25.2.08

CLAUDIO (LAHORE, 24/02/2008)

Ciao Gente, scrivo la mail dalla nostra guest house a
Lahore, la prima citta' pakistana a soli 30 chilometri dal
confine indiano.

Dopo tre settimane di sosta forzata aspettando il visto
iraniano siamo partiti da Delhi il 17 febbraio. Saremmo
dovuti partire il 16 ma ero un po' mal preso con il
raffreddore e il mal di gola, un giorno in piu' fermi non ci
cambiava certo la vita.

Abbiamo imbroccato subito la strada giusta per uscire dalla
capitale indiana ma attraversare il bazar Old Delhi e' stata
un'agonia. Colpi dentro con tutti, senza nessuna regola,
passava il piu' prepotente. Mi hanno solo strappato un
copriborse in quel trambusto, posso ritenermi fortunato!!
Dopo un chilometro di strada ho regalato la mia sciarpa a un
ragazzino e la mia felpa al proprietario di un
cyclorickshaw. Finalmente il caldo cominciava a farsi
sentire, riuscivamo a pedalare con un solo pile e non piu'
con due.
La periferia di Delhi e' il solito trambusto indiano,
vacche, carretti trainati da buoi e spazzatura ovunque. La
cosa piu' schifosa erano le piazzole di cacca. Gli indiani
hanno inventato i pisciatoi ma per i cagatoi non c'e' ancora
una soluzione. Cagano al lato della strada, solitamente
nelle piazzole. Alle volte sembra che si mettano d'accordo
dove cagare. Piazzole coperte di cacca dove gli indiani
continuano a cagare cercando angolini ancora liberi dove
sganciare la loro bomba. Meglio cambiare discorso...

Mentre eravamo fermi al lato della strada, ormai lontano da
Delhi, degli uomini coi loro carettini carichi di frutta si
sono fermati a salutarci e regalarci dell'uva e due
melograni. Probabilmente avevano comprato la frutta al bazar
di Old Delhi e la portavano al loro villaggio.

A pranzo il solito pane e formaggio ma in compagnia di un
cagnolino rognoso che era venuto a scroccare qualche pezzo
di pane. Verso la fine sono arrivati i soliti indiani, come
sempre senza aprire bocca si sono fermati a fissarci
inebetiti. Pure il cagnolino rognoso non sopportava gli
indiani e con quel poco di energia che gli rimaneva per
vivere si e' spostato sotto un'albero e ci ha lasciato da
soli. Bel ringrazimento cagnetto bastardo!

La sera abbiamo raggiunto Panipat, un caos pauroso dovuto
alla costruzione della sopraelevata che fara' evitare
appunto il caos della citta'. C'e' voluta piu' di un'ora per
trovare un albergo economico in quello schifo di citta'.
Chiedevano cifre assurde per delle bettole ma dopo tanto
sbattimento abbiamo trovato un'albergo ancora in costruzione
ma con le camere gia' allestite. Bisognava solo stare
attenti al cemento fresco. Eravamo i primi stranieri a
dormire li dentro quindi lo sconto era inevitabile!
La mattina abbiamo caricato le bici davanti al portone
dell'hotel, ovviamente tutta la gente della via e' venuta a
guardare lo spettacolo. E' stato davvero uno spettacolo,
decine di indiani imbambolati a guardarci sul cemento
fresco!!
Non c'e' transenna antindiano, passano ovunque! Ora il
padrone dell'hotel ha il segno indelebile del nostro
passaggio!

La giornata e' iniziata con le solite gare in bici, uscire
dalle citta' quando la gente va a lavorare in bicicletta e'
un disastro, uno su cinque rinuncia alla gara, gli altri non
si sfuggire l'occasione.
Lungo le strade la polizia ha fatto posizionare dei cartelli
che consigliano sicurezza, tipo: "non fare inversione, non
sovracaricare il mezzo, allacciare le cinture di
sicurezza...." ma il cartello migliore era " meglio tardi
che mai"! Sono tutti consigli, nessun obbligo! La polizia
non serve a niente, si siedono all'ombra e guardano passare
le macchine.

Prima di raggiungere Ambala, la citta' dove avremmo
trascorso la notte, ci siamo fermati al bordo della strada a
guardare squoiare una vacca. Probabilmente era stata
investita e una bestia sacra non la lasciano certo marcire
al bordo della strada. Degli uomini la stavano squoiando e
gli toglievano tutti gli organi lasciando solo la carcassa
che avrebbero ripulito i corvi e i cani. Probabilmente pelle
e organi sarebbero stati bruciati in serata.

