12.4.07















PATRIZIA (MONGOLIA, 27/03/2007 - 14/04/2007)

Ciao...vi scrivo da Ulaanbaatar, la capitale della
Mongolia...

La Mongolia?!detto il "Paese dal cielo blu"...un paese di
cui non ci si puo' non innamorare...paesaggi infiniti in cui
perdi lo sguardo e sogni...

Martedi' 27 dopo aver ritirato il visto mongolo siamo
ripartiti da Ulan-Ude. Sulla strada per il confine mongolo
incontriamo un viaggiatore in bicicletta. Matthias, un
tedesco trentacinquenne in viaggio dal 2002, ha attraversato
l'Asia fino all'Australia, il Sudamerica fino all'Alaska e
dopo aver preso un volo per Magadan, in Siberia (cambiando
aereo in Korea ed a Vladivostok, perche' dopo l'11 settembre
gli Stati Uniti hanno interrotto i voli dall'Alaska alla
Russia) ora sta pedalando in Mongolia.

La sera arrivati davanti alla frontiera, ceniamo in un cafe'
vicino e poi dormiamo sulla Suzukina in coda in frontiera.
Davanti a noi un uomo dorme su un rottame di macchina ed il
mattino dopo prima di entrare in frontiera ibosca scatoloni
di birra ovunque, nel motore, fasciati sul sedile dietro e
nel bagagliaio...chissa' se riuscira' a non farla trovare
agli ufficiali?!
Entriamo per secondi dopo un camion in frontiera. Il
controllo bagagli e' veloce ma quello passaporti ci fa
attendere piu' di un'ora. Controlla i nostri passaporti e a
quanto pare c'e' un problema con il mio passaporto. Un
ufficiale va via con i nostri passaporti e dopo un'ora
ritorna, ce li consegna e possiamo passare alla frontiera
mongola. Alla frontiera mongola le solite
procedure...assicurazione per la Suzukina, dichiarazione del
bagaglio e timbro sul passaporto. In frontiera cambiamo 20
dollari in tugrigk (moneta locale) e dopo piu' o meno 3 ore
siamo su suolo mongolo. Il pomeriggio tardi giungiamo ad
Ulaanbaatar. Ci sono molti ostelli e guesthouse. Ne troviamo
una in centro a 5 dollari a testa in camera doppia.
Finalmente si spende un po' meno!! Per la Suzukina troviamo
posto in un parcheggio per un po' meno di un dollaro a
notte. I proprietari della guesthouse parlano inglese. Per
fortuna! Il mongolo e' scritto in cirillico ma come
pronuncia e' molto simile al cinese.

Venerdi' 30 marzo ci rechiamo all'ambasciata cinese.
Stranamente non c'e' coda e la sala d'aspetto e' dentro
l'ambasciata...di solito si aspetta fuori sulla strada prima
di entrare! Richiediamo un visto turistico di 90
giorni...speriamo! Il pomeriggio andiamo a ritirare i
passaporti...perfetto! Visto di 90 giorni con possibilita'
di ingresso entro 3 mesi.

Sabato partiamo da Ulaanbaatar con il progetto di visitare
il lago Hovsgol a nord-ovest della Mongolia e il deserto del
Gobi a sud in una decina di giorni.
Il cambio della Susina si incolla ogni tanto e non entrano
le marce. Claudio sposta il portapacchi perche' cigola e si
sta disfando un po' il tetto. Dopo 100 km dovrebbe esserci
un bivio. Non si vede nemmeno l'ombra di un cartello.
Sbagliamo strada ed inizia lo sterrato con una decina di
piste che vanno nella stessa (forse!) direzione. Arriva il
buio. Ci fermiamo a dormire in mezzo al deserto (in tutti i
sensi!). La mattina chiedendo ad un benzinaio imbocchiamo la
strada giusta. Finisce l'asfalto ed inizia lo sterratto...di
media procediamo a 30, 40 km/h. Se no smontiamo la Suzukina.

