18.8.07

CLAUDIO (SOUTH VIETNAM, 17/08/2007)

Ciao Gente, siamo arrivati da poche ore a Saigon. Mentre
pedalavamo in centro alla ricerca di un alberghetto abbiamo
visto una vecchietta che ci inseguiva e gridava "room,
room". Ci siamo alloggiati da lei, una bella stanza dove non
manca nulla e poi era troppo simpatica per dirgli di no. Poi
dopo la corsa che si era fatta sarebbe stato scortese
andarsene via.

Il sud del Vietnam e' piu' interessante del nord, il
paesaggio e' piu' bello e molte volte la strada costeggia il
pacifico.
Eravamo rimasti un paio di giorni a Hue' a riposare e fare
una visita alla fortezza e ad una pagoda dove dei monaci
buddisti facevano una cerimonia.
La fortezza non l'abbiamo visitata, costava troppo e non ne
avevamo poi cosi' tanta voglia. Per raggiungere la pagoda
abbiamo contrattato il prezzo per farci portare con una
bicicletta a tre ruote. C'e' pieno in Vietnam, sono i taxi
piu' economici in citta'. Il tizio che ci portava era
fulminato, diceva una parola in inglese e dieci in
vietnamita. Non stava zitto un attimo. Ogni 5 minuti si
accendeva una sigaretta e poi riattacava a parlare. Mi
toccava di continuo la spalla e mi spiegava delle cose che
ovviamente non capivo. Chissa' che cazzo diceva. Poi mi
faceva vedere che andava senza mani...il piu' rincoglionito
della citta' lo abbiamo beccato noi.

La partenza da Hue' e' stata sotto la pioggia, credevamo che
fosse un temporale passeggero e invece e' durato tre giorni.
Abbiamo fatto diversi sali e scendi lungo la strada ed
abbiamo raggiunto un ristorantino gestito da una vecchietta
e il suo cane. Era gentile e premurosa, sembrava una nonna
coi suoi nipotini. Alla fine quelli sono gli incontri piu'
belli. Semplici, senza dire una parola e' stato davvero
piacevole mangiare in sua compagnia. Alla fine ci ha
regalato una caramella per uno e ci ha salutati.
Dopo pochi chilometri abbiamo raggiunto Lap An, una piccola
citta' costruita su una lingua di sabbia. C'erano piu'
alberghi che case. Una donna davanti ad un hotel ha
cominciato a sbraitare, quando ha visto che non l'abbiamo
considerata ci ha inseguito col motorino e insisteva per
andare a vedere il suo albergo. Ci ha seguiti per un paio di
chilometri cercando di convincerci ma eravamo diretti alla
prossima citta'. Forse bisognava dargli retta, diceva di
dormire e poi riprendere il cammino il giorno dopo perche'
la strada era dura e pioveva. Effettivamente c'era un passo
da fare, circa 12 chilometri e col temporale non e' stato il
massimo della vita.
Il traffico era deviato attraverso un tunnel vietato alle
bici e ai motorini. Divieto agli sfigati!
I primi chilometri era un piacere, aveva smesso di piovere e
il panorama del pacifico era spettacolare. Lo spettacolo e'
durato poco, ha ricominciato a diluviare e le nuvole erano
all'altezza della nostra testa. In cima al passo c'erano dei
bunker usati nella guerra contro gli americani che
si intravedevano in mezzo alla nebbia e alla pioggia.

Abbiamo raggiunto Danang che era ormai buio. Gli ultimi
chilometri sembrava di annegare sotto quella tormenta, lungo
la strada si era formato un fiume che alle volte raggiungeva
i 50 centimetri. Le macchine che passavano formavano delle
onde che sembravano tsunami. In un punto un'onda anomala ha
completamente sommerso le biciclette. Fossimo caduti li in
mezzo ci saremmo annegati.
Nella citta' abbiamo trovato un albergo squallido, le scelta
era tra due stanze, una senza acqua calda o l'altra con la
finestra coi vetri rotti e l'acqua che cadeva dal soffitto.
Abbiamo scelto la prima....