Ad Ambala abbiamo trovato un albergo grazie all'aiuto di un
ragazzo che ci ha fatto una mappa su un foglio di carta.

19/02 Eravamo in camera pronti per scendere coi bagagli e
abbiamo sentito un campanello suonare, poi un'altro
differente... Ok, qualcuno gioca con le nostre biciclette.
Si e' affacciata Patrizia dalla finestra ed era la guardia
dell'albergo che si sbizzariva con tutte le cose da
schiacciare che hanno le nostre bici. Posso capire il cambio
ma i campanelli sono una cosa comune anche in India! Ma per
un'indiano e' una cosa troppo irresistibile un mezzo
incustodito, devono toccarlo finche' non li stufa.

Lungo la strada verso il confine c'erano molte bancarelle,
vendevano arance e all'evenienza spremute e del miele con un
cartello " 100% miele puro ". Conoscendo gli indiani se
hanno messo un cartello del genere vuol dire che quel miele
era sicuramente anacquato!

Per la notte abbiamo trovato un albergo nell' incrocio piu'
rumoroso della citta' e per cena un'omelette, due bicchieri
di latte e pane con formaggio in camera. Che botta di vita!

20/02 Mancavano due giorni alla fine dell'India e le gare le
reggevo sempre meno, non si riesce a partire in pace una
mattina, si parte e dopo pochi metri cominciano sorpassi e
grida. Si va avanti cosi' fino al tramonto. A un'uomo, dopo
il suo ennesimo sorpasso, gli ho toccato la testa e chiesto
:" ma dov'e' il tuo cervello?". E' rimasto inebetito dalla
mia domanda, forse nessuno gli aveva mai spiegato cosa
poteva esserci nella sua testa. Niente da fare, poche
centinaia di metri era nuovamente incollato alla mia gomma
dietro pronto al sorpasso. Si e' affiancato per superare e
con la borraccia gli ho lavato la faccia ma non e' servito a
svegliare il suo orgoglio, mi ha chiuso e ha girato a
sinistra esultando per averci battuto!! Ho rinunciato
definitivamente a capirli, bisognerebbe portarsene uno a
casa e studiarlo con calma...

La giornata non e' migliorata, ogni competizione agonistica
puo' finire in tragedia. Sorpassati da un ragazzo almeno tre
volte, ripreso, risorpassato, lui non molla e risorpassa, in
salita ci molla, passo io ma lui non ci sta, accelera ma io
devo chiudere perche' arriva un camion e la collisione e'
stata inevitabile. Fortuna e' caduto lui. Abbiamo fatto
inversione e lo abbiamo soccorso. Non si era fatto niente ed
era pronto per continuare la gara, infatti dopo un centinaio
di metri ci ha risorpassati. Le giornate scorrono via
veloci...

21/02, all'ora di pranzo abbiamo raggiunto Amritsar, ultima
citta' indiana prima del confine. Siamo andati al Golden
Temple dove si poteva dormire gratis ma a malincuore abbiamo
rinunciato. Ovviamente avremmo dovuto lasciare le biciclette
nel parcheggio di fronte custodito da alcuni ragazzi e
sinceramente non mi fidavo di loro. Nessuno le avrebbe
rubate ma ci avrebberro giocato tanto da romperle. Ci siamo
alloggiati in una delle tante guest house vicino al tempio.
Il pomeriggio siamo entrati nel Golden Temple, un'oasi di
pace, non sembrava neppure India. Il lago all'interno delle
mura e il tempio d'oro nel mezzo. Le sue 4 porte
rapperesentavano una religione, Hindu, Mussulmana, Cristiana
e Sikh. L'acqua sacra attorno al tempio e' meta di tanti
pellegrini che ogni giorno si immergono per purificarsi e
guarire dalle malattie.