Intorno a noi una distesa a perdita d'occhio di erba gialla,
rarissimi alberi contornati da montagne. Siamo piu' o meno
sempre all'altezza di 1000 , 1300 metri. Si vedono cavalli,
mucche, pecore e capre in ogni dove e pastori a cavallo con
il loro abito tipico o a volte su delle motorette cinesi che
tengono a bada i greggi. Qua e la' a ridosso dei monti ci
sono delle jurte. Piu' o meno ogni 100 km si trova un paese
fatti di casette e recinti di legno e qualche jurta. Fuori
dai negozietti di alimentari (che all'occorrenza vendono
anche qualche vestito e altri generi) invecce di auto si
vede legato qualche cavallo, sembra di essere in un vecchio
film western.

Dopo aver sbagliato strada qualche altra volta, a causa di
cartelli inesistenti e bivi che sembrano semplici
diramazioni della stessa strada, verso le 10 di sera
arriviamo a Bulgan, il primo insediamento dopo Ulaanbaatar
con case di mattoni e di una certa dimensione. Non troviamo
un cafe' aperto cosi' mangiamo cracker e il miele del papa'
di Claudio.

Il mattino si riparte! E' lunedi' 2 aprile. Abbiamo fatto
miracolosamente 140 km senza sbagliare strada. Abbiamo
scoperto il trucco...basta seguire i pali della corrente
elettrica ed e' fatta! Come non detto dopo 1 ora ci
accorgiamo che non stiamo piu' seguendo i pali....cosi'
torniamo indietro...60 km a "vuoto". In mezzo alla strada ci
sono spesso greggi di pecore e capre che iniziano a correre
in mezzo al prato al passaggio di una macchina. Ci sono
tanti caprette e pecore appena nate e ne vediamo anche una
che ha appena partorito. In uno dei tanti greggi che
incontriamo, un caprettino che sta correndo via dalla
strada, probabilmente nato da pochi giorni, inciampa e
rimane a terra. Il pastore li sta radunando per portarle nel
recinto. Claudio scende dalla macchina ed il caprettino si
piazza sotto la suzuki e bela. Cosi' Claudio va verso il
geregge ed il caprettino lo segue. Arrivato dalle altre
caprette fa per tornare indietro e il caprettino lo segue.
Lo ha scambiato come mamma. Arriva il pastore e lo prende in
braccio.
Ritorniamo al bivio dove mangiamo in un cafe' appena fuori
dal paesino. Scopriamo un buon piatto, che non ha carne di
capra e non e' in brodo!! E' della pasta con patate carote e
invetibabilmente qualche pezzo di carne. Ce lo segnamo.

Al risveglio sulla Suzukina ripartiamo ed imbocchiamo la
strada giusta. Nel tardo pomeriggio arriaviamo a Moron, 100
km dal lago. Facciamo un po' di spesa e facciamo saldare il
portapacchi che con tutti i colpi che prende s'e' spezzato
in un altro punto. Partiamo da Moron e sulla strada per il
lago si accendono la spia della batteria e quella dei freni.
Ci fermiamo a dormire sulla Suzuki.