Il giorno dopo abbiamo fatto una corta pedalata, ventotto
chilometri per raggiungere Hoi An, una citta carina sul
pacifico. Abbiamo alloggiato nell'albergo in cui ero stato
io quasi 4 anni fa. Valeva la pena per Patrizia vedere
quella piccola citta'. Non abbiamo fatto niente di speciale,
camminato per la cittadina e visitato il market dove vendono
qualunque cosa. Il mercato del pesce era il piu'
spettacolare
di tutti.
Una sera eravamo nell'albergo sedudi davanti al bancone. Il
proprietario spiegava a uno sloveno che il Vietnam e' un
pese sicuro, uno dei piu' sicuri del Sud Est Asiatico. Lo
sloveno ha toccato l'argomento della guerra, chiedendogli
quale fosse stata la peggiore di tutte tra quella cinese,
giapponese o americana. Ha sorriso e detto "la peggiore e'
stata senza dubbio quella americana". Ha continuato dicendo
"e' stata una brutta guerra, il Vietnam era diviso, il nord
contro il sud e poi sono arrivati gli americani a combattere
contro il sud, contro il comunismo. Io avevo 23 anni e
sparavo contro la gente del nord e contro gli americani.
Sparavo contro ragazzi della mia eta'... e' stata davvero
una brutta guerra". Mentre parlava aveva un velo di
tristezza ma poi con un sorriso, alzando il pugno ha detto "
ma alla fine abbiamo vinto noi e gli abbiamo spediti tutti a
casa".

Molti vietnamiti hanno quel sorriso e quella soddisfazione
di aver rispedito a casa i "padroni del mondo".

Ripartiti da Hoi An la tempesta era finita, solo qualche
piogerellina ogni tanto. Non molti chilometri dopo un tizio
trainava un carretto carico di trucioli di ferro. Neanche il
tempo di dirlo e ne ho preso uno con la gomma dietro che in
pochi secondi si e' sgonfiata. Una donna starnazzava come un
oca e non si capiva cosa mai avesse visto. Le sue grida
erano dirette al gommista che lo avvisava della mia
foratura. Non ho fatto nemmeno in tempo a fermarmi che
c'erano 10 persone intorno alla bici a guardarmi pezzare la
gomma. Il gommista era esterefatto dalla pompetta ultra
moderna che abbiamo. Ognuno mi spiegava come pezzare la
gomma, era la quidicesima pezza che mettevo ma non c'era
niente da fare, mi volevano insegnare a tutti i costi.
Quando hanno visto che non li consideravo sono andati tutti
via. La sera abbiamo raggiunto una citta' a 110 chilometri e
un pezzo di vetro mi aveva forato nuovamente la gomma
dietro. Anche li stessa storia, il padrone dell'albergo mi
spiegava come si fa a pezzare una gomma.

La strada procedeva con continui sali e scendi costeggiando
la solita ferrovia. Un giorno ci siamo fermati a mangiare in
una baracca dove una donna aveva allestito un ristorantino.
Le sue galline razzolavano in mezzo ai tavolini in cerca di
cibo e un cagnolino rachitico aspettava che qualcuno gli
tirasse un osso. E' stato il pasto piu' economico in
Vietnam.
Ripartiti da pochi chilometri un chiodo mi ha forato la
gomma dietro, sfiga vuole il chiodo si e' infilato sopra
ad un'altra pezza. Non e' mancato il pubblico neanche questa
volta, e come sempre mi spiegavano come si pezza una gomma.

In serata abbiamo raggiunto Bong Son, una piccola citta'
dove avevamo intenzione di passare la notte. C'erano diversi
hotel dove ci hanno spedito via senza nemmeno guardarci in
faccia. La situazione era piuttosto strana, non ci era mai
capitato in Vietnam di essere rifiutati in nessuno hotel.
Probabilmente quella citta' non poteva ospitare stranieri ma
nessuno ci ha dato spiegazioni. Abbiamo pedalato al buio per
altri 20 chilometri e abbiamo trovato un albergo che ci ha
accolto volentieri come sempre.

In tre giorni ho forato 4 volte la gomma dietro. Sul
copertone c'e' scritto che e' molto resistente alle
forature...mi hanno troppo bidonato a Hong Kong con quella
gomma.

Abbiamo raggiunto Nha Trang l'undici agosto e ci siamo
fermati una giornata a riposare un po' le ossa. La citta'
non e' molto interessante ma attira molti turisti essendo
costruita sul pacifico. A poche centinaia di metri dal
centro c'e' una spiaggia favolosa. Ne abbiamo approffitato
per fare il bagno.

La partenza dalla citta' e' stata un po' faticosa, vento
forte contrario e un sole che spaccava le pietre. La
velocita' media non raggiungeva i 15 chilometri orari. A
pranzo ci siamo fermati in un ristorantino dove il ragazzo
che lo gestiva era davvero felice di averci li. Mi
continuava a parlare in Vietnamita, probabilemnte credeva
che capissi qualcosa di quello che mi diceva e non mi
mollava un'attimo. Ormai mi metteva male dirgli che non
capivo un cazzo e allora facevo segno di si con la testa
facendo finta di capire qualcosa. Prima di andare via mi ha
regalato un suo biglietto da visita e noi abbiamo fatto lo
stesso dandogli il nostro.

Quel giorno abbiamo fatto ben poca strada, il vento era
troppo forte e Patrizia troppo stanca per continuare. Ci
siamo fermati a Ca Na, un villaggio di pescatori in una
baia. C'erano cinque alberghi sulla spiaggia e abbiamo
scelto il meno malandato. Abbiamo trascorso il pomeriggio
sulla spiaggia con i bambini che ci inseguivano per venderci
coralli o stelle marine secche.
In quel tratto di strada c'era pieno di bancarelle che
vendevano conchiglie o coralli di tutti i colori.

Gli altri giorni non sono stati migliori per il vento,
sempre contrario e man a mano che scendevamo verso sud
aumentava di intesita'.
Nel Sud del Vietnam la gente vive
principalemte di pesca, nelle baie attraccano centinaia di
pescherecci anche se molti usano delle ciambelle di bamboo
intrecciato simili a conche per gettare le reti.
Probabilemnte e' la barca dei poveri.
Lungo la strada i pescatori mettono a seccare i pesci su dei
telai di un metro quadrato. Alcune volte occupano piazzali
interi per seccare il pesce e una volta pronto lo chiudono
nei contenitori e lo caricano sui camion. I contadini
setacciano il grano e lo stendono con dei rastrelli al bordo
della strada per farlo seccare mentre piu' a nord chi aveva
le palme stendeva le noci di cocco al bordo della strada.
Chiunque sfrutta quella lingua d'asfalto che gli passa
vicino a casa.

Il traffico di camion e motorette e' aumentato molto
avvicinandosi a Saigon.
Sono aumentate anche le macchine che al centro del paese si
vedevano raramente.

L'ultima notte l'abbiamo trascorsa a 80 km da Saigon. Prima
di raggiungere la citta' ho forato nuovamente la gomma
dietro. Ho proseguito gli ultimi 10 km gonfiando la gomma
con i compressori dei gommisti. Quelli non mancano mai, sono
come gli avvoltoi, ogni chilometro ce ne e' uno.
Nell'albergo trovato di fortuna ho avuto la brillante idea
di
lavare la catena alla mia bici e ci sono stato circa un'ora.
Erano ormai le dieci di sera, convinto di riposare ho visto
la gomma dietro di Patrizia a terra...che bella serata! A
mezzanotte finalmente a nanna.

Oggi in poche ore abbiamo percorso 80 chilometri e raggiunta
Saigon.

La mia bicicletta a questo punto e' arrivata alla frutta,
non posso spingere forte sui pedali perche' slitta la catena
sulle corone ormai troppo consumate. Sulle salite e' un gran
disastro, mi spezzo le gambe ogni volta che slitta la
catena. Quella di patrizia e' ancora in buono stato, del
resto la sua bici porta 30 kg in meno. Domani cerco qualche
negozio di bici con la speranza di trovare qualcosa. Non
credo ci sia niente di buono e questo e preoccupante.
Bangkok dista almeno 1000 chilometri e raggiungerla con la
mia bicicletta sarebbe molto dura. Abbiamo solo un giorno a
disposizione qui a Saigon, ci scade il visto tra due giorni
e dobbiamo entrare in Cambogia. Potremmo fare un'estensione
ma ci rifiutiamo di pagare 25 dollari a testa per un paio di
giorni che vorremmo restare qui. A questo punto staremo un
solo giorno fermi, cerchiamo di rimediare il danno alla mia
bici e visitare il museo dei Crimini di guerra americani.

Abbiamo trascorso un mese intero in Vietnam e ne e' valsa la
pena. E' un bel paese e i vietnamiti anche se un po' rompi
balle sono gentili e molto amichevoli.

A questo punto ci sentiamo dalla Cambogia tra qualche
giorno.

Buon viaggio a tutti!

Claudio

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