22/02, Meno di un paio d'ore e abbiamo raggiunto il confine
e in frontiera abbiamo cambiato le poche rupie indiane che
ci rimanevano. Gli indiani prima di entrare ci invitavano a
bere una birra, una volta in Pakistan ve la scordate!
All'immigrazione indiana non c'era nessuno, credevamo di
trovare un bel po' di gente ma prima di noi era passato
solamente un turkmeno. Abbiamo avuto il timbro di uscita
dopo aver compilato i solti fogli, passati alla dogana a
compilare altri foglietti e via verso il Pakistan. Dalla
parte Pakistana hanno costruito un nuovo edificio
innaugurato il 9 febbraio. Gli ufficiali erano tutti
appoggiati alla scrivania dell'immigrazione, probabilmente a
guardare l'unico che lavorava.
Controllo bagagli virtuale (che cosa avete nelle borse?-
Vestiti- Va bene andate) e via libera dentro il paese.
Come sempre le strade vicino ai confini sono quasi sempre
impeccabili ma dopo pochi chilometri sono il solito
disastro.

Il cambiamento di religione si nota dopo poco, basta vacche
ovunque e moschee in ogni paese che si attraversa. Gli
uomini sono molto tradizionalisti con i loro vestiti tutti
uguali mentre le donne sono molto colorate come le indiane.
Alcune hanno il viso coperto ma la maggior parte ha un solo
velo sul capo solitamente colorato.
Le gare pakistane non si sono fatte attendere, altro paese,
altra religione ma lo stesso spirito agonistico. Chissa'
quando ci lasceranno pedalare in pace!

Dopo pochi chilometri mi e' arrivato un sasso nella schiena,
quel maledetto vizio sembra che non gli sia passato. Quattro
anni fa era lo stesso, il ciclista e' un bersaglio molto
ambito. Questa volta sono stati dei ragazzini ma anni fa
erano anche gli adulti a tirare i sassi. Speriamo che la
mira sia la stessa, mi avevano preso una sola volta. Che
culo!

Abbiamo raggiunto Lahore il primo pomeriggio, prima citta'
pakistana.
Qualcosa sembra essere cambiato in 4 anni, ci sono i
supermercati, McDonald's, si riesce a prelevare col bancomat
senza dover cambiare i dollari e molti altri lussi che prima
erano inesistenti.
Ci siamo alloggiati in una guest house in centro, tappa di
molti viaggiatori. Ci sono alcuni giornalisti e fotografi
(uno e' italiano) che sono venuti in Pakistan per assistere
alle elezioni che fortunatamente non sono finite in tragedia
come tutti si immaginavano.

23/02, Abbiamo fatto un po' di spesa al supermercato e ne
abbiamo approfittato della cucina in guest house per
prepararci un bel piatto di pasta al sugo!
Il pomeriggio con un Taxi abbiamo raggiunto nuovamente la
frontiera per assistere alla cerimonia di chiusura che si
svolge regolarmente tutti i giorni dal 1948, non molti anni
dopo che i due paesi si sono divisi.
Le tribune come allo stadio si riempono di gente, uomini da
un lato e donne dall'altro. Un coordinatore con la giacca
verde coi disegni della bandiera incitava il pubblico a
gridare "lunga vita al Pakistan". Musica assordante sparata
a tutto volume gasava il pubblico come in una partita di
calcio.
Mezz'ora prima dell'inizio della crimonia e' spuntato un
vecchietto con una tunica verde coi disegni della bandiera
sventolando un bandierone Pakistano. Si metteva in posa per
farsi fare le foto e poi andava a sventolare la bandiera
davanti al cancello indiano gridando "PAKISTAN!".

La cerimonia e' cominciata dopo una mezz'ora, gli ufficiali
indossavano le divise di una volta, con i cappelli coi
pennacchi e le spade. Marciavano avanti e indietro facendo
delle smorfie di rabbia e prepotenza verso gli ufficiali
indiani che a loro volta facevano lo stesso.
Hanno calato le bandiere facendole scendere incrociate al
suono di trombe e hanno riportato la loro bandiera nel loro
paese. L'ufficiale che camminava con la bandiera era
accompagnato da grida che elogiavano il paese.

La fine della cerimonia e'la parte piu' bella, i due
ufficiali (pakistano e indiano) si danno la mano, uno
sguardo di odio e sbattono i cancelli. La frontiera e'
chiusa! Un boato parte dagli spalti, "Lunga vita al
Pakistan!".

Siamo rientrati a Lahore, oggi abbiamo sistemato un po' i
bagagli e doamani mattina partiremo verso ovest.

Ciao gente, ci sentiamo piu' avanti!

Claudio

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