con un tassista abbiamo deciso di dormire in citta'. Mentre
cercavamo un alloggio abbiamo sentito due colpi di pistola
ma la gente era tranquilla, nessuno si era scomposto.

In citta' non c'era molta tensione, sembrava che i
carroarmati fossero una abitudine per loro.
I mezzi che circolavano a Tripoli erano sopratutto mercedes
degli anni '80, alcuni cimeli come Fiat Ritmo 105
cavalli, delle 112, Renault 12 e altri mezzi che in Italia
non si vedono piu' da anni.

Ieri siamo partiti da Tripoli, attraversato diversi
checkpoints dei militari e rivisto, dopo quasi 2 anni il
Mediterraneo. Segno che il viaggio sta finendo, per me una
tragedia e per Patrizia un po' di gioia di rivedere la
penisola...

In periferia di Tripoli abbiamo attraversato alcuni campi di
rifugiati palestinesi che avevano costruito una tendopoli
sulle rive del mare. Sono oltre 400000 i profughi
palestinesi in Libano, ben il 10 per cento della
popolazione.

Abbiamo percorso 80 chilometri per raggiungere Beirut
attraversando alcune localita' turistiche (solo turisti
libanesi). Le citta' sono inquietanti, palazzoni senza
gusto, residence nuovi, alcuni abbandonati, altri mai finiti
e alcuni in costruzione. Tutta la costa e' coperta da quei
palazzoni in mezzo agli uliveti. Hanno costruito tutto senza
il minimo gusto e senza pensare di finirli! Gli edifici mai
finiti di cistruire sono un numero pauroso.

Il Libano e' il paese piu' democratico nel Medio Oriente, la
maggioranza e' mussulmana ma il 40 per cento della
popolazione e' cristiana. La gente si veste in maniera molto
occidentale, le donne sono molto libere e possono andare a
spiggia e camminare tranquille scosciate.

Il traffico in Libano e' impressionante, non sanno guidare e
per le strade giocano a fare le gare, sgommate, frenate e
rischiano di ammazzarci ogni momento. Il traffico, dopo gli
israeliani, e' il pericolo piu' grosso in Libano.

Abbiamo raggiunto Beirut nel primo pomeriggio, alcuni
palazzi sono trivellati dai colpi degli israeliani nel 2006,
altri completamente distrutti, abbandonati e pericolanti in
centro citta'. Hanno costruito nuovi grattacieli, ancora
piu' alti dei vecchi e stanno cercando di demolire quelli
distrutti dagli attacchi israeliani.

Il Libano ha una storia di guerre che duara da un secolo.
Dopo la sua indipendenza nel '46 ha avuto delle brutte
guerre civili e poi, dal '78, le continue guerre con Israele
con l'ultima solamente nel 2006.

Beriut e' una citta' caotica e poco accogliente, tanto
traffico e nulla da vedere. Ieri sera abbiamo camminato in
riva al mare, sulla passeggiata c'erano i bambini che
giorcavano e a pochi metri i carroarmati, filo spinato e
militari che pattugliavano la citta'.

In capitale circolano mezzi meno improvvsati, molte auto
sono nuove e i cimeli sono rari. Sulle targhe delle
macchine, come sulle bandiere, e' disegnato un albero di
cedro. In Libano c'era una delle piu' belle foreste di cedro
ma con una politica di deforestazione hanno distrutto il
loro patrimonio riducendolo a piccole chiazze.

Abbiamo deciso di ripartire domani verso Baalbek, una citta'
delle piu' antiche in Libano. Sarebbe assurdo rimanere
ancora fermi in capitale, il nostro albergo e' una topaia e
la citta' non offre nulla. Il Libano e' molto caro (per noi
viaggiatori) e le cose economiche (come il nostro albergo)
sono dei pollai e non costano neppure poco.

Resteremo in Libano ancora qualche giorno per poi rientrare
in Syria e raggiungere Damasco.

Ci sentiremo dalla Syria tra qualche giorno, ora andiamo al
supermercato a fare le provviste per i prossimi giorni!

Ciao a tutti!!

Claudio

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