Il mattino sulla strada per il lago vediamo degli Yak. Che
belli. Si accendono di nuovo alcune volte le spie. A 2 km da
Hatgal, il primo paese sul lago, sentiamo un rumore da sotto
la macchina. Ci fermiamo. Si e' spezzata la balestra
posteriore sinistra. La Suzuki e' piegata sul lato del
guidatore. Procediamo a 10 km/h sperando che non si giri
l'asse posteriore. Sulla guida ci sono segnate tante
guesthouse e campeggi ma sembra tutto chiuso. Non abbiamo
ancora pranzato e non si trova un cafe'. Parcheggiamo la
Suzuki a bordo della strada e andiamo a cercare un alloggio.
Incntriamo per strada una ragazza che parla inglese e ci
dice che lei ci puo' ospitare nella sua Jurta a 20 km da li'
sulle rive del lago. Le spieghiamo che non possiamo andare
perche' abbiamo problemi alla macchina. Ci dice che li
vicino c'e' la casa di suo fratello Bagghi e che ci puo'
ospitare. Entriamo nella jurta di suo fratello, ci sono
marito e moglie ed un altro tizio. Chissa' chi e' il
fratello? Ci offrono te' e pane. Chiediamo il prezzo per la
notte. La ragazza, che fa da traduttrice, ci dice 10.000
tugrigk (piu' o meno 6,5 euro) a notte. Ci sistemiamo in una
Jurta di fianco. C'e' la stufa su cui possiamo cucinare. A
100 metri dalla jurta c'e' una latrina. Pero' con l'asse, un
tubo per la puzza e la segatura da buttare quando si e'
finito di fare i propri bisogni. Diamo i 10.000 tugrigk alla
ragazza che parla inglese e la signora che ci ospita ci
accende la stufa. Io mi sdraio nel letto...ho la febbre.
Claudio cerca di sistemare la balestra. Con le cinghie che
tenevano il baule e la tanica ripara la balestra...e' troppo
operativo. Smonta il portapacchi ed il baule. La sera
Claudio cucina sulla stufa. Io ho trentotto di febbre e sono
un po' cotta. Scaldiamo l'acqua sulla stufa e ci laviamo in
una conca.
Stiamo per andare a dormire e ci bussa la ragazza. Io sono
nel letto e Claudio seduto vicino a me. La ragazza entra e
si siede anche lei sul letto. Scoperto che ho la febbre mi
fa un massaggio alla testa. E' un po' asfisiante, ci ripete
per l'ennesima volta della sua casa al lago e se l'indomani
ci andiamo.
Si dorme!

E' giovedi' 5 mattina. Ci svegliamo che nella jurta fa
freddo. Claudio accende la stufa. Dopo poco entra la signora
(quella che non parla inglese) e fa i complimenti in mongolo
a Claudio per aver acceso la stufa. Entra la ragazza che mi
fa un altro massaggio alla testa (vuole che mi passi la
febbre cosi' andiamo a casa sua!). Ci chiede ancora una
volta di andare a casa sua al lago e Claudio gli dice che
non sa perche' io sto male. Da altri 10.000 tugrigk alla
ragazza per la notte successiva e le chiede se hanno bisogno
il baule giallo e la ragazza dice che lo prende lei. Sta
aspettando un passaggio per il lago. Trova un passaggio in
moto. Ci saluta. Finalmente un po' di pace!

La gentilezza/curiosita' mongola a volte e' un po'
snervante, non sanno cos'e'la privacy...quando si e' stanchi
si vorrebe restare un po' soli!

Io ho ancora un po' di febbre e sto nel letto. Claudio prova
a sistemare l'alternatore. Venerdi' mattina, la signora
entra nella jurta con un folgietto. C'e' scritto 12.000.
All'inizio non capiamo, pensiamo sia il prezzo per la notte
dopo. Poi la signora scrive per 2. Allora capiamo che vuole
24.000 tugrigk per le notti passate. La ragazza che parlava
inglese ci ha fregato i 20.000 delle notti passate. La
signora non parla una parola di inglese e spiegarsi e'
difficile. Cosi' esce dalla jurta e ritorna con una ragazza
che parla inglese. Cosi' capiamo che la ragazza del giorno
prima non e' la sorella di nessuno e che lei non la conosce.
Credeva che fosse con noi. Paghiamo alla signora le notti e
decidiamo di andare a fare un giro sul lago. Io sto un po'
meglio.

Partiamo con la susina. Si accendono ancora le spesso le
spie. Ma con delle accellerate si spengono. Sulla strada per
il lago incontriamo un ragazzo in moto che ci dice di andare
nella sua jurta. Rifiutiamo l'invito e procediamo. Arriviamo
vicino al lago...e' ancora ghiacciato e vediamo una macchina
passarci sopra. Sulla strada vediamo una ragazza che dalla
jurta ci viene incontro sulla strada. E' la ragazza che ci
ha fregato i soldi. Claudio e' imbestialito. Io sono
tranquilla. Lei ci saluta amichevolmetnte. Gli dico di stare
calmo. Diciamo alla ragazza che torniamo dopo. Andiamo sulla
riva del algo e ci facciamo da mangiare sul fornellino.
Facciamo qualche chilometro e qualche foto. E' proprio bello
il lago. La spia si accende sempre piu' spesso. Torniamo
dalla ragzza. Ci fa entrare nella sua jurta. Ha una bimba
piccola e un gatto che sara' il doppio di blu (e ce ne
vuole!), il mio gatto. Lei ci dice se volgiamo mangiare. A
Claudio escono "i fumi dalle orecchie". Le dice di aspettare
un momento. E' arrabbiato. Gli chiede dove sono i suoi
20.000 tugrigk. Lei dice che lei non li ha. Ha preso solo
due mila per notte e gli altri li ha suo fratello Bagghi.
(Chi sara' mai sto Bagghi!!Esistera'?). Cla le dice che lei
non ha fratelli la' e che non la conosce nessuno. Allora lei
non lo chiama piu' fratello ma solo Bagghi. Io esco e la
bimba mi segue almeno non sente le grida. Anche il gatto
esce fuori dalla jurta. Claudio si riprende il baule giallo
e lo carica in macchina. Andiamo via. Sulla strada ci
fermiamo ad una jurta. Casualmente ci vive il tizio che
avevamo incontrato la mattina con la sua famiglia. Gli
regaliamo il baule e loro ci offrono te' e pane. Il
pomeriggio ritorniamo ad Hatgal. Chissa' chi e' Bagghi?

Sabato 7 ripartiamo da Hatgal. Dobbiamo rifiutare di dare un
pasaggio a due persone. Ma siamo troppo carichi e con delle
cinghie che tengono la balestra. Regaliamo dei vestiti che
non usiamo piu' alla signora della jurta e il portapacchi.
Sulla strada per Moron le spie si accendono troppe volte!
Impieghiamo 8 ore a percorrere 100 km. Alloggiamo nel unico
hotel aperto.

La domenica di Pasqua nel ristorante del hotel ci sono delle
persone che suonando e cantando festeggiano Pasqua. Strano
in paese buddista.
Riusciamo a far riparare l'alternatore da un meccanico e a
far saldare la balestra. Claudio conosce due italiani che
girano la Mongolia con minivan e jeep..una torura a detta
loro.

Lunedi' 9 aprile ripartiamo da Moron ed impieghiamo tre
giorni a raggingere Ulaanbaatar...sbagliando ogni tanto
strada! Arrivati ad Ulaanbaatar, posiamo i bagagli nella
guesthouse e portiamo a lavare la Suzukina. Ci impiegano
piu' di un'ora ma adesso sembra un gioiellino. Giovedi' 12
sbrighiamo un po' di cose e spediamo a casa n bacco con
guide e cartine che non usiamo piu' e anche i rullini e i cd
con le foto. Riduciamo i nostri bagagli e Cla fa una
selezione degli attrezzi che ci serviranno anche senza
Suzuki.

Venerdi 13...chiediamo al prorpietario della guesthouse se
si riesce a vendere la macchina e ci dice che solo di tasse
chi la compra dovrebbe pagare piu' di duemila dollari.
Insomma e' un casino venderla! Ce la compra lui a 200
dollari...quanto dispiace lasciarla...la nostra casetta per
5 mesi...

Il pomeriggio ci rechiamo alla biglietteria per i treni
internazionali, dove incontriamo Toroo (il proprietraio
della guesthouse) che ci aiuta a chiedere per un treno per
Beijing (Pechino). C'e' un treno domenica 15 che arriva da
Mosca e va a Pechino, pero' si sa se c'e' qualche posto
libero solo stasera (sabato 14) quando il treno arrivera' ad
Ula-Ude. Oppure un altro treno e' giovedi 19, ma e' libera
solo una cuccetta deluxe. Il treno impiega 30 ore ad
arrivare a Pechino. Quindi saremo su suolo cinese o lunedi'
16 o venerdi 20 aprile...

A Beijing compreremo due biciclette e l'avventura
prosegue...

Patrizia

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