PATRIZIA (BALOCHISTAN, 2/03/2008 - 11/03/2008)
Ciao ragazzi,
vi scrivo da Quetta, la capitale del Balochistan. Questa
regione di deserto e montagne, con tanti uomini in giro e
donne che non se ne vedono (a parte qui a Quetta). Passare
dal Punjab al Balochistan e' come cambiare paese ma
effettivamente sei nello stesso stato. Forse una delle parti
(moralmente) piu' pesante del viaggio (Leggerete piu'
avanti...). Un'ospitalita' sempre incredibile, a volte
troppa quando sei stanco. Il velo, che porto in testa dalla
mia entrata in Pakistan, quando appaio in pubblico, piu' per
rispetto che per dovere (non sara' cosi' in Iran dove le
donne sono obbligate per legge a portare il velo) ha i suoi
pregi...protegge dal vento, i capelli non si impolverano
(sabbia ce n'e' a volonta') e ci si sente piu' a proprio
agio dove praticamente tutte ce l'hanno. Ed i suoi
difetti...quando fa caldo e' fastidioso (come i pantaloni
lunghi pedalando), non mi sta bene in testa, cade sempre,
cosi' metto delle mollettine per tenerlo e un nodo intorno
al collo. E' incredibile come non cada mai a loro sembra
quasi incollato in testa.
Torniamo indietro ad una decina di giorni fa...
2 marzo. Si riparte da Multan. Tanta strada oggi ci aspetta.
Non possiamo restare a Dera Ghazi Khan a dormire (per
sicurezza, cosi' mc'e' stato detto all'ufficio per il
turismo di Multan) cosi' tenteremo di arrivare a Fort Munro,
ma e' distante 180 km. Lungo la strada una famiglia che sta
viaggiando in macchina si ferma e ci regala delle arance e
dei dolci. Un'altra famiglia su un pick-up ci ferma per
salutarci e chiederci se abbiamo bisogno di aiuto. Altri
ragazzi in moto e macchina ci affiacanco e ci fanno le
solite (ben accette!) domande, da dove veniamo, che
relazione c'e' fra me e' Claudio (questa domanda e' spesso
la prima domanda), la nostra religione, il nostro nome (il
mio lo chiedono a Claudio, e' difficile che si rivolgano a
me direttamente o che mi stringano la mano), da quanto siamo
nel paese e dove andiamo. Sono le 5 del pomeriggio e abbiamo
fatto 'solamente' (si fa per dire) 130 km. Chiediamo in un
ristorante con le brande per dormire ma ci farebbero solo
riposare ma non passare la notte li'. Piu' avanti in una
stazione di polizia chiediamo per dormire ma ci dicono di
no. Ci offrirebbero te', acqua, frutta ma non possiamo
rimanere a dormire. Proseguiamo. E' l'inizio della salita.
In mezzo al deserto ed a cave di sassi. C'e' qualche casa di
fango qua e la' in lontananza ma siamo praticamente in mezzo
al nulla. Verso le sei decidiamo di accamparci con la nostra
tenda. Abbiamo fatto 140 km. Io sopprattutto sono cotta.
troviamo un bel posto, vicino alla strada ma nascosto e con
il letto del fiume a strapiombo sotto di noi. Ceniamo con
pane, sottilette e della frutta. Appena viene buio montiamo
la tenda. Leghiamo le bici, gonfiamo i materassini (sono
autogonfianti ma necessitano di qualche soffiata!) e
srotoliamo i sacchi a pelo. Un po' di rumore delle cave e
qualche camion che ogni tanto passa ma dormiamo bene.
3 marzo. Ci svegliamo appena viene giorno. Smontiamo la
tenda, carichiamo le bici, facciamo colazione e
ripartiamo...in salita. Dopo due ore che pedaliamo ci
fermano ad un posto di blocco (piu' simile ad un pollaio).
Ci chiedono i passaporti. Con il mio l'ufficiale non ce la
fa a trovare la foto...lo guarda al contrario! Probabilmente
e' perche scrivono da destra verso sinistra. Registrano i
nostri dati e comunicano via tradio con qualcuno. Ci tengono
li mezz'ora e ci dicono che non possiamo andare a Fort
Munro. Dopo un po' un ufficiale scocciato ci fa segno di
andare. probabilmente e' perche' hanno tre sedie all'ombra e
su due ci siamo seduti noi. Non sono particolarmente
simpatici. Dopo altre due ore su una salita a tornanti
arriva ci arriva incontro una motoretta con il guidatore e
un ufficiale in divisa seduto dietro con il kalashnikof. Si
ferma e ci dice sono la vostra scorta. E' tutta salita fino
a Fort Munro. Ci sono altri 10 km e noi procediamo piu' o
meno a 8 km/h sulla strada mezza asfaltata, mezza sterrata e
piena di buchi. Cosi' la motoretta va un po' e poi ci
aspetta nei punti dove ci puo' vedere. Arrivati a Fort Munro
(1800/1900 metri) sappiamo che c'e' un hotel e vogliamo
fermarci qui per la notte. E' il confine tra Punjab e
Balochistan. Non c'e' verso il poliziotto non ci fa stare e
ci dice di seguirlo. Chiediamo spiegazioni ma non ce ne
vengono date. Scendiamo dalle bici e vogliamo sapere dove
possiamo dormire. L'ufficiale sa 10 parole d'inglese e la
comunicazione e' difficile. Lo seguiamo. Inizia la discesa.
Dopo qualche km ci fermiamo su un muretto a mangiare. La
scorta si siede di fianco a noi e aspetta. Uno ci chiede in
qualche modo la nostra relazione e se abbiamo figli. E'
strano per loro che una coppia non abbia figli e sia solo
una coppia. Il guidatore orgoglioso verso Claudio gli fa
capire che li' possono avere 4,5,6,..15 mogli. Gli diciamo
sempre che siamo sposati...rende tutto piu' semplice. Dopo
pochi km la scorta ci abbandona e ci fa segno che in pianura
in fondo alla discesa inizia il Balochistan e possiamo
restare a Rakhni a dormire. Prima di arrivare al villaggio
(poi veniamo corretti in seguito da un ragazzo...e' una
citta'!..Non lo sembra in realta') 15 km dopo, ci fermano 3
posti di blocco e aspettiamo i loro comodi per registrare i
nostri dati e per farci scortare fino al paese (non possiamo
ripartire senza una motoretta che ci segue). In paese alla
stazione di polizia ci chiedono nuovamente i nostri dati (su
pezzi di carta che poi finiranno in qualche angolo per
anni). Diciamo che vogliamo dormire li'. Non possiamo piu'
proseguire con le bici. Dopo 4 volte che l'ufficiale ci dice
il nome di un paese a 200 km di distanza per dormire e noi
continuiamo a ripetergli che non possiamo pedalare ancora ci
dicono che possiamod ormire in caserma o che c'e' un hotel.
La caserma sarebbe gratis ma l'hotel e' sicuramente meglio.
Siamo soli almeno. L'Hotel sono stanze intorno ad un cortile
chiuse con delle porte e delle finestre di metallo. La
stanza e' 2 metri per 3, con il cemento per terra. Due
brande di corda con due coperte e due cuscini non lavati
credo da quando lo hanno aperto. Il bagno senza luce, una
turca con una cagata nel mezzo ed un rubinetto basso che
scarica nella turca. Sono talmente cotta che ci faccio poco
caso...in questo momento una stanza solo nostra che si possa
chiudere senza nessuno che ci venga a chiedere qualcosa e'
un paradiso! 200 rupie (2 euro).
(...stavo scrivendo, ha iniziato a lampeggiarmi il monitor e
si e' spento. Il tizio dell'internet ha cercato di
riaccenderlo..alla fine mi ha fatto alzare, ha tolto il
monitor e l'ha cambiato con un altro...)
Usciamo per comprare del pane, dei biscotti, del latte,
dell'acqua e della carta igienica. Incredibilemte troviamo
tutto ed in un negozio solo. La citta' e' un casino...la
strada,...asfalto sotto (lo si puo' distinguere in qualche
punto) e paglia e spazzatura sopra. Mi sento veramente un
pesce fuor d'acqua. Mi guardo intorno...ci sono solo
io...non ci sono donne, nemmeno una per caso, forse si...una
bimba di tre o quattro anni con papa'. Per il resto
solamente uomini. Un ragazzo vestito bene e che parla bene
inglese ci porta nel suo negozio di cellulari (ce l'hanno
tutti, alcuni due o tre). Chiede a Claudio perche' parlo
poco e gli risponde che sono un po' a disagio per il fatto
che ci sono solo uomini. Allora si rivolge a me e mi dice di
stare tranquilla e di non avere problemi. Mi spiega che le
donne, soprattutto in Balochistan (regione che descrive come
la piu' ignorante del Pakistan) stanno a casa e che
probabilmente vedro' qualche donna in giro a Loralai ed a
Quetta (centri piu' grossi) ma non nel resto della regione.
In effetti sara' poi cosi', oltre a qualche donna e bambina
vista lungo la strada mentre guarda il proprio gregge.
Hashim (si chiama cosi' il ragazzo) ci chiede poi se noi ci
siamo sposati (gli abbiamo detto che siamo sposati) per
amore o se "ci hanno combinati". Gli rispondiamo che da noi
ci si sposa per amore e che ognuno puo' sceglere chi vuole e
che ci si sceglie a vicenda e non e' l'uomo che sceglie la
donna. Su quest'ultima cosa rimane un po' perplesso. Gli
chiediamo se in Pakistan le donne vengono vendute/comprate.
La risposta e' si purtroppo. Soprattutto in Balochistan. Lui
e' del Punjab, ma sta lavorando in Balochistan perche' c'e'
meno gente specializzata e quindi piu'offerta di lavoro.
Mentre in Punjab e' piu' difficile trovare lavoro. Per
quanto riguarda le donne ci spiega che sta lentamente
cambiando, ci dice che sua sorella non verra' mai venduta
(non specifica pero' se si sposera' per amore o se dovra'
sposare qualcuno scelto dal padre).
Ceniamo con un amico di Hashim, Asiz. Non parla bene in
inglese ma e' molto comunicativo. La cena...'Chapati'
('roti'...in urdu), pollo a bagno in salsa oliosa e 'raita'
(yogurt). Per finire tre tazze di 'ciai' (te'). Asiz ci dice
alcune parole in urdu ma non me ne ricordo molte...e'
difficile. Ci fa vedere il suo cellulare, in verita' due.
Uno e' come il mio a casa (il cellulare piu' economico sul
mercato!..anche qui!). Qui costa piu' o meno un equivalente
di 10 euro e lo usa solo per telefonare (solo???!...ma un
cellulare non dovrebbe servire solo per telefonare?!),
l'altro super moderno...fa foto, filmati ad una bella
risoluzione, ecc. e costa un equivalente di 110 euro. Credo
in proporzione siano molti di piu' qui rispetto da noi. Un
cellulare cosi' da noi costerebbe circa 250/300 euro credo.
Una pizza fuori da noi costa sui 15 euro. Mangiare per loro
costa piu' o meno 50 cent di euro pasto. Pero' resta il
fatto che il cellulare ce l'hanno quasi tutti comunque.
4 marzo. Esco dlla stanza. Sto caricando la bici nel cortile
e il padrone dell'albergo apre una stanza. Spuntano 4 o 5
donne e 3 o 4 bambine. Mi guardano, le guardo. Ci guardiamo
probabilmente reciprocamente stupite. Io che mi carico la
bici pronta a pedalare e loro dentro una stanza minuscola
aperte da fuori dal marito. Mi scendono delle lacrime. Non
e' giusto. E' difficile per me capire. Esce Claudio. Si
chiudono in stanza, si coprono il viso e guardano attraverso
una fessura dalla porta.
Salutiamo Hashim ed Asiz e ripartiamo. La strada e' quasi
deserta. In salita ma si pedala abbastanza bene per 50 km.
E' asfaltata ed a due corsie. Dopo di che diventa sterrata
ed a volte stretta per un camion. Poi ci si mette anche il
vento contro. In alcuni punti c'e' qualche striscia di
afalto stretto. La stanno rifacendo distruggendo la strada
vecchia. Pensare che avrebbero un deserto a disposizione.
Non c'e' una casa! Il risultato e' che ci facciamo un mazzo
tanto, mangiamo sabbia quando passa qualche mezzo e le bici
si zozzano da far schifo! Dopo 100 km inzia la
discesa..sterrata. Dovrebbero mancare meno di 10 km a
Mekhtar. Ci viene incontro una pick-up della polizia e ci
chiede se volgiamo caricare le bici. Pedaliamo fino a
Mekhtar con la polizia dietro. Dormiremo alla stazione di
polizia non ci sono locande per dormire. Chiediamo di
montare la tenda nel cortile ma ci dicono di no. Vogliono
che dormiamo dentro. PROBLEMA: dormono tutti in una stanza.
E' un casino per una donna in un paese musulmano dormire in
una stanza di soli uomini. Non ti puoi scoprire. Alla fine
uno gentile (probabilmente custode della stazione di polizia
ci cede la sua stanza) e dorme in macchina. Gentile! In
stanza ci sono una decina di kalashnikof che spostano d
un'altra parte. La stanza puzza in una maniera incredibile.
Capisco il perche' (si lavano poco, e' inverno e l'acqua e'
fredda ma c'e' di piu') quando chiedo dove posso fare pipi e
mi viene data la risposta: "OPEN TOILET". Esci dalla
stazione di polizia, ti metti in un angolo e la fai. Tutto
si complica quando e' il periodo del mese sbagliato e
vorresti avere un posto tranquillo almeno per...! Che
invezione sensazionale le salviette umide! A cena andiamo
con la macchina della polizia e due ufficiali. Il conto e'
un po' salato probabilmente paghiamo anche i te' che si sono
bevuti gli ufficiali e quelli che berranno nei prossimi
giorni. Torniamo alla stazione di polizia. Entriamo in
staza, io mi siedo su un letto e Claudio sull'altro. Ci
stiamo sistemando per dormire ma dopo poco entrano delgi
ufficiali (o semplicemente uomini entrati nella stazione di
polizia per guardare la tv). Mi metto a ridere vedendo
Claudio schiacciato in mezzo quattro uomini seduti sul suo
letto ed io bella larga su un letto solo. Non si
siederebbero mai vicino a me. Un tizio parla inglese, ha
voglia di chiaccherare ma noi siamo veramente cotti. Per me
e' piu' facile isolarmi e preparare il letto ma Claudio gli
deve dare corda (l'ospitalita'!). La prima cosa che ci dice
e':"gli americani e gli inglesi (American and British) sono
i piu' grandi terroristi al mondo". Ci dice di donne e
bambini uccisi senza ragione (il petrolio) in Iraq. In
effetti non sono americani ed inglesi ma i governi. Ma non
si fa molta distinzione (stessa cosa in Occidente quando si
parla di determinati paesi). In Pakistan fanno ancora il
visto ad americani ed inglesi, probabilmente per il fatto
che Musharaff e Bush si dicono alleati contro il terrorismo
(cosa che i pakistani non ritengono propria), mentre in Iran
non rilasciano piu' il visto ad americani ed inglesi. Poveri
viaggiatori! Sono dell'idea che non ci sono buone o cattive
religioni, culture, nazioni (ecc ecc) ma buone o cattive
persone.
5 marzo. Ripartiamo scortati da un pick-up della polizia che
ci scortera' per tutto il giorno. Facendo cambio prima con
un altro pick-up epoi con una motoretta con due ufficiali
con kalashnikof. Ogni volta che cambiamo scorta ci chiedono
se volgiamo caricare le bici sul cassone. Non capiscono
perche' preferiamo pedalare. Non abbiamo ancora capito il
motivo della scorta e nessuno ce lo spiega. La strada e' per
30 km sterrata, poi piu' stretta ma asfaltata. E' sempre una
leggera salita in mezzo al deserto e alle montagne.
Arriviamo a Loralai. Alloggiamo in una guesthouse dove ci ha
lasciato la polizia. La stanza e' grossa e c'e' l'acqua
calda in secchi (il mattino). La pulizia e' quel che e'! La
sera ci bussa un uomo. Ci chiede i nostri dati. Gli
chiediamo chi e' e ci risponde:"Intelligence". Allora
chiediamo a lui il perche' della scorta. Ci dice che e' per
la nostra sicurezza. Sorge spontanea la nostra
domanda:"perche' e' un posto non sicuro?". Ci viene risposto
si che e' sicuro! Usciamo per comprare dell'acqua e il
proprietario della guesthouse ci chiede se vogliamo la
scorta. Diciamo di NO. in giro vedo solo 2 o 3 donne con
solo mezz'occhio scoperto giusto per vederci. E due
completamente coperte tipo lampadario con la retina in testa
e davanti agli occhi. Ceniamo nella reception della
guesthouse. Cena tipica ma buona con della verdura
finalmente.
6 marzo. Stiamo fermi a Loralai un giorno per riposare.
Claudio pulisce le bici (sono veramente in uno stato
pietoso) e vengono spettacolarmente pulite. Nel pomeriggio
ci viene offerto il te e dei biscotti dal proprietario e poi
ci chiede se fumiamo. Dopo due o tre volte che insiste e gli
diciamo di no ci porta comunque un pezzo di hashish. Ce lo
regala. Lo nascondiamo dietro lo specchio in bagno, magari
qualcuno un giorno lo trovera'. Usciamo per comprare
qualcosa ed inzia a piovere...temporale. Che strano vedere,
sentire la pioggia dopo piu' di quattro mesi. A cena si
parla di governi mentre vediamo il telegiornale locale. Ci
spiegano della coalizione fra il partito della defunta
Bhutto e il partito della lega musulmana. Il governo
italiano e' abbastanza deriso. Non va la vaschetta del water
cosi' Claudio apre il coperchio per vedere cosa non va'.
C'e' una bottiglia quasi vuota di vodka nascosta li'.
7 marzo. Usciamo dalla stanza e diciamo al proprietario che
stiamo per partire cosi' chiama la polizia. Dopo un po'
arriva la scorta: una motoretta e due poliziotti, e
partiamo. Fa freschino ma dopo un'oretta si sta bene. E'
salita...sempre salita! Dopo una 20ina di km un pick-up da
il cambio alla motoretta. Ci segue a passo d'uomo su dalle
salite. Intorno a noi deserto, case di fango ed alberi di
albicocco pieni di fiori ma senza foglie. Sui monti piu'
alti vediamo la neve. Dopo 54 km un altro pick-up da il
cambio al pick-up che ci segue. I tre poliziotti che ci sono
ci fanno capire che abbiamo impiegato quasi quattro ore ad
arrivare li e che di questo passo a Ziarat ci arrivano di
notte. Diciamo che vogliamo pedalare ma non serve a molto.
Ci caricano sul pick-up. Continuiamo a salire e l'aria e'
sempre piu' fredda. Vanno veloci e c'e' un'aria gelida. Ci
facciamo un mazzo esagerato a tenere le bici sul pickup ed
ogni buco e' un colpo! Dopo un'ora arriviamo in cima al
passo...piu' di tre mila metri e la neve. Cambiamo scorta e
riusciamo a convincerli che vogliamo pedalare. Mettiamo pile
s sciarpa e ripartiamo in discesa. Dopo 10 km siamo arrivati
a Ziarat (2600 metri). E' quasi deserto ma c'e' qualcosa
aperto. Dormiamo in un hotel senz'acqua ma con la stufetta a
gas. Spettacolare per il freddo. Ci rifiutiamo di mangiare
ancora carne e compriamo della "pasta chimica" (pronta in
due minuti nell'acqua bollente). Che fame!
8 marzo. Ripartiamo da Ziarat. Dobbiamo aspettare i comodi
dlla polizia che ci porta in caserma per registrare i nostri
dati e poi finalmente partiamo. Fa veramente freddo, le mani
gelano e il viso pure. E' praticamente tutta discesa per 30
km. Ci segue un pick-up. Poi inzia una salita di 10 km dove
si danno il cambio una motoretta ed un altro pick-up. In
cima alla salita una moschea. Sotto una fantastica discesa
in mezzo al nulla. Me la godo di piu' fa meno freddo.
Arrivati in un piccolo paesino il pick-up si da il cambio
con una motoretta e due ufficiali. Ancora discesa ma un
vento contro forte...devo pedalare anche in discesa per non
restare ferma. Arriviamo in una larga valle, dove la strada
diventa piu' bella. Costeggiamo le montagne con la neve in
pianura. A lato della strada case-villaggi di fango e tende
di pastori. Anche oggi un pezzo di strada tutto sterrato in
costruzione. Arriva un pick-up come scorta con due militari
seduti dietro con in mano il kalashnikof. Ci femriamo a
mangiare biscotti ed arance in un piazzale dove si fermano
anche dei camionisti a pregare distendendo le stuoie per
terra. La scorta ci "accompagna" fino ad una 20ina di km
prima di Quetta e poi ci salutano. Finalmente soli. Arrivati
a Quetta, abbastanza cotti dopo 130 km, impieghiamo quasi
un'ora e mezza a trovare un albergo con una stanza libera e
adatto alle nostre esigenze! Non troppo schifo e non troppo
caro! Ne troviamo uno molto silenzioso, con la tv e l'acqua
calda. I tizi alla reception non sono particolarmente
simpatici ma l'albergo e' perfetto dopo una settimana
praticamente senza lavarsi e riposando poco!
9-10-11 marzo. Quetta city! Non e' esattamente il paradiso
del cibo Quetta ma c'e' una bella pasticceria con
biscottini, pizze e tramezzini. Un ristorante (anche se non
cosi' economico) con dei chowmein (pasta cinese con
verdurine e pollo) e negozi che vendono gelati algida
(walls). Internet e' veramente economico e abbastanza
veloce. Abbiamo tentato un'altra volta di spedire un cd con
le foto a casa ma non si possono spedire cd dal Pakistan con
la posta normale. Boh! DHL o TNT ci sono ma costa 40/50 euro
spedire la cosa piu' leggera. Aspetteremo l'Iran!
Donne qui a Quetta se ne vedono in giro. Ma solo camminare o
ragazze che tornano da scuola. In uffici, negozi,
ristoranti, e in qualsiasi cosa di pubblico si vedono solo
uomini che lavorano.
Domani ripartiremo verso l'Iran. 6 o 7 giorni di deserto ci
attendono prima di raggiungere il confine iraniano a Taftan.
Non sappiamo se potremo pedalare liberamente o se ci
scorteranno. Probabilmente ci sentiremo dall'Iran fra una
decina di giorni. O prima se troveremo internet.
Ciao a tutti, a presto cari,
Patrizia
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