19.3.08

CLAUDIO (DESERTO, 19/03/2008)
Ciao Gente, siamo in Iran da un paio di giorni ed ora ci
troviamo a Kerman. Abbiamo finito con fatica il Pakistan e
abbiamo iniziato col piede sbagliato l'Iran ma le cose
cambieranno!

Siamo partiti da Quetta il 12/3 dopo una notte di mal di
pancia (forse la cena o forse una vaschetta di gelato) che
mi ha fatto dormire ben poche ore.
Uscendo dalla citta' Patrizia e' caduta per evitare un
carettino in mezzo alla strada, fortunatamente senza
conseguenze per lei e per la bicicletta. Non male come
inizio giornata!

La strada e' cominciata in salita, sterrata per i lavori in
corso, vento contrario e un bel caldo soffocante. Benvenuti
nel deserto!
Dopo neanche un'ora di pedalata e' arrivato il primo sasso,
un pastore annoiato dalle sue capre ha trovato un diversivo
quando ci ha visto passare.

Scorrevano i chilometri e aumentavano le sassate, niente e'
cambiato da cinque anni. Il solito comportamento infame, ci
salutavano e una volta lontani di 10 - 20 metri cominciavano
ad arrivare le sassate. Non solo i bambini le lanciavano,
gli adulti non erano da meno. Alcuni bambini usavano la
fionda ma bastava gridargli e se ne stavano buoni.

A 50 km da Quetta abbiamo costeggiato il confine Afghano. A
febbraio del 2007 eravamo in Tajikistan che costeggiavano
l'Afghanistan e ora di nuovo. Per quel tratto di strada due
poliziotti con la loro motoretta ci hanno scortato per la
nostra sicurezza. Non era piacevole averli attorno ma almeno
ci siamo risparmiati qualche sassata.
Ci hanno lasciati proseguire da soli dopo una trentina di
chilometri.

La strada nel deserto costeggia la ferrovia, le stazioni di
fango e paglia costruite dagli inglesi nell'epoca coloniale
sono in decadenza. Alcune distrutte dalle tempeste di sabbia
mentre altre ancora in piedi dove vivono i "ferrovieri" che
mantengono funzionante la ferrovia.
Nei passaggi a livello ci sono i cartelli di pericolo con
scritto "STOP - SEE - GO" e un'altro "ATTRAVERSATE A VOSTRO
RISCHIO E PERICOLO". Passeranno 5 treni al mese se va bene,
bisognerebbe essere proprio sfigati per farsi investire!

Prima di raggiungere la prima citta' e' arrivata l'ultima
sassata della giornata. Questa volta erano degli operai di
un cantiere stradale. La cosa che mi ha irritato di piu' e'
stata quella di non poter mettere le mani addosso a nessuno
perche' quei codardi tirano i sassi quando siamo lontani e
sopratutto quando sono i gruppo. Da soli fanno i bravi
bambini.... Maledetti!

Raggiunta Nuski col buio un ragazzo ci ha aiutato a trovare
una bettola per passare la notte. Patrizia la sera e' stata
male, mal di stomaco e nausa che non le hanno permesso di
mangiare la cena (schifosa e cara) che mi sono finito da
solo.

Il 13 marzo non e' stato meglio, siamo partiti presto con
Patrizia un po' dolorante e il vento che una mano non ci ha
mai dato!!
Il deserto sempre piu' arido, cammelli che mangino gli
arbusti, molta gente che vive nelle tende e i pochi villaggi
che incrociavamo erano di poche case di fango e paglia dove
si trova il minimo indispensabile per sopravvivere.
Al nostro passaggio i ragazzi uscivano dalle tende, ci
salutavano e ci chiedevano delle penne per scrivere ma
quando vedevano che non le avevamo iniziavano le sassate.
Ogni tre ragazzi erano almeno due sassate, non male come
media! Credo che se nella parte iniziale del Balochistan non
avessimo avuto la scorta della polizia sarebbe stata la
stessa cosa. E' un vizio che non vogliono perdere e finche'
uno non gli spara non lo perderanno mai!

Patrizia era sempre piu' debole, il deserto la stava
consumando e il mal di stomaco aumentava. Ci siamo fermati e
sedudi per terra aspettando che le passasse quando della
gente con un Pick Up si e' offerta di darci un passaggio
fino al primo villaggio dove avremmo potuto riposare.
Caricate le bici sul cassone assieme ad una povera capra ci
hanno portato per 5 chilometri e scarticati davanti a un
hotel. Che hotel... una stanza comune dove i camionisti si
fermavano a mangiare, riposare un paio d'ore e ripartire.
Ovviamente la clientela era 100% maschio!

Non avevamo la minima intenzione di passare la notte li
dentro, fossi stato solo non avrei avuto problemi ma con
Patrizia non mi fidavo.
Abbiamo aspettato un passaggio per la citta' sucessiva ma
nessun camion era scarico da poterci caricare le bici.
Un'ora di sosta e siamo ripartiti, proseguivamo lenti e
scazzati dalle continue sassate. Davanti ad una scuola delle
bambine hanno cercato di lanciarci dei sassi ma sentendomi
gridare sono scappate come delle lepri. Mi sono vendicato
sulle loro cartelle lanciandole lontano. Magra consolazione
ma avevo bisogno di sfogarmi un'attimo.

Mentre pedalavamo dei camionisti si sono affiancati a me
regalandomi un bel po' di arance che purtroppo Patrizia non
riusciva a mangiare per la nausea.
Cercavo di fermare i pochi Pick Up che transitavano su
quella strada per trovare un passaggio, a quella velocita'
non saremmo arrivati da nessuna parte quella sera.
Dopo una cinquantina di chilometri abbiamo incontrato
nuovamente i camionisti che mi avevano regalato le arance,
e' bastato un cenno per farli accostare e trovare uno spazio
per le biciclette nel rimorchio. Finalmente un passaggio,
Patrizia stava troppo male per continuare con la bici.

I camionisti trasportavano le arance fino al confine dove
altri camion iraniani le avrebbero ricaricate. E' stato
divertente viaggiare con loro, un'esperienza che tutto
sommato ci mancava. La strada era una sola corsia e ai bordi
solamente sabbia, quando incrociavamo un'altro camion o un
bus dominava la legge della giungla.... Entrambi i mezzi
acceleravano e fino all'ultimo vedevano chi si sarebbe
buttato fuori strada! Il camionista gridava "la strada e'
mia!!" e poi scoppiava a ridere. Verso sera abbiamo forato
una gomma, pure col camion!! Ma che porta sfiga che siamo!
In una mezz'ora l'anno sostituita e ne abbiamo approfittato
per una pausa chai. Prendono tutto con filosofia, una bella
risata, sistemano il danno e si riparte... che fretta c'e'.

Al tramonto si sono fermati al bordo della strada, preso il
loro tappeto e camminato qualche metro nel deserto dove
hanno pregato verso la Mecca.

Ci hanno portato per 120 km e lasciato davanti alla porta di
un albergo, erano delle persone davvero squisite. Sembra
strano che alcuni si divertivano a lanciarci delle pietre
mentre loro erano cosi' gentili con noi. Il Pakistan e'
pieno di contrasti, piu' di ogni altro paese. Giornate che
lo ami e giornate che lo odi a morte.

Ci siamo alloggiati nell'albergo piu' bello della citta'
(erano due, l'altro faceva piu' schifo). In camera c'era un
diavano che era diventato il letto dei topi. La notte ci
siamo svegliati in tempo e salvato la tenda che stavano
rosicchiando! Abbiamo appeso tutto il mangiare e le nostre
cose per evitare che le rosicchiassero. Per tutta la notte
e' stato un concerto di topi, sentivano l'odore del mangiare
e si arrampicavano ovunque per raggiungerlo.

Abbiamo riposato un giorno in citta' in modo che Patrizia si
riprendesse per bene. I topi ogni tanto camminavano sul
pavimento e alle volte si arrampicavano sulle biciclette.
Era impossibile scacciarli quindi era meglio conviverci in
pace.

15/03, la giornata di riposo ci ha fatto proprio bene e
abbiamo percorso 175 km. Il desetro senza nulla, sabbia,
sabbia e sabbia senza incontrare anima viva. Abbiamo
pranzato con pane e formaggini all'obra di un cartello
stradale, sembravamo dei profughi. Lungo la strada c'era un
solo villaggio, Yakmach, un'oasi di palme inaspettata in
mezzo a tutta quella sabbia.

Troppo caldo e poca acqua che pero' trovavamo nei pozzi
delle stazioni ferroviarie e nelle stazioni della polizia.
Tengono l'acqua in delle giare di terra cotta dove si
mantiene fresca, o meglio bevibile. Dei poliziotti ci
avevano chiamato in una caserma per bere un chai e siamo
rimasti mezz'ora con loro seduti in una stanza in silenzio.
Sembravamo in castigo, loro non parlavano inglese e noi non
capivamo l'Urdu, mezz'ora a guardarci e non parlare. Ci
hanno riforniti d'acqua e siamo ripartiti per Nukkondi.
In citta' (composta da ben poche case) non c'era un buco per
passare la notte e ci hanno mandato in una stazione di
polizia. L'intenzione era di montare la nostra tenda ma poi
un poliziotto si e' offerto di darci camera sua.

Abbiamo cucinato la pasta chimica con il fornello e ci siamo
messi in camera. Il poliziotto ci ha lasciato il letto
mentre lui si sistemava le coperte nel pavimento. Ha voluto
fare due foto, prima con me e poi con Patrizia con la scusa
di poterla toccare. Abbracciare una donna lo ha
probabilmente eccitato e continuava a chiedere di scattare
delle foto con Patrizia. Voleva sedersici vicino per poterla
toccare. Era fastidioso e poco rassicurante. La Notte
Patrizia era agitata e per tranquillizzarla rimanevo sveglio
a controllare che il poliziotto facesse il bravo. Di notte
parlava, invocava Halla e poi diceva qualche parola in
inglese.
Alle 4 di mattina e' entrato un'altro poliziotto in stanza
per svegliare il nostro "amico", cambio della guardia.
Quel pervertito e' uscito dalla stanza e fissava noi due
dallo spiraglio della porta. Col buio non vedeva bene quindi
e' rientrato in stanza ed ha acceso la luce ordinandomi di
non spegnerla! E' uscito nuovamente e si e' piazzato davanti
alla porta spiandoci. Probabilmente era talmente eccitato
che non voleva perdersi la scena di noi due in letto.

La mattina del 16/3 siamo sacappati dalla caserma, non
volevamo passare un minuto di piu' con quel depravato.
Abbiamo raggiunto in serata il confine con l'Iran dopo una
giornata dolorosa. Un vento contrario fortissimo, caldo,
sabbia e Patrizia un po' troppo provata dal deserto.
Un'esperienza un po' troppo faticosa per lei.

Abbiamo passato la notte a Taftan, la citta' sul confine. I
prezzi per turisti ovviamente gonfiati, credendo che ne
arrivavamo dall'Iran ogni cosa ce la volevano fare pagare il
doppio.

17/03, dopo aver cambiato le rupie pakistane che avevamo in
tasca abbiamo raggiunto la frontiera. Prima la dogana e poi
l'immigrazione, in un'oretta il Pakistan era sistemato. Ci
siamo messi in coda davanti al cancello iraniano ad
aspettare che aprissero la frontiera. Ci hanno fatto passare
per primi e accompagnato all'immigrazione dove dopo alcuni
controlli del passaporto ci e' stato dato l'ordine di non
pedalare! La starda fino a Kerman e' troppo pericolosa per i
viaggiatori indipendenti quindi ci vuole la scorta. Un tizio
che ci faceva da traduttore ci spiegava che la zona
confinante con l'Afghanistan era troppo pericolosa e il
governo iraniano non voleva avere problemi con l'occidente
in caso di rapimenti. Rideva e diceva che probabilmente noi
italiani mafiosi siamo piu' pericolosi degli afghani e che
avrebbero avuto paura a rapirci.

Non abbiamo avuto scelta, ci hanno caricato le bici su una
macchina e per 25 dollari ci hanno accompagnato fino a
Zahedan, la prima citta' iraniana.
Dopo aver girato mezza citta' in macchina ci hanno portato
in un albergo caro senza possiblita' di scelta. Non potevamo
uscire da li senza la scorta e per andare a cambiare dei
dollari abbiamo dovuto aspettare la polizia che ci
accompagnasse in macchina.
Quel giorno abbiamo pedalato 2 chilometri tra Pakistan e
Iran e Patrizia e' riuscita a bucare una gomma! Mentre la
riparavo nel parcheggio dell'albergo il proprietrio guardava
assicurandosi che non uscissi senza scorta!

La sera a cena nell'albergo c'era il festeggiamento di un
matrimonio e a noi ci hanno piazzato in un'angolo. Cena
davvero ridicola, la sala era divisa a meta' con un telone,
uomini da una parte e donne dall'altra.

Ieri mattina ci hanno scortato alla stazione degli autobus
dove dopo 30 giri dentro il terminal siamo riusciti ad avere
i biglietti per Kerman. Tutto sembrava andare abbastanza
bene ma poi no... e no! Le bici sul bus occupano troppo
spazio! Dopo tante menate, 10 dollari noi e 10 dollari le
bici!

Il bus era diretto a Shiraz e si sarebbe fermato a Kerman
per far scendere noi. C'era una famiglia seduta a fianco a
noi, la mamma con una figlia e un bimbo. Erano davvero
gentili, un'altro ragazzo si sforzava di parlatre inglese e
un signore seduto davanti cercava coi gesti di farsi capire.
E' stata una gran bella compagnia, ci offrivano biscottini e
patatine ridendo un po' dei nostri gesti.

Abbiamo passato diversi check points dove ci hanno preso i
dati e controllato i bagagli. Le solite rotture di balle
inutili che fanno i poliziotti e i militari.

In tarda serata ci hanno scaricato a Kerman lontano dal
centro ed e' iniziato un'incubo con un militare che cercava
di mandarci dalla polizia per la nostra sicurezza. Basta
sicurezza, basta! Odio i poliziotti e i militari!
Eravamo in un incrocio ad aspettare un'anima buona che ci
aiutasse a capire dove diavolo eravamo finiti.

Un ciccione melefico con una motoretta ci ha accompagnati in
centro e aiutato a trovare un buco per la notte. Tutti gli
hotel sono pieni per le feste, dopodomani inizia il nuovo
anno iraniano. Siamo finiti in un hotel caro, 10 dollari
senza doccia ma era l'unica cosa disponibile per la notte.
Quando ho ringraziato il ciccione per l'aiuto mi ha guardato
male... "ma io ti ho aiutato, dammi 2 dollari". Ma vai a Fan
Culo!
Per evitare problemi e per paura delle biciclette alla
reception gli ho dato un dollaro e mandato a cagare.

Oggi abbiamo paseggiato per Kerman e domani resteremo ancora
un giorno fermi per riordinare le cose e ripartire.
Il salto di qualita' dal Pakistan all'Iran e' notevole,
sopratutto arrivando dal Balochistan. Le donne hanno un po'
piu' di liberta' se cosi' si puo' dire. Se si togliessero il
velo andrebbero in prigione ma diciamo che si vedono donne
guidare la macchina, passeggiare da sole per la citta' e
molte volte volgiono parlare con noi, cosa quasi impossibile
in Pakistan.
Anche gli uomini si vestono in maniera molto piu'
occidentale rispetto ai paki mentre le donne nel 90% dei
casi sono vestite di nero.

C'e' molta meno confusione in Iran che in Pakistan, pieno di
macchine e un traffico pericoloso ma molta meno gente che
passeggia in mezzo alla strada o carettini trainati da
asinelli.
Mancano i colori che eravamo abituati a vedere in Asia,
quelli si che mi mancano.

Ormai non dovremmo piu' avere problemi con poliziotti e
miltiari per un bel pezzo, non sopporterei piu' una scorta!

Ciao Gente, buon viaggio a tutti!

Claudio